LE DUE SINISTRE
di Marco Esposito



L’attacco subito da Piero Fassino durante la manifestazione in favore della pace infiamma ancora una volta quel dibattito/conflitto tutto interno alla sinistra italiana, che si ripercuote e riverbera ormai da tempo memorabile. E’ evidente ai più che il momento storico che stiamo vivendo richiede da parte della classe politica attuale una grande capacità di effettuare scelte nette, anche dure, e di condurle allo stesso tempo con estrema ratio ed unità. Il grave problema è che i temi intorno ai quali si va consumando lo scontro tra riformismo e radicalismo sono appunto quelli della politica estera, e le distanze appaiono nette. Soprattutto le idee di cui si fanno promotrici le due anime della sinistra hanno alla base fondamenta e modi di intendere la vita ormai inconciliabili, con idee totalmente antitetiche. Di esempi che possono confermare questa teoria ne abbiamo moltissimi. Il più attuale di questi riguarda la totale diversità di pensiero su come gestire la situazione in Iraq, e mi appare davvero lontana l’idea che si possa trovare un accordo tra chi ritiene di dover ritirare nell’immediato le truppe da uno stato martoriato, e tra chi invece afferma che le truppe debbano senza alcuna ombra di dubbio rimanere, poiché apportano un determinante ausilio per garantire la sicurezza delle genti inermi e per contribuire alla costituzione di una seria democrazia. Coloro che si idenificano nella prima tesi sono guidati da un’ideologia che potrei definire integralista ed assolutizzante, senza se e senza ma appunto, e concretizzano il loro pensiero ponendo sullo stesso piano il Presidente degli Stati Uniti prima con Saddam Hussein e poi con Bin Laden; urlano slogan di pace ma il loro integralismo li fa essere intolleranti con chi ha idee differenti da loro. I riformisti invece si stanno faticosamente adoperando per unirsi e dare corso ad un nuovo modo di intendere la politica all’interno dell’Ulivo, fatto di unità e di consivisione di un programma con una leadership riconosciuta; si pongono all’interno del tessuto democratico, riconoscendone i valori e soprattutto le alleanze. Tutto questo crea un solco profondo tra le due sinistre, che si va velocemente ingrandendo e che isola l’anima radicale in un angolo. Proprio da qui si evince chiaramente il motivo per cui gli estremisti riconoscono come vero nemico e traditore il leader del più grande partito della sinistra: Fassino infatti si trova in prima linea nel tentativo di creare un’alternativa riformista al nostro attuale governo di centrodestra. La violenta contestazione subita dal segretario dei Ds dunque è un brutto ed esecrabile gesto che tuttavia dimostra che è ormai iniziata la battaglia per far fallire quel processo iniziato pochi mesi fa con la creazione della Lista Unitaria, e che potrebbe sfociare nella formazione di un grande soggetto riformista. A questo punto l’unico (grande) motivo di confronto e di una possibile unione tra riformisti e non, si trova nell’antiberlusconismo e dunque solo nella forma. Nella sostanza si è praticamente incompatibili. Dopo quanto evidenziato mi sembra chiaro che l’opposizione, vista nella sua totalità, non potrà mai costituire un’alternativa credibile al centrodestra, in quanto disunita nei valori di fondo e fortemente litigiosa al suo interno. Forse però è venuto il momento di risolvere questi contrasti definitivamente. Forse, parallelamente alla costituzione del soggetto riformista di cui tanto si avverte il bisogno per rinnovare la politica italiana, è necessario lavorare al fine di portare a compimento quel processo che possa portare in Italia un sistema politico in cui i partiti piccoli non abbiano più la possibilità di essere l’ago della bilancia all’interno delle rispettive coalizioni. E’ questa l’anomalia che va sanata. Certo il periodo storico è difficile. Tra l’attuale maggioranza e l’opposizione non c’è dialogo e comunque il governo di centrodestra non ha alcun interesse a modificare lo status quo, in quanto desideroso di avvantaggiarsi dei nostri contrasti in un’ottica futura. E’ palese infatti che la legge elettorale vigente in Italia penalizza le divisioni che, da qui al 2006, il polo delle libertà tenterà sempre di rendere evidenti. Benchè poi anche all’interno del centrodestra le divisioni siano spesso laceranti, per ora gli accordi tengono: la legge Gasparri, voluta fortemente dal premier è passata alla camera, mentre al senato è stato approvato il disegno di legge sulla devoluzione, caldeggiata con veemenza da Bossi e da tutta la lega. La soluzione per sciogliere questi nodi potrebbe essere quella di innovare culturalmente ciò che attualmente non è possibile fare a livello istituzionale. Occorre allora combattere contro le strumentalizzazioni interne ed esterne al centrosinistra affinchè la lista unitaria possa affermarsi alle prossime elezioni europee ed avere come diretta conseguenza quella di essere considerata nel paese come forza nuova, solida e dominante all’interno della sinistra. Questo dovrà essere il punto di partenza per cercare nuovi accordi con i piccoli partiti del centrosinistra affinchè comunque abbiano la loro necessaria visibilità, sernza che però possano in futuro condizionare in modo determinante le scelte del governo. Solo così il centrosinistra potrà costituirsi come seria e valida alternativa e apparire più solido ed affidabile rispetto ad un centrodestra in cui gli affari personali del premier e la logica divisionista della lega dominano su tutto.

[31-3-2004]