LE RIVELAZIONI SUI FINANZIAMENTI DELL'EX PRESIDENTE DI PARMALAT / DICIASSETTESIMA PUNTATA
di ALESSANDRO SALLUSTI

«Il mio gruppo ha altresì finanziato uomini politici di Paesi stranieri». Inizia così, il pomeriggio del 26 gennaio, la deposizione di Calisto Tanzi davanti ai pm che lo stanno interrogando nel carcere di San Vittore.Quell'«altresì» si spiega col fatto che il patron di Collecchio il giorno precedente aveva fatto ai magistrati milanesi un primo elenco («mi riservo di aggiornarlo così concluse - perché per ragioni di stanchezza e di mera memoria posso aver dimenticato qualche nome») dei politici e giornalisti italiani a suo dire foraggiati da Parmalat. Un elenco lungo e dettagliato che Libero ha pubblicato nei giorni scorsi. Come i precedenti, anche questi verbali sono stati segretati e consegnati ai pm di Parma. Noi siamo però in grado di svelarne il contenuto. Tanzi racconta di aver dato parecchi soldi a uomini politici stranieri tramite le controllate estere. E dice: «In particolare ricordo i seguenti episodi».Il primo riguarda il Brasile. «Tramite Grisendi (Gianni Grisendi, ex presidente di Parmalat Brasile, indagato da ieri, ndr) abbiamo finanziato tre presidenti brasiliani: Neves, Cardoso e Collor, attraverso versamenti a deputati locali e un vicepresidente di cui adesso non ricordo il nome. Le provviste venivano prese dalle aziende del gruppo Parmalat ma non so come sono stati registrati in contabilità tali pagamenti. Circa tre o quattro anni fa abbiamo mandato via Grisendi a causa delle perdite e della mala gestio di cui si era reso responsabile». L'ex presidente fa anche aggiungere a verbale: «Dopo di lui, per un certo periodo, il Brasile venne retto da un certo Reis che prima dirigeva l'Argentina e che abbiamo cacciato in quanto era un disastro su tutte le linee». Il meccanismo sembra identico a quello raccontato da Tanzi per i politici italiani: finanziare, a volte spontaneamente a volte su richiesta, a volte legalmente a volte no, per creare «una rete -citiamo parole dette da Calisto ai magistrati nell'interrogatorio del 23 gennaio - di protezione del gruppo finalizzata allo sviluppo dello stesso anche in relazione al sistema bancario e all'adozione di leggi concernenti il settore agroalimentare». L'ex signor Parmalat, insomma, spiega che una ingente quantità di denaro è stata sottratta dalle casse per ungere le ruote del sistema e ottenere in cambio favori. E in questo senso il Sud America, dopo l'Italia, è stato terra di conquista, e ora di disastri, dell'imprenditore di Parma. Che infatti racconta ai pm: «Il Grisendi in Argentina ha finanziato anche il presidente Menem, tramite una serie di politici locali tra i quali un certo Dualde, presidente dello Stato di Buenos Aires». Brasile, Argentina, ma non solo. «In Uruguay - fa mettere a verbale Tanzi - il nostro dirigente Jorge Gutman mi ha detto di aver finanziato Sanguinetti, ex presidente di quel Paese». E ancora: «In Venezuela invece, Bonici ha finanziato sindaci, parlamentari e due ministri e inoltre abbiamo sicuramente finanziato una squadra di calcio di uno dei municipi di Caracas. I nomi esatti chiedeteli a lui». I magistrati annotano, una dopo l'altra, le spese extra, fino a quel momento inconfessabili, del gruppo di Collecchio. Sullo scacchiere del Sud America non poteva mancare il Nicaragua. Tanzi non si tira indietro: «In Nicaragua il nostro dirigente Camorani mi risulta abbia elargito numerosi favori ai politici ma non so dire quali e come. Sicuramente abbiamo assunto molte persone su sollecitazione esterna». E poi ancora: «In Ecuador abbiamo fatto qualche affare anche tramite Jugovaz che in passato aveva lavorato sia per la Bonatti che per Odeon tv. Prendo atto che Tonna (Fausto Tonna, ex direttore finanziario del gruppo, anche lui in carcere, ndr) lo definisce un faccendiere ma io posso dire che è solamente un mio buon amico anche se effettivamente, come la signoria vostra mi fa notare, è una persona che tendenzialmente propone affari». Nell'interrogatorio che stiamo raccontando, intitolato: «Questione finanziamenti politico-istituzionali all'estero», compare anche un nome italiano legato a doppio filo con tutte le questioni tra Italia e Sud America. È quello di Donatella Zingone, moglie dell'ex premier ed ex ministro degli Esteri, Lamberto Dini. Dice infatti Tanzi: «Segnalo inoltre che il mio gruppo aveva dato l'esclusiva dell'importazione dei prodotti Parmalat in Costarica. L'esclusiva le venne data perché la conoscevo personalmente». Già, Tanzi conosceva bene anche i coniugi Dini. Tanto che proprio nello stesso interrogatorio fa mettere a verbale: «In ordine ai rapporti politico istituzionali e sciogliendo la riserva da me formulata nei nostri precedenti incontri, ritengo di poter aggiungere all'elenco dei politici da me finanziati anche il nome di Dini». La verità di Calisto Tanzi, una verità di parte quanto interessante, non finisce però qui. Sui suoi rapporti clandestini con il mondo della politica il cavaliere di Collecchio ha parlato a lungo. (17 - continua)