da unita.it
Parla di miracoli, teme le urne
di Carlo Brambilla
Milano
Niente contatti con la stampa. Quasi un’ora di recital, sul «Governo-dei-miracoli-non-riconosciuti», a circuito chiuso e via. Forse Silvio Berlusconi avrà pensato che c’erano troppi filocomunisti mediatici assiepati a Palazzo Isimbardi, sede della Provincia di Milano, la cui presidenza è uno dei trofei più ambiti alle immininenti elezioni amministrative. Forse avrà annusato aria di sondaggi infausti. Meglio non fidarsi, meglio parlare davanti a una telecamera, sistemata nel «salone accanto». Così il Premier ieri, all’ora di pranzo, si è catapultato a sostenere la corsa dell’irrequieta presidentessa uscente, Ombretta Colli, che va assolutamente votata per almeno quattro motivi: «Perchè è brava, perchè ha esperienza, perchè “l’è una bela tusa”, perchè canta bene».
Esaurito in poche battute il bagaglio politico della candidata, il Premier si è lanciato nello show personale, parlando bene di se stesso, del suo Governo, della sua politica, della sua moralità, della sua etica, e malissimo di tutto il resto, ovvero dell’opposizione e, guarda caso, del «sistema dell’informazione» che proprio non capisce le imprese del «Governo dei record». Ma non basta. Ha sparato anche contro i lacci e i lacciuoli del nostro sistema parlamentare che ritarda leggi per tanti e stravaganti motivi. In proposito Berlusconi ne ha denunciato uno del tutto sconosciuto: «Quello delle amanti dei senatori». Ecco come ha svelato il mistero di tanta lentezza legislativa: «Io inizio e prendo una decisione. Poi comincia il confronto con gli alleati e, alla fine di una lunga discussione, la coalizione decide. Allora il disegno va in commissione alla Camera, e si discute, e poi si va in aula, si cambia qualcosina e tutto ricomincia da capo.
Se va bene, passano sei mesi. Poi si ricomincia in Senato, e i senatori cambiano ancora qualcosina, per dimostrare a moglie e figli che non vanno a Roma solo perchè hanno l'amante». Resosi forse conto di avere gettato nel panico decine di famiglie di parlamentari, Berlusconi ha corretto: «Oltre i 400 chilometri l’amante non conta».
Certo se c’è uno che lavora senza sosta, quello è lui, il Presidente del Consiglio che tuttavia ha chiesto ancora tempo, molto tempo, per completare l’opera: «Soltanto con dei Governi longevi si può incidere sulla realtà del proprio Paese. Non a caso Mitterrand ha governato 14 anni, Kohl 16, Felipe Gonzales 15, la Thatcher 16. Ecco se io penso a 16 anni per me, mi spavento, perchè sono un po’ troppi. Ma siccome io normalmente sono più veloce, 10 anni a me basterebbero per mettere a posto le cose». E il bilancio dopo tre anni? Berlusconi è stato categorico: «Abbiamo fatto i miracoli. Non si poteva fare di più. Abbiamo un Pil migliore di Francia e Germania, non abbiamo superato il 3 per cento di deficit e non abbiamo aumentato le tasse come hanno fatto altri Paesi».
Attorniato dalla Colli, da Ignazio La Russa, coordinatore di An, dal fido Paolo Romani, leader lombardo di Forza Italia, il Premier ha magnificato il concetto dell’assunzione di responsabilità: «In politica la cosa più importante è mantenere la parola data. Noi abbiamo presentato un programma che se non sarà realizzato non mi darà diritto a ripresentarmi. Ma il Governo sta attuando tutti gli impegni restanti prima della fine della legislatura».
Una sicurezza che contrasta con l’attacco a freddo all’opposizione, segno di qualche timore: «Quella è un'alleanza puramente elettorale, una coalizione che si è messa assieme solo per fini elettorali. Stanno insieme ora ma poi si divideranno ancora». Insomma alla sinistra «del programma non importa un bel niente». E perchè il ragionamento fosse più chiaro il Premier ha aggiunto: «Intanto ventotto milioni di italiani pagano meno tasse di prima, perchè è passato il primo modulo della riforma fiscale. Poi faremo il secondo modulo per abbassare le tasse ai ceti medi e, infine, il terzo per i ceti più ricchi. Che non vanno visti come degli sfruttatori».
Berlusconi ha parlato anche di politica estera. Non di Iraq, ma di Europa. Ovviamente per attaccare la Comunità: «Gli strateghi finanziari ed economici europei hanno tenuto al rialzo il valore dell'euro in maniera assolutamente inconcepibile». Sulla strategia italiana: «La politica di questo Governo è quella di far sì che il nostro sia il Paese più simpatico, più amico di tutti i Paesi dell'Est, dalla Turchia alla Russia». A proposito di simpatia, quello che proprio non va giù a Berlusconi è il trattamento riservato dagli operatori dell’informazione: «I nostri successi straordinari non vengono riconosciuti perchè abbiamo contro di noi la grande massa dell'informazione e l'85 per cento dei giornali guarda a sinistra e la televisione... basta guardarla per giudicare». Nella calca finale, protetto dalle guardie del corpo, mentre Berlusconi sta guadagnado l’uscita da Palazzo Isimbardi, un cronista a distanza alza la voce: «E se perdete le europee, che cosa fate»? Risposta al volo: «È un’ipotesi irreale, perciò non la commento».
***
Mi viene la pelle d'oca quando, all'estero, questo personaggio da avanspettacolo è associato ai valori della Destra...
@+