Foto relative al genocidio palestinese:
http://www.arabcomint.com/tre_anni_n...?_toccanti.htm

Foto relative ai massacri di civili iracheni a Falluja (attenzione: le foto
potrebbero impressionare)
http://www.aljazeera.net/images/fallojah%20galary.swf

Sito della società a cui appartenevano i ³civili² americani uccisi a
Falluja:
http://www.blackwaterusa.com/

Preoccupazioni israeliane per il film di Mel Gibson (Dal Jerusalem Post del
27 febbraio 2004)
Chi osserva dall'estero potrebbe sorprendersi nel constatare che il nuovo
film di Mel Gibson "La Passione di Cristo", sulle ultime ore di vita e la
crocifissione di Gesù di Nazareth, ha suscitato fra gli israeliani qualche
curiosità ma ben poco scandalo. A ridosso dell'ennesimo attentato su un
autobus di Gerusalemme e del procedimento alla Corte Internazionale dell'Aja
contro la barriera con cui Israele cerca di difendersi dal terrorismo, il
fatto che un film possa avere o non avere delle coloriture antisemite non è
esattamente il tipo di argomento che possa scatenare grandi passioni in
questo paese. Forse, invece, dovrebbe.
Dalla fine della seconda guerra mondiale fino al settembre 2000 e' stato
dato ampiamente per assodato che in Europa l'antisemitismo fosse di fatto
scomparso. Niente di più sbagliato. E sin dal Concilio Vaticano Secondo
(1962-65) è stato dato per assodato che la Chiesa si fosse finalmente
lasciata alle spalle l'antico insegnamento contro gli ebrei "assassini di
Cristo". Ora, il pericolo insito nel film di Mel Gibson, nel quale i
personaggi ebrei sono dipinti come molto piu' colpevoli del governatore
romano Ponzio Pilato per la condanna a morte di Gesù, sta nel fatto che
potrebbe risvegliare anche questa antica distorsione antisemita.
Si tratta di sviluppi con i quali il sionismo in quanto tale, e dunque anche
gli israeliani in generale, deve fare i conti. Giacché il sionismo non era
solo un progetto politico. Era anche una diagnosi. Perché gli ebrei vengono
odiati? Perché, diceva Herzl, sono una nazione senza stato in un mondo di
stati-nazione. L'indipendenza statale, pensava Herzl, avrebbe messo a tacere
la perenne accusa agli ebrei di essere "cosmopoliti senza radici", e avrebbe
tagliato l'erba sotto i piedi all'antisemitismo. Le cose non sono andate
così.
E' vero che lo Stato di Israele ha dato agli ebrei l'autodeterminazione
politica, grande libertà culturale e un margine di sicurezza fisica. Ma
l'antisemitismo è' una bestia dalle molte facce. Gli ebrei non sono
socialisti rivoluzionari? Allora sono parassiti capitalisti. Non sono
cosmopoliti senza radici? Allora sono nazionalisti sciovinisti e razzisti.
Non sono pericolosi liberali? Allora sono pericolosi neoconservatori. E così
via.
L'odio anti-ebraico non è mai a corto di giustificazioni. E¹ un fenomeno del
tutto irrazionale che, a differenza di altri fenomeni irrazionali, sfugge a
una spiegazione razionale. Il che ha delle conseguenze rilevanti sul piano
politico. Perché significa che l'odio anti-ebraico non sarà placato dalla
creazione di uno stato ebraico, come pensava Herzl, e nemmeno dalla sua
distruzione, come pensano i moderni apologeti dello stato bi-nazionale
arabo-ebraico. Significa che neanche le più generose opere di beneficenza da
parte ebraica potranno cancellare l'accusa agli ebrei di essere avidi. Che
neanche la più sollecita moderazione politica da parte di Israele potrà
convincere i nemici che Israele si comporta effettivamente con moderazione.
Significa che qualunque concessione strategica da parte israeliana sarà
letta solo come un segno di debolezza, e mai come un atto di magnanimità o
anche solo una libera scelta. Significa, in sostanza, che gli ebrei vengono
odiati per ciò che sono, mentre ciò che effettivamente fanno o non fanno, di
buono o di cattivo, all'antisemita non importa assolutamente nulla.
Naturalmente per gli ebrei è comunque importante che coloro che li odiano
siano in numero limitato, e questo è il motivo per cui un film come "La
Passione" di Mel Gibson, con tutta la sua forza didascalica, suscita
giustificati allarmi. Ma non è detto che gli ebrei e le loro organizzazioni
debbano agitarsi tanto. In fin dei conti spetterà ai cristiani decidere cosa
vogliono apprendere dal film, e se vogliono leggere le loro Scritture sotto
una luce anti-ebraica o meno. Il Concilio Vaticano Secondo, dopo tutto, non
fu un'idea partorita a Tel Aviv [EXCUSATIO NON PETITA, ACCUSATIO MANIFESTA?
NdT]. Certo, è assai inquietante pensare che l'antisemitismo superi le
nostre possibilità di sanarlo. Ma i pensieri inquietanti talvolta sono
liberatori. In fondo, come diceva Ben-Gurion, "non importa cosa dicono i
goyim (i non ebrei), ciò che importa è cosa fanno gli ebrei". Abbiamo
abbastanza problemi per conto nostro. Che i nostri nemici se la vedano con i
loro.
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Comunicato n. 42/04 del 10.04.2004

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