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  1. #1
    Il Patriota
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    Question che ne pensate del libertarismo?

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  2. #2
    Il Patriota
    Ospite

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    ovviamente come ripetuto mille volte l'idea (ma esiste ??? ) libertaria, dividualista e turbocapitalista non solo è icompatibile ma è vero cancro per la società padana gia abbondantemente malandata da 150 di tricolorismo e 50 di mondialismo...

  3. #3
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    Originally posted by Il Patriota
    ovviamente come ripetuto mille volte l'idea (ma esiste ??? ) libertaria, dividualista e turbocapitalista non solo è icompatibile ma è vero cancro per la società padana gia abbondantemente malandata da 150 di tricolorismo e 50 di mondialismo...
    HO VOTATO CONTRO IL LIBERTARISMO.MA faccio alcune considerazioni.
    D'accordo, ma occhio che la persona e la proprietà privata devono rimanere sacre ec inviolate, altrimenti si scade nel fasciocomunismo peggiore.
    E poi faccio notare che i popoli padani hanno sempre avuto un
    bel po' di individualismo e antistatalismo nel loro DNA.I nostri antenati Celti (soprattutto questi)e Longobardi detestavano il concetto di stato.


    Inoltre stato e chiesa meglio che rimangano separati,vista l'arroganza e la ladreria vaticana, e anche questa è un'idea libertaria, o sbaglio?


    Altra curiosità: fu chiesto a 20 studiosi libertari USA se erano favorevoli all'indipendenza della Padania:tutti risposero SI.

    CMQ se a qualcuno del forum dei libertari stanno fischiando le orecchie venga a postare qui o taccia per sempre.

  4. #4
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    E' erroneo pensare che esista qualche connubio fra comunitarismo e Stato moderno, essendo l'uno la negazione dell'altro. La comunità non si fonda su un guazzabuglio di burocrazia, sull'idea di cittadinanza formale, ma su un legame reale, consuetudinario, fra le persone, legame che viene tradotto, in vari modi, sul piano politico. Il comunitarismo non nega il diritto alla vita, alla libertà, alla proprietà, ma semplicemente ne contestualizza l'esercizio all'interno di una tradizione e di un'idea di bene comune dalla quale è impossibile prescindere salvo negare l'innegabile, ossia l'interdipendenza sociale della vita, della libertà e della proprietà di ogni membro.
    Il libertarismo, in teoria non nega la comunità, ma solo la dimensione ascrittiva che questa esercita e tuttavia cade, secondo il mio punto di vista, nella contraddizione di poter creare altro che non uno Stato di diritto liberale, dove l'umanità è relegata, annichilita, umiliata nella sfera privata, una sfera dove non esistono più valori in sé, ma solo proiezioni soggettive, desideri esistenziali moralmente neutri che posson trovare soddisfacimento a partire dal potere economico detenuto. Poi, per carità: visti i tempi che corrono tra qualche anno non potrebbe essere una cattiva idea quella di recintare il proprio terreno, dichiararlo repubblica e cercare di sottrarsi, esistenzialisticamente, all'influenza del Nuovo Ordine.

  5. #5
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    Concordo con Zena. Aggiungo che nella provincia americana (qualcosa di buono resiste) si sta affermando una nuova forma di libertarismo, che non significa affatto libertinismo o libertà dei costumi quanto "libertà dallo stato" nel recupero dell'originario spirito dei coloni. Libertà dallo stato per dare forza alla comunità e al vivere comunitario laddove di stato non c'è bisogno, privilegiando le comunità naturali e la loro autoregolazione spontanea (consuetudini, autogoverno, istituti di carità).

    Questo orientamento politico è a tutti gli effetti conservatore, perchè riconduce la crisi dei valori tradizionali al fatto che l'invadenza dello stato e del welfare li ha resi per lo più superati. Per intenderci, un tempo la "singletudine" non dava scampo e la famiglia era un valore fondante. Oggi con i sussidi e le svariate forme di assistenza la gente è più portata a stare solo di quanto non fosse un tempo.

    Quello che propongono questi libertari è > meno tasse, più possibilità di spesa e organizzazione; meno leggi > più consuetudini ed autogoverno.

    Sebbene debba studiarci sopra un pò, non mi pare un'idea in toto da gettare.

  6. #6
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    Originally posted by Vassilij
    Concordo con Zena. Aggiungo che nella provincia americana (qualcosa di buono resiste) si sta affermando una nuova forma di libertarismo, che non significa affatto libertinismo o libertà dei costumi quanto "libertà dallo stato" nel recupero dell'originario spirito dei coloni. Libertà dallo stato per dare forza alla comunità e al vivere comunitario laddove di stato non c'è bisogno, privilegiando le comunità naturali e la loro autoregolazione spontanea (consuetudini, autogoverno, istituti di carità).

