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  1. #21
    brescianofobo
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    A questo punto l'unica via di uscita sarebbe quella di sostituire i soldati occidentali con soldati dei paesi arabi moderati, sotto l'egida dell'ONU, finquando non si siano svolte le elezioni e si sia instaurato un governo irakeno.

    Dubito pero' che Bush molli l'osso, e temo pure che a questo punto in caso di libere elezioni vincano i fondamentalisti.

    Si sono cacciati in un bel pantano, gli ottusi sostenitori della guerra senza se e senza ma.

  2. #22
    laico progressista
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    Predefinito Re: Facciamo due conti

    Originally posted by FRANCO
    Gli affari sono affari, credo che su questo tutti siamo d'accordo.

    L'Iraq incassa circa 20 md di dollari dalla vendita del petrolio. Il costo dello stazionamento dell'esercito US è di 25 md di dollari all'anno. A questo si aggiunge il costo delle guerra circa 80 md di dollari, la ricostruzione del paese e i debiti da saldare sempre in capo all'Iraq. Tutto ciò è stato fatto solo per meri interessi economici? il prezzo del petrolio non è diminuito e negli US la benzina non è stata mai così cara.
    Forse le motivazioni sono altre, magari sbagliate ma nobili.
    Sì, Franco, sui conti hai ragione.
    Il fatto è che i conti fatti a monte erano diversi. Bush non immaginava tutto questo dispendio di soldi, di energie e di vite umane, pensava che una sparacchiata ben assestata avrebbe lasciato campo libero alla sua invasione. E che la "rinascita occidentale" dell'Iraq sarebbe stata foriera di nuovi investimenti, e un traino per il rilancio dell'economia.
    Una volta capito l'andazzo, oramai si era impegnato tutta la sua credibilità, e non poteva più fare retromarcia.
    Ora è costretto ad andare fino in fondo. E a concedere elezioni che porteranno i musulmani integralisti al potere. Senza fiatare. E cercando di togliere il disturbo alla prima occasione.
    A dimostrazione che in un mondo lontano anni luce dal nostro, la democrazia occidentale non si può imporre né con la politica, né tanto meno con le armi.
    Peccato che poi ci chiederemo tutti a cosa è servito tutto 'sto casino.

  3. #23
    brescianofobo
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    Chissà com'è a me queste dichiarazioni dell'astuto Rumsfield ricordano tanto quelle del Viet-nam.

    Adesso vogliono mandere i rinforzi, come se con 100.000 soldati in più potessero battere la guerriglia.

    Ignoranti.


    Mercoledì 7 Aprile 2004, 22:04


    Iraq: Rumsfeld, e' prova di forza


    (ANSA)- WASHINGTON, 7 APR - Quella in corso in Iraq e' una prova di forza tra quanti vogliono la democrazia e quanti vi s'oppongono: lo ha affermato Donald Rumsfeld.In una conferenza stampa il segretario alla difesa ha detto che gli Usa 'terranno duro' fino al compimento della missione e che la democratizzazione dell'Iraq 'non deragliera'. Annunciato anche un rafforzamento numerico di fatto delle truppe Usa ritardando il rimpatrio di alcuni dei reparti che avrebbero dovuto rientrare nelle prossime settimane.

  4. #24
    laico progressista
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    Caro Brunik, che vuoi farci. Gli americani si stanno facendo le ossa, stanno cercando di imparare in fretta quello che noi europei abbiamo assimilato in secoli e secoli di storia. E per imparare, spesso bisogna sbattere la testa al muro, se proprio non si vuole dare ascolto al continente più vecchio e saggio....

  5. #25
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    Predefinito tratto da L'OPINIONE 7 aprile 2004

    Iraq: sinistra divisa tra Onu e fuga

    L’aggravarsi della situazione in Iraq con l’aggressione e gli ultimatum mafiosi ai nostri soldati ricompatta la maggioranza e riapre la spaccatura della sinistra tra chi non chiede il ritiro in attesa di una nuova risoluzione dell’Onu e chi sollecita la fuga immediata e la resa ai terroristi. Le vicende di Nassirya vengono così svilite in banali polemiche elettorali. A dispetto della assoluta necessità di un fronte bipartisan per gestire una così grave emergenza nazionale.



