Gianni Baget Bozzo - Sette - 11-03-2004

Ogni tanto si innamora di un leader politico e lo segue. «Don Gianni è un grande cappellano di corte portato ogni volta a sinceri e sconfinati entusiasmi», mi ha detto un suo vecchio amico, Giano Accame. Oggi lo sconfinato entusiasmo di Gianni Baget Bozzo, 78 anni, è per Silvio Berlusconi. Alla festa per i dieci anni di Forza Italia il premier ha letto un suo articolo in cui diceva che Forza Italia era nata grazie allo Spirito Santo. L’episodio gli è costato una bella lavata di capo del vescovo di Genova, Tarcisio Bertone. Nel 1981 gli era stata vietata la messa in pubblico. Nel 1985 era stato sospeso «a divinis». Ci siamo di nuovo? Gianni Baget Bozzo, sprofondato in una poltrona nel salotto della sua casa genovese, davanti a un altare sul quale fa bella mostra di sé una bandiera a stelle e strisce, spiega: «Se la prendono con me perché rappresento la dottrina tradizionale e spirituale, qualcosa che nella Chiesa cattolica è soffocato. Un prete dell’Ulivo non crea scandalo. Ma un prete che sta con Forza Italia è anormale. La Chiesa sanziona chi non gli permette di navigare in una sinistra quieta?».

Quando ti sospesero eri con il Psi.
«Che per la Chiesa era di destra. Se avessi scelto il partito che più affascinava i cattolici, il Pci, non mi sarebbe successo nulla».
E adesso hai scelto Forza Italia.
«Il più cattolico dei governi. Un governo che ha dato alla Chiesa la fecondazione assistita, le scuole private, la detrazione fiscale per la famiglia. Ma il clero è schierato a sinistra. Incassa dalla maggioranza ma sta con la minoranza».
Come è andata con il vescovo Bertone?
«Un colloquio tempestoso. Non aveva nemmeno letto l’articolo. Io gli ho detto che la Chiesa non può tacere davanti a vescovi che sostengono le posizioni dell’Ulivo né a preti che portano, come don Ciotti, la bandiera pacifista come stola celebrando un matrimonio».
I vescovi sono per l’Ulivo?
«Hanno tutti un orientamento di sinistra, per i poveri, l’anticapitalismo, l’antiamericanismo, il pacifismo, una linea che non conduce da nessuna parte».
All’inizio eri seguace di Dossetti.
«Poi c’è stata l’illuminazione del Signore. Mi guidava una Voce. La sinistra conduceva l’Italia verso un clima sbagliato, ed io cambiai di colpo, da così a così, come sulla via di Damasco. La Voce mi disse di attaccare le Acli e i fanfaniani».
Il periodo della «locuzione».
«Fu un periodo di estremo raccoglimento. Non potevo nemmeno leggere tanto la presenza divina era forte. Poi lentamente questa presenza articolò la Voce e mi ammaestrò».
Che voce era?
«Una voce mentale che mi parlava dentro».
La senti ancora?
«Sì, ma adesso sento l’unità con il Signore, allora sentivo la diversità, cioè la cosa che mi veniva comandata. Oggi fruisce tranquillamente e mi sostiene anche quando ho le ansie per le difficoltà della situazione politica».
La Voce ti fece abbandonare Dossetti e abbracciare Tambroni. Poi ti fece avvicinare ai radicali, a Nuova Repubblica di Pacciardi, ai socialisti craxiani, alla Lega, a Forza Italia. Una voce voltagabbana.
«Ho seguito la linea spirituale, non di partito. Io sono sempre stato di destra e anticomunista».
Hai scritto per tanto tempo per la Repubblica. E per l’Unità.
«Cercavo un’alternativa all’unità dei cattolici e pensai che fosse possibile, e poi me ne ricredetti, una conversione del Pci sulle linee socialiste».
Quindi non sei voltagabbana.
«Voltagabbana è colui che fa queste cose perché ha interessi materiali. Io ci ho sempre rimesso. Tutte le cose che ho fatto quando ho cambiato fronte mi sono costate lacrime e sangue. E non mi hanno procurato denaro e potere».
