Le verità dell'ex di Pantani
"Drogata con lui per amore"
Christina Jonsson rivela a un settimanale svizzero: "La droga era l'unica maniera per lui di sopportare la pressione, ne consumava quantità industriali e io avevo paura".
"Io e Pantani ci drogavamo insieme"
L'ex fidanzata:"Ne prendeva tantissima"
Christina Jonsson, ex fidanzata di Marco Pantani, rompe il silenzio e rivela inquietanti particolari sugli ultimi anni di vita del Pirata. "La droga era l'unica maniera per lui di sopportare la pressione - dice al settimanale "Hebdo" - la sera, quando tornavo dal lavoro, si prendeva la cocaina insieme. Marco ne consumava quantità industriali, io avevo paura". Alla domanda se Pantani si dopasse, la Jonsson risponde: "Come gli altri,credo di sì".
Christina Jonsson, danese, 28 anni, vuole dimenticare. Ma non è facile dopo essere stata la compagna di Marco Pantani, averne condiviso il declino, la cocaina, per finire poi dimenticata dallo stesso Pirata. Per sette anni Christina ha vissuto al fianco di Pantani. “Il mio vero grande amore, con il quale speravo un giorno di tornare”, dice. I due si erano incontrati a Cesenatico "in una discoteca, dove lavoravo come ballerina. Una sera Marco è entrato nel locale. Ci siamo conosciuti e la nostra storia è iniziata. Lui non aveva una vita sociale molto intensa. Adorava le Ferrari, le Porsche, la velocità. Amava il bricolage, la caccia, la pesca. Conosceva il nome di ogni pesce. Ma Marco era un ribelle. Quando l’ho conosciuto aveva l’orecchino ed il foulard. Era già il Pirata. Poi ha aggiunto il tatuaggio sotto gli occhi. Lo divertiva moltissimo sfidare gli altri. Non era mai soddisfatto".
Poi nel 1999 tutto cambia. Dopo il controllo al Giro d’Italia, nella famosa giornata di Madonna di Campiglio. "Marco è tornato a casa ed ha passato giorni interi a piangere, a disperarsi. E non poteva uscire. La casa era circondata da 150/200 giornalisti. Marco si è sentito tradito, abbandonato. Pensava che la sua squalifica fosse premeditata. Poi, dopo quattro giorni di silenzi, ha ricominciato ad uscire la sera. E dopo una decina di giorni mia ha detto di aver iniziato a prendere della cocaina. Credo l’avesse fatto per poter sopportare la pressione, per cercare di sopravvivere.
Ma nonostante tutto non riuscivo a crederci. E poi ho accettato di entrare anch’io in questo mondo, di prendere la stessa droga per aiutarlo, per amore, per non tradirlo. E’ stato un vero incubo. Ma ci ha dato l’illusione di poter ricominciare a comunicare. Un’illusione spentasi in poco tempo. Marco pensava lo tradissi. Era gelosissimo. Al limite della paranoia”.
La brutta esperienza, per Christina, è durata tre mesi. ”Si, in effetti sono riuscita a smettere. La situazione era insostenibile. La sera, quando tornavo dal lavoro, prendevamo la cocaina insieme. Marco ne consumava quantità incredibili, ma il suo corpo la sopportava bene. Poi la famiglia ha iniziato a capire la situazione e naturalmente la colpa è stata immediatamente data a me".
Ma non c'è solo la cocaina, la compagna di tutti i giorni, nel racconto di Christina. C'è anche il doping. Quel doping la cui ombra rovinò la carriera di Marco Pantani. "Stando con lui - racconta l'ex fidanzata - ho sempre avuto l'impressione che prendesse dei farmaci da solo e valutando bene i rischi. Era la sua scelta e ho anche avuto l'impressione che pagasse di tasca sua i prodotti. Su quest'argomento si confidava con pochissime persone, nemmeno con me. Sentivo che non aveva fiducia neppure nei medici della squadra. Un giorno si e' lasciato andare con me che bisognava prendere delle porcherie per avere successo. Aveva sempre dei prodotti in un contenitore di plastica dentro il frigorifero. Talvolta si faceva delle punture e io lo aiutavo tenendogli il braccio".
Sostanze dopanti che, secondo Christina, Pantani era costretto ad assumere per reggere le richieste del sistema. "Doveva accettare di correre in un sistema che non permette di non doparsi... - racconta - Mi diceva spesso che in Italia si concentrano sul doping nel ciclismo per distogliere l'attenzione dal calcio, che è una faccenda molto più importante... D'altronde, quale atleta che fa sport agonistico non si dopa? E che cosa vuol dire doparsi se non cercare di migliorare la propria performance per dare uno spettacolo, per far sognare?". TGCom.


Come si evince dalla parte colarata in blu, Marco ha iniziato a drogarsi DOPO L'INGIUSTIZA SUBITA A MADONNA DI CAMPIGLIO.
E' stato solo un ragazzo fragile che non ha saputo reagire alle avversita' all'ingiustizia ed all'abbandono di tutto quel mondo che lo aveva prima portato in alto.
Marco, resterai sempre nei nostri cuori.