La lista Prodi ha deciso: alla prima occasione utile chiederà il ritiro delle truppe

[benfy]

SVOLTE. BERLUSCONI DICE NO A CASINI, IL DIBATTITO DOPO LA VISITA A BUSH
Anche il governo ora ha le sue torture Prodi dà il via libera al ritiro di sinistra
Il listone gioca d’anticipo sulle notizie di coinvolgimenti italiani e rompe gli indugi



La lista Prodi ha deciso: alla prima occasione utile chiederà il ritiro delle truppe italiane dall'Iraq. Non c'è più ultimatum che tenga, anche perché i sette giorni concessi da Francesco Rutelli al governo perché dia segnali di svolta sono destinati a trascorrere senza novità. Non ci sarà infatti alcun dibattito parlamentare prima del 19 maggio, data in cui Silvio Berlusconi partirà alla volta degli Usa per incontrare George Bush. Eventualmente il premier si presenterà in Parlamento al suo ritorno, ma solo se avrà buone carte da giocare nei confronti dell'opposizione, per esempio l'annuncio ufficiale di una Corte marziale per i colpevoli delle torture ovvero la presentazione di nuovi sviluppi dal fronte Onu il cui Consiglio di sicurezza dovrebbe riunirsi il giorno prima della sua partenza. In caso contrario il governo privilegerà l'understatement, e lascerà che a rappresentarlo in aula siano i ministri competenti, come accadrà oggi col question time alla Camera affrontato da Antonio Martino. Il ministro della Difesa è stato ricevuto ieri a Palazzo Grazioli da Berlusconi, il quale ha raccomandato a Martino di non smuoversi dalla posizione assunta: il governo italiano nulla sapeva delle torture.
Non solo il centrosinistra, che ne ha fatto richiesta ufficiale coi suoi leader, ma anche i centristi dell'altra parte avevano cercato di affrettare i tempi del dibattito, ma la mediazione di Pierferdinando Casini non ha avuto successo. A imporsi è stata invece l'inedita linea Bondi-Fini che al presidente della Camera hanno proposto con forza, soprattutto il secondo, le ragioni del rinvio. Un rinvio che per la lista Prodi non ha più ragione d'essere, tanto più dopo le dichiarazioni di Pina Bruno, vedova di un carabiniere ucciso a Nassiriya: «Mio marito sapeva delle torture», ha detto ieri la donna al Tg3, aggiungendo che i superiori erano informati di quello che stava avvenendo. La dichiarazione ha immediatamente scatenato una bagarre alla Camera, dove la discussione sul mandato di arresto europeo si è trasformata in un improvvisato e accesissimo botta e risposta sull'Iraq, con una serie di interventi di deputati dell'opposizione tutti centrati sulla responsabilità del governo. Per il centrodestra è stato il coordinatore di An Ignazio La Russa a cercare di tappare la falla: «Non dividiamoci su questo. Fate la domanda, avrete le risposte. Su questi temi una comune dignità valgono più di un possibile voto che si pensa di strappare all'avversario». E l'ala sinistra dell'opposizione vorrebbe strapparlo già oggi il voto, a margine del question time. Nel listone si preferisce aspettare, ma c'è ormai unanimità sulla richiesta di rientro. Di questa volontà ha preso atto anche Romano Prodi, che di suo era restio a rivedere i termini del compromesso scaturito dall'ultimo vertice della lista e che prevedeva di aspettare fino in fondo l'esito del piano Onu per l'Iraq. Ma il fronte interno non reggeva più. Rutelli ha preso l'iniziativa quando ha visto che persino gli esponenti più filoatlantici della Margherita cominciavano a cedere. Sia Rutelli che Fassino hanno poi spiegato al presidente della Commissione che aspettare ancora era troppo rischioso, non solo per i nuovi possibili sviluppi italiani del caso, poi puntualmente verificatisi, ma anche per il danno elettorale che la lista rischia di subire a causa del trascinarsi della vicenda irachena, danno che peraltro Prodi sarebbe il primo a pagare in termini di forza e inattaccabilità della sua leadership. Su questo argomento nel listone è allarme rosso. Anche Massimo D'Alema si è fatto sentire per caldeggiare la rottura di ogni indugio, spiegando ai suoi interlocutori che la sinistra italiana è stata fin troppo responsabile, ma che non si può aspettare ancora per poi magari regalare il venti per cento dei voti alla sinistra radicale e pacifista.

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[Stef@]

finalmente.

[Oasis]

vediamo, in effetti con questa storia delle torture la coalizione s'è gettata troppo merda addosso