13 marzo 2004 - DAGLI ARCHIVI AMERICANI: SARAGAT A NIXON
"Il Corriere della sera"
Saragat a Nixon: attento a quei due
"Longo è un agente sovietico, Paolo VI non s' intende di politica"
Declassificati a Washington i documenti sui rapporti tra Italia e Stati Uniti dal 1969 al ' 74. Il Quirinale temeva che il nostro Paese scivolasse fuori dalla Nato
dal nostro corrispondente ENNIO CARETTO
WASHINGTON - "Agli occhi degli italiani il Pci si fa passare per un partito socialista attivista e rispettabile ma è dedito agli interessi del Cremlino; il suo capo, Luigi Longo, è a tutti gli effetti un funzionario sovietico. I comunisti hanno condannato l' invasione della Cecoslovacchia e la nostra stampa e quella internazionale vi hanno visto un distacco dall' Urss. E' un errore, lo hanno fatto perché gli italiani sono indignati, e per tenersi liberi di denunciare la Nato: la vogliono distruggere, rendere prima l' Italia neutrale poi allinearla a Mosca". E ancora. "La Dc è forte perché ha l' appoggio del Vaticano, e lo merita perché è il pilastro della libertà e della democrazia in Italia. Ma il Papa Paolo VI - una persona per bene - non ne capisce molto di politica, bisognerebbe dirgli che se il comunismo vincesse finirebbe in esilio o diverrebbe come il metropolita Alexei in Urss". Infine. "Il Psi ha una frangia estremista di sinistra come la Dc, ma con un peso maggiore: grazie alla complicità di questi due gruppi antiatlantici, il Pci è in grado di causare grossi guai". La data è il 28 febbraio del 1969, la sede è il Quirinale, chi parla è il presidente della Repubblica Giuseppe Saragat e chi ascolta è il presidente americano Richard Nixon, in carica da poco più di un mese. I due si conoscono dal 1947, quando Nixon visitò l' Italia con una commissione parlamentare su Trieste e sulla ricostruzione del nostro Paese. Saragat dice all' ospite di volere parlare da amico "con il massimo candore". Nella sua disamina della politica italiana afferma che "l' estrema destra, fascisti e monarchici, non è ultranazionalista"; che per l' Italia "l' unificazione europea è indispensabile e deve includere l' Inghilterra"; e che gli Stati Uniti "non devono far nulla che indebolisca la democrazia in Europa". A tale proposito chiede la proroga della sospensione dei bombardamenti nel Vietnam e una spinta ai negoziati con i nordvietnamiti a Parigi; pressioni sulla giunta militare in Grecia - e sulla Spagna - per libere elezioni; mediazione più costruttiva tra gli arabi e gli israeliani; adozione di una linea distensiva con l' Urss, "che è preoccupata della Cina e che può collaborare alla pace e al disarmo". Il colloquio tra Saragat e Nixon venne stenografato dal generale Vernon Walters, futuro vicedirettore della Cia, ex attendente del generale Clark, il liberatore di Roma nel 1944. Fa parte di un dossier di migliaia di pagine appena declassificato dagli Archivi nazionali a Washington sui rapporti America-Italia sotto Nixon, dal gennaio 1969 all' agosto 1974, quando il presidente si dimise per lo scandalo Watergate, una delle fasi più convulse della recente storia italiana. Svela il timore dell' amministrazione repubblicana che il Pci andasse al potere, timore che nell' autunno caldo del ' 69 sfociò in una inchiesta sul comunismo italiano del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, diretto da Henry Kissinger. E che portò alla nomina di un nuovo ambasciatore a Roma, Graham Martin, un falco trasferito più tardi a Saigon, con l' implicito compito di promuovere se possibile la formazione di governi di centrodestra. Strategia non condivisa dalle colombe di Washington, tra cui il segretario di Stato William Rogers, favorevole al centrosinistra come lo erano state le amministrazioni democratiche di Kennedy e di Johnson. Inizialmente, l' approccio di Nixon all' Italia è cauto. Preparando l' incontro con Saragat, Kissinger gli ricorda alcuni punti: "Il premier democristiano Rumor considera il successo della vostra visita importante per il governo, date le divergenze con il Psi e la forza dei comunisti; conviene però prestare eguale attenzione ai socialisti Saragat e Nenni; comunque non bisogna dare l' impressione che trattiamo l' Italia