Mentre i nostri Tafazzoni si danno le tradizionali vigorose martellate sulle palle per cercare di fregare uno 0,5% alla lista Prodi, i pollisti osservano soddisfatti il penoso spettacolo e Berlusconi torna a sperare.
Corriere, 22.03.04
Effetto corteo sull’Ulivo, nei moderati più voglia di astenersi
Il successo della manifestazione di Roma era prevedibile. Si sa che la tematica pace/guerra, per la sua (apparente) semplicità e per i contenuti evocativi ha da molto tempo «mobilitato» i cittadini italiani, al di là delle appartenenze politiche. Quali sono i possibili effetti che la manifestazione - e il movimento (o, meglio, i movimenti) attorno ad essa - possono avere sul comportamento elettorale alle prossime Europee? I cittadini che hanno sfilato a Roma sono già elettori - tra i più convinti - dei partiti cui fanno riferimento. Ma, secondo alcuni, la loro così massiccia presa di posizione può provocare altri significativi spostamenti di voto. All’interno dei partiti di opposizione, modificando gli equilibri attuali e, al di fuori essi, attraendo altri elettori sull’onda della spinta emotiva per la pace.
Tra i partiti del centrosinistra potrebbe effettivamente manifestarsi un maggior peso delle forze più a «sinistra». Non tanto per un passaggio da elettori di Ds o Margherita a Rifondazione o ai Verdi, quanto per una possibile defezione dei più «centrali» verso l’ipotesi di astensione. La manifestazione ha infatti messo in luce crudamente le divisioni interne alla sinistra: e questo - lo mostrano tutte le ricerche - è il fattore che più può spingere l’elettorato potenziale «centrale» ad abbandonare l’ipotesi di votare.
L’acquisizione di voti esterni appare relativamente complessa. La grandissima maggioranza degli indecisi e dei potenziali astenuti si colloca infatti al centro, non alle estreme del continuum sinistra-destra. E si «mobilita» elettoralmente su contenuti diversi da quelli evocati dal corteo romano. Come dimostra lo stesso caso spagnolo. Ove la vittoria di Zapatero è dipesa da una accresciuta partecipazione al voto. Che a sua volta, però, è stata motivata più dalle «bugie» di Aznar (non a caso i mutamenti maggiori sono avvenuti nelle zone ove più spira il vento autonomista e ove è prevalsa la preoccupazione che il governo volesse approfittare degli attentati per attuare una politica «contro» di esse) che dalla sua politica estera precedente o dalla convinzione che fosse essa la causa degli attentati.
Insomma, l’imponente manifestazione romana non costituisce necessariamente un passo verso il successo elettorale del centrosinistra. Che pure appare sin qui indicato dai sondaggi, ma che si basa più su una defezione degli elettori del centrodestra verso l’astensione che sulla capacità di attrazione da parte delle forze di opposizione.