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    Giacobino 1799
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    Predefinito Prodi: i nostri sono candidati veri

    22.05.2004
    Prodi: «Questa non è la nostra Italia»
    di Ninni Andriolo

    «È bello essere qui con voi, oggi, tutti insieme, in tanti. Ma è bello soprattutto essere uniti». Prodi interrompe per un attimo e fissa la platea che risponde in piedi, con un lungo applauso. La Convention milanese della Lista unitaria era partita un po’ in sordina, Poi, nel pomeriggio, la sala congressi è andata via via riempiendosi. Più di mille persone galvanizzate da Moni Ovadia, da Lella Costa, da Michele Santoro, da Lilli Gruber. Il leader dell’Ulivo fa il suo ingresso al Palafiera poco prima che Fassino, Rutelli, Boselli e Sbarbati prendano posto sul palco. Niente inni. Niente note di Fossati o Ligabue mentre il Professore attraversa il corridoio che conduce verso la prima fila e la gente scandisce il suo nome in coro.

    Gad Lerner lo invita a prendere posto accanto ai segretari del listone e lui rimane seduto per un’ora sulla sua poltroncina bianca. Ascolta attentamente le parole dei leader che dibattono tra loro e prende appunti. Poi, alle 17,30 in punto, si alza, si avvicina al podio, aggiusta il microfono e prende la parola.

    La guerra, innanzitutto, e la volontà di sgombrare il campo dalle illazioni. Prodi freddo con la Lista unitaria che ha votato in Parlamento per il ritiro del contingente italiano dall’Iraq? Niente di vero, spiega il Professore. «È stata una decisione che abbiamo meditato e che abbiamo preso insieme. Una decisione giusta, responsabile, doverosa. Ma non c'è motivo di essere contenti. La nostra richiesta è il segno che sono falliti gli sforzi della comunità internazionale, il segno di una sconfitta. Sconfitta per l'Onu, che corre il rischio di vedersi affidato un ruolo privo di vero contenuto, e sconfitta anche per l'Europa che non ha saputo, potuto e forse voluto parlare con una voce sola».

    Un’ora di discorso. La guerra in Iraq bocciata perché «sbagliata», poi una radiografia impietosa dei mali dell’Italia. Alla fine un vero e proprio manifesto per il rilancio dell’Ulivo in vista delle elezioni del 2006. Dopo le europee, il 14 giugno, «si va avanti, non si torna a casa, ciascuno nella propria casa», perché «uniti siamo oggi e uniti dovremo essere anche domani». E il percorso che indica il Presidente della Commissione Ue non si ferma all’unità raggiunta con la Lista unitaria. Guarda oltre. «Oltre la salita che porta al voto del 13 giugno altre forze riformatrici, altre donne, altri uomini ci attendono». E si tratta di realtà che «già sono nell’Ulivo o che all’Ulivo guardano come alla loro naturale, grande famiglia politica». E dalla Convention il Professore lancia un messaggio politico chiaro a tutto il centrosinistra. Ringrazia uno per uno Fassino, Rutelli, Boselli e Luciana Sbarbati, i leader dei partiti che hanno risposto al suo appello per le europee. Poi, da Milano, invia un saluto a «Pecoraro Scanio, Diliberto, Cossutta, Mastella, Martinazzoli, Di Pietro, Occhetto», D’Antoni tornato nella casa naturale del centrosinistra. Infine - distinto dagli altri - un saluto per «l’oggi, guardando al domani, a Fausto Bertinotti». Insomma: le porte non si chiudono, ma si aprono ad un’unità più larga nell’Ulivo, che vada oltre Ds, Margherita, Sdi e Repubblicani. «È venuto il momento dell’unità - afferma il Professore - è per questo che sono qui». Il 13 giugno la lista unitaria dovrà diventare «la prima forza politica del Paese» e il centrosinistra «una grande maggioranza».

