...del leader maximo

Massimo D’Alema era atteso al varco”, così l’Unità riferendo del faccia a faccia di lunedì tra il presidente ds e il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani.
Segue lungo elenco degli “antichi duelli”, quando l’allora presidente del Consiglio voleva riformare le pensioni e Sergio Cofferati lo fermava, quando D’Alema lamentava “la supplenza politica” di un sindacato che invadeva le piazze sostituendosi alla sinistra sull’articolo 18.
Segue sillogismo decisivo sul fatto che no, ormai D’Alema sta capendo che certi toni non se li può più permettere, e che le forche caudine vanno affrontate facendo buon viso a cattivo gioco, e naturalmente dicendo “cose di sinistra”.
Tipo che la politica dei redditi attuale non è più in grado di salvaguardare il potere d’acquisto dei salari. E passi.
Il problema però è che D’Alema ci sta antipaticamente simpatico perché perde il pelo ma non il vizio (perde anche le occasioni decisive, per la verità).
Anche lunedì scorso, altro che forche caudine, zacchete e in un secondo se n’è uscito con una propostina che noi qui si sostiene da quel dì. I contratti nazionali non devono essere una gabbia, bisogna girare pagina aprendo alla contrattazione decentrata,
“perché una negoziazione articolata dei salari, oltre ad avvicinarsi alle specificità dei luoghi e dei territori del lavoro, è un problema che si pone in modo serio anche per recuperare la rappresentanza d’interessi”.
Vedi la vertenza dei ferrotranvieri, coi Cobas che hanno fatto fare una figuraccia ai confederali.
Bravo D’Alema, invece di chiacchiere su riformismo versus antagonismo meglio parlare di cose concrete.
La riforma della contrattazione sarebbe un modo intelligente per il sindacato di alzare la palla al neopresidente di Confindustria Montezemolo. E infatti ieri il Sole titolava entusiasta, l’Unità no. Mentre Cofferati ha glissato, ha preferito vantarsi dei cinque milioni e mezzo di iscritti Cgil, e dei suoi dubbi sulla manifestazione unitaria antiterrorismo.
Da antipatica canaglia qual è, con il vizio di parlar chiaro e agire oscuro, D’Alema invece ci riprova.
Durerà?

saluti