di Lara Comi Europarlamentare del PdL

Questa volta ce l’hanno fatta: gli eurodeputati della sinistra si sono coperti di ridicolo!
Hanno tentato di bloccare i lavori del Parlamento europeo per proporre sterili polemiche politiche interne.
Non solo!
Hanno respinto, con il loro comportamento, il saggio invito che il 25 settembre il presidente della Repubblica Napolitano aveva rivolto a noi eurodeputati italiani di non trasformare il Parlamento europeo in una cassa di risonanza di polemiche o ancor peggio in un’istanza d’appello rispetto a quanto deciso nei parlamenti o negli esecutivi nazionali.

Ieri a Strasburgo è fallito miseramente l’ennesimo goffo tentativo della sinistra di utilizzare la platea europea per screditare l’Italia e il governo Berlusconi.
Stesso copione della precedente tornata di Bruxelles, stessi figuranti: Di Pietro, Sassoli e soci con l’avallo dei vari Schulz, Verhofstadt e della new entry socialista Hannes Swoboda.
Un patto tra «gentiluomini» che hanno tentato di dare, ancora una volta, dell’Italia una visione deformata, dimostrazione di quel disprezzo che hanno del corpo elettorale che concede, invece, ampia fiducia al governo Berlusconi.

L’opposizione si fa con proposte serie e un dibattito serrato, non con cronache morbose come quelle recenti.
La realtà è che questa minoranza intende la libertà di stampa come libertà di mistificare, insultare e calunniare.
Il nostro voto ha rafforzato l’idea che la libertà di stampa in Italia sia garantita; non ci sono ostacoli e veti che possano limitarne l’esercizio.
Nel nostro Paese c’è una vasta gamma di media liberi e indipendenti; ciò dimostra il pluralismo dell’informazione.
La libertà di critica, legittima, pur aspra e forte, è assicurata ma poco praticata dalla sinistra che invece si esercita nella liceità di ingiuria, di calunnia e di diffamazione.

La verità è che l’opposizione trova solo all’estero sponde utili a rilanciare quelle campagne anti Cavaliere che in patria ormai faticano a racimolare seguito.
Alimentare polemiche e pregiudizi contrari all’interesse del Paese significa ridurre il peso internazionale che l’Italia può vantare.
Al contrario di ciò che il nostro presidente del Consiglio sta, faticosamente ma egregiamente, facendo.
A volte è davvero difficile essere italiani per gli uomini della sinistra in un contesto internazionale.

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saluti