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  1. #1
    Affus
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    Predefinito Negazionismo, la coincidenza degli opposti

    Negazionismo, la coincidenza degli opposti
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    31 marzo 2004 "La Stampa"
    di Francesco Germinario _
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    La data d’inizio di una corrente italiana all’interno della setta internazionale del negazionismo è da collocarsi attorno alla metà degli anni Ottanta. E’ in questo periodo, infatti, che alcune case editrici del radicalismo di destra pubblicarono alcuni saggi negazionisti, compresa l’edizione italiana del saggio della ex SS Thies Christophersen, La fandonia di Auschwitz (La Sfinge, Parma 1984). A farsi promotore del negazionismo italiano fu il «fascista dichiarato» - la definizione è di Pierre Vidal-Naquet - Carlo Mattogno, prolifico autore di articoli sulle riviste di estrema destra, fra le quali Candido, diretta da Giorgio Pisanò.

    Nel giro di poco più di un decennio, Mattogno pubblicò diversi saggi su riviste italiane e straniere, fra le quali le famigerate Annales d’Histoire Révisionniste, divenendo uno dei più rappresentativi esponenti della setta negazionista a livello internazionale. A fronte di una mole consistente di titoli, assolutamente non originali sono da considerarsi sia il metodo che le idee forza sviluppati da Mattogno.

    Atteggiandosi a poco credibile difensore della neutralità della ricerca storica - un atteggiamento, questo, inaugurato, com’è noto, da Faurisson -, Mattogno ripropose tutte le tesi significative del negazionismo, dalla tesi sull’impossibilità tecnica delle gassazioni di massa a quella per cui il numero di ebrei morti nei campi di sterminio non solo era stato di molto inferiore a quello accertato dalla ricerca storica, ma si sarebbe trattato comunque di morti provocate dalle condizioni generali in cui la guerra si svolse sul fronte europeo.

    Il processo di Norimberga era stato caratterizzato dal ricorso a un «metodo esegetico aberrante che consente di far dire a qualsiasi documento ciò che si vuole». Infine, «ridicola» era da considerarsi la tesi sullo sterminio degli ebrei, perché Endlösung (Soluzione finale) era da intendersi, a suo avviso, il progetto nazista di trasferire gli ebrei europei in altre zone, a cominciare dal Madagascar.

    Di proprio, rispetto ai suoi «maestri» quali Faurisson, Butz, ecc., Mattogno aggiungeva una curiosa considerazione metodologica: la vivacità del dibattito storiografico sulla Shoah e la presenza di diverse interpretazioni nella comunità scientifica - funzionalisti, intenzionalisti, ecc. - costituiva, a suo avviso, la prova decisiva che la Shoah medesima era una vicenda storica da ridimensionare, se non del tutto inesistente.

    Fra gli anni Ottanta e Novanta il negazionismo italiano, per trovare un’udienza fino ad allora mancata, ricorse alla goffa quanto maldestra tattica di inserirsi nel dibattito storiografico europeo provocato dalle note tesi di Ernst Nolte, cercando di presentarsi come una scuola «revisionista» per qualche aspetto tematico vicina alle posizioni dello storico tedesco. Il tentativo non riscosse alcun esito.

    Negli anni successivi, più che Nolte, a proprio punto di riferimento il negazionismo italiano elesse - oltre all’immancabile Faurisson - lo storico David Irving, figura ormai isolata nel dibattito storiografico internazionale poiché accusato di essere progressivamente slittato verso posizioni vicine alla setta negazionista. Dello storico inglese una casa editrice della destra radicale, le Edizioni all’insegna del Veltro, pubblicò anche un breve saggio (Presentazione al Rapporto Leuchter, Parma 1993).

    Particolarmente presente nel panorama del negazionismo italiano è stata anche la componente del «negazionismo di sinistra» legato alla casa editrice genovese Graphos. Nel corso degli anni questa casa editrice, di area bordighista-libertaria, ha pubblicato pamphlet contro Pierre Vidal-Naquet, traduzioni di saggi di Faurisson, una nuova edizione del libro di Paul Rassinier, La menzogna di Ulisse (1996), saggi di Roger Garaudy, nonché scritti di Mattogno medesimo.

    Se il negazionismo italiano di estrema destra ha ripreso, senza alcuna rielaborazione, quasi tutti i temi circolanti negli ambienti della setta negazionista internazionale, lo stesso può dirsi per la versione italiana del «negazionismo di sinistra», peraltro una piatta riproposizione dell’opera svolta in Francia da Pierre Guillaume e dalla casa editrice La Vieille Taupe.

    Muovendo da alcune suggestioni dell’ultimo Bordiga, al primo posto nell’universo ideologico del «negazionismo di sinistra» figurava la convinzione che l’antifascismo, in quanto universo ideologico interclassista, fosse stato la piattaforma che aveva consentito alla Russia di Stalin di distruggere qualsiasi prospettiva rivoluzionaria del proletariato europeo, legando quest’ultimo agli interessi politici e alle strategie delle potenze capitalistiche anglosassoni. L’antifascismo, dunque, costituiva un’ideologia reazionaria da combattere, demolendo alcuni «miti» su cui si era fondato, a cominciare da quello di Auschwitz e dello sterminio degli ebrei.

