Il vicepremier Gianfranco Fini, ospite della trasmissione radiofonica Radio Anch’io, oltre a rassicurare la curia sull’8 per mille ha fatto un volo pindarico sulla questione irachena. In tutti e due i casi si è dimostrato politically correct. D’altronde da un essere che è andato a genuflettersi davanti al Muro del pianto non c’era d’aspettarsi nulla di diverso.
Il leader di An sul caos iracheno dice “è indispensabile garantire le truppe di liberazione”. Fini, allineato com’è al diktat americano, ignora l’evidenza dei fatti. Un paese che da quando è iniziata l’occupazione degli anglo-americani è piombato nel buio più totale. La concezione dello Stato di tipo ba’athista è stata completamente cancellata. Di conseguenza le migliaia di persone che erano occupate nei ministeri e nelle forze armate sono state messe “per strada”. La caccia ai cosiddetti sadamiti, ossia agli iracheni fedeli al partito Ba’ath, attuata dagli americani con la complicità delle altre forze militari, in primis le truppe italiane, ci ricorda tanto la tragica pagina del dopoguerra italiano, dove migliaia di italiani fascisti e non venivano massacrati in nome della cosiddetta democrazia. I portatori della democrazia così come allora sparano anche sui feriti e sugli innocenti in barba alla convenzione di Ginevra. Tanto a loro è permesso tutto.
Ma al democraticamente corretto Fini queste cose non interessano. Al leader con la kippah piace sottolineare “l’ennesima strage di stamane in Iraq conferma che la situazione è ancora gravissima, ma è anche la conferma di cosa accadrebbe in quel Paese se, come qualcuno chiede, le forze armate si ritirassero”, tanto per rafforzare il suo pensiero filo-interventista.
E così uno dei Paesi più sviluppati e civili del Vicino Oriente è stato occupato e devastato per fare un favore a quelli con la kippah. Sulla cosiddetta missione Antica Babilonia, An ha persino fatto un convegno. Va ricordato -prosegue Fini- che le truppe che sono in Iraq non sono di occupazione, come qualcuno di sinistra spudoratamente dice, ma truppe impegnate a garantire una speranza di rinascita al popolo iracheno che, dopo la caduta del regime di Saddam, è dilaniato da faide e vendette e terrorismo che colpisce e sarebbe ancora più spietato se non ci fosse il deterrente rappresentato proprio dalle truppe”. Portare la democrazia con i mitra spianati, sparando anche sui feriti e fare rastrellamenti dall’alba al tramonto per garantire gli interessi anglo-americani, per Fini è cosa corretta. Occupare un Paese sovrano in barba ai diritti internazionali, per l’indossatore con la kippah è cosa corretta. Evviva! Evviva!
M.M.