L'ansia dei genitori dei soldati feriti: già oggi i primi rientri
"Finché non parlo con mio figlio non sono tranquillo"
Nassiriya, l'angoscia dei parenti
"Ma ora fateli tornare a casa"
di GIANLUCA MONASTRA

ROMA - La notizia dai tg della mattina, le prime rassicurazioni via telefono. Ore di angoscia lentamente sfumata, ma non ancora scomparsa del tutto. "Dice che sta bene, ma solo quando lo rivedrò qui a casa ci crederò davvero", dice la fidanzata di Francesco Galati, uno dei dodici bersaglieri feriti ieri in Iraq. Tutti ragazzi sotto i trent'anni di stanza a Pordenone con la 132ma brigata corazzata Ariete. Il sottotenente Massimo Pupo, 28 anni, di Rho (Milano), Espedito Aliberti, 25 anni, di Avellino; Stefano Orrù, 26 anni, di Cagliari; Armando Mirra, 24 anni, di Napoli; Francesco Galati, 26 anni, di Surano (Lecce); Luca Patrizio, 22 anni, di Calvi Risorta (Caserta); Raffaele Cataldi, 24 anni, di Terlizzi (Bari); Maurizio Cottone, 23 anni, di Adrano (Catania); Daniele Vadrucci, 27 anni, di Poggiardo (Lecce); Marco Caputo, 25 anni, di Olmi (Treviso); Giacomo Farfante, 25 anni, di Catania. Per tutti, niente di grave (la prognosi più lunga è di 30 giorni, Orrù ha avuto solo un malore causato dal freddo), e l'ansia di avvertire le famiglie il prima possibile.

Tre dei feriti sono stati colpiti da proiettili, spiega il colonnello Giovanni Cavallo, portavoce della brigata, altri da schegge, tutti alle gambe. Undici sono ricoverati nell'ospedale da campo della brigata, a "Camp Mittica", a una ventina di minuti da Nassiriya. L'ultimo, Orrù, è a "Camp White Horse", anch'esso vicino alla città. I primi tre potrebbero tornare a casa già oggi, altri due domani. "Ci faranno un grande regalo se permetteranno a Stefano di rientrare per Pasqua", dicono i parenti del caporalmaggiore Orrù.
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Nell'attesa però, qualche ombra resta e la madre di uno dei feriti (Daniele Vadrucci) appena saputa la notizia si è sentita male. "Finché non parlo con mio figlio, non riuscirò a stare tranquillo", dice Pietro Farfanti, padre di Giacomo, pensionato con qualche problema di cuore. Continua: "È stata mia sorella ad avvisarmi. Subito ho chiamato i carabinieri e poi il numero verde del ministero della Difesa: mi hanno detto di stare sereno, che Giacomo sta bene. Ma io vorrei tanto che fosse qui, con me".

Inquietudine e equivoci. Ieri, Giovanna Mirra, madre del carrista Armando Mirra, prima ha parlato col figlio al telefono ("se senti la tv non ti preoccupare per me, è tutto a posto"), poi però rientrando a casa ha visto alcuni giornalisti davanti alla porta e si è spaventata. Pochi minuti è il malinteso è stato chiarito. "La nostra città non offre lavoro - dice la madre di Armando Mirra, in ferma permanente nell'esercito da ottobre, un fratello anche lui in divisa - però i miei figli non fanno il militare per i soldi, ma per convinzione".
Racconta Ada Mariano, fidanzata di Francesco Galati, un altro dei feriti: "Francesco è partito dopo la morte dei carabinieri ad ottobre. Tutte le sere mi chiama, non fa che sdrammatizzare, dice che non è come si vede in tv, ma io non ci credo. E infatti...".
Più tranquilla, ma solo dopo le prime telefonate, Concetta Santangelo, madre di Maurizio Cottone: "Sta bene, ma non tornerà presto in Italia. La divisa è per lui un obiettivo importante".


(7 aprile 2004)