Alla convenzione del Listone Massimo D'Alema lancia la sfida
Amato: "Con l'Onu pronti anche noi ad impegnarci in Iraq"
I leader della lista Prodi a Milano
"Se vinciamo, crisi di governo"
Massimo D'Alema
MILANO - "Parliamoci chiaro, se noi prendiamo il 36 e Forza Italia il 19, c'è la crisi di governo". La sfida al governo la lancia Massimo D'Alema alla convenzione della Lista unitaria a Milano. Sala piena alla Fiera di Milano per la seconda manifestazione del listone dopo il flop di Firenze. Questa volta l'organizzazione sembra aver funzionato e sul palco milanese si alternano i big di "Uniti nell'Ulivo". Ma è D'Alema a porre la questione governo.
A margine della convention il presidente dei Ds spiega: "è la prima volta che il centrosinistra ha la maggioranza nel paese, oltre il 51 per cento. Certo, è merito soprattutto di Berlusconi. Il problema è che non sia solo un voto 'contro' ma 'per' un'alternativa di governo".
D'Alema torna a dire di temere "una frammentazione" del voto, pur sottolineando che a suo parere "se fossimo alle politiche, con un sistema maggioritario, la lista unitaria prenderebbe oggi il 36 per cento, con il proporzionale siamo al 33, che è comunque un grande risultato e potremo guadagnare ancora tre punti. Il 36 sarebbe un fatto storico, irreversibile".
Secondo il presidente ds, "dobbiamo far capire che il voto alla nostra lista vale doppio", e insomma, "dobbiamo cercare di raccogliere il voto alternativo al governo Berlusconi". In questo quadro - osserva - "il nostro elettorato, l'elettorato diessino, è compatto, vota tutto per questa lista. Ma in generale il rischio di dispersione c'è".
D'Alema, nel corso del suo intervento ha parlato di Iraq, ovviamente, ed ha affermato: "I tratti distintivi della nostra proposta riformista non siano apparsi del tutto chiari. Ma non considero seria la pretesa di dar lezioni da parte dei responsabili di un disastro che rappresenta una delle pagine più oscure della storia occidentale dalla fine della seconda guerra mondiale. Un disastro politico e morale, una ferita che richiederà anni per essere rimarginata".
Prima del leader Ds aveva parlato Giuliano Amato rivendicando la forza del "riformismo". "C'e' una cosa che non può essere detta - ha affermato l'ex premier - che quanto accaduto l'altro ieri ha segnato la morte del riformismo. Siamo qui vivi, siamo consapevoli delle difficoltà del mondo davanti all'Iraq, perché consideriamo l'Iraq un nostro problema''. ''Se l'Onu trova una soluzione di discontinuità - ha affermato Amato - il nostro impegno per la presenza italiana continuerà ad esserci come c'è sempre stato, sapendo che il riformismo non si esaurisce attraverso la presenza sotto l'egida dell'Onu''.
Alla convention è intervenuto anche il responsabile economico dei Ds Pierluigi Bersani che ha attaccato il governo sul tema dell'economia. ''L'Europa è in condizione di muoversi di più di noi - ha detto - non è vero che abbiamo gli stessi dati economici del resto d'Europa''. Dito puntato, dunque, sulla politica economica dell'esecutivo: ''Solo noi abbiamo perso 5 punti percentuali sulla crescita industriale - ha sottolineato - solo noi abbiamo prezzi alti e crescita zero. E la colpa di tutto questo non è dell'euro, ma di Berlusconi''.
"Sento - ha invece detto Enrico Letta della Margherita - che il tempo di Berlusconi è scaduto, sta arrivando il tempo dell'Ulivo. Ognuno di noi deve fare la sua parte perchè questo diventi un fatto concreto nelle urne e perchè inizi la lunga rincorsa che porti alla vittoria e alla nascita di un governo Prodi nel 2006".
(22 maggio 2004)
da www.repubblica.it