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Discussione: Il nuovo che avanza

  1. #1
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    Il nuovo che avanza

    Martedì, 30 Marzo 2004

    Treviso. Assessore di Nervesa arrestato per una tangente


    Treviso
    È stato arrestato alle 3 di notte mentre incassava una tangente di diecimila euro dal proprietario di un terreno che rischiava di non essere più edificabile. A finire in manette con l'accusa di concussione è stato l'assessore leghista alla Cultura del Comune di Nervesa della Battaglia Massimiliano Bolzonello, 33 anni. Da poco era stato nominato anche presidente della Commissione urbanistica che doveva occuparsi dell'esame delle Osservazioni al piano regolatore. I diecimila euro avrebbero dovuto essere la prima tranche di una mazzetta di complessivi centomila euro.

    D'AGOSTINO E BON

  2. #2
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    Mercoledì, 31 Marzo 2004




    L’ASSESSORE LEGHISTA ARRESTATO Massimiliano Bolzonello, responsabile dell’urbanistica a Nervesa, interrogato in carcere per tre ore dal pm De Biasi
    «Ho preso i soldi perchè lui me li offriva»


    Treviso
    NOSTRA REDAZIONE

    L'assessore comunale alla Cultura e presidente della Commissione urbanistica di Nervesa della Battaglia, Massimiliano Bolzonello, arrestato lunedì pomeriggio subito dopo aver preso dalle mani di un rivale politico la somma di diecimila euro, ha risposto ieri per quasi tre ore alle domande del pubblico ministero di Treviso Iuri De Biasi.

    Bolzonello, trevigiano di trentatre anni, è il primo caso nel Nord est e uno dei primissimi in Italia in cui l'accusato del reato di concussione ricopre una carica politica per la Lega Nord . E la stessa Lega Nord che lo ha immediatamente espulso, visto che è stato trovato in flagrante con il denaro in mano.

    Ovviamente l'accusa parla di concussione, visto che di pubblico ufficiale si tratta, ma Bolzonello si difende affermando di aver preso sì i soldi (li aveva in tasca) ma di averli accettati soltanto perchè l'altro glieli offriva.

    Insomma, l'occasione avrebbe "fatto l'uomo ladro", senza premeditazioine o forzatura alcuna.

    Difficile da credere?

    Sì, ma Massimiliano Bolzonello afferma di essere in grado di ricostruire i fatti secondo la sua versione, e nega sia la concussione che la corruzione . L'ex assessore non sa ancora di essere stato espulso dalla Lega .

    Il piano regolatore generale del paese prevede oggi come oggi che i terreni di Trinca siano edificabili, ma era nell'aria un cambiamento che voleva privilegiare gli abitanti che volessero modificare le proprie abitazioni, rimettendo però parte dei terreni a scopo agricolo. Ed è per evitare questo cambiamento che sarebbero avvenuti i fatti.

    Il pubblico ministero Iuri De Biasi sostiene che si tratta di concussione, che esiste il pericolo di inquinamento e insisterà quindi perchè il Gip - che interrogherà nelle prossime ore l'arrestato - lo lasci in carcere senza concedere gli arresti domiciliari.

    La «vittima» della presunta concussione, Fausto Trinca, ex rappresentante della Lega Nord con lo stesso Bolzonello, ma poi passato in un'altra lista, era ricorso alla Finanza perchè non avrebbe saputo come far fronte alla richiesta di denaro di 50 mila euro (circa cento milioni di vecchie lire). All'appuntamento per la consegna della prima "rata" di diecimila euro - che era stato fissato sul piazzale delle scuole del paese - sarebbe arrivato con una «pulce» addosso e sotto le telecamere, innescando il meccanismo che avrebbe portato Bolzonello in carcere.L'assessore Bolzonello era invece arrivato sul luogo del "reato" con una vettura dell'amministrazione comunale

  3. #3
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    Chi va con lo zoppo, impara a zoppicare
    Tu che odi dio e la vita cristiana
    Senti la sua presenza come un doloroso cancro
    Vengano profanate e profanate aspramente
    Le praterie del cielo bagnate di sangue

    Odiatore di dio
    E della peste della luce

    Guarda negli occhi paralizzati di dio
    E sputa al suo cospetto
    Colpisci a morte il suo miserevole agnello
    Con la clava

    Dio, con ciò che ti appartiene ed i tuoi seguaci
    Hai mandato il mio regno di Norvegia in rovine
    I tempi antichi, le solide usanze e tradizioni
    Hai distrutto con la tua orrida parola
    Ora vai via dalla nostra terra!