Dici sul serio?
«Ero un giovane dossettiano affermato quando ho abbandonato il dossettismo imperante per un Tambroni che era un reietto sconfitto. Scelsi il cardinale Siri quando era un emarginato».
E Craxi quando era potente.
«No, durante i giorni del sequestro Moro, quando ero politicamente linciato. Sono diventato berlusconiano quando tutti giuravano che avremmo perso le elezioni».
Guido Quaranta ha scritto che porti jella.
«Non sempre. Nel caso di Tambroni è vero. Perché Tambroni non fece quello che gli avevo detto io, fare un secondo partito cattolico».
Non è da voltagabbana attaccare Di Pietro dopo averne parlato bene?
«Inizialmente ero favorevole a Di Pietro. Ma poi degenerò».
Allora chi è voltagabbana?
«Molti nostri ex alleati. Clemente Mastella, per esempio».
Le frasi di Fini a Gerusalemme, se le ha dette per facilitare la sua carriera politica, non sono da voltagabbana?
«No, Fini è stato coraggioso. Il fascismo non è stato un male assoluto ma il nazismo sì. E la base culturale del Msi non era filofascista, era filonazista».
Oggi è più mussoliniano Berlusconi di Fini.
«Bisogna essere coerenti con i fini, non con i mezzi. Un politico può voltare gabbana».
Quindi Dini non è stato un voltagabbana.
«Dini non è un politico, non esiste».
Dotti non è un voltagabbana.
«Dotti non ha mai avuto una politica, come poteva cambiarla?».
Scognamiglio, Irene Pivetti.
«Non mi piace parlare di voltagabbana».
E allora parlami della tua giovinezza.
«Sono nato a Savona. Ero un bastardo. Mia madre non era sposata. Per questo ho due cognomi. Baget, quello di mia madre, catalana, Bozzo, quello degli zii che mi hanno adottato quando avevo cinque anni e mia madre morì».
Tuo padre?
«Non l’ho mai visto».
Hai avuto come compagno di scuola Tortorella.
«Al ginnasio».
Lui sostiene che tu facevi la spia alla professoressa.
«Bugia. Tortorella era piuttosto cattivello, arrabbiato, menava facilmente».
Menava anche te?
«No, io l’ho scampata. Saltava al collo degli avversari più grandi e li buttava a terra, un vero combattente. Ma non era cattivo d’animo».
Altri compagni?
«Vittorio Uckmar. Aveva un enorme sedere e veniva a scuola con i pantaloni corti. E poi Emilio Rossi, il direttore del Tg1 che fu gambizzato dalle Br. Era il primo della classe, un tipo tranquillo».
Tu che tipo eri?
«Ero simpatico, e lo sono rimasto. Caciarone, socievole. Giocavo poco, leggevo tanto, soprattutto classici spagnoli».
Il tuo mito?
«Ti faccio ridere, Gesù Cristo».

Fin da bambino?
«Io sono un cattolico nato. Pio di natura. Non frequentavo le parrocchie, ma avevo un rapporto stretto con Dio».
Ti piacevano le canzoni?
«Tantissimo».
La più bella?
«Sì, questo amore è splendido..., è la cosa più preziosa che possa esistere...».
L’attrice?
«Jean Harlow, la bionda platino».
Sei stato definito volubile, narcisista, esibizionista, genialoide, beffardo, dispettoso.
«Narcisista un po’. Quando non esce un mio articolo ci resto male e telefono subito al direttore. Esibizionista no. Magari vanitoso. Genialoide non lo so. Beffardo sì, mi viene la battuta facilmente. Dispettoso abbastanza».
Andreotti disse di te: «La Dc fu illuminata quando non candidò Baget Bozzo».
«Vedi che anche Andreotti riconosce l’opera dello Spirito Santo?».
E tu hai detto: «Il peccato mortale di De Gasperi fu favorire la carriera politica di Andreotti».
