L’ANALISI DELL’ISTAT: MAI COSÌ MALE DA TRE ANNI
26-03-2004
Industria a picco, mai così giù da tre anni. Dopo la flessione del 2,8% registrata dalla produzione industriale, a peggiorare il già fosco quadro di gennaio sono arrivati i dati su fatturato ed ordinativi, calati su base annua rispettivamente del 6,5 e del 6,1%. «Altro che stagnazione, ormai siamo in una gravissima recessione», afferma Intesa dei consumatori. Bisogna rimboccarsi le maniche ed agire rapidamente altrimenti, avverte la Cgil, «avremo dati sempre peggiori». Per la Cisl e la Cna bisogna perseguire la strada della concertazione per uscire dal tunnel, per la Confesercenti serve un intervento forte sui consumi, per la Margherita è necessaria la convocazione di un tavolo ad hoc, mentre per il presidente di Pirelli-Telecom, Marco Tronchetti Provera, la ricostruzione del clima di fiducia è il passo necessario per l’inversione di rotta. «Innovare, reagire, concentrarsi sulle priorità, recuperando lo spirito del dopoguerra per rimettere l’impresa al centro del Paese», è il suggerimento del presidente designato di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo. E il centro studi di Confindustria spiega: le indicazioni sulla situazione economica che provengono dall’andamento degli ordinativi «non sono positive e confermano il ristagno della produzione industriale previsto per i primi mesi dell’anno». Inoltre - fa notare lo stesso centro studi di Confindustria - i dati sulle esportazioni verso i paesi extra Ue di febbraio (che indicano un aumento del 8,5% congiunturale) e l’apparente stabilizzazione del cambio euro-dollaro inducono a grande prudenza nel valutare le prospettive a breve. La congiuntura è infatti ancora dominata da troppi elementi di incertezza«. A risultare maggiormente in difficoltà, secondo i dati Istat, sono il fatturato e gli ordinativi esteri. In particolare a fronte di un calo complessivo del 6,5%, il dato peggiore dal 2001, il fatturato nazionale è sceso su base tendenziale del 5,3% mentre quello estero del 9,3%. Pressoché analogo il discorso per gli ordinativi: il dato complessivo di gennaio segnala una flessione del 6,1%, imputabile ad un calo del 5,5% degli ordini nazionali ed un -7,5% di quelli esteri che, rispetto al mese precedente scendono addirittura del 9,7%. Tutte le principali industrie hanno perso terreno in termini di fatturato: si va dal -5,5% dei beni di consumo rispetto all’anno precedente al -10,3% dell'energia. A livello settoriale solo le voci estrazione di minerali (+3,2%) e produzione di mezzi di trasporto (+4,2% dovuto al +7,6% degli autoveicoli ed al -7,3% registrato da navi, aerei e treni) hanno segnato variazioni tendenziali positive. Abbigliamento, calzature ed apparecchi meccanici sono stati invece i settori che hanno riportato le perdite più pesanti (rispettivamente -10,8%, -13,3% e -16%). Non va meglio l’analisi settoriale a livello di ordini: il -6,1% registrato nel primo mese dell’anno è la performance peggiore da agosto 2003, ma i picchi toccati sono ben più elevati. La fabbricazione di prodotti chimici e fibre sintetiche è scesa del 17%, l’industria delle calzature del 16,6% e la produzione di apparecchi elettrici e di precisione del 12%. In controtendenza l’abbigliamento (+5%) e la produzione di mezzi di trasporto (+13% gli ordini, +4,2% la produzione). A spingere il fatturato di gennaio dei mezzi di trasporto sono stati gli autoveicoli, che hanno messo a segno una crescita tendenziale del 7,6% a fronte del -7,3% registrato da navi, aerei e treni. Sul fronte degli ordini, invece, gli autoveicoli hanno visto crescere i propri ordinativi dell'11,3% mentre navi, aerei e treni hanno registrato un +26,2%.
GHERARDO BRUDER