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  1. #21
    SENATORE di POL
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    antonio []
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    Post #4 di 24

    il conflitto di interessi in capo a SB non e' un falso pretesto..e neanche le precarie condizioni di salute mentale e le manifeste ambizioni totalitarie di cui da prova il tycoon di arcore...
    Rilegettevi e fatevi curare.


    Shalom

  2. #22
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    In origine postato da Pieffebi
    Rilegettevi e fatevi curare.


    Shalom
    C'è qualcosa di NON vero?

    Rifletti.

  3. #23
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    In origine postato da MrBojangles
    Tu non sai niente della discesa in campo, vero?
    Ho la fortuna di vivere in un paese fondato sul dialogo dei suoi partiti, e nn capisco perche' non possa succedere cosi anche in italia, in cui se mettete un AN e un PRC insieme di stanza bisogna quasi chiamare la celere...

  4. #24
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    In origine postato da The Phantom
    Ho la fortuna di vivere in un paese fondato sul dialogo dei suoi partiti, e nn capisco perche' non possa succedere cosi anche in italia, in cui se mettete un AN e un PRC insieme di stanza bisogna quasi chiamare la celere...
    Quando lo scontro sociale è VOLUTO, PROGRAMMATO E SCIENTEMENTE PERSEGUITO in quanto unico collante di una NON politica concepita a difesa e protezione di INTERESSI PERSONALI; questo succede.

    Se non sai; NON puoi capire...

  5. #25
    SENATORE di POL
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    Carlo Pelanda su IL GIORNALE del 25 aprile....

    " Il chiarimento europeo



    Di Carlo Pelanda (25 - 4- 2004)





    Un atto dovuto, sul piano dei sentimenti europei, è quello di far sapere ai soldati spagnoli che non li accuseremo mai di vigliaccheria e tradimento a causa del loro ritiro dall’Iraq. Gli sfottò ed il disprezzo stanno già circolando e ne feriscono la dignità. Ma qui la difendiamo, ricordando che hanno svolto con coraggio la loro missione. Devono obbedire all’ordine di un governo democraticamente eletto di cui non sono personalmente responsabili. Tra l’altro, come mi ha detto disperato un alto ufficiale a Madrid, questi soldati sanno benissimo che il loro ritiro aumenta enormemente il rischio per gli italiani: avendo la medesima divisione politica interna, il successo nel caso spagnolo ha incentivato al Qaeda a triplicare gli sforzi contro di noi per sortire il medesimo effetto. Ma, ripeto, non imputeremo mai a voi soldati spagnoli i nostri morti, eventualmente. Proprio noi vi diciamo: il vostro onore, Brigada, è intatto. E nemmeno li imputeremo a Osama Zapatero: un politico inesperto e debole, spaventato da una responsabilità più grande di lui, che i leader più robusti del Psoe hanno candidato solo perché convinti che perdesse le elezioni, lanciandolo in una campagna dove le parole servivano a limitare la sconfitta e non ad anticipare veri impegni di governo. Infatti il punto non è un qualche incidente che porti uno sprovveduto al governo di un Paese europeo, ma il fatto che non ci sia una Unione che regoli l’incidente stesso mantenendo una direzione politica coerente. Questo, e non Zapatero, deve essere l’oggetto principale e generale di un chiarimento intraeuropeo.

    Anzi, di tre. Primo, poiché noi italiani siamo in prima linea, globalmente, nella guerra contro le èlite emergenti - al Qaeda ed il suo braccio politico entro il movimento wahabita - che vogliono costruire il grande califfato panislamico fondamentalista ed usano il terrorismo come strumento bellico, vorremmo sapere quali europei hanno deciso di difendere la loro sicurezza affrontando il nemico per eliminarlo prima che divenga incontenibile e veramente pericoloso, assumendo capacità nucleari e biochimiche, e quali, invece, sperano che una posizione neutrale li salvi. La risposta di Francia e Germania, infatti, all’offerta da parte di bin Laden di una tregua in cambio del neutralismo è stata ferma a parole, ma ambigua nei fatti. In particolare, Parigi non ha incanalato Zapatero entro un sentiero neutralista modulabile, come poteva fare dato l’annuncio di questi di accodarsi alla politica estera francese, ma lo ha mandato avanti come l’utile idiota per indebolire l’accordo all’Onu sull’Iraq. Questa, signori, è stata brutta, bruttissima: un partner che si comporta come un nemico. Ancor più brutto è il fatto che l’Unione europea non richieda di riempire con impegni chiari, comuni e concreti il rifiuto nominale all’offerta di bin Laden. Per questo Roma può e deve pretendere di sapere su chi può contare e su chi no. Così potrà allearsi e condividere lo sforzo con chi non la pugnala alle spalle.

