Il Sismi racconta la trattativa: mai parlato di rilascio immediato. Un rapporto top secret ricostruisce l´azione dei servizi segreti italiani. L´appello alla prudenza diventa l´ottimismo di Palazzo Chigi



da La Repubblica

C. BONINI e C. FUSANI giovedì 22 aprile 2004

ROMA - Nel racconto opaco della crisi degli ostaggi esiste un primo documento. Otto pagine con classificazione «segretissimo», datate martedì 20 aprile, redatte dall´intelligence militare (Sismi) e trasmesse ieri da palazzo Chigi al Comitato Parlamentare di controllo sui servizi segreti. In queste carte, è la sequenza «tecnica» di 76 ore di negoziato, dei canali utilizzati per aprirlo, dei suoi esiti parziali. E´ la traccia, almeno oggi, per individuare dove, in questo affare in divenire, finiscono i fatti e comincia l´enfasi della politica. Repubblica è in grado di riferirne il contenuto attraverso fonti diverse che ne hanno avuto la disponibilità. Ne saltano fuori delle sorprese. Su tutte, l´evidenza di come la «prudenza» degli addetti si sia trasformata in «ottimismo» del governo e l´impegno senza data ad un rilascio degli ostaggi in un annuncio di liberazione ad horas. Di come quella suggerita come una complessa trattativa diplomatica avviata all´indomani del sequestro sia di fatto precipitata in un delicatissimo quanto frenetico lavoro di negoziatori a Bagdad tra la mattina di domenica 18 aprile e la notte di martedì 20. Vediamo.Il documento, ordinato in paragrafi, è aperto da un preambolo. Il Sismi rivendica il proprio patrimonio di humint nel deserto iracheno. Detta altrimenti, la sua rete locale di informatori. Ma, aggiunge, anche questa rete, oggi, è in balia della tempesta che ha travolto la transizione irachena e ne ha incrudelito ogni tratto. Al punto che Palazzo Chigi si prepara ad organizzare il rientro di diplomatici di ambasciata e parte del personale di intelligence. Il negoziato per gli ostaggi è dunque - come scrive il Comitato Parlamentare nel sintetizzare il passaggio del documento - «operazione delicatissima», perché «l´ambiente è segnato da un´aspra e disordinata conflittualità». Ed è in questo contesto che si sta negoziando, che si è cominciato a negoziare con un qualche esito domenica 18 aprile.Domenica 18 aprile. Gli ostaggi sono stati rapiti il 12 secondo la versione ufficiale e, a stare ad altre testimonianze raccolte da Repubblica, forse (alcuni di loro) già la domenica (10) o il sabato (9) precedenti. La notte del 14 si è avuta notizia dell´esecuzione di Fabrizio Quattrocchi e proprio il 18 il consigliere diplomatico Gianni Castellaneta è rientrato dalla sua missione in Qatar, Iran e Siria. Verosimilmente, senza informazioni concludenti, se è vero - come indica il documento Sismi - che proprio domenica 18 aprile il canale che apre la trattativa è il Consiglio religioso sunnita degli Ulema. Quello che ha già portato a casa gli ostaggi giapponesi e francesi e alla cui porta, ventiquattro ore prima (sabato 17), ha bussato Repubblica, registrando la sorpresa degli interlocutori («Nessuno ci ha ancora cercato...»).Bene, nella giornata di domenica 18 - documenta il Sismi - il canale sunnita si dimostra ricettivo e a tenerlo aperto sono tre diversi soggetti: due religiosi sunniti (sono legati ad Al Dhari e Al Kubeissi o sono addirittura loro?), un ex funzionario del Baath, antico contatto del Sismi in epoca antecedente la guerra. Nessuno dei mediatori è al corrente dell´altro (verosimilmente perché solo così è possibile verificarne l´affidabilità). E nessuno dei tre comunica direttamente con i sequestratori. Lo fanno attraverso intermediari. Al centro della trattativa pongono non denaro, ma un prezzo politico. Che incrocia il nodo cruciale della mattanza e dell´assedio di Falluja, la legittimazione politica della "resistenza". Un prezzo che il Sismi, nel documento, non dettaglia, ma a cui fa riferimento elencando «tre iniziative» che Palazzo Chigi ora organizza, ora sollecita, ora approva ex post. Parliamo del convoglio della Croce Rossa per Falluja e del comunicato ufficiale che ne accompagna l´annuncio lunedì 19 aprile, l´appello del Pontefice del giorno precedente e quello dei familiari degli ostaggi ad Al Jazeera.Arriviamo dunque al 19 aprile. E´ in questa data che i contatti del servizio - secondo il documento - danno la notizia che i tre ostaggi sono vivi. E nel farlo, sollecitano una mossa italiana. Palazzo Chigi scommette sull´effetto simbolico del convoglio croce rossa destinato a Falluja e, a sera, svela che «una trattativa esiste», che «i segnali sono positivi». Ma fa qualcosa di più che non appare autorizzato dai fatti. Si spinge a dire che la giornata del 20, martedì, sarà decisiva. Perché, per allora, la «trattativa sarà chiusa». Cosa che non sembra affatto essere. Perché il 20 - stando al documento - i contatti del servizio riferiscono soltanto che «gli ostaggi italiani saranno rilasciati e la salma di Quattrocchi restituita». Non dicono né dove, né come, né quando. Perché dunque tanta precipitosa enfasi? Davvero il «rallentamento» è dovuto al ritardo nell´ingresso del convoglio Croce rossa a Falluja? E quale nesso lega le due circostanze?

Non sono le sole domande di questa storia a rimanere appese. Ce n´è un´ultima. Il documento Sismi esclude che tra il 9 e il 10 aprile due suoi agenti siano stati sequestrati e per loro sia stata trattata la libertà. Si parla di semplice «perdita di contatto», si escludono riscatti e si nega persino che i due «riapparsi» appartengano al servizio. Perché allora il ministro della difesa Martino, il 14 aprile, quando la notizia venne svelata, non smentì?