In origine postato da Tomás de Torquemada
Contaci... Ho sempre fatto questo ragionamento in quanto non mi non piace, anzi mi fa schifo, che si esulti per la morte di un uomo, chiunque fosse... E, a mio modesto parere, chi lo fa erige un monumento negativo a se stesso... Posto ciò, mi pare che il libero pensiero qui non sia stato soffocato e infatti mi vogliono segnalare a POL e la stessa cosa è successa quando alcuni "brindarono" all'attentato alle Torri Gemelle... A quanto pare gli anni scorrono, io non cambio... e gli altri nemmeno...
Però io non metterei sullo stesso piano l'uccisione di Italiani e di stranieri.
La competizione e, direi, la guerra è una legge costante e fisiologica nel rapporto fra i popoli. Secondo me è perfettamente legittimo gioire perché è stato colpito un popolo nemico dell'Italia (e quando dico "nemico", non mi riferisco ovviamente alle alleanze ufficiali, che sono solo la formalizzazione del nostro assoggettamento coloniale al barbaro, ma a chi persegue di fatto interessi opposti a quelli dell'Italianità e della grandezza della nostra stirpe).
Se uno gioisce all'uccisione di un italiano, insulta il mio sangue e la mia carne, perché io sono italiano e l'italianità è la cifra del mio essere. Se uno inneggia all'assassinio di uno straniero, la cosa mi tocca relativamente e comunque non mi tocca in ciò che ho di più sacro, perché non considero l'appartenenza alla specie umana un dato qualificante e caratterizzante. Non credo nei diritti universali, nel valore della vita umana inteso in senso astratto, universale e assoluto, tantomeno nella fratellanza degli uomini e dei popoli della terra.
Te lo dico non per voler criticare il tuo punto di vista, che è l'espressione della tua sensibilità e in quanto tale è degno di rispetto, quanto per rilevare l'esistenza di un livello ulteriore, di due piani che a mio parere debbono essere tenuti distinti.
Altro è il caso di un italiano nemico degli italiani ucciso da chi è deputato a proteggere l'ordine sociale e, una volta tanto, lo fa davvero. Non parlo di Carlo Giuliani, che era un giudeo, quindi non un italiano, ma di tanti altri rossi, internazionalisti e perturbatori, cui sia toccata nei decenni la stessa sorte. Ovviamente non accomuno a questi gli operai che hanno lottato per il pane, non importa sotto quale bandiera, di fronte ai quali semmai mi levo il cappello.