Salviamo le radici della Croce per sfuggire alla schiavitù


sciur curat
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Cari amici. È Pasqua, culmine della settimana santa, gran festa della cristianità che sottolinea la vincita della vita contro la morte, con la resurrezione di Gesù. Da oggi le campane tornano a far sentire la loro voce. Infatti i rituali della liturgia le avevano ammutolite nella giornata di venerdì in segno di lutto. La celebrazione della passione, morte e risurrezione di Gesù è il nucleo centrale della fede cristiana, poiché sancisce, in un certo senso, l'entrata di Dio nella storia. Il fatto che Dio decise di riportare in vita Gesù, ingiustamente ucciso, per tutti noi, significa che Dio approvò le scelte di vita di Cristo. Che per l'amore verso l'umanità fu pronto a sacrificare la propria vita finendo sulla croce. La settimana santa ci ha dato l'occasione, e chissà quanti di voi lo hanno fatto, di raccoglierci attorno alla Croce guardando il Crocefisso. Sì, proprio quel Crocefisso ultimamente bersagliato e schernito da minoranze, che in nome di un fantomatico rispetto verso la loro cultura, non vogliono più vedere appeso alle pareti delle nostre scuole, che molti di noi si vergognano a tenere esposto nelle proprie abitazioni; molti politici poi, seppure battezzati, rifiutano insistentemente un richiamo nella futura carta costituzionale europea delle radici cristiane dei nostri popoli. E pensare che le radici della Croce sono state per secoli così profonde nell'animo della nostra gente e nelle tradizioni della nostra amata Padania. È proprio con la perdita dei simboli e delle tradizioni che un popolo si avvia inesorabilmente verso la sua schiavitù. Noi tutti dobbiamo cogliere il vero messaggio che il crocifisso ci manda, solo così possiamo attingere a quella forza interiore per alimentare la nostra testimonianza a difesa della verità, della giustizia, delle nostre tradizioni e della nostra cultura mai messa in pericolo come in questi momenti. Il mio pensiero spesso anche in questa settimana è andato ancora una volta al nostro Umbe (come confidenzialmente lo chiamo). La coincidenza con questo periodo pasquale mi ha portato a tante riflessioni. Anche la sua settimana sarà stata sicuramente una settimana di passione, di lotta, di dolore, ma, come ci insegna il cristianesimo, dopo la lotta c'è la pace, dopo il dolore la gioia. Le voci che ci arrivano ci confortano, siamo sicuri di una sua ormai prossima dimissione. Evvai Umbe. Buona Pasqua a tucc.


[Data pubblicazione: 11/04/2004] La Padania