Il diritto di marciare da riformisti
21 marzo 2004
di Federico Geremicca
LA provocazione e gli insulti dei quali è stato bersaglio ieri Piero Fassino difficilmente resteranno senza conseguenze nei rapporti all’interno del centrosinistra, dove il confronto tra «riformisti» e «radicali» va facendosi ormai sempre più aspro. E questo non solo perché - a riprova di una provocazione organizzata - erano giorni che al segretario della Quercia (ed a Francesco Rutelli) venivano annunciati fischi e schiaffoni: ma soprattutto per il fatto che, a contestazione avvenuta, Piero Fassino ha sorpreso tutti puntando decisamente l’indice anche contro partiti e leader suoi alleati nel centrosinistra.
Si tratta di una scelta che non era certo inevitabile: il leader dei Ds, infatti, avrebbe potuto minimizzare la portata degli incidenti e il caso si sarebbe chiuso, come in altre occasioni polemiche, nel giro di un paio d’ore. L’aver invece chiamato in causa come fautori di divisioni «esponenti di forze alleate» e «personalità spesso elette sotto le insegne dell’Ulivo» (due nomi per tutti: quelli di Diliberto e Marco Rizzo, del Pdci) non può che indicare l’intenzione, da parte del segretario della Quercia, di non accettare più ricatti e pressioni da parte delle frange più radicali della coalizione. In questo senso, Fassino è mosso senz’altro dalla convinzione che il centrosinistra abbia bisogno di un’altra iniezione di chiarezza. Ma sarebbe sbagliato non leggere nella mossa del leader diessino anche la rivendicazione - orgogliosa e comprensibile - del diritto a marciare serenamente per la pace con slogan e parole d’ordine che sono, per altro, le stesse di alcuni dei maggiori partiti della sinistra europea.
E’ qualche tempo, diciamo dal sì definitivo alla nascita di una lista europea «riformista», che la polemica tra le diverse anime dell’Ulivo si è fatta più aspra. A renderla poi ciclicamente rovente, appare e riappare il tema della guerra in Iraq e della lotta al terrorismo. In questa settimana, avendo deciso di aderire alla manifestazione unitaria del Campidoglio, i leader dei partiti della lista unitaria - e Fassino e Rutelli in particolare - sono stati oggetto di accuse di ogni genere (perfino di «stare con Bush») da parte dell’ala radicale del centrosinistra. Ad attacchi più o meno politici, hanno risposto con argomenti politici, evitando inasprimenti e rotture. Ma è evidente che quando a venir messo in discussione è il diritto a marciare liberamente per la pace - e a marciare, diremmo così, da riformisti - allora tutto cambia. E’ quel diritto che Fassino ha difeso. Per se stesso, per le forze riformiste e per il suo partito. Che non può certo accettare che le piazze gli vengano precluse da questo o quel disobbediente