    Secondo, l’ambiguità dell’Unione dimostra quanto non sia compreso il fatto che ci sia una “guerra” in corso. In guerra, dove noi occidentali, così come i regimi islamici moderati, siamo gli aggrediti indipendentemente dagli errori iniziali veri o presunti compiuti nel rispondere all’aggressione, si da priorità a tutte le cose necessarie per vincerla e per minimizzare i danni. Per questo bisogna cambiare registro: va chiarito se l’Unione possa essere un luogo di alleanza che rafforza la sicurezza delle nazioni o uno che la indebolisce. Ora non è chiaro. L’arte diplomatica consiglia di non tentare di chiarirlo perché ciò potrebbe esplicitare le fratture intraeuropee e portare ad una frammentazione ancor più devastante E’ una posizione comprensibile. Ma si sta rivelando controproducente sotto l’attacco di un nemico dotato di rimarchevole capacità politica. Perché gli offre un fianco debole nel quale può sperare di penetrare. Per tale motivo l’unità va condizionata al rispetto di un comune criterio di sicurezza basica. Stabilito questo, cosa che per esempio avrebbe moderato la divergenza di Zapatero, poi le altre differenze possono restare senza creare gravi guai. Per esempio, la Germania combatte, e lo sta facendo bene, in Afghanistan, ma non vuole impegnarsi in Iraq. Nessun problema se, in base ad un concetto condiviso europeo di sicurezza, non delegittima noi che facciamo anche questo. Andrebbe ottenuta, con chiarezza, almeno una soluzione del genere.

    Terzo. L’Unione europea non vuole impegnarsi sul serio nella politica di stabilizzazione del Mediterraneo. Questa richiede inclusioni dei regimi islamici moderati in un sistema comune di area, molti soldi di aiuti allo sviluppo e l’impegno militare per garantirne la sicurezza. Italia, Regno Unito ed Usa stanno facendo queste cose. La Francia, invece, agisce nel teatro come se fosse un nemico e non un partner. La Germania ostacola la nostra proposta di includere meglio Turchia ed altri. Nessuno vuole metterci dei soldi. Poiché per noi la costruzione e difesa di una Ekumene mediterranea è interesse vitale, anche geoeconomico, dobbiamo capire se possiamo farlo sotto l’ombrello politico dell’Unione o rafforzando l’alleanza con gli Usa per tale scopo. Questo è il chiarimento più urgente con le conseguenze più importanti e sostanziali.

    www.carlopelanda.com
    "


    Saluti liberali

  6. #26
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    I liberali iracheni e l'irresponsabilità dei siniSTRUZZI zapateri

    dal sito di IDEAZIONE

    " Dall'Iraq: "Zapatero ci ha abbandonato"
    di Stefano Magni

    Zapatero è un codardo. No Zapatero è coerente con la sua linea. Zapatero spacca l’Europa. No, Zapatero è l’unico che fa gli interessi dell’Europa. Il dibattito in Europa è ancora aperto. Ma cosa ne pensano i diretti interessati? Non gli Spagnoli, ma gli Iracheni? Perché quando le truppe spagnole si saranno ritirate completamente dall’Iraq, saranno soprattutto gli Iracheni a veder cambiare la propria situazione. Fa impressione leggere su un quotidiano iracheno frasi come queste: “Da Iracheno, sono rattristato dal fallimento del partito e del governo di José Maria Aznar, che si è schierato con dignità e coraggio dalla parte del popolo iracheno quando ha contribuito al rovesciamento del fascismo di Saddam”. E’ un editoriale di Aziz al Haj sul quotidiano liberale online Elaph.com. Fa impressione, perché è il contrario di quello che gli intellettuali e gli uomini politici europei pensano. Da questa parte del mondo siamo ancora convinti che a Baghdad non vedano l’ora che i contingenti internazionali si ritirino, ma non si ascolta chi, come al Haj sostiene che: “coloro che sono chiamati a fare autocritica per aver ignorato la sofferenza del popolo iracheno e per aver giustificato i crimini del terrore in Iraq sono le sinistre europee. Le organizzazioni di sinistra tedesche, alleate dei Francesi, sono quelle che hanno organizzato collette per i sedicenti resistenti iracheni – cioè per i criminali che stanno facendo esplodere i quartier generali dell’Onu, le organizzazioni umanitarie, le scuole, le fabbriche e le forze di sicurezza irachene”.

