canta cavoliere, canta ................
Sondaggio Demos: 63 per cento per il ritiro
E il 46 per cento è pronto a scendere in piazza
Ecco l'Italia dei pacifisti
"No alla guerra, sempre"
Numeri che peseranno sulle elezioni europee
di FABIO BORDIGNON
Manifestazione pacifista
Guerra e pace: una frattura ormai profonda all'interno della società italiana; rilevante dal punto di vista sociale e politico; cruciale, potenzialmente, in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. Una frattura determinata dalla guerra in Iraq, ma la cui portata supera, oggi, il giudizio sull'intervento: la guerra, qualsiasi guerra appare sbagliata alla maggioranza degli italiani. E le possibili conseguenze sul comportamento di voto non possono, ad oggi, essere trascurate.
Inoltre, in una fase in cui è il confronto politico a catalizzare l'attenzione, le persone riscoprono il desiderio di far sentire la propria voce, di manifestare in favore della pace. A segnalarlo sono i dati della quarta indagine dell'Osservatorio sul Capitale Sociale, curata da Demos in collaborazione con Coop, di cui presentiamo, in questa pagina, alcuni risultati.
Il "no" dell'opinione pubblica italiana all'intervento in Iraq è stato costantemente registrato, dai sondaggi, nel corso dell'ultimo anno. Una netta maggioranza della popolazione ha espresso, a più riprese, la propria opposizione verso l'iniziativa militare degli Usa e delle forze alleate.
Ma il sentimento pacifista pare estendersi, oggi, ben oltre il conflitto mediorientale; assumendo toni perentori. Agli occhi degli italiani, la guerra è sempre sbagliata: il 63% non la ritiene giustificabile in alcuna circostanza. Solo una persona su tre - il 33% - afferma vi siano situazioni in cui la scelta bellica diventa ineluttabile. Una quota residuale, poi, assume uno sguardo freddo e distaccato, giudicandola, semplicemente, un metodo "legittimo" per risolvere le tensioni tra paesi sullo scenario internazionale (3%).
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Il dato generale nasconde, tuttavia, importanti distinzioni interne, che sembrano proporre, innanzitutto, una radicalizzazione delle contrapposizioni politiche. Tra gli elettori del centrosinistra è il 72% a far proprio il totale rifiuto dell'opzione militare (con una punta del 90% tra i simpatizzanti di Rifondazione). Tra gli elettori della Casa delle Libertà, per contro, lo stesso indicatore scende al 42%, mentre il 52% ritiene che l'uso delle armi rappresenti, in alcuni casi, una strada obbligata. Tale frattura appare particolarmente rilevante - almeno potenzialmente - in chiave elettorale. Lo evidenziano le posizioni di un gruppo (cospicuo) di elettori del centrodestra, nel 2001, ma oggi ancora incerti. In questa porzione di elettorato - le cui scelte saranno fondamentali il prossimo 12-13 giugno - si osservano opinioni non molto distanti da quelle del centrosinistra (ben il 60% è contrario alla guerra: sempre e comunque).
Oltre che dal punto di vista politico, i pacifisti "senza se e senza ma" si caratterizzano per un profilo ben definito anche per quanto riguarda i tratti sociali. Fanno parte di questo gruppo soprattutto le donne (69%), le persone con titolo di studio basso (68%), appartenenti alle fasce d'età estreme: raggiungono il 68-69% sia tra i giovanissimi (15-17 anni) che tra i più anziani (sopra i 65 anni).
Questo identikit si distingue, in modo sostanziale, da quello di chi, nell'ultimo anno, si è mobilitato contro il conflitto iracheno. E' circa il 32% delle persone, mediamente, ad aver preso parte, nel corso degli ultimi dodici mesi, ad iniziative in favore della pace. Tale percentuale, tuttavia, tocca i suoi valori massimi tra i più giovani e tra le persone con un elevato livello d'istruzione. Particolarmente evidente è soprattutto la relazione con l'età del rispondente: si va dal 61% dei giovanissimi al 15% degli anziani, con le altre classi a disporsi, ordinatamente, tra questi due estremi. Sembrano aver optato, invece, per un pacifismo di tipo "privato" le donne: hanno partecipato alle manifestazioni in misura leggermente inferiore agli uomini (29%, contro il 33%), ma in moltissime hanno esposto la bandiera arcobaleno al proprio balcone (40%, contro il 30% degli uomini).
L'ultimo, importante indizio fornito dal sondaggio riguarda la persistente spinta alla mobilitazione pacifista. Sebbene le manifestazioni contro la guerra, negli ultimi mesi, siano diventate meno frequenti e il dibattito si sia spostato - soprattutto nell'ultima settimana - all'interno del parlamento, rimane elevata la propensione dei cittadini a prendere parte, in prima persona, ad iniziative di natura pacifista. Circa il 46% si dice pronto a manifestare: sostanzialmente lo stesso valore osservato nel marzo 2003, a pochi giorni dai primi bombardamenti su Bagdad.
(23 maggio 2004)