La "crisi" del governo Berlusconi sembra innescata e risolversi in modo analogo alla "crisi" del governo Prodi della precedente legislatura. Entrambe le coalizioni si sono sfaldate con la fuoriuscita di alcune componenti, entrambe hanno comportato l'abdicazione del leader investito al momento delle elezioni politiche ed entrambe hanno dato vita a governi "bis" (a dir la verità il centrosinistra ha dato vita ad un governo bis in più, sinora.).
Ad avviso dello scrivente la debolezza delle coalizioni conseguenti al "mattarellum" è analoga alla debolezza delle coalizioni della cosiddetta "prima repubblica". Infatti le coalizioni sono piuttosto somme "algebriche" di partiti piuttosto che somme "aritmetiche". Ossia il ruolo dell'opposizione viene svolto all'interno della maggioranza nei confronti degli altri alleati. E' quello che è accaduto in questa circostanza. L'UDC ed il NuovoPSI, facendo dimettere i ministeriali aderenti ai loro partiti hanno innescato inevitabilmente questa crisi. Naturalmente vogliono approfittare della sconfitta del partito del premier per contare di più. Stavolta, addirittura, gli applausi per la comunicazione delle dimissioni è venuto dai banchi della "maggioranza", il che vuol dire che i partiti che hanno innescato la "crisi" trovano consensi anche in altri soggetti della stessa maggioranza.
Che i ruoli maggioranza - opposizione siano così confusi (simile confusione vigeva nella cosiddetta "prima repubblica") provano inequivocabilmente il fallimento del "mattarellum". Provano che non si è introdotto un sistema maggioritario, ma si è riusciti a far apparire maggioritario un sistema elettorale proporzionale con premio di maggioranza. Di qui la necessità della riforma elettorale davvero in senso maggioritario affinché si possa dar vita a maggioranze coese, omogenee ed efficienti. (Dire che il "mattarellum" ha almeno prodotto il bipolarismo non significa che quella legge elettorale è "maggioritaria". L'esperienza ci insegna che il bipolarismo può nascere anche con un sistema elettorale proporzionale).
Naturalmente la riforma della legge elettorale deve essere accompagnata dall'abolizione del finanziamento pubblico dei partiti, perché è questo che dà anche il carburante alla proliferazione partitica.
E' tempo che si mettano in cantiere queste riforme se si vuole una democrazia liberale, altrimenti la partitocrazia continuerà a pretendere di avere al governo le proprie delegazioni, così come ha suggerito, nell'attuale circostanza, quell'innovatore - proporzionalista che risponde al nome di Bobo Craxi.
Ma chi, se non un partito di liberali alternativo ai conservatori di destra o di sinistra, potrebbe assumersi questo onere?(bl)
(da pnm n. 09 del 23 aprile 2005)