    D’altro canto, richiamandosi a una visione a dir poco perversa e lugubre del materialismo storico marxiano, il «negazionismo di sinistra» sosteneva che lo sterminio degli ebrei non si era attuato nelle proporzioni e nella quantità accertata dalla storiografia poiché in contrasto con il principio economico marxiano della necessità di un sistema capitalistico di procedere alla valorizzazione della forza-lavoro nel processo di produzione delle merci. In quanto regime capitalistico, il nazismo avrebbe dovuto, quindi, procedere allo sfruttamento della forza-lavoro degli ebrei europei, piuttosto che sterminarli.

    Secondo il «negazionismo di sinistra» alta era la cifra degli ebrei morti nei Lager nazisti. In ogni caso, la morte degli ebrei era da addebitare alle condizioni tecniche oggettive dell’universo concentrazionario nazista - diffusione di epidemie, difficoltà di approvvigionamento in un’Europa sottoposta ai bombardamenti angloamericani; e inoltre si trattava di una cifra di molto inferiore a quanto accertato dalla ricerca storica.

    Anche in Italia, come in Francia, il «negazionismo di sinistra» si era limitato a funzionare da sia pur modesta cassa di risonanza di quello di estrema destra, rimanendo al tempo stesso subalterno alla sostanza delle argomentazioni sviluppate da quest’ultima e riproponendo una non del tutto inedita commistione fra radicalismo di destra ed estremismo di sinistra.

    Essendosi limitata a poco più di un quindicennio (1985-2000), oltre che breve la stagione del negazionismo italiano è stata anche asfittica. Esso si è visto ridotti gli spazi d’utenza anche presso i settori di estrema destra. La scelta del Msi, agli inizi del 1995, di dare vita ad Alleanza Nazionale, avviando un cammino - in numerose occasioni non sempre perseguito con coerenza e coraggio - di inserimento alla destra democratica europea, ha sottratto al negazionismo un potenziale bacino d’utenza.

    Persino quei settori del Msi che hanno inteso rimanere fedeli alla cultura nostalgica, dando vita a un nuovo partito, il Ms-Ft (Movimento sociale - Fiamma tricolore), si sono adeguati al precedente atteggiamento missino, manifestando un fastidio misto a rimozione per la vicenda della Shoah. Anche se le case editrici del radicalismo di destra - le Edizioni di Ar e All’insegna del Veltro - e la Graphos hanno continuato a pubblicare testi negazionisti, l’impatto pubblico di questa pubblicistica risulta nel complesso minoritario.

    Anche in Italia, dunque, il negazionismo si è rivelato poco più di una setta la cui opera consiste nell’offrire argomenti al radicalismo di destra.
    _________________

  2. #2
    suum cuique
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    Affus sei diabolico; stai forse cercando di dimostrare che il revisionismo olocaustico é un parto comunista?

  3. #3
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    Io poi non capisco davvero cosa c'è da negare. Dobbiamo essere orgogliosi del nostro passato e semmai rimpiangere l'occasione persa.

  4. #4
    Affus
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    In origine postato da Otto Rahn
    Affus sei diabolico; stai forse cercando di dimostrare che il revisionismo olocaustico é un parto comunista?


    nemmeno per sogno , è un parto nazista a cui si è accodata la sinistra .

  5. #5
    Affus
    Ospite

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    In origine postato da Peucezio
    Io poi non capisco davvero cosa c'è da negare. Dobbiamo essere orgogliosi del nostro passato e semmai rimpiangere l'occasione persa.
    le persone intelligenti imparano dagli errori del passato .

  6. #6
    cricetoso
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    Le persone intelligenti sono solo di vera destra radicale, non questi esiduati bellici comunazisti.

  7. #7
    cricetoso
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    In origine postato da Peucezio
    Io poi non capisco davvero cosa c'è da negare. Dobbiamo essere orgogliosi del nostro passato e semmai rimpiangere l'occasione persa.
    Giusto, gli italiani salvarono migliaia di ebrei dai lager, però avete perso l'occasione di leccargli abbastanza i piedi magari vi facevano arrivare qualche Lancaster in meno sulla testa

  8. #8
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    l'articolo che hai postato è vecchio e riciclato.
    era già stato postato su un altro forum di pol mesi fa.
    e comunque è palesemente fazioso e non obiettivo.

  9. #9
    Affus
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    In origine postato da siegheil
    l'articolo che hai postato è vecchio e riciclato.
    era già stato postato su un altro forum di pol mesi fa.
    e comunque è palesemente fazioso e non obiettivo.
    e che ce frega ? noi non vogliamo essere obiettivi , vogliamo essere giusti .

  10. #10
    email non funzionante
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    In origine postato da Peucezio
    Io poi non capisco davvero cosa c'è da negare. Dobbiamo essere orgogliosi del nostro passato e semmai rimpiangere l'occasione persa.
    Ce da negare uno sterminio mai avvenuto
    e tu parlando cosi' fai il gioco dei bugiardi.

 

 
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