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    Predefinito Ma io faccio l’elogio della mobilità

    Ma io faccio l’elogio della mobilità
    Inserito il 22 ottobre 2009
    Ma io faccio l?elogio della mobilità|Libertiamo.it
    Ma io faccio l’elogio della mobilità

    - di Benedetto Della Vedova dal Secolo D’Italia di giovedì 22 ottobre -

    Un grande poeta intellettuale come Pierpaolo Pasolini seppe descrivere mirabilmente il suo dolente rimpianto per l’Italia agreste e familiare che il boom economico andava lentamente cancellando, a favore della ricerca del benessere e del consumo. L’Italia delle campagne si metteva in movimento: fisicamente, culturalmente, professionalmente. Ma l’Italia che oggi conosciamo ed apprezziamo per le posizioni conquistate nel dopoguerra in termini di reddito diffuso e di standard di vita è fondata sulla valorizzazione della mobilità come valore positivo.

    La mobilità territoriale prima, dal sud al nord, che incorporava quella sociale: dalla sussistenza al consumo e alla scuola per i figli. Nei tempi più recenti le regioni che hanno conquistato un ruolo da protagoniste nell’economia italiana (e non solo, pensiamo al nordest) lo hanno fatto attraverso la diffusione di una vera e propria etica della mobilità. Centinaia di migliaia di piccole imprese sono nate dalla scelta di vita di lavoratori che si sentivano stretti nella pur comoda camicia del posto fisso e vi rinunciavano scegliendo il rischio e la dinamicità del “mettersi in proprio”.

    Questo li ha resi protagonisti della generalizzazione del benessere in terre che avevano soprattutto conosciuto l’emigrazione e che, nel breve volgere di una generazione, sono divenute terre di immigrazione massiccia. La mobilità, il rischio e la flessibilità costituiscono i fondamenti di un’economia dinamica e competitiva, anche quando sono profondamente intrecciati con valori e sentimenti antichi. Il compito della politica deve essere quello di incentivare, non di stigmatizzare, la mobilità ed il desiderio di fare e anche avere di più, di cercare e vincere sfide personali e professionali.

    Più persone sceglieranno di costruire il proprio avvenire passando da lavoratori a imprenditori o cercando nuovi e più soddisfacenti impieghi, meglio sarà per tutti. E questa non è poesia, nemmeno in una temperie come questa. La mobilità e la flessibilità del lavoro non vanno esorcizzate, ma governate per tutti e soprattutto per coloro che per scelta o necessità sono lavoratori dipendenti. La precarietà di troppi lavoratori, quelli che “non possono chiedere il mutuo”, non è il prodotto della liberalizzazione del mercato del lavoro, ma esattamente del suo opposto, cioè della rigidità del contratto standard che scarica su di loro – i lavoratori più deboli e spesso più giovani – il costo di mantenere regole asimmetriche e discriminatorie come l’articolo 18.

    Mentre del resto non è praticabile l’universalizzazione di questo strumento, sarebbe possibile arrivare ad un contratto standard più equilibrato che consenta di cancellare le eccezioni ingiustificate, che oggi sono moltissime e producono incertezza per le persone e inefficienza per il sistema economico nel suo complesso. Il messaggio rassicurante che una società aperta e solidale deve offrire non può essere più – ma lo è mai stato? – quello del “posto fisso”, bensì quello del sapersi fare carico delle difficoltà. Perdere il lavoro non deve più essere per nessuno, e non solo per i dipendenti di Alitalia, una tragedia individuale e familiare.

    Per fare questo occorre uno Stato sociale diverso, che sostenga universalmente i lavoratori nella disoccupazione e li accompagni in modo efficiente fino all’occupazione successiva. Per fare questo non si deve inventare nulla di particolarmente originale, bisogna sconfiggere il conservatorismo ed il corporativismo sindacale; bisogna liberare risorse spendendo meglio e meno per le pensioni. Oltre la crisi dobbiamo lavorare per un’Italia che non si ripieghi, ma che trovi la forza e il modo di valorizzare il meglio del suo passato e del suo presente, di cui fa parte la mobilità e non il posto fisso.

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    Inserito da:

    Benedetto Della Vedova

  2. #2
    in silenzio
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    Exclamation Rif: Ma io faccio l’elogio della mobilità

    Con mobilità intendi che il lavoratore può guadagnare tanto da poter traslocare mantenendo la sua famiglia convivente, oppure che in caso di cambio di sede la famiglia deve frantumarsi causa impegni individuali dei singoli componenti?

    E i vecchi, più abitudinari ... tutti all'ospizio senza visite causa lontananza "da lavoro"?

    Una prospettiva davvero disumana.


