In dubbio ed anche con mancanza di prove, proibisci. Questa è la tara mentale dei salutisti e degli ambientalisti. Questa è anche la base dell'infame principio di precauzione, che riversa l'onere della prova sull'accusato, mentre l'accusatore deve, convenientemente, solo esprimere il dubbio. La tara questa volta si applica al bando di cosmetici. In California si vuole seguire l'esempio dell'Europa, il cui mostro burocratico ha già proibito l'uso di certi componenti presenti in tracce (come l'acrilammide) sulla base che talvolta creano danni nei topi di laboratorio in dosi decine, centinaia di migliaia di volte superiori a quelle usate dall'uomo.

Questa volta il bando è stato respinto, ma non è certo finita qui. Dopo la sconfitta, Jeanne Rizzo, direttrice esecutiva del Breast Cancer Fund, dice: "L'idea non è morta. Noi siamo qui, e non ce ne andremo." Le gang salutiste non se ne andranno di certo e continuano, incessantemente, a riproporre le loro paranoie e la loro scienza rottame finché non riusciranno a far passare le leggi, come è successo in Italia per l'antifumo. Per preservare la libertà e difendersi dal fanatismo organizzato bisogna creare una forza politica che porti alla messa al bando dell'epidemiologia plurifattoriale come base di politiche sanitarie, e creare protezione legale contro metodologie truffaldine, non ultima quella dell'interpretazione "creativa" dei test su cavie. Un cancro causato su un topolino da 20 grammi geneticamente selezionato con una dose 10.000 volte più alta di quella ingerita da un uomo non è prova che un composto sia cancerogeno - e chi ci dice altrimenti lo sa bene - anche se i babbei che gli fanno eco dalle varie "associazioni consumatori" in cerca di cause spesso non lo sanno. Gli standard di accettabilità devono seguire il metodo scientifico - inclusa una plausibiltà biologica realista - altrimenti non sono scienza. E si devono ottenere leggi che proibiscano alla "salute pubblica" l'uso di queste truffe scientifiche come base politica.

Da "Forces Italiana"