Cernobbio, al Forum di Confcommercio il presidente del Senato
elogia il premierato ma esprime perplessità sulla devolution
Federalismo, anche Pera
ha "qualche riserva"
"Si generano squilibrio tra istituzioni e conflitti di competenze"


Cernobbio, Pera con Billè
presidente di Confcommercio

CERNOBBIO - Il presidente del Senato, Marcello Pera, se non ha dubbi sul modello di premierato, ha "qualche riserva" sul modello di federalismo basato sulla devolution approvato giovedì in Senato. Parlando oggi a Cernobbio nell'ambito del Forum della Confcommercio, Pera ha sottolineato che la riforma può produrre tre effetti. In primo luogo "si genera uno squilibrio tra istituzioni e si apre una contraddizione nel sistema" dato che "quella governabilità che si acquista con i poteri del premier, si perde tutta con i contropoteri del Senato". "Chi ha parlato di un 'premier onnipotente' - ha proseguito Pera - dovrebbe riconoscere che siamo invece di fronte al paradosso di 'un premier potente depotenziato'. Come passerà il Governo in Senato? Negoziando? Pagando? Caso per caso, volta per volta?".

Il secondo effetto è che il sistema "non diminuisce quella proliferazione abnorme di ricorsi alla Corte per conflitto di competenze". Alla luce di questa considerazione, per Pera "è difficile pensare a una diminuzione dei conflitti Stato-Regioni, mentre è più facile pensare ad una conflittualità permanente Camera (Governo)-Senato".

Infine il terzo effetto del tipo di federalismo adottato nella riforma: "Negoziare in Senato, per il Governo, significa alla fine spendere per acquisirsi il consenso di interessi corporativi. Non c'è il rischio - si è chiesto Pera - che un federalismo siffatto aumenti i costi, anziché diminuirli?".
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Detto questo, secondo il presidente del Senato occorre "più federalismo e più governabilità". Ma "rispetto ai due scopi dichiarati della riforma, essa non può ancora dirsi compiuta". "Ricordo - ha concluso - che siamo al primo dei quattro passi previsti e che c'è tempo per cambiare, anche se, lo dico con rammarico, a cambiare il Senato avrei desiderato che fossero stati protagonisti i senatori". La riforma deve infatti essere approvata quattro volte, due in ognuna delle due Camere del Parlamento. Quindi, ha ricordato Pera, "sarebbe sbagliato sia considerare il testo già definito, perché in realtà è coperto da un'ombra assai seria".

La prima reazione del centrosinistra è venuta da Gavino Angius, presidente dei senatori Ds: "Trovo davvero sconcertanti le dichiarazioni del presidente del Senato". "E' molto singolare - ha aggiunto - che dopo aver taciuto per tre mesi oggi Pera esprima valutazioni così nette e precise sui lavori dell'assemblea che presiede. Il presidente del Senato non può ignorare che le norme votate sono state volute solamente dalla maggioranza di cui egli fa parte. Le opposizioni non hanno votato alcuna norma di quelle approvate in Senato. Anzi, al contrario, sul premierato, sul federalismo, sulla devolution, sui poteri del capo dello Stato, sul ruolo del Senato e sulla Corte costituzionale hanno avanzato proposte precise ed alternative che sono state tutte e in maniera assoluta respinte dalla maggioranza".


(27 marzo 2004)