«Andreotti più che un politico è un tecnico del potere. Questa è la ragione per cui non l’ho filato mai. È sempre rimasto a monte della lotta interdemocristiana, guadagnandoci anche. Non è mai esistita una linea politica andreottiana. Andreotti ha curato il personaggio Andreotti. Ed ha gestito la politica democristiana in funzione di quel personaggio».
Ogni tanto c’è un piccolo screzio tra te e Ferrara.
«Sulla Bicamerale. Lui favorevole, io contrario. Su D’Alema. Lui innamorato, io no».
Ferrara ha definito «balzani» i consigli che davi a Berlusconi. E tu hai detto che lui non è un consigliere, è un amico di famiglia.
«Ferrara non è un consigliere. È una potenza per conto suo. Ha sempre giocato in proprio».
Chi scriveva i discorsi di Berlusconi, tu o Ferrara?
«Ferrara è più bravo di me sui discorsi. Io mi limito a mandare dei contributi che Berlusconi usa sempre».
Come hai scoperto Berlusconi?
«Mi telefonarono Forlani e Berlusconi per chiedermi di fare una rivista politica. Ma io non la feci. Poi Berlusconi mi offrì di collaborare a Panorama, cosa che feci. Poi entrai in quel gruppo di consiglieri che avrebbe dovuto aiutarlo a decidere se scendere in campo o no. Letta, Dell’Utri, Confalonieri, Del Debbio, Martino, Marconi. Ci incontravamo a cena ad Arcore».
Hai conosciuto Veronica?
«Sono stato invitato una volta a pranzo. Una bella donna».
Simpatica?
«Non ricordo. Ma non direi mai male della moglie del principale».
Quando Berlusconi commette le sue gaffe, voi che cosa gli dite?
«Sono convinto che siano volute e che siano le sue cose migliori».
Anche quando insulta il leader socialista tedesco?
«L’idea di chiamare kapò un tedesco è piaciuta in Europa. Berlusconi parla alla gente non alla stampa».
Dicono che sei un grande adulatore. Qualcuno usa anche la parola lacché. Tu hai risposto, in pubblico: «Col cazzo che questa è adulazione». Ti pare un linguaggio da prete?
«E vabbé, io lo uso».
Anche spesso. Una volta hai urlato: «Dobbiamo combattere. Perdio». Sei un prete peccatore.
«San Paolo ha detto: “Ci siamo salvati perché siamo peccatori”».
Alla festa per i dieci anni di Forza Italia non ti è sembrato che ci fosse un surplus di adulazione?
«Non era adulazione. Era convinzione».
Quando abbracciavi Berlusconi ti stavano cascando i pantaloni.
«Una signora nel prendermi il cappotto mi ha tirato la cintura e si è slacciata la fibbia. Omnia munda mundis».
Tu sei omosessuale?
«No. Una volta scrissi al Foglio che non si poteva approvare l’esaltazione dell’omosessualità come modello, ma che si poteva comprendere la questione omosessuale».
Poi Mattia Feltri ti ha fatto l’intervista.
«Ed è nato l’equivoco, perché Mattia Feltri mi ha chiesto se questa cosa mi riguardasse. La mia risposta è stata equivocata».
Tu avevi parlato dell’omoerotismo casto. Mattia ti chiese: «Sono sentimenti che ha provato personalmente? Tu hai risposto: «Certamente. E più di una volta».
«Questa risposta è stata stravolta in una dichiarazione di omosessualità che non avevo mai fatto. Ma se avessi smentito non sarei stato creduto e allora ho lasciato perdere. Tanto una cosa vale l’altra».
Anche in un’ intervista di qualche tempo fa a Panorama dicesti: «Niente sesso, ma molto eros».
«Eros è l’amore. Io amo molto le persone, maschi e femmine. Ma sono vergine».
Sei diventato prete tardi.
«Il voto di verginità l’ho fatto presto».
Ti costa?
«No, mi aiuta molto».
Cossiga ti ha definito guitto e buffone.
«Abbiamo litigato a più riprese».
Tu hai risposto che lui è campione di trasformismo.
«Ha giocato tutte le carte. Non sta mai fermo, dire che è un trasformista è dire poco».
