Gli avvenimenti degli ultimi due giorni, durante i quali sono caduti più di cinquanta martiri iracheni sotto i colpi del piombo delle forze d'occupazione americana, forse rappresentano il momento cruciale di svolta, forse portano al collasso prematuro della strategia americana in Iraq e allo scioglimento della coalizione internazionale che sostiene questa strategia.
Le crisi infatti si sono aggravate e la situazione si farà più sanguinosa se le forze americane applicheranno il mandato di cattura emesso nei confronti dell'imam Muqtadà Sadr, dopo che Paul Bremer, governatore civile americano di Baghdad, aveva già dichiarato Sadr come "un fuori legge". Dal 9 aprile 2003, ovvero dalla caduta di Baghdad, l'occupazione americana in Iraq ha dovuto affrontare minacce sempre più pericolose alla sua presenza. Ora deve far fronte a due tipi di resistenze: quella al centro-nord degli arabi sunniti; e quella degli sciiti a sud. Inoltre, al suo fianco sono rimasti in pratica solo i membri del Consiglio provvisorio (privi di alcuna popolarità nel territorio) e i due partiti curdi principali nel Kurdistan iracheno (ma non rappresentano tutti i curdi). È vero, Muqtadà Sadr non rappresenta tutti gli sciiti dell'Iraq, eppure, incitando a lottare contro il terrorismo dell'occupante e passando da una resistenza passiva ad una resistenza jihadista [muqawama jihadiyya, n.d.t.], riabilita gli sciiti arabi iracheni dopo che erano stati esposti a critiche di ogni tipo e da varie parti, accusati di collaborare con l'occupazione e con i suoi piani di voler mettere in ginocchio l'Iraq, di volerlo dividere, di voler saccheggiare la sua eredità. Ancor più pericoloso però è il fatto che la sollevazione ["intifada" nel testo arabo, n.d.t.] araba sciita irachena si è estesa fino a Bassora e alle altre città del Sud, arrivando fino alle caserme delle forze britanniche, avvicinandosi ai confini meridionali col Kuwait. Questi luoghi negli ultimi mesi sono rimasti un esempio di calma apparente, esempio di collaborazione con le forze dell'occupazione (...).
Gli insorti, presi dalla rabbia, hanno occupato la sede delle forze britanniche a Bassora e quelle della polizia irachena di Sadr City a Baghdad e a Najaf. Poi hanno minacciato di fare peggio, hanno sollevato le armi in faccia alle forze della Coalizione e in due giorni hanno ucciso dieci di questi uomini, tra cui otto americani. Questo fatto ha suscitato terrore tra le fila dei militari occidentali e nelle stesse dirigenze di Washington e dell'Occidente. La luna di miele americana con gli arabi sciiti iracheni sembra avere le ore contate, perché l'occupazione americana non è riuscita a conquistare i cuori e le menti degli iracheni, oltre a essere stata incapace di fornire la sicurezza, il benessere e la democrazia. Non v'è dubbio, ormai, che l'unico progetto degli americani sia quello di dominare il paese, di saccheggiarlo, e tutto questo non ha alcuna relazione con i documenti e le risoluzioni internazionali. (...)
E il presidente americano George Bush si trova ora davvero in difficoltà a pochi mesi dalle elezioni presidenziali. Ma la situazione del suo alleato Tony Blair è ancor più pericolosa, perché la sua poltrona è appesa ad un filo sottilissimo dopo che è stata svelata la menzogna dinanzi al suo popolo, al suo partito e alle altre istituzioni costituzionali. È la maledizione dell'Iraq che colpirà tutti: Washington, Londra e Roma, e forse anche i leader arabi complici dell'occupazione o comunque inermi di fronte ad essa.

Al-Quds Al-Arabi

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