Pur di non tagliare i soldi agli enti marci e mantenere in vita questa italia si penalizzano tutti!!
Anche se risulta un pò lunghetta leggetevela è davvero interessante!
DOCUMENTO ANCI
DISEGNO DI LEGGE FINANZIARIA 2010
Audizione preliminare esame dei Documenti di bilancio per gli anni 2010 – 2012
Commissioni congiunte bilancio del Senato della Repubblica e della Camera dei
Deputati
Roma, 14 ottobre 2009
Quadro economico generale e inquadramento ISTAT
Il quadro finanziario dei Comuni si inserisce in un contesto di finanza pubblica
sensibilmente destabilizzato ed indebolito dalla crisi economica.
Per il 2009 le previsioni del DPEF 2010-13 preannunciano una contrazione del PIL del 5,2%,
una caduta degli investimenti di quasi il 12% e un calo dei consumi delle famiglie di oltre 2
punti percentuali, cui si accompagna un aumento della disoccupazione fino al 9% circa.
Rispetto a questo scenario dei conti pubblici, la Finanza locale sembra presentare significativi
fattori di resistenza alla crisi.
I dati ISTAT confermano, infatti, che il contributo al contenimento dei saldi offerto dai
Comuni è evidente. Rispetto al peggioramento del deficit della PA osservato nel 2008 di
quasi 20 miliardi di euro rispetto al 2007, il deficit dei Comuni si è ridotto di oltre 1,2 miliardi
di euro.
Il dato conferma inequivocabilmente un trend di lungo periodo che, a partire dal 2004, ha
determinato un miglioramento del saldo di bilancio dei Comuni di oltre 2,5 miliardi di euro,
quasi la metà del miglioramento complessivo registrato dall’intera Pubblica
Amministrazione nello stesso periodo che è pari a 5,6 miliardi di euro.
Dalle cifre riportate risulta evidente che il contributo al contenimento del disavanzo di
bilancio offerto dai Comuni è stato maggiore rispetto al peso relativo che il bilancio del
comparto ha sul totale delle Amministrazioni Pubbliche, pari al 4,8%, se si considera
l’incidenza sulle entrate e al 9,2% se si confrontano le uscite al netto degli interessi.
A determinare il contributo positivo e l’andamento virtuoso dei Comuni rispetto agli altri
livelli di governo, ha contribuito essenzialmente il controllo della spesa.
Nel quinquennio 2004-2008 la spesa è aumentata in ogni comparto della Pubblica
Amministrazione, in rapporto al PIL, di 1,2 punti percentuali, ad eccezione delle
Amministrazioni Regionali (al netto della Sanità) e Comunali, dove invece si è registrata in
entrambi i casi una frenata di 2 decimi della spesa complessiva.
Tale riduzione della spesa dei Comuni, a pressione fiscale invariata, è frutto dell’andamento
contrapposto della spesa corrente, cresciuta nello stesso periodo di un decimo, e di quella in
conto capitale, che invece si è ridotta di 3 decimi di PIL.
Complessivamente, dunque, nel confronto con gli altri livelli di governo e con il totale della
PA, i Comuni si confermano un comparto allineato al conseguimento degli obiettivi di
risanamento dei conti pubblici ma che, per raggiungere questi risultati, ha dovuto sacrificare
una cospicua parte della spesa per investimenti, giacché il solo contenimento della spesa
corrente non sarebbe stato sufficiente al raggiungimento degli obiettivi.
Composizione dei bilanci comunali
Al fine di fornire una visione il più possibile completa della situazione in cui versano i
Comuni, può essere utile fornire un quadro complessivo delle poste più rilevanti, per cui è
necessaria l’adozione di misure correttive.
L’ammontare di risorse a disposizione dei Comuni è per la maggior parte di natura corrente,
circa il 70% del totale, la restante parte riguarda entrate di tipo straordinario (dismissioni
immobiliari e proventi da concessioni) e trasferimenti in conto capitale.
Ne consegue che, in aggregato, l’autonomia tributaria raggiunta dai Comuni come comparto
nel 2007 ammonta al 44%, mentre quella finanziaria si colloca intorno al 66%.
Il 64% della spesa di competenza riguarda oneri di natura corrente, mentre la restante parte è
utilizzata per spese in conto capitale. In particolare, oltre 15 miliardi di euro, il 23,4% del
totale della spesa, pari a 268 euro pro capite, vengono impiegati per finanziare investimenti.
Per quel che riguarda la distribuzione funzionale della spesa corrente, la voce principale
rimane con il 33% del totale quella delle Funzioni generali, dove peraltro si riversa oltre metà
della spesa per il personale, seguita dalla gestione del Territorio e dell’Ambiente e dalla
Spesa sociale, che assorbono ciascuna circa il 16% della spesa corrente. Si fermano invece a
circa il 10% del totale le uscite per Viabilità e Trasporti e quelle per l’Istruzione.
Tanto la composizione delle entrate quanto la distribuzione della spesa trovano riferimento e
vincolo nella disciplina del patto di stabilità interno, entro i cui limiti devono
necessariamente essere contenute, con forti sacrifici, spesso insostenibili che saranno
analiticamente descritti in seguito.
Le entrate dei Comuni
Sul fronte delle entrate, dal 2007 si sono susseguite una serie di novità che hanno avuto come
effetto la significativa riduzione dei trasferimenti erariali, senza di contro consentire una
gestione delle entrate libera e consapevole ed anzi prevedendo il blocco delle aliquote dei
tributi locali fino alla completa attuazione del Federalismo fiscale (decreto legge n.93/2009).