    Questo orientamento politico è a tutti gli effetti conservatore, perchè riconduce la crisi dei valori tradizionali al fatto che l'invadenza dello stato e del welfare li ha resi per lo più superati. Per intenderci, un tempo la "singletudine" non dava scampo e la famiglia era un valore fondante. Oggi con i sussidi e le svariate forme di assistenza la gente è più portata a stare solo di quanto non fosse un tempo.

    Quello che propongono questi libertari è > meno tasse, più possibilità di spesa e organizzazione; meno leggi > più consuetudini ed autogoverno.

    Sebbene debba studiarci sopra un pò, non mi pare un'idea in toto da gettare.
    No, non lo è. Il fatto è che il libertarismo non parte dall'idea di comunità, ma da quella di libertà individuale. E' una concezione puramente formale, che lascia l'individuo sovrano di sé e della sua proprietà. Utilizza cioè in senso individuale, e non più statale, l'idea di sovranità. Che si fondino o no comunità è relativo alla volontà di fondarle, e quindi la comunità è, al limite, valore secondario e non decisivo in ambito politico. Per il comunitarista, invece, l'individuo può affrancarsi dalla comunità, ma non dichiarando l'extraterritorialità del proprio appartamento o appezzamento di terreno,non adottando scelte che in qualche modo ledano,anche indirettamente, la vita, la libertà, la proprietà del corpo sociale. Il comunitario ha una visione olistica, e riconosce che il dato fondamentale da cui avviare la politica è il legame sociale che unisce persone interdipendenti che abitano uno spazio culturalmente, socialmente, economicamente omogeneo e che sono chiamate alla responsabilità nei confronti del luogo ereditato, "luogo" che è sintesi a suo modo magica e ineffabile di natura ( wilderness) e cultura (Kultur). E' a partire da queste premesse che il comunitarismo è diventato oggi bio-regionalismo, geofilosofia, teoria rivolta a scoprire il senso del luogo, il compito di custodire e trasmettere la "regione" a cui ognuno di noi appartiene, oltrechè, naturalmente il senso dell'aristotelico "zoon politikon". Quest'ultimo senso si fonda sulla priorità della "vita" rispetto al diritto, ossia sulla consuetudine, e sulla reciprocità del dono di sé, che sostituisce nella teoria l'organizzazione societaria di tipo moderno. Sono queste dimensioni che il comunitarista vuole in qualche modo riscoprire, e forse a questo fine sarebbe già utile fare ripartire la "res publica" dal basso, dai comuni, dalla socialità reale, concreta, quotidiana. In assenza di burocrazia, la politica si ricostruirebbe su premesse diverse, che certamente faciliterebbero la formazione di una coscienza nuova, post-moderna, che ricalchi il senso di appartenere a una comunità di destino , comunità che impone, anche senza il ricorso a sanzioni legali, un'etica. Va da sé che l'immigrazione imposta dai vertici e subita dalla società, in questo contesto, diventa pericolosissima per la comunità, sia perchè si rischia di disgregare il tessuto sociale introducendo elementi estranei e non-riconosciuti (la comunità è RI-CONOSCIMENTO), sia perchè si rischia di creare forti tensioni inter-etniche. E, del resto, se il concetto in esame ricalca i legami affettivi, si può affermare che nessuno entra a far parte di una comunità DI DIRITTO: in una comunità o si nasce, o da essa si è accettati, il che equivale anche a dire che ad essa ci si INIZIA. E' il concetto di iniziazione un altro prezioso cardine che la modernità ha drammaticamente eluso, lasciando l'individuo privo di ogni identità capace di indurre in lui un senso superiore, anche solo sociale, dell'esistenza.

  7. #7
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    Predefinito LIBERTARISMO = ANARCHIA, NIENTE ALTRO

    come il comunismo, nè più nè meno, è puro veleno per la società padana, è assolutamente inaccettabile a priori.
    E poi quelli che si proclamano libertari il più delle volte sono dei poveri dementi che dovrebbero definirsi con il loro vero nome: ANARCHICI. Nulla di più.

    Se la nostra società è ridotta come è, alla catastrofe, ciò lo si deve all'ondata di libertarismo incrociata e sovrapposta al progressismo egualitarista, buonista che si è imposto a tutti i livelli dagli anni '70 in poi.
    Risultati concreti: immigrazione selvaggia, anche in nome della "libertà" di movimento e altro, criminalità a livelli atroci sempre in nome della "libertà" di comportamento alternativo e diverso, tossicodipendenti criminali su tutte le nostre strade sempre in nome della "libertà" di drogarsi, e mille altre cose simpatiche di simile genere.

