Dal Secolo d'Italia di venerdì 12 marzo 2004
L'assassino dei fratelli Mattei è nella lista elettorale dell'Ulivo assieme a due latitanti delle Brigate Rosse e di Autonomia operaia
Nessuno fiata tra politici e intellettuali che lanciarono un appello per votare la lista “W l’Italia”.
Roma. L’appello “ai connazionali all’estero di personalità della politica, della cultura e dello spettacolo del Centrosinistra” fa bella mostra di sé sulle pagine del sito www.ulivo.it: dalla A di Amato alla Z di Zavoli passando per lo stato maggiore del centrosinistra italiano, ci sono proprio tutti. Uniti come un sol uomo per sostenere la lista W l’Italia. La stessa per la quale si candidano due condannati delle Brigate Rosse e di Autonomia Operaia latitanti: Carlo Pagani e Luciano Pessina. La stessa sotto la quale c’è la firma, come sottoscrittore, di Achille Lollo, anch’egli latitante, condannato all’ergastolo per un delitto terribile e infame: ha ammazzato un bambino di otto anni ed il fratello di ventidue appiccando il fuoco alla loro casa e lasciandoli morire in trappola.
Era il 16 aprile 1973, Stefano e Virgilio, figli di Mario Mattei, segretario della sezione missina del quartiere romano, morirono così, in quel rogo per il quale Achille Lollo, condannato a 18 anni, non ha mai scontato neanche un giorno di galera. Tace da troppe ore il Centrosinistra per questo bagaglio che si porta appresso. Nessuno fiata. Nessuno dei 52 personaggi “della politica, della cultura, dello spettacolo” che ha sottoscritto l’appello ora fiata. Non Francesco Rutelli, non Massimo D’Alema, non Luciano Violante né Walter Veltroni. Non fiata Piero Fassino, né la prosperosa Sabrina Ferilli, né Gad Lerner, né Leoluca Orlando o Adriano Panatta che pure misero il loro nome sotto quell’appello. Non arriva un gesto d’indignazione, non arriva la presa di distanza da Sergio Staino e Roberto Vecchioni, né da Willer Bordon, Massimo Brutti o Pierluigi Castagnetti. Tace la sinistra. E forse non è un caso. Arduino Monti, di Rifondazione Comunista, capolista di W l’Italia, difende Lollo.
E c’è chi, come Piero Ruzzenenti, coordinatore per il Brasile dei Comitati Tricolori, ricorda come scoprì, quasi per caso, che Lollo era lì, a Rio, come un cittadino qualsiasi. Tranquillo. Perfino accolto a braccia aperte dal console di allora, Zanghi: “Era il ’93, vi era una riunione di professori. Il console stava parlando. Ad un certo punto interruppe questa conferenza con professori, alunni e genitori di questa scuola che si trovava nel consolato. Disse “scusate, devo salutare un amico”. E corse ad abbracciare quel personaggio che riconobbi subito come Achille Lollo. Avvisai il console che se lo avessi visto, nuovamente, in territorio italiano, qual’era il consolato, e non fosse stato arrestato, avrei denunciato anche il console”.
Lollo venne poi arrestato perché il governo italiano aveva chiesto l’estradizione. “C’è da chiedersi però – dice Ruzzenenti – perché questa richiesta è arrivata esattamente vent’anni dopo il fatto, cioè quando, per le leggi brasiliane cade in prescrizione qualsiasi delitto. Se l’avessero chiesto due anni prima l’avrebbero estradato”. Dice ora il nuovo console generale d’Italia a Rio de Janeiro, Francesco Mariano: Formalmente qui in Brasile possiamo fare ben poco, niente direi. Lollo è stato iscritto nelle liste degli elettori dal Viminale. E anche se nella sentenza di condanna del 16 dicembre del 1996, oltre alla reclusione, gli è stata inflitta anche l’interdizione dai pubblici uffici, qui in Brasile lui gode dei pieni diritti – dice Francesco Mariano – perchè la domanda di estradizione è stata respinta dieci anni fa e di questo si fa forte, rivendicando anche lo status di rifugiato politico. Per questo motivo Lollo – sottolinea il console – dal punto di vista giuridico e giudiziario all’interno del consolato, in ogni caso, può muoversi liberamente”. “Lollo dovrà essere cancellato dalle liste elettorali del Consolato italiano di Rio de Janeiro”, sostiene Giampaolo Landi di Chiavenna, deputato di An, in un’interrogazione a risposta immediata alla Commissione Esteri della Camera con cui sollecita il ministro degli Esteri Frattini a compiere “gli opportuni passi” nei confronti del latitante italiano in Brasile. “L’esercizio di un diritto di voto o più in generale di diritti politici o civili da parte di un ex-terrorista assassino definitivamente condannato o volontariamente sottrattosi alla giustizia è inammissibile e inconciliabile con la nostra memoria storica e con l’immagine dello Stato italiano e del suo popolo all’estero”. Oggi davanti all’ambasciata del Brasile a Roma a piazza Navona 14, si terrà un sit-in di protesta organizzato dal Coordinamento regionale, della Federazione romana, dal Gruppo Consiliare al Comune di An, da Azione Giovani e da Azione Universitaria per chiedere l’estradizione di Lollo.