ICI prima casa
Il decreto legge n. 93/2008 convertito dalla legge n. 126/2008, ha previsto all’articolo 1
l’abolizione del pagamento dell’Imposta Comunale sugli Immobili a valere sull’abitazione
principale, compensando il minore gettito con trasferimenti statali. L’ANCI ha contestato da
subito l’insufficienza della copertura stanziata con il suddetto decreto legge 93, che si
ricorda, ammonta a 2.604 milioni di euro, dichiarando fin da subito che l’obiettivo da
perseguire fosse il totale ristoro ai Comuni del mancato gettito ICI. A seguito delle insistenti
richieste dell’Associazione, solo per l’anno 2008, è stata disposta una seppur minima
integrazione di 260 milioni di euro, ma relativamente all’anno 2009, l’unica copertura rimane
quella del decreto legge 93/2008.
Il quadro economico che deriva dalle sopra esposte premesse è che per l’anno 2008 mancano
almeno 536 milioni a titolo di rimborso mancato gettito ICI prima casa, dato l’importo delle
certificazioni presentate dai Comuni che ammontano a 3 miliardi e 400 milioni di euro.
Per quanto riguarda il 2009 invece, la situazione peggiora dal momento che, fermi restando
gli importi delle suddette certificazioni, mancano nelle casse comunali 796 milioni di euro.
L’importo del taglio si fa ancora più pesante nell’anno 2010, anno in cui la riduzione delle
risorse risulta essere di più ampia portata rispetto agli anni precedenti soprattutto sotto il
profilo dell’incertezza. Il mancato rimborso del minore gettito ICI abitazione principale si
stima pari a circa 925 milioni di euro considerando l’aumento naturale del gettito ICI pari al
3% annuo.
A questo vanno aggiunti altri tagli che incombono pesantemente sui bilanci comunali tra cui:
. Taglio dei trasferimenti erariali relativo ai fabbricati ex rurali
Il taglio di cui al decreto legge n.262/2006 (cd. Visco – Bersani) è stato previsto a
partire dall’anno 2007 come conseguenza del potenziale aumento di gettito derivante
ai Comuni dal nuovo classamento catastale di alcune categorie di immobili tra cui
una parte rilevante è rappresentata dal fabbricati che hanno perso i requisiti della
ruralità.
L’importo del taglio effettuato sin da subito dal Ministero dell’Interno a prescindere
dal reale aumento di gettito che si sarebbe eventualmente verificato nei Comuni,
ammonta a 609 milioni di euro per l’anno 2007, 783 milioni di euro per l’anno 2008 e
818 per gli anni a partire dal 2009. L’ANCI ha sin da subito denunciato l’ingiustizia di
una tale disposizione e, già con la presentazione delle prime certificazioni da parte
dei Comuni, che ammontano a 70 milioni di euro, i fatti hanno dimostrato l’eccessiva
sovrastima del Governo.
Ed è sulla scorta di tale consapevolezza che il Fondo ordinario tagliato sin da subito, è
stato reintegrato, in fase di assestamento di bilancio (L. 121/2009), della differenza tra
quanto tagliato e quanto certificato dai Comuni (70 milioni di euro) e dunque di una
somma pari a 713 milioni di euro per l’anno 2008. Anche per il 2009, in cui il taglio è
stato di 818 milioni di euro, è stato previsto il reintegro.
Per l’anno 2010 invece è stata accolta finalmente la richiesta dell’Associazione di non
procedere con il taglio preventivo e illegittimo del fondo che può essere decurtato
solo della cifra relativa alle certificazioni prodotte ai sensi del decreto legge 262/2006
convertito nella legge n. 286/2006. Al riguardo è ufficiale il reintegro del fondo
ordinario di 640 milioni di euro. In sede tecnica sarà poi valutato l’effettivo
incremento di gettito ICI relativo al riclassamento delle suddette fattispecie di
immobili.
. Il taglio per i risparmi sui costi della politica
La legge Finanziaria per l’anno 2008 dispone un taglio dei trasferimenti di 313 milioni
di euro (251 per il comparto Comuni) dovuto al risparmio per i costi della politica che
gli Enti locali possono attuare in relazione alle varie disposizioni contenute
nell’articolo 2 commi 26-31. Solo per il 2008 il fondo è reintegrato di 100 milioni (80
per il comparto Comuni), consolidando il taglio di 251 milioni di euro per gli anni
successivi. Come per la precedente disposizione sui fabbricati ex rurali, il taglio
effettuato risulta di gran lunga superiore al risparmio effettivamente conseguito dai
Comuni, che, in base alle certificazioni prodotte, ammonta a 25 milioni di euro. Ad
oggi risultano mancanti quindi 146 milioni per il 2008 e addirittura 226 milioni per
l’anno 2009. Anche in questo caso sarebbe opportuno consolidare il taglio derivante
dall’effettivo risparmio conseguito, evitando di tagliare preventivamente e creando
inutili e inopportuni problemi di liquidità ai Comuni.
. La riduzione di 200 milioni di euro del Fondo ordinario
Il taglio è stato previsto a valere sul fondo ordinario dal decreto legge n. 112/2008,
convertito con modifiche nella legge n. 133/2008, a partire dall’anno 2008, senza
alcuna giustificazione e/o diritto di appello.