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    Talking Vedi Napoli e poi... scappi

    Nelson Moe ricostruisce l'immagine del Mezzogiorno percepita nel XVIII secolo



    LUCA MARCHESI
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    «Mentre ci accingevamo a lasciare Perugia, un pastore protestante inglese, innalzò devotamente gli occhi al cielo, e pregò che la terra inghiottisse gli abitanti di Napoli e Roma. Come non vedere che la civiltà si ferma a Firenze? Roma e Napoli sono paesi barbari travestiti da europei. Là è necessario viaggiare come in Grecia e in Asia Minore, ma con più cautela, visto che i Turchi sono più onesti degli Europei di Napoli». In questi termini assai poco lusinghieri, si esprimeva, riguardo al meridione, Stendhal nel suo "Viaggio in Italia", ad inizio XIX secolo. Il letterato francese continuava una tradizione saggistica "apocalittica" nei confronti del sud Italia affermatasi dal secolo precedente, soprattutto con gli intellettuali illuministi che andavano in giro per il mondo alla ricerca dell'esotico. Molti di loro, però, l'"esotico" lo trovavano non in Africa o in estremo Oriente, ma a poche centinaia di chilometri dal cuore dell'Europa. De Sade, ad esempio, sui suoi appunti di viaggio, aveva scritto cose terribili sulla città del Vesuvio e sui suoi abitanti: «La corruzione e la dissolutezza dei napoletani sono, in effetti, impossibili ad immaginarsi. Il popolo è in uno stato di ignoranza e abbrutimento, le condizioni di vita hanno raggiunto un livello tale di miseria da rendere necessaria una rivoluzione generale per condurre i napoletani alla dolcezza dei costumi che regna nella maggior parte del resto d'Europa».
    Questi e altri pareri si possono trovare su "Un paradiso abitato da diavoli" (ed. L'Ancora del Mediterraneo), il saggio che lo studioso americano Nelson Moe ha dedicato all'immagine del Mezzogiorno d'Italia, così come questa si sviluppò a partire dalla fine del XVIII secolo e per tutto il XIX. Fino quindi ai noti resoconti di Pasquale Villari e Leopoldo Fianchetti, i maestri della questione meridionale, incaricati dal neonato Regno di Italia di inquadrare il problema nel modo più circostanziato possibile. Moe, docente di "Italian cultural studies" alla Columbia University di New York, ha scritto un opera molto documentata su come il Sud è stato visto e come è stato presentato all'immaginario collettivo (non solo intellettuale): barbaro, pittoresco, parte malata della nazione, paradiso di nature incontaminate, sentina di ogni abbrutimento umano.
    «Mio caro amico, che paesi sono mai questi? - scrive Carlo Farini, amministratore capo del Sud durante i primi mesi di occupazione piemontese - Che barbarie! Altro che Italia! Questa è Affrica: i beduini, a riscontro con questi caffoni, sono fiori di virtù civile. E quali e quanti misfatti!» e ancora: «Qui si continua a rubare negli uffici pubblici come sotto i Borboni e come sotto la Dittatura; e ci vorrà ferro e fuoco per estirpare questa cancrena. [.] Questa moltitudine brulica come i vermi nel corpo dello Stato: che Italia, che libertà! Ozio e maccheroni ».
    «La storia d'Italia - sostiene Moe - mette senza dubbio in evidenza le difficoltà che lo Stato e i capi di governo hanno incontrato di fronte alle differenze locali e regionali, soprattutto negli anni Sessanta dell'ottocento. Allora si preferì negare quelle differenze, anche ricorrendo alla violenza. E venne del tutto dimenticata l'eredità federalista di Carlo Cattaneo, la mente più lucida di tutto il Risorgimento».
    Lei è un americano che ha vissuto a lungo a Napoli, e dal suo libro è evidente che ha subìto il fascino del Sud. Non è che alla fine anche lei ricade nella categoria del "pittoresco" che sta alla base dell'opinione secondo cui è meglio vivere a Napoli piuttosto che in Svizzera, perché in Svizzera ci sarà sì pulizia e lavoro ma di interessante c'è solo il cioccolato e l'orologio a cucù?
    «È vero, del resto lo riconosco proprio alla fine delle conclusioni, anch'io ho subito e subisco il fascino del Sud. Esso, con le sue contraddizioni e la sua natura, possiede in effetti una particolare capacità di stimolare, turbare, ispirare e, come ho scritto, ci aiuta a esprimere cose che altrimenti non riusciremmo a dire. In altre parole: il Sud stimola l'immaginazione e la conoscenza. Il mio studio intende ricostruire la storia di questa fascinazione, risalendo alle origini culturali dell'immagine del Sud e del fascino ad essa associato che prende corpo tra il diciottesimo e il diciannovesimo secolo. In Italia come in Europa. Su dove, poi, sia meglio vivere, preferisco astenermi. E' una questione troppo legata ai gusti ed alle abitudini sociali di una persona».
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  2. #2
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    Talking Parole sante!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

    «Mentre ci accingevamo a lasciare Perugia, un pastore protestante inglese, innalzò devotamente gli occhi al cielo, e pregò che la terra inghiottisse gli abitanti di Napoli e Roma. Come non vedere che la civiltà si ferma a Firenze? Roma e Napoli sono paesi barbari travestiti da europei. Là è necessario viaggiare come in Grecia e in Asia Minore, ma con più cautela, visto che i Turchi sono più onesti degli Europei di Napoli». In questi termini assai poco lusinghieri, si esprimeva, riguardo al meridione, Stendhal nel suo "Viaggio in Italia"



    «La corruzione e la dissolutezza dei napoletani sono, in effetti, impossibili ad immaginarsi. Il popolo è in uno stato di ignoranza e abbrutimento, le condizioni di vita hanno raggiunto un livello tale di miseria da rendere necessaria una rivoluzione generale per condurre i napoletani alla dolcezza dei costumi che regna nella maggior parte del resto d'Europa».




    «Mio caro amico, che paesi sono mai questi? - scrive Carlo Farini, amministratore capo del Sud durante i primi mesi di occupazione piemontese - Che barbarie! Altro che Italia! Questa è Affrica: i beduini, a riscontro con questi caffoni, sono fiori di virtù civile. E quali e quanti misfatti!» e ancora: «Qui si continua a rubare negli uffici pubblici come sotto i Borboni e come sotto la Dittatura; e ci vorrà ferro e fuoco per estirpare questa cancrena. [.] Questa moltitudine brulica come i vermi nel corpo dello Stato: che Italia, che libertà! Ozio e maccheroni ».
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

 

 

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