    Lo stesso editorialista si rende conto dei sentimenti che dominano le élite intellettuali europee: “Tutti questi pensatori occidentali tengono conto dei sentimenti della maggioranza degli Iracheni, la cui gioia al momento della caduta di Saddam, è stata vista dal mondo intero? Cosa hanno fatto la Russia, la Francia, la Germania e tutte le sinistre europee per sostenere il popolo iracheno nella sua lotta contro la tirannide di Saddam e nella sua speranza di rovesciarla? Come fa la sinistra europea a mantenere posizioni che si sposano con quelle degli Islamisti più estremi, dell’Iran e dei propagandisti del Pan-Arabismo diffusi fra i simpatizzanti del defunto regime del Baath?”

    “Non ci sono dubbi che la sconfitta di José Maria Aznar e del Partito Popolare Spagnolo siano da considerarsi come una vittoria del terrorismo” - scrive un altro editorialista iracheno, Abd al-Khaliq Hussein, il quale demolisce anche un altro luogo comune sull’“illegittimità” dell’intervento in Iraq: “La scusa della sinistra europea è che la guerra contro Saddam Hussein non fosse legittima perché la decisione non era stata presa dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Per loro una risoluzione dell’Onu è più importante dell’opera di annientamento messa in atto da un uomo attratto dal potere e dal genocidio. Ringraziamo Allah che esiste una superpotenza come gli Stati Uniti che si è investita del compito di salvare i popoli, senza badare alle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza”.

    Non sono solo degli editorialisti isolati a pensarla così. In un sondaggio effettuato il marzo scorso dall’ABC, alla domanda più dura possibile, cioé “L’invasione guidata dagli Stati Uniti era giusta o sbagliata?”, l’87 percento dei Curdi e il 51 percento degli sciiti ha risposto “Sì, era una guerra giusta”, mentre il 63 percento dei sunniti ha risposto negativamente. E ad altre domande, come “La Coalizione deve andarsene ora?”, la stragrande maggioranza degli Iracheni di tutte le etnie ha risposto negativamente. Più precisamente, a questa domanda hanno risposto positivamente (“sì, è giusto che la Coalizione se ne vada ora”) solo il 29 percento dei sunniti, il 12 percento degli sciiti e il 2 percento dei curdi. Sono questi i numeri e le idee della maggioranza silenziosa degli Iracheni.
    27 aprile 2004
    "

    ha fatto finta di capirlo persino Romano Prodi......

    Saluti liberali

  7. #27
    SENATORE di POL
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    E persino Rutelli, dico...Rutelli....è andato abbastanza vicino a capirlo.........

    Shalom!!!

  8. #28
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    In origine postato da tucidide
    ....La guerra in Irak è stata un'operazione di Polizia che non è ancora conclusa...
    Mi sembra un pò arduo (non voglio dire stupido per rispetto) classificare come "operazione di polizia" un cosa che ha causato circa 11.000 morti civili, compresi donne e bambini. Da chi è stato convinto, da Bush o da Blair?

  9. #29
    SENATORE di POL
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    Quanto sarebbero stati i morti, visto che ti piace la contabilità da obitorio, donne e bambini iraqueni compresi, se fosse continuato per ulteriori 12 mesi il regime di terrore di Saddam? Cimentati in una proiezione statistica sulla base delle vittime stimate nell'ultimo lustro....

    Shalom

  10. #30
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    In origine postato da Pieffebi
    Quanto sarebbero stati i morti, visto che ti piace la contabilità da obitorio, donne e bambini iraqueni compresi, se fosse continuato per ulteriori 12 mesi il regime di terrore di Saddam? Cimentati in una proiezione statistica sulla base delle vittime stimate nell'ultimo lustro....

    Shalom
    Saddam non s'è mai considerato un "esportatore di democrazia".

 

 
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