Sei un rissaiolo?
«Litigo volentieri. Se c’è da dire una cosa la dico».
È da cristiani litigare?
«Il vostro dire sia sì sì no no. Gesù era un grande litigioso».
Te la sei presa perfino col Papa.
«L’attentato alle Due Torri era religioso e il Papa non può stare zitto di fronte a un attacco religioso. Il suo silenzio è stato un’omissione orribile».
Tu eri per la guerra?
«Sì, sì».
Sull’altare hai messo la bandiera americana. E poi critichi don Ciotti che si è messo la bandiera della pace sulle spalle.
«Non è proprio sull’altare, è di lato».
Molto tempo fa, nel 1984, hai preso parte a una marcia della pace.
«L’unica volta. Credevo che la guerra nucleare fosse possibile. Ero un pacifista nucleare».
Alcune tue frasi famose: «Sono una puttana nata».
«Cerco il più possibile di compiacere».
Altra fase famosa: «Per l’uomo Dio potrebbe essere un coito che dura all’infinito».
«Il simbolo dell’eros è il simbolo del divino, no?».
Mah. Parla di coito uno che si è appena definito vergine.
«Coito spirituale».
Hai detto: «I Ds sono il partito dell’odio».
«Quando la rivoluzione fallisce, rimane il sentimento della rivolta e dell’impotenza. Quindi dell’odio».
Chi sono i più odiatori?
«Violante. Ma anche D’Alema, un odiatore automoderato. Meno odiatore è Fassino, piemontese freddo».
Chi è che non ti piace di destra?
«Non risponderò a questa domanda».
Ti piacciono tutti?
«Non ho mai amato la Dc. Quindi non amo neanche i postdemocristiani. Potrei dire che Follini e Casini sono quelli che mi piacciono meno. Ma faccio parte di una coalizione. Non rispondo alla domanda».
Chi è che ti piace a sinistra?
«Nessuno».
Gioco della torre. Tra i due adulatori ufficiali, Bondi e Schifani, chi butteresti giù?
«Non sono adulatori. Sono militanti di Forza Italia che hanno fiducia nel loro capo».
E chi butti?
«Salvo Bondi. È mio amico».
Alla festa di Forza Italia è stato sempre a mani giunte.
«Io sembro un laico, lui sembra un prete».
Rutelli o Prodi?
«Butto Prodi. È il peggio del cattocomunismo».
Gasparri o La Russa?
«Butto La Russa. Gasparri è uno di Forza Italia».
Alex Zanottelli o Luigi Ciotti?
«Salvo Zanottelli. Non concordo con ciò che dice ma mi è simpatico. Ciotti no. Ha un’aria equivoca».
Ferrara o Gad Lerner?
«Butto Gad Lerner. Ferrara lo amo».
Odio-amore.
«Solo amore. È stato un grande aiuto per Berlusconi. Gad Lerner sta dall’altra parte».
Vespa o Costanzo?
«Costanzo non mi piace. Litigammo nel ’94 quando fece trovare a Berlusconi un pubblico di persone ostili. Vespa invece ha creato Porta a porta, un capolavoro. È stato più utile lui di Costanzo. Porta a porta è la cosa più utile che ci sia per il centro-destra».
Vespa è uno che porta l’acqua al mulino di Berlusconi?
«Sììì. È così visibile».
Socci ti piace?
«Fa quel che può, poverino».
Annunziata o Cattaneo?
«Salvo Cattaneo».
Perché è dei vostri?
«Non è dei nostri ma chi è contro l’Annunziata a me va bene».
Bertinotti o Cofferati?
«Bertinotti è intelligente».
Cofferati no?
«È un doppiogiochista, un giorno con i lavoratori, un giorno con i girotondini».
Mimun o Mentana?
«Butto Mentana. Mimun è molto più berlusconiano».
Allora ti piace di più Fede.
«Mi piace, ma non lo vedo».
È utile a Forza Italia?<
«Fa la sua parte. Tra le rose e le viole anche un Fede ci sta bene».

Claudio Sabelli Fioretti

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