Ecco il giudizio sulla guerra in Iraq, su Bush e sul governo americano e i suoi alleati, da parte di uno che di conflitti internazionali e di spionaggio ne capisce davvero...
Domanda a John Le Carrè: Verso la fine di "Amici assoluti" c'è un paragrafo decisivo su questo conflitto. Dice: "Questa guerra dell'Iraq è illegittima, signor Mundy. E' stata una cospirazione criminale e immorale. Non c'erano provocazioni, non c'erano vincoli con Al Qaeda, non c'erano armi apocalittiche. (...) E' stata una guerra coloniale per il petrolio uguale alle solite, travestita da crociata a favore della libertà e della forma di vita occidentale, e l'ha iniziata una cricca di illuminati specialisti della geopolitica ebreo-cristiani assetati di guerra che si sono appropriati dei mezzi di comunicazione e che hanno approfittato della psicopatia americana post 11 settembre". Prima che la guerra cominciasse, lei aveva pubblicato su diversi giornali un articolo nel quale affermava che gli Stati Uniti erano impazziti.
Risposta di John Le Carrè: E' stato nel gennaio dell'anno scorso che ho detto che gli Stati Uniti erano impazziti. A me pare che gli americani stiano attraversando un periodo di democrazia molto discutibile. Visti da fuori, li separa soltanto una guerra o un'elezione dal diventare ciò che noi chiamiamo fascismo. Fa paura la mancanza di differenze che lì si verifica tra la classe politica, la classe imprenditoriale e mezzi di comunicazione. Prima esistevano gruppi di pressione esterni alla Casa Bianca che esercitavano la loro influenza per ottenere delle modifiche alle leggi vigenti in materia di imprese farmaceutiche, di concessioni petrolifere, di riduzione delle tasse... Ora tutti questi gruppi di pressione stanno all'interno della Casa Bianca rappresentati da membri del gabinetto ministeriale.
Domanda: Lei ha dichiarato diverse volte che è una follia affermare che chiunque si opponga a Bush, come è il suo caso, sia antiamericano.
Risposta: Questo è il tipo di semplificazioni demagogiche che utilizzano tutti i fanatici in politica e religione. Considero che gli Stati Uniti siano il luogo di nascita delle idee democratiche, ma credo anche che in questo momento le stiano abbandonando, si veda la legge sul patriottismo - il Patriot Act -, Guantanamo e il disprezzo per le Nazioni Unite, nonchè l'atteggiamento crudele, fondamentalista e guidato dalla religione e dagli interessi delle grandi aziende verso tutto ciò che è straniero. A mio avviso, il ruolo che il mio stesso paese, l'Inghilterra, sta svolgendo in tutto ciò è vergognoso. Io avevo accolto Blair con entusiasmo, lo ritenevo un uomo coraggioso, un idealista, ma è diventato una comparsa degli americani. Non credo che sacrificare la politica estera, la politica della difesa e della sicurezza interna del proprio paese siano un atto di coraggio. In questo caso, ciò che è davvero coraggioso è disertare.
Domanda: Applica la stessa analisi ad Aznar?
Risposta: Si, ad Aznar in Spagna è successo lo stesso.
Domanda: Lei ha anche seguito da vicino la situazione politica spagnola negli ultimi tempi.
Risposta: Tanto per cominciare, la vittoria di Zapatero nelle elezioni spagnole ha terrorizzato Blair, che ha tutti i suoi alleati nella destra. Aznar ha già perso in Spagna, e se a questa sconfitta si sommano nel futuro quella di Howard in Australia e quella di Bush negli Stati Uniti, si potrebbe produrre un effetto domino che lascerebbe Blair come un naufrago. Personalmente ritengo che le elezioni spagnole siano state un grande trionfo della volontà popolare. A quanto ho capito, molte persone giovani che non avevano mai votato prima lo hanno fatto a marzo. Questo è magnifico: la gente ha confermato con il proprio voto che è ingiusto trascinare il paese in una guerra contro la volontà popolare. Qualcosa di simile è successa nel mio paese. In Gran Bretagna non c'erano mai state delle manifestazioni così imponenti quanto quelle della protesta contro la guerra in Iraq. Un milione di persone nelle strade di Londra è qualcosa di incredibile.
Domanda: Attaccare l'Iraq è stato, più che una deviazione dalla lotta contro il terrorismo di Al Qaeda, un errore spaventoso. L'Iraq era il posto più sbagliato per lottare contro Al Qaeda.
Risposta: Naturalmente. Non esiste alcun legame tra Al Qaeda e Saddam Hussein. Saddam odiava Al Qaeda e odiava Osama Bin Laden. Non c'erano campi di addestramento di Al Qaeda in quel paese, nè preparativi per lanciare attacchi terroristici o per fornire armi a organizzazioni terroristiche. E' stato tutto un totale miraggio, all'interno del quale Blair ha fatto un patto silenzioso con Bush per andare in guerra in ogni caso, senza nemmeno informare il proprio Parlamento e il proprio elettorato. Dal mio punto di vista, questa menzogna lo scredita totalmente.
Stralcio dell'intervista pubblicata su "Repubblica" del 20 maggio. Intervista a sua volta tratta e tradotta da "El Pais".