«Con i soldi regalati alle società di A e B si potrebbe salvare Alitalia»
Maroni: sul calcio intervengano le procure
Il ministro del Welfare spara a zero sul decreto salva-squadre: «Ci sono anche responsabilità penali»
VARESE - E' di nuovo scontro tra la Lega e il premier Silvio Berlusconi sul decreto salva-calcio. «Le società di calcio sanno da tempo che devono mettersi in regola» ma «non hanno voluto farlo continuando a pagare stipendi milionari ed evadere le imposte».
È quanto ha ribadito a Varese il ministro del Welfare Roberto Maroni rispondendo alle domande dei giornalisti a margine di un convegno sull'agricoltura. Maroni ha anche aggiunto: «Io credo che ci siano anche delle responsabilità penali e mi auguro che le procure, che sono sempre così pronte ad attivarsi per cose anche meno gravi, si attivino: la giustizia deve essere uguale per tutti».
POSSIBILI FALLIMENTI - A chi gli chiedeva dei possibili riflessi del fallimento di società di calcio sulle casse dello Stato, messi in evidenza dallo stesso presidente del Consiglio, il ministro del Welfare ha risposto: «Mi pare che l'obiezione che se le squadre falliscono lo stato non ottiene nulla è una obiezione infondata, perchè sono tanti i fallimenti di società normali determinati proprio dal fisco che le fa fallire perchè non hanno pagato quanto dovuto in termini d'imposte».
«Se una società non paga - ha osservato il ministro - c'è una legge che, a tutela dei creditori e peraltro lo Stato è creditore privilegiato, porta al fallimento della società: non vedo perchè debbano esserci società di serie A e di serie B».
Maroni ha quindi aggiunto che con le tasse dovute dalle società di calcio si potrebbe per esempio intervenire anche sul settore aeronautico in crisi, riferendosi in primo luogo alla situazione di Alitalia. Tante aziende, ha concluso, «oggi vengono penalizzate perchè qualcuno continua a pagare stipendi da 15 a 20 mila euro al giorno»