  6. #26
    laico progressista
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    Caro Nuvola, non capisco perché fuggire dalle questioni evidenziando le spaccature della sinistra. Si discute di un principio: questa guerra era giusta o era sbagliata, a prescindere dalla compattezza della destra e dalle divergenze della sinistra. Si può essere uniti nell'errore o divisi sulle ragioni.
    Argomentate le vostre posizioni, invece di buttarla sempre in cagnara appena non trovate modo di difendervi!

  7. #27
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    for Paolo Arsena

    ... sulla necessita' o meno della guerra in Iraq, per abbattere il regime dispotico e nazional-socialista di Saddam Hussein, ... su questo Forum ... i Repubblicani hanno risposto cosi' ....
    http://www.politicaonline.net/forum/...highlight=SNDG

  8. #28
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    Predefinito Mancando di sfera di cristallo,

    mi azzardo a prevedere una presenza stabile americana, superiore ai 10 anni, sperando di poter ripetere le esperienze giapponesi e coreane.
    Sembra che l'Onu per qualcuno sia un toccasana, un certificato di buona e sana costituzione: sbagliato!!!! L'onu ha dimostrato sul campo di essere inefficiente e molte volte di essere crudele....

    Sulla superiorità dell'europa molti sono i dubbi: la democrazia si è affermata nel continente europeo solo dopo aver scatenato 2 guerre mondiali e aver partorito l'annientamento degli ebrei: non mi sembra una scelta razionale e ponderata, indice di una acuta intelligenza.

    Non riesco a capire in cosa consiste l'europeismo di una Francia, se mai ne abbia dimostrato uno in questi ultimi 60 anni, e se tale debba essere considerato più sincero e concreto di quello dell'Italia.

    P.S. Asacco illustraci "il favoloso mondo di Saddam", mi sono perso la prima visione...

  9. #29
    brescianofobo
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    Predefinito

    Questa è la cronaca della battaglia di ieri, la più grande battaglia del dopoguerra nella quale sia stato impiegato l' esercito italiano.

    Io mi chiedo sempre com'è che prima dovevamo portare la pace, poi dovevamo combattere il terrorismo, e ci troviamo alla fine a combattere contro gli sciiti per conquistare un ponte.



    Corriere, 8.4.04

    «Ci colpivano con i razzi. Abbiamo sparato 30 mila colpi»


    Il colonnello Luigi Scollo ha comandato l’azione. «Per fortuna i ribelli hanno scarsa mira»