  4. #4
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    Non siate così pessimisti. Alla fine i trevigiani non sono del tutto... itagliani


    Sabato, 3 Aprile 2004

    L'ANIMA PROFONDA
    di FRANCESCO JORI

    Lasciamo ai giudici, com'è giusto che sia, stabilire se la brutta vicenda delle tangenti di Nervesa rappresenti l'ennesimo esempio di «auri sacra fames» che oggi come nella prima Repubblica caratterizza certa (troppa) politica, come sostiene l'accusa, oppure una macchinazione che si serve di una vittima sacrificale, come sostiene dal carcere il diretto interessato.
    Ma la Politica, quella appunto con la maiuscola, non può andare al lento passo della giustizia. Né deve sostituirsi ad essa, sia chiaro. Le spetta invece, questo sì, avere un supplemento d'anima legato al suo compito primario di occuparsi della «res publica»: non solo dando l'esempio nel vivere quotidiano, ma anche compiendo gesti extra-ordinari che possano scuotere la polvere dalle coscienze addormentate.

    Il gesto della Lega di Treviso, che ha deciso di risarcire il danno patito dal Comune di Nervesa, quindi dai suoi cittadini, è senza alcun dubbio uno di questi. Perché non si limita alle pur doverose parole, che sono comunque a costo zero (e ogni giorno abbiamo millanta esempi di quanto ne abusi la politica), ma ci mette del proprio, dando la priorità al fatto oggettivo che, indipendentemente dalle future pronunce dei giudici, la comunità ha comunque subìto un danno, e ad esso occorre riparare: materialmente, ma insieme e ancor più moralmente.

    Qui viene fuori l'anima più profonda della Lega. Si può essere d'accordo o meno sulle sue idee, come pure sul suo modo di esprimerle specie da parte di alcuni suoi esponenti grandi e piccoli; non sulla spinta che a suo tempo ha portato molte persone a impegnarsi direttamente in quella politica che specie nei rutilanti anni Ottanta esibiva con ostentazione, al posto delle antiche virtù, nuovi perniciosi vizi a partire da quello di un vero e proprio sacco della cosa pubblica. Se «Roma ladrona» per tante di loro è stato (ed è) soprattutto uno slogan, è stata invece (ed è) autentica l'indignazione nei confronti dei grandi e piccoli grassatori di periferia che continuano ad agire a piede libero un decennio dopo Tangentopoli.

    Scoprire che «uno dei nostri» potrebbe appartenere a questa genìa, è un trauma pesante per i tanti leghisti che, nelle sezioni periferiche di partito come nelle istituzioni locali, spesso ci hanno rimesso del loro per svolgere il proprio impegno: gente che magari metteva fuori uso una macchina all'anno (e non certo auto blu) perché ogni giorno e ogni sera era in giro nel territorio a discutere e a fare, e in dodici mesi accumulava 200mila chilometri. Pagare di tasca propria per il danno imputato a uno dei loro, è dare una lezione esemplare a tutti, dai possibili furbi presenti e futuri tentati dal bis, ai cittadini danneggiati.

    È una lezione anche per una certa classe politica del passato, che oggi sopravvive sotto nuove sigle. Quella che, in piena Tangentopoli, scaricò senza pudore i cirenèi di turno, nell'intento di salvarsi non solo la faccia ma soprattutto la carriera. Di questi cirenèi ce ne sono stati in ogni partito. Ma viene in mente il più rappresentativo di tutti, il povero Severino Citaristi, all'epoca segretario amministrativo della Dc, lasciato solo da un'intera squadra di Ponzio Pilato d'alto bordo, che a forza di lavarsi le mani hanno consumato un intero acquedotto. Qualcuno di loro è ancora in scena, e magari pontifica pure.

    Esempi deteriori, che sembrano dar ragione ancor oggi a Socrate quando ai giudici, che l'avevano appena condannato, spiegava: «Ero veramente un uomo troppo onesto per vivere ed essere un politico». Piccoli grandi gesti come quello di Nervesa autorizzano a sperare che questa contraddizione non sia inevitabile, e che agli onesti sia consentito di esistere, pur occupandosi di politica. Senza l'orpello di quel «troppo» che a fianco della parola «onestà» è decisamente di troppo.

    Francesco Jori

 

 

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