  3. #3
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    Predefinito Rif: Ma io faccio l’elogio della mobilità

    Citazione Originariamente Scritto da Maria Vittoria Visualizza Messaggio
    Con mobilità intendi che il lavoratore può guadagnare tanto da poter traslocare mantenendo la sua famiglia convivente, oppure che in caso di cambio di sede la famiglia deve frantumarsi causa impegni individuali dei singoli componenti?

    E i vecchi, più abitudinari ... tutti all'ospizio senza visite causa lontananza "da lavoro"?

    Una prospettiva davvero disumana.

    Per fare questo occorre uno Stato sociale diverso, che sostenga universalmente i lavoratori nella disoccupazione e li accompagni in modo efficiente fino all’occupazione successiva.
    L'articolo è di Della Vedova, non mio. La prospettiva disumana è quella che socialistoidi di destra e di sinistra (ieri Visco oggi Tremonti) ci stanno facendo vivere: uno spaventoso debito pubblico che le generaizoni più giovani, fra cui la mia, saranno costrette a ripagare in un futuro di miseria e sovratassazione.

  4. #4
    Dai che non c'ho tempo
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    Predefinito Rif: Ma io faccio l’elogio della mobilità

    Citazione Originariamente Scritto da libertando Visualizza Messaggio
    L'articolo è di Della Vedova, non mio. La prospettiva disumana è quella che socialistoidi di destra e di sinistra (ieri Visco oggi Tremonti) ci stanno facendo vivere: uno spaventoso debito pubblico che le generaizoni più giovani, fra cui la mia, saranno costrette a ripagare in un futuro di miseria e sovratassazione.

    Non mi pare Tremonti un tifoso del debito pubblico.
    Anzi, i motivi di dissenso nei suoi confronti sono di segno opposto.

    Trovo decisamente pià aderente alla realtà "l'elogio dello stronzo" di Berlusconi.
    Nulla alle spalle, dubbi sul futuro
    Oggi m'hanno incuXXto...ma con che austerità ragazzi! Roba da signori! Ho ringraziato e chiesto un'altro appuntamento.

  5. #5
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    Predefinito Rif: Ma io faccio l’elogio della mobilità

    Citazione Originariamente Scritto da Gigione Visualizza Messaggio
    Non mi pare Tremonti un tifoso del debito pubblico.
    Anzi, i motivi di dissenso nei suoi confronti sono di segno opposto.

    Trovo decisamente pià aderente alla realtà "l'elogio dello stronzo" di Berlusconi.
    Nessuno è tifoso del debito pubblico, però solo chi vuole riformare davvero lavoro, pensioni e abbassare drammaticamente le tasse è davvero intenzionato a combatterlo seriamente. Tremonti si sta persino opponendo all'abolizione dell'Irap, al contrario di Berlusconi che ha una posizione ad oggi molto più ragionevole della sua.

  6. #6
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    Predefinito Rif: Ma io faccio l’elogio della mobilità

    Citazione Originariamente Scritto da libertando Visualizza Messaggio
    Nessuno è tifoso del debito pubblico, però solo chi vuole riformare davvero lavoro, pensioni e abbassare drammaticamente le tasse è davvero intenzionato a combatterlo seriamente. Tremonti si sta persino opponendo all'abolizione dell'Irap, al contrario di Berlusconi che ha una posizione ad oggi molto più ragionevole della sua.

    Il tagliodell'IRAP costa.
    Se costa, significa debito.

    Io ho apprezzato i tagli alla spesa di Tremonti, purtroppo controbilanciati e superati dall'impatto della crisi.

    C'è un partito della spesa, alla faccia nei nostri figli, per me, in questo momento, ha ragione Tremonti.

    Quanto ad elogiare la mobilità in quanto tale, mi sembra una castroneria indicibile, partoribile solo da chi non ha problemi di reddito, o santi in paradiso.
    Nulla alle spalle, dubbi sul futuro
    Oggi m'hanno incuXXto...ma con che austerità ragazzi! Roba da signori! Ho ringraziato e chiesto un'altro appuntamento.

  7. #7
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    Predefinito Rif: Ma io faccio l’elogio della mobilità

    Citazione Originariamente Scritto da Gigione Visualizza Messaggio
    Il tagliodell'IRAP costa.
    Se costa, significa debito.

    Io ho apprezzato i tagli alla spesa di Tremonti, purtroppo controbilanciati e superati dall'impatto della crisi.

    C'è un partito della spesa, alla faccia nei nostri figli, per me, in questo momento, ha ragione Tremonti.

    Quanto ad elogiare la mobilità in quanto tale, mi sembra una castroneria indicibile, partoribile solo da chi non ha problemi di reddito, o santi in paradiso.
    Non è affatto detto, perché generando maggiore capitale in mano alle imprese si traduce in occupazione e circolazione del denaro sul mercato, che è a sua volta colpito dalle tasse. Se pensi ai tuoi figli, dovresti preoccuparti dell'enorme debito pubblico che gli lasci.
    Chi elogia la mobilità "in quanto tale"? Hai letto l'articolo di apertura?

