16.05.2004
Sondaggi: tre milioni di elettori in fuga da Forza Italia
di Simone Collini
Forza Italia sotto di otto punti rispetto alle politiche del 2001 e la credibilità del presidente del Consiglio sprofondata al 21 per cento. Visti questi due dati si capisce perché Berlusconi da un po’ di tempo non parli più di sondaggi, una volta suo argomento prediletto. Tra meno di un mese si voterà per le elezioni europee e per le amministrative. Stando alle rilevazioni effettuate dai più diversi istituti demoscopici, il centrosinistra è in vantaggio sul centrodestra. Ma al di là di questo, c’è un altro dato che emerge con evidenza: la zavorra che frena la Casa delle libertà è Berlusconi in persona. E va da sé che a farne le spese è soprattutto Forza Italia.
Il 29,4 per cento incassato nel 2001 è ormai un ricordo lontano. Il partito del premier viene dato negli ultimi sondaggi della Ipsos di Pagnoncelli e della Swg di Weber tra il 21 e il 22,5 per cento. Forza Italia è quindi sotto di circa tre punti rispetto alle europee del ‘99 (25,2 per cento) e di quasi otto punti rispetto alle ultime politiche. Tradotto in cifre, con una traduzione che farebbe storcere la bocca agli esperti del settore ma che rende l’idea: se si andasse a votare oggi, Forza Italia otterrebbe oltre due milioni e mezzo di voti in meno rispetto al maggio di tre anni fa (2 milioni 750, per l’esattezza). Ancora per rendere l’idea, e questa volta si tratta di un dato registrato dalle urne e non da rilevamenti. Forza Italia, dalle politiche del 2001 ad oggi, con le due tornate elettorali del 2002 e del 2003, soltanto in Sicilia ha perso 600mila voti.
Quali sono le ragioni di questo crollo? Spiegano alla Swg che gli altri partiti della Casa delle libertà tengono, o addirittura guadagnano consensi (è il caso di An, ma soprattutto dell’Udc). Dai sondaggi, dice il presidente dell’istituto demoscopico Roberto Weber, emerge una perdita di credibilità di Berlusconi che penalizza soprattutto il suo partito. «Noi facciamo indagini sulla fiducia nel presidente del Consiglio, sulla sua popolarità. Quello che registriamo è che anche sulle singole misure c’è un calo di fiducia e di credibilità».
Spiega che analoghe rilevazioni venivano fatte sui precedenti presidenti del Consiglio. Prodi, D’Alema, Amato, dice, si muovevano costantemente dentro una «forchetta» che andava dal 30 al 40 per cento. «Negli ultimi sondaggi Berlusconi oscilla tra il 21 e il 23 per cento».
Ma il problema, per Berlusconi, non è solo questo crollo di credibilità. Il problema è che tutti i tentativi di arginarlo e di recuperare stanno fallendo. La tendenza non è infatti cambiata nonostante l’offensiva mediatica avviata negli ultimi mesi (iniziata già da gennaio con la celebrazione del decennale di Forza Italia al palazzo dei congressi di Roma), nonostante le apparizioni in televisione a “Porta a Porta”, all’“Alieno”, a “Batti e ribatti”, nonostante i maxiposter sei per tre con cui ha invaso le città.
Anzi, sembra che queste iniziative siano state anche controproducenti. Un sondaggio della Coesis di qualche giorno fa ha rivelato che alla domanda «I manifesti di Silvio Berlusconi fanno aumentare oppure diminuire la voglia di votarlo?», la maggioranza degli intervistati ha risposto «La fanno probabilmente diminuire» (42 per cento) e «La fanno sicuramente diminuire (15 per cento); molto pochi, invece, quelli che hanno risposto «La fanno sicuramente aumentare» (6 per cento) e «La fanno probabilmente aumentare» (15 per cento).
C’è anche un’altra ricerca che sta girando in questi giorni, e che dalle parti di Forza Italia si guardano bene dal far uscire. È stato fatto un test sui manifesti con il volto di Berlusconi e le frasi: «meno 40 per cento di immigrati clandestini», «93mila miliardi di vecchie lire per le grandi opere», «ridotta al 33 per cento l’imposta sulle imprese» e «meno 21mila incidenti stradali grazie alla patente a punti». È stata testata sia l’efficacia sul piano comunicativo di questi manifesti, che la loro credibilità.
Sull’efficacia il campione si è diviso più o meno a metà, riflettendo in qualche modo le convinzioni politiche degli intervistati. Sulla veridicità delle affermazioni, invece, quasi l’80 per cento degli intervistati ha dichiarato di non crederci quando si trattava di rispondere su manifesti che riguardavano tasse, lavoro e sicurezza. Il rapporto era invece inverso (solo il 20 per cento non ha giudicato l’affermazione credibile) sulla patente a punti. Misura che non era presente nel contratto con gli italiani. Un caso?
da www.unita.it