    «Noi non offriamo finti candidati o finte immagini per ingannare gli elettori - spiega Prodi - Ma persone vere per portare nei prossimi cinque anni l'Italia in Europa e l'Europa in Italia». Dopo il 13 giugno, però, si dovrà lavorare più che mai «per una lista dell’Ulivo ancora più forte, per una maggioranza ancora più larga». Prodi rimette al centro l’Ulivo, quindi. E il suo è un progetto inclusivo. E l’unità dell’Ulivo dovrà salvare un Paese che il Professore «con preoccupazione e dolore» vede «rischiare e perdere colpi». Il Presidente della Commissione Ue non nomina mai Berlusconi. Ma il governo viene bocciato senza appello. «Questa Italia che ha dimenticato i suoi successi - denuncia - Che ha paura della Cina, si chiude in se stessa, chiede favori e protezione, parla male dell'Euro perché rimpiange le svalutazioni, cerca e trova quotidianamente lo scontro con tutti: col sindacato, la scuola, l'università, la magistratura, illude e si illude con la magia della finanza creativa, che vuole tagliare pensioni, sanità, ridurre le tasse ai più ricchi. Questa Italia dei miraggi e delle promesse non mantenute non è la nostra Italia». C’è un Paese della Destra, quindi. E c’è un Paese dell’Ulivo che «le promesse le mantiene anche senza il tavolo di un notaio».

    La Convention finisce con Prodi, Fassino, Rutelli, Boselli e Sbarbati l’uno accanto all’altro che sventolano le bandiere verdi di Uniti nell’Ulivo. Gli altoparlanti, adesso, rimandano le note della Canzone popolare di Fossati. «Sei stato bravissimo», dirà a Prodi Massimo D’Alema abbracciandolo all’aeroporto, mezz’ora dopo la fine della Convention. «Sì, è andata bene», risponderà il Professore.

    «Questa è una giornata di festa, una giornata di speranza - aveva affermato il leader dell’Ulivo all’inizio del suo discorso - Ma non possiamo dimenticare che nel mondo sono giorni di lutto. In Iraq si continua a combattere e a morire». E Prodi ricorda che «le bandiere della pace sventolate in tutto il mondo non sono bastate a fermare una guerra sbagliata, che non doveva mai cominciare, che è stato un tragico errore».

    Non sono state mai trovate le armi di distruzione di massa, il terrorismo è cresciuto e l’Iraq e il Medio Oriente, oggi, «sono vulcani in eruzione». «Ci avevano detto che avrebbero portato la democrazia là dove non c’era mai stato rispetto per i diritti dell’uomo. E abbiamo visto invece orrori e torture. Per altri dallo stomaco forte può darsi che queste siano un fatto normale, accettabile, quasi inevitabile. Un incidente al quale rimediare con qualche provvedimento per continuare come prima. Per noi no. Per noi la tortura è lo scempio dell'umanità al quale si doveva rispondere con una sola parola: basta».

    Basta «per non cadere nell'errore di vedere una svolta là dove invece c'è soltanto una strada che prosegue diritta». Basta «per evitare di continuare sotto un altro nome l’occupazione e la guerra». Basta, «per dare un’autorità vera all’Onu». Basta «per dare una speranza fondata all’Iraq».

    Basta, «per evitare un nuovo Vietnam all'America della democrazia e dei diritti che io ho imparato ad amare fin da bambino». Per tutto questo, continua Prodi «abbiamo chiesto al governo italiano di predisporre il rientro delle nostre truppe». Ma per l’Europa e per l’Italia questo, in ogni caso, «non può essere il momento del disinteresse». E Prodi - d’accordo con Putin - chiede la convocazione di una conferenza internazionale di pace sull’Iraq. E «in un quadro che sia diverso da quello attuale nel quale si estenda l'effettiva autorità, politica e militare dell’Onu l'Europa deve essere presente». L’Ue, d’altra parte, ha le carte in regola per esercitare un ruolo centrale. «Il primo maggio - ricorda Prodi - l’Unione si è allargata verso est ad altri Paesi». E qui il Presidente della Commissione Ue lancia un monito a Bush e a Berlusconi: senza violenza, senza guerre e con il metodo del dialogo, spiega, «noi sì che abbiamo esportato democrazia».


    da www.unita.it

  2. #2
    LA MAFIA FA SCHIFO!
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    Predefinito

    Uniti nell'Ulivo... piegando la testa a no global e pacifinti.
    Altro che bananas! Questi sì che sono yesmen!
    Con l'ultimo episodio la credibilità della Sinistra riformista è scesa sottozero. E ovviamente, nelle difficoltà, non fa altro che sparare a zero, senza capire (o facendo finta di non capire), che le candidature degli uomini di governo sono puramente simboliche, ed è logico che si lascerà il posto ad altri.
    E' vero che quando non si sa che dire, si accendono inutili e sterili polemiche.
    E' inutile che il popolo banana che sta dall'altra parte speri. Questa è un'opposizione impresentabile e palesemente regredita allo stato infantile.
    Morte all'Islam!
    Ora e sempre PORCO ALLAH!

 

 

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