    «Ci siamo avvicinati ai ponti con una colonna di 60 veicoli e 8 blindati. Volevamo dare una dimostrazione di forza sperando di indurre i miliziani a ritirarsi». Parla il colonnello dei bersaglieri Luigi Scollo, che ha comandato la battaglia di Nassiriya. Gli abitanti della città avevano chiesto di liberare i ponti occupati dai miliziani sciiti. Dalla parte Nord non si poteva accedere alla zona Sud e i negozi non avevano la possibilità di rifornirsi di merci.
    Il comando inglese di Bassora ha chiesto agli italiani di intervenire. Alle 4 del mattino è scattata l'operazione Porta Pia, con 500 uomini, l'XI reggimento bersaglieri, una compagnia del battaglione San Marco, uno squadrone del Savoia cavalleria e i carabinieri del Gis e i parà del Tuscania. In coda, seguiva un’ambulanza.
    In colonna, i mezzi hanno cercato di imboccare i ponti dalla sponda Sud dell'Eufrate. Dall'altra parte del fiume li hanno accolti con lanci di razzi Rpg7. Sparavano dalle finestre e dai tetti delle case di fronte. Gli italiani hanno risposto al fuoco con mitragliatrici e fucili AR 70/90. Da un vecchio ristorante abbandonato, al di là del terzo ponte, quello a sinistra, partivano i colpi più micidiali. Il colonnello Scollo ha fatto puntare il cannone di un blindato Centauro e con un paio di colpi ha sbriciolato l'edificio.
    Per un'ora si è sparato senza sosta. Sul secondo ponte, un razzo ha colpito di striscio un veicolo causando i primi feriti, che sono riusciti a saltare dal mezzo mettendosi al riparo. «Grazie a Dio - dice Scollo - i miliziani iracheni sparano male».
    Il capo di una compagnia ha conquistato il primo ponte, è riuscito a passare dall'altra parte. Per tenere la posizione ha chiesto rinforzi. «Gli ho mandato - racconta Scollo - 6 tiratori scelti con un gippone VM. A metà del ponte il VM è stato centrato da due razzi, uno si è conficcato nel motore senza esplodere, l'altro ha ferito 3 uomini. In quel momento ho sentito un pugno nello stomaco, li avevo mandati io. Dopo, quando sono andato a trovarli in infermeria, mi hanno detto: tranquillo, ci dispiace solo di non essere stati d'aiuto».
    Dall'altra parte del fiume arrivavano nuovi guerriglieri a bordo di pickup bianchi. I miliziani avevano occupato l’ospedale, si erano impadroniti delle ambulanze che andavano avanti e indietro trasportando munizioni.
    Mentre gli italiani erano allo scoperto, gli sciiti erano attestati dietro muri e sparavano senza essere visti. Per stanarli i militari hanno lanciato alcuni razzi Faust e missili Milan.
    Erano le 8 del mattino. Erano passate 4 ore quando dal terzo ponte è arrivata una notizia inquietante. E’ un ponte a schiena d’asino. Al di là della gobba non si scorgeva quello che stava accadendo. Allora quelli della Marina, i fucilieri del battaglione San Marco, con un’operazione definita «formidabile» si sono arrampicati sul ponte riuscendo ad arrivare in un punto che, col binocolo, permetteva di avere una visuale completa. Dall’altra parte hanno inquadrato le sagome di donne e bambini. Hanno avvertito subito Scollo: se attraversiamo sarà una carneficina.
    Il colonnello ha deciso di concentrarsi sui primi due ponti, rinunciando a prendere il terzo. Dice: «Noi non abbiamo sparato sui civili, ma non escludo che i guerriglieri li abbiano colpiti perché sparavano in tutte le direzioni. Nel corso della giornata ci hanno lanciato addosso almeno 400 razzi».
    Durante la battaglia, gli italiani hanno fatto affluire rifornimenti di munizioni ben 5 volte. In totale hanno sparato 30 mila colpi e una decina di razzi. Mai si è arrivati a una situazione di corpo a corpo. La distanza minima fra i due schieramenti è stata di 50 metri. Ogni tanto dall’altra parte si vedeva cadere un ferito, gli italiani cessavano di far fuoco per consentire di soccorrerlo.
    A mezzogiorno sono cominciate le trattative per una tregua. Alle 3 si è raggiunto l’accordo. I miliziani dovevano sgomberare la parte Nord e lasciarla alla polizia irachena. Gli italiani si ritiravano sulla sponda sud. «Mentre ripiegavamo - ricorda Scollo - hanno ripreso a spararci. Un’altra ora di battaglia. Alla fine si sono arresi. Ora il lato Nord è controllato dalla polizia locale. Se poi dietro i miliziani si stanno riorganizzando non lo sappiamo. Il nostro compito era restituire alla gente la loro città presa in ostaggio dalle bande armate».
    Alla fine della giornata che ha visto gli italiani protagonisti di una battaglia vera, uno dei pochi scontri dalla fine della Seconda guerra mondiale, i militari si sono ritrovati.
    «Soddisfatti di aver svolto bene il loro mestiere», dice Scollo. Il più emozionato era il capitano Nitti, quello che ha conquistato il ponte di centro. Da un mese è papà di una bambina di nome Nicole che lui ancora non conosce. «Avrò qualcosa da raccontarle», dice.

    Marco Nese

  10. #30
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    Hai ragione.
    Forse è meglio tenere una posizione saggia e coraggiosa come quella di Zapatero !!!! Che infatti ha ottenuto un grande risultato .
    Quello di aver indebolito il fronte occidentale cone le conseguenze che abbiamo sotto gli occhi.

 

 
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