E per fortuna che c'è il centrodestra al governo. Il polpettone televisivo recentemente dedicato dagli ineffabili fratelli Paolo e Vittorio Taviani ad una delle tante pseudo-eroine della retorica giacobina e massonica ottocentesca, Luisa Sanfelice, è riuscito nel miracolo di mettere d'accordo Movimento neoborbonico, Lega e Alleanza nazionale (e Dio sa quanto sia difficile) in un unico grido di disgusto e di riprovazione. A questo coro si è anche autorevolmente unito Marcello Veneziani direttamente dalle colonne del Giornale della famiglia Berlusconi, stigmatizzando la retorica di una "Giornata della Memoria" talmente a senso unico da ridursi ad un patetico groviera di menzogne ed omissioni.
Anche in Parlamento più di una voce si è levata a denunciare la truffa culturale, e almeno ai nomi di Bricolo e Pedrizzi va un convinto plauso. Tutto ciò è buona cosa. Il problema è un altro: per quale motivo si continui, in un clima politico che dovrebbe dimostrare di essere mutato rispetto al Kulturkampf della "gioiosa macchina da guerra" dei tempi di Massimo D'Alema, a spacciare balle senza contraddittorio alcuno, tali da avvelenare quel poco di conoscenza di storia patria che ha il teledipendente medio. E chi mistifica l'identità italiana lo fa per mistificarne il presente, e continuare ad adulterarne il futuro. Ovviamente, il collaudato mestiere dei registi sparaballe ha premesso cautelativamente di non voler far storia, e nemmeno di voler fare una semplice riduzione televisiva dell' omonima opera di Alexandre Dumas, ma di "ispirarsi liberamente" a cotanto nobile padre; e voi terroni geneticamente neoborbonici, voi cattolici della Val Padana profonda, ignoranti e dialettali, non vorrete mica pretendere nella vostra inferiorità intellettuale e razziale di limitare la libertà di pensiero e di creazione di questi Maestri con queruli e banali richiami alla realtà dei fatti, non è vero?
Che spettacolo commovente e austero, da democrazia ateniese, il disdoro di chi grida alla censura del potere, al pericolo totalitario in Italia, dall'alto del più micidiale totalitarismo moderno, quello televisivo. Che recita consumata, dagli sfondati divani del potere romano, pregna del disprezzo del borghese postmarxista per tutto ciò che è diverso da sé. E che spettacolo da fessi offre il centrodestra (a parte la cospicua colonna massonica, che semplicemente continua a farsi le pere con i fumi mazziniani e carducciani ed esulta di fronte a simili autogol), da anni al potere ma del tutto incapace di evitare stupri alla memoria collettiva di mezza Italia. Ogni tanto, oltre che alla protezione delle televendite, non sarebbe male se l'attenzione della politica si rivolgesse ai contenuti dei programmi: ne guadagneremmo tutti, anche la Rai.
Quello che abbiamo visto nella Luisa SanfeUce dei Taviani fa semplicemente schifo. Solamente nel delirio di onnipotenza del telepredicatore rigorosamente a spese del contribuente si può ripetere - con un ritmo che denota allenamento e ben aldià del tasso minimo di tolleranza - il rosario imputridito della propaganda giacobina e settaria della seconda metà dell'800, che vomitò addosso non solo al Regno delle Due Sicilie, ma ad ogni governo europeo che fosse cattolico una quantità di immondizia che nessuno studioso degno di questo nome (nemmeno dentro gli Istituti Storici della Resistenza) prende più sul serio da anni. Religiosi ladri e oppressivi; popolo abbruttito e manipolato; aristocratici bolsi e codini; le terrificanti invasioni barbariche degli Uruk-hai sanfedisti; un re imbecille e reazionario, e una regina lesbica e reazionaria, circondati da cortigiani ignobili e reazionari.
Per fortuna dall' altra parte vi sono i pochi eroi della cittadèlla del Libero Pensiero, i Martiri del Mondo Nuovo, i Pochi, Belli e Puri che si sacrificano per il Sol dell' Avvenire, seme prezioso dell'Internazionale che verrà; come questa Luisa Sanfelice di un fantasy troppo bolso per essere storia, e troppo catechistico e ideologizzato per elevarsi al rango già basso del gossip dell'Isola dei Famosi.
I piemontesi erano noti verso la metà dell'800 per aver fatto girare dei rozzi fotomontaggi in cui si vedeva la Regina di Napoli nuda, in posa da puttana. I Taviani hanno fatto lo stesso con la macchina da presa, ammettendo preventivamente di fregarsene della realtà a maggior gloria delle proprie allucinazioni ideologiche. Vi è in effetti una curiosa fissazione nella Luisa Sanfelice: la reazione va di pari passo con la perversione sessuale; una perversione tuttavia reazionaria, ovviamente ben diversa dalla perversione progressista dell' ArciLesbica. Una fissazione psicanalitica che forse contribuisce ad accrescere il tasso di allucinazioni con cui gli Ineffabili hanno affogato la nostra storia sotto un metro cubo di letame.
A proposito: questo polpettone viene subito dopo un Garibaldi che è stato un inno alla melassa in favore della beatificazione di quel buon cristiano del suo protagonista. E la Rai trasmette, e il cittadino coglione paga. In nome della libertà di opinione, di parola, artistica: libertà naturalmente negate ogni giorno a chi vive !'identità nazionale - e non solo meridionale - in modo diverso.
L'Istituto di Studi Filosofici di Napoli, tempio del giacobinismo del Terzo millennio, continua ad essere affogato di contributi pubblici per continuare a far propaganda univoca e senza alcuno spazio per voci differenti alle medesime allucinazioni che dettero vita alla Repubblica Napoletana giacobina.
Fino a quando, Catilina, abuserai della nostra pazienza?

Adolfo Morganti, AREA, Marzo 2004