Da oggi legali nello Stato del Massachusetts
Nella città universitaria consegnata a mezzanotte la prima licenza riconosciuta dalle autorità a una coppia omosessuale
Cambridge in festa, municipio aperto nella notte
BOSTON - Allo scoccare della mezzanotte il Massachusetts è diventato il primo Stato americano a legalizzare i matrimoni omosessuali. Un evento storico che apre un nuovo capitolo nella storia dei diritti degli omosessuali negli Stati Uniti. La decisione della Corte suprema del Massachusetts di consentire l'unione tra gay e lesbiche entra in vigore il primo minuto del 17 maggio.
Per l'occasione il municipio di Cambridge, città universitaria a pochi passi da Boston, ha deciso di aprire gli uffici in piena notte per ricevere le domande per il certificato di matrimonio di coppie gay e lesbiche. E così, per la prima volta negli Stati Uniti, a mezzanotte i funzionari comunali hanno consegnato la prima licenza a una coppia, da oggi riconosciuta dalle autorità statali, almeno nel Massachusetts.
La prima coppia a ricevere i suoi documenti era formata da Marcia Hams e Susan Shepherd, residenti a Cambridge, insieme da 28 anni e con un figlio di 24. Le due donne erano in fila dal giorno prima. "I tifosi fanno queste cose per acquistare il biglietto per una partita di baseball" ha detto Marcia Hams, "non vedo perché non dovremmo farlo per sposarci".
Già dal pomeriggio di ieri una piccola folla si è formata davanti al municipio di Cambridge, città tra le più progressiste negli Usa dove si trovano la Harvard University e il Massachusetts Institute of Technology (Mit). Il municipio ha quindi deciso di aprire le porte alle 22 (le 4 italiane) per distribuire numeri alle coppie in fila in modo da garantire lo svolgimento ordinato della presentazione delle domande. Nell'attesa della mezzanotte il sindaco Michael Sullivan ha offerto una festa ai promessi sposi
Tra i primi a esercitare il diritto acquisito dopo una battaglia durata tre anni ci sono anche le sette coppie gay e lesbiche che nella primavera del 2001 inaugurarono la storica lotta intentando causa allo Stato per aver rifiutato di concedere loro il certificato di matrimonio. "All'epoca nessuno ci fece caso. Non era nemmeno considerata una notizia", ha ricordato Julie Goodridge, componente di una delle coppie pioniere del movimento e che ha prestato il nome al caso giudiziario "Goodridge contro Department of Public Health".
Da venerdì sera, quando la Corte suprema degli Stati Uniti ha dato l'imprimatur definitivo alla celebrazione delle prime unioni gay e lesbiche legali negli Usa, rifiutando di bloccare il via dell'analoga Corte statale, la comunità gay è in fibrillazione. Per tutto il weekend, senza sosta, si sono svolte feste e barbecue per il "Countdown to marriage" (Conto alla rovescia per il matrimonio), organizzate dal gruppo Freedom to Marry (Libertà di sposarsi), che dal 1993 si batte per il diritto delle coppie gay e lesbiche di unirsi in matrimonio.
Ma non tutti si sono rallegrati. Circa 400 attivisti contrari al matrimonio gay erano riuniti a Faneuil Hall, nella piazza centrale di Boston, per aspettare la decisione della Corte suprema di Washington, che è stata accolta da sonori "boo".
"Dal Bay State al Gay State", ha sbottato Philip Travis, deputato statale che ha promosso la proposta per un emendamento alla costituzione che vieterebbe il matrimonio gay, facendo un gioco di parola sul il nomignolo del Massachusetts (Stato sulla baia). L'emendamento, che definisce il matrimonio come un'unione tra un uomo e una donna, era stato adottato a marzo dalle due camere del parlamento statale. Ma per diventare legge, il provvedimento deve essere riapprovato dalla legislatura nel 2005 e poi sottoposto agli elettori in un referendum nel 2006.
Il governatore Mitt Romney ha cercato di evitare che il suo Stato diventasse la "Las Vegas dei matrimonio omosex" con una ressa di coppie gay provenienti da tutta l'America, e ha rispolverato all'ultimo momento una legge del 1913 che proibisce l'unione nel Massachusetts di coppie cui matrimonio non sarebbe riconosciuto nello stato d'origine.
da:http://www.repubblica.it