    P.S.: il "libertarismo" nulla centra con la sacrosanta lotta a certo statalismo parassitario e assistenzialista. Se lo mettano in testa certi personaggi che sproloquiano a vanvera e non capiscono mai un accidente... Ho letto discorsi assolutamente deliranti da una certa parte dove hanno richiami continui al cosiddetto manifesto di Rothbard...

  8. #8
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    In un mondo ideale potrei anche essere a favore del libertarismo, purtroppo non viviamo ad Utopia e quindi resta un puro esercizio filosofico.

  9. #9
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    Originally posted by ZENA
    E' erroneo pensare che esista qualche connubio fra comunitarismo e Stato moderno, essendo l'uno la negazione dell'altro. La comunità non si fonda su un guazzabuglio di burocrazia, sull'idea di cittadinanza formale, ma su un legame reale, consuetudinario, fra le persone, legame che viene tradotto, in vari modi, sul piano politico. Il comunitarismo non nega il diritto alla vita, alla libertà, alla proprietà, ma semplicemente ne contestualizza l'esercizio all'interno di una tradizione e di un'idea di bene comune dalla quale è impossibile prescindere salvo negare l'innegabile, ossia l'interdipendenza sociale della vita, della libertà e della proprietà di ogni membro.
    Il libertarismo, in teoria non nega la comunità, ma solo la dimensione ascrittiva che questa esercita e tuttavia cade, secondo il mio punto di vista, nella contraddizione di poter creare altro che non uno Stato di diritto liberale, dove l'umanità è relegata, annichilita, umiliata nella sfera privata, una sfera dove non esistono più valori in sé, ma solo proiezioni soggettive, desideri esistenziali moralmente neutri che posson trovare soddisfacimento a partire dal potere economico detenuto. Poi, per carità: visti i tempi che corrono tra qualche anno non potrebbe essere una cattiva idea quella di recintare il proprio terreno, dichiararlo repubblica e cercare di sottrarsi, esistenzialisticamente, all'influenza del Nuovo Ordine.

    Condivido. Libertarismo e comunismo sono le due facce della stessa medaglia: il mondialismo.
    Noi vogliamo, noi auspichiamo, una Confederazione Etnica Padano-Alpina che abbia come colonne portanti: l'identità etno-razziale delle Nazioni etniche che la compongono, la Tradizione Cattolica, la famiglia tradizionale ed il comunitarismo.
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  10. #10
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    Rispondo in fretta, avendo gia' scritto fiumi d' inchiostro sul tema.

    Il libertarismo (= quella cosa promossa da Thatcher e Reagan ed assorbita da Berlusconi, che conduce al "Popolo delle partite IVA", e' l' applicazione letterale della legge della giungla.
    Chi e' forte (ricco, potente, sano...) diventera' sempre piu' forte per creare una razza di "superuomini", destinata, secondo le teorie evoluzioniste, a fare un prossimo balzo di qualita'

    Invertebrati > Vertebrati > Mammiferi > Scimmie > Uomo > Superuomo.

    Quindi siamo al nazismo evoluzionista.

    Tutte le societa' legate al territorio, non solo quella Padana, nella loro evoluzione UMANISTICA hanno seguito una specie di sussidiarieta' nell' ambito della comunita', nel senso che vecchi, deboli, invalidi, feriti, ecc. potevano contare sulla solidarieta' dei "forti", che, a loro volta, un giorno sarebbero divenuti "deboli".

    Su questo concetto si fonda la tradizione europea del Welfare, da Bismarck (inventore delle pensioni) a prima di Berluska (Schröder, Schüssel, Blair...). Il libertarismo inteso come lo intende quest' ultimo, ridistribuisce il reddito dal basso all' alto, riducendo gli uomini allo stadio di animali.
    Del resto, anche Gesu' Cristo aveva predicato l' assistenza ai poveri ed agli infermi. Vi ricordate "e' piu' facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco vada in Paradiso"?

    Se poi la Chiesa Cattolica ebbe delle derive protopiduiste (Clemente VII, Alessandro VI e simili), ci fu la pronta risposta del Protestantesimo. Parlo di quello originale, Luterano, non delle patacche anglosassoni che sono venute dopo.

    Sfiorando il tema "Padania", data l' innata avidita' dell' imprenditore italico, se il Berluska e chi lo sostiene non cadono presto, la repubblica italiana arrivera', grazie ai vari Dell' Utri, Cecchi Gori, Letta, Montezemolo...ad essere perfettamente in linea con Paesi tipo il Marocco, dove la gente muore di fame, mentre un re ricchissimo e 4 farabutti dei suoi amici vivono in 12 palazzi principeschi.

    Purtroppo anche nell' Ulivo non vedo niente di entusiasmante sotto questo aspetto, vedasi le entrate mensili e le spese per turismo di Ciampi.

    Saluti

 

 
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