da potenza di rango inferiore". La situazione a Roma, dove dal dicembre precedente Mariano Rumor è presidente del Consiglio e Pietro Nenni è ministro degli Esteri, appare alla Casa Bianca "abbastanza stabile, sebbene divampi la protesta sociale, specie tra i giovani, e resti da risolvere il problema di ridurre l' influenza del Pci". L' annuncio del prossimo riconoscimento della Cina comunista, ancora nemica degli Usa, da parte italiana, uno dei temi più controversi dei colloqui, è attribuito a un colpo di mano di Nenni "e alla persuasione che l' America si stia aprendo a poco a poco a Pechino" (in effetti lo farà nel 1971). Un mese dopo, l' atteggiamento americano verso l' Italia si fa più deciso. Rumor si reca a Washington, alle esequie dell' ex presidente Ike Eisenhower e il 1° aprile viene ricevuto da Nixon che lo complimenta: "Ho detto ai colleghi che in lei abbiamo un uomo forte a Roma". Ma al presidente americano urge sapere se "l' elettorato italiano si sposti a sinistra e sia possibile che il Pci prenda più voti". Rumor risponde che "l' avanzata del Pci rallenta, ma le sue tendenze neutraliste permangono e si estendono ad alcuni socialisti e cattolici". Aggiunge che i comunisti "hanno organizzato dimostrazioni di massa contro la Nato per aprile e maggio, che sono già cominciate e diverranno più violente" e rappresentano "un problema psicologico per il governo". Ma conclude che il centrosinistra "rimane l' unica formula possibile" e fa eco a Saragat: la distensione tra gli Usa e l' Urss e un armistizio in Vietnam "lo aiuterebbero". Rumor caldeggia una conferenza sulla sicurezza europea del tipo proposto dal Patto di Varsavia: "Non c' è da fidarsi dei comunisti, è solo propaganda, ma non si può lasciare loro l' iniziativa". La Casa Bianca entra in allarme a maggio, quando anche la Francia è in fiamme, dopo un monito del dipartimento di Stato che "in Italia è esplosa una tempesta politica a causa della spaccatura" del Partito socialista unificato (nato dall' effimera fusione del 1966 tra Psi e Psdi) "che non si sa se Saragat e Nenni riusciranno a ricucire". Le paure aumentano a fine giugno, con il viaggio del ministro della Difesa francese Debré a Washington: "Debré è molto preoccupato", riferisce un rapporto, "non ritiene impossibile che il Pci sia invitato a fare parte del nuovo governo in Italia e accetti. Ricorda che nell' ultimo anno i comunisti italiani hanno assunto una linea nazionalista, che è divenuto difficile escluderli dal potere. Per quanto ciò possa sorprendere l' Occidente, si aspetta un governo col Pci a Roma. E non esclude che le possibilità dei comunisti francesi di condividere il potere a Parigi crescano". Il dipartimento di Stato ne trae le conseguenze: ordina all' ambasciata americana in Italia di "non interferire nella formazione del governo ma anticipare gli sviluppi della crisi in modo che possiamo decidere se e quali misure prendere". Giudicate voi, termina, "come e quando adoprare la nostra influenza".
I verbali
I documenti sui rapporti tra Italia e Stati Uniti durante i mandati presidenziali di Richard Nixon, appena declassificati dagli Archivi nazionali di Washington, offrono molti spunti d' interesse. Si va infatti dal 1969 al 1974, passando attraverso l' epilogo del conflitto vietnamita, la crisi cilena, la guerra del Kippur, lo shock petrolifero e, in Italia, l' autunno caldo, gli esordi del terrorismo, il logoramento del centrosinistra, la battaglia sul divorzio. A questo articolo ne seguiranno altri, il primo dei quali sarà dedicato ai riflessi italiani dell' ascesa di Salvador Allende.
I protagonisti
NIXON Già vicepresidente di Eisenhower, Richard Nixon (1913-1994) fu sconfitto da Kennedy nella corsa alla Casa Bianca del 1960, ma vinse poi nel 1968. Da presidente mise fine alla convertibilità del dollaro e ritirò le truppe dal Vietnam. Rieletto nel 1972, fu costretto a dimettersi dallo scandalo Watergate nel 1974.
SARAGAT Dirigente socialista riformista, esule sotto il fascismo, Giuseppe Saragat (1898-1988) guidò la scissione di Palazzo Barberini (1947) e fondò il Psdi. Dopo aver ricoperto importanti incarichi di governo, fu presidente della Repubblica dal 1964 al 1971