  8. #8
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    Predefinito Rif: Ma io faccio l’elogio della mobilità

    Concordo sul discorso di Della Vedova, anche se non vedo la necessità di avere uno Stato che prepara i contratti per tutti, nè che lo stato debba sostenere economicamente, salvo periodi di crisi come quello attuale,
    le aziende e i lavoratori.
    Peraltro trovo il contratto a tempo indeterminato così come concepito una stortura, visto che costringe il datore di lavoro a firmare un contratto senza avere un termine fondamentale certo come il tempo, con delle gravi limitazioni alla sua libertà nella gestione della sua azienda. Per avere un contratto equo, anche in presenza di tempo indeterminato, occorre che le limitazioni al licenziamento riguardino solo clausole economiche, ovvero le sole quantificabili con certezza: in base all' età e alla capacità professionale del dipendente la liquidazione dovrebbe corrispondere al numero medio di mensilità che impiega nel trovare un altro impiego.
    Ma i sostenitori del lavoro fisso al momento possono stare tranquilli, questo assurdo sistema di contratto che limita le possibilità dell'imprenditore, e spesso quelle del dipendente stimolato a non avere miglioramenti, durerà a lungo; conviene alla classe politica, perchè ottiene voti, ai dipendenti che vogliono avere una sicurezza facendola pagare ad altri, alle banche, che limitano i loro rischi su prestiti.
    Ultima modifica di karasumi; 01-11-09 alle 09:22

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    Predefinito Rif: Ma io faccio l’elogio della mobilità

    Citazione Originariamente Scritto da karasumi Visualizza Messaggio
    Concordo sul discorso di Della Vedova, anche se non vedo la necessità di avere uno Stato che prepara i contratti per tutti, nè che lo stato debba sostenere economicamente, salvo periodi di crisi come quello attuale,
    le aziende e i lavoratori.
    Peraltro trovo il contratto a tempo indeterminato così come concepito una stortura, visto che costringe il datore di lavoro a firmare un contratto senza avere un termine fondamentale certo come il tempo, con delle gravi limitazioni alla sua libertà nella gestione della sua azienda. Per avere un contratto equo, anche in presenza di tempo indeterminato, occorre che le limitazioni al licenziamento riguardino solo clausole economiche, ovvero le sole quantificabili con certezza: in base all' età e alla capacità professionale del dipendente la liquidazione dovrebbe corrispondere al numero medio di mensilità che impiega nel trovare un altro impiego.
    Ma i sostenitori del lavoro fisso al momento possono stare tranquilli, questo assurdo sistema di contratto che limita le possibilità dell'imprenditore, e spesso quelle del dipendente stimolato a non avere miglioramenti, durerà a lungo; conviene alla classe politica, perchè ottiene voti, ai dipendenti che vogliono avere una sicurezza facendola pagare ad altri, alle banche, che limitano i loro rischi su prestiti.
    :giagia: purtroppo hai ragione

  10. #10
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    Predefinito Rif: Ma io faccio l’elogio della mobilità

    Citazione Originariamente Scritto da Maria Vittoria Visualizza Messaggio
    Con mobilità intendi che il lavoratore può guadagnare tanto da poter traslocare mantenendo la sua famiglia convivente, oppure che in caso di cambio di sede la famiglia deve frantumarsi causa impegni individuali dei singoli componenti?

    E i vecchi, più abitudinari ... tutti all'ospizio senza visite causa lontananza "da lavoro"?

    Una prospettiva davvero disumana.

    Disumana, l'hai detta veramente giusta! Io aggiungerei 'mondialista' e 'capitalista', visto che la mobilità assoluta (per i ricchi e la cerchia dei loro diretti di godere di tutti i privilegi che il mondo può offrire, come una sorta di immenso parco-giochi, per tutti gli altri di cercare continuamente uno straccio di sub-lavoro per tirare a campare al minimo) è uno degli obiettivi della globalizzazione capitalista.

    Vogliono una società di apolidi, di sradicati, di senza storia, divisa in consumatori schizofrenici e legioni di schiavi pronti a tutto pur di riuscire a comprare 4 cazzate, senza alcun altro desiderio che consumare e ancora consumare, senza cervello, senza Ideali, senza passioni vere.
    Senza un Futuro diverso da quello IMPOSTO dai globalizzatori.

    Forse andrà a finire così, forse no...ma lorsignori non pensino di riuscire nei loro intenti tanto facilmente.

    Per quanto riguarda i signorini favorevoli alla mobilità, io proporrei la mobilità del reddito e dei beni: un anno fai il signore privilegiato e l'altro la persona normale, a turno.
    Vediamo se dopo aver vissuto come un normale cittadino per un po di tempo vi passa la voglia di giocare agli yuppies mondialisti con la vita degli altri...

 

 
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