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Discussione: Vota AN!!!!!

  1. #1
    Il Patriota
    Ospite

    Vota AN!!!!!

    http://www.beneberith-italia.org/fra...entazione.html

    Foà è lo stesso candidato membro del BNB presentato da AN nel nord-est???

  2. #2
    Il Patriota
    Ospite

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    Nella circoscrizione Nordest per le europee An ha candidato, per la prima volta, un ebreo. Si tratta di Paolo Ezelier Foà, funzionario di una banca d'affari ed ex presidente milanese del B'nai B'rith, la più antica associazione umanitaria ebraica. Si è saputo oggi a Padova durante la presentazione dei candidati da parte del coordinatore Veneto di An, Alberto Giorgietti

  3. #3
    Il Patriota
    Ospite

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    http://digilander.libero.it/thatsthe...di%20testo.pdf

    qualcuno sa dirmi cosa è il Center for Public Policy Italia????

  4. #4
    Totila
    Ospite

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    AN ha candidato un "fratello maggiore" anche a Livorno.
    Finistein è molto sensibile a certe candidature.

  5. #5
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    Talking I fratelli maggiori di Fini...stein

    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  6. #6
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    Misteri e segreti del B'nai B'rith
    La più importante organizzazione ebraica internazionale
    Di Altomonte, Athos A. - tratto dal sito www.esonet.org

    Emmanuel Ratier ci presenta uno studio molto interessante sul "B’nai B’rith". Su questo argomento non era stato scritto ancora nulla di cosi completo, dettagliato e nello stesso tempo ben documentato. Era infatti molto difficile poter parlare del "B’nai B’rith", poiché riguardo a quest’associazione non si trovava nulla, di "esposto al pubblico". Nulla, neppure alla Biblioteca Nazionale di Parigi, tranne tre modesti fascicoli del 1932. Tuttavia, secondo l’"Encyclopedia Judaica" (1970), il "B’nai B’rith" costituisce "la più antica e la più numerosa organizzazione giudaica di mutuo soccorso, organizzata in logge e in capitoli in 45 nazioni. Il numero totale dei membri è di circa 500.000".
    Strano che un’associazione così importante, fondata negli USA nel 1843, non abbia mai pubblicato nulla su di se. Se si consulta la collezione delle riviste, che per legge devono essere esposte in quattro esemplari alla Biblioteca Nazionale ogni volta che appaiono, si constata che il "B’nai B’rith" non ha mai effettuato tale deposito, pur essendovi obbligato per legge. Nonostante questa precauzione, l’Autore dello studio presentato dal Ratier, ha potuto consultare una certa parte delle pubblicazioni del "B’nai B’rith" americano ed europeo. In questo articolo mi sono limitato a recensire tale libro, cui rimando il lettore per eventuali consultazioni di citazioni fatte nell’opera stessa.

    LA FONDAZIONE
    Il 13 ottobre 1843 il "B’nai B’rith" fu fondato al Caffé Sinsheimer, nel quartiere di Wall Street, a New York. Allora fu chiamato "Bundes-Brueder" (che significa "Lega dei fratelli"), nome tedesco a causa dell’origine dei fondatori ebrei-tedeschi, che parlavano soltanto il tedesco o l’yiddish. Il "B’nai B’rith " è pertanto una delle più antiche associazioni americane ancora esistenti.
    Il fondatore, Henry Jones, cercò dei co-fondatori reclutandoli presso la Sinagoga, di cui era uno dei principali responsabili. Il "B’nai B’rith" stesso riconosce inoltre che almeno quattro dei suoi fondatori erano massoni. L’Ordine del "B’nai B’rith", per libera scelta dei fondatori, era riservato ai soli ebrei. I fondatori volevano creare un Ordine che avrebbe dovuto essere il mezzo per unire gli ebrei d’America e "illuminare" così "come un faro il mondo intero". Un mese dopo la creazione dell’Ordine, si decise che la sede sarebbe stata a New York; il locale scelto per fondare la prima Loggia di New York, non fu una sala della Sinagoga, ma il tempio massonico situato all’angolo di Oliver Street e Henry Street, proprio per mostrare la sua origine massonica. I fondatori decisero di cambiare nome all’associazione, stimando che un Ordine ebraico dovesse avere un nome ebraico. Conservarono così le iniziali B. B., ma cambiarono il nome dell’Ordine, che da "Bundes-Brueder " (Lega dei Fratelli) divenne "B’nai B’rith" (Figli dell’Alleanza). Il motto dell’Ordine era: "Benevolenza, Amore fraterno e Armonia". Si scelse perciò come simbolo dell’Ordine la "menorah", il candeliere a sette bracci, che simboleggia appunto la luce.

    FORMARE DEI QUADRI
    Henry Jones intuì la necessità di una stretta unione della comunità ebraica americana, in vista del suo futuro incremento, per l’arrivo di un sempre crescente numero di emigranti, e quindi il bisogno di un’organizzazione che provvedesse alla loro sistemazione e al loro sostentamento; seppe unire i principi religiosi del Giudaismo a quelli filantropici di mutuo soccorso della Massoneria. Il disegno di Jones era quello di selezionare tra gli immigrati i migliori elementi. per costituire i "quadri" o le élites indispensabili al ruolo che il Giudaismo americano avrebbe dovuto avere nel mondo intero: essere il sacerdote dell’umanità posta al suo servizio, come "noachida" o proselite della porta! Per far questo bisognava conservare il carattere religioso del Giudaismo, ma nello stesso tempo evitare ogni disputa teologica.
    Ora la Sinagoga, che in America era profondamente divisa, non poteva compiere quest’opera: la Loggia doveva quindi interporsi ed unificare ciò che le dispute sinagogali avevano diviso. Il "B’nai B’rith" avrebbe dovuto essere il grande educatore degli ebrei americani, per poterli innalzare al rango che compete loro: essere il faro dell’umanità! Esso aveva quindi una duplice funzione: essere un bastione contro la secolarizzazione e la perdita dell’identità ebraica; e nello stesso tempo evitare ogni pericolo di divisione, a causa delle dispute teologiche. Per favorire quest’unione degli ebrei l’Ordine, rifacendosi ai principi della Massoneria, si poneva al di sopra dei partiti e delle correnti teologiche ebraiche. Esso divenne il centro di tutti gli affari del mondo ebraico americano e il punto d’incontro degli ebrei liberali e ortodossi. Grazie alla sua caratteristica pluralista, non esclusivista, il "B’nai B’rith" riuscì a unire ciò che la Sinagoga aveva diviso. Inoltre il "B’nai B’rith", per poter mantenere intatta la sua vitalità, mostrò sempre una grande capacità di adattamento al mutare delle circostanze.

    INFLUENZA POLITICA DEL "B’NAI B’RITH"
    Nell’ambito dei suoi compiti di tutela delle minoranze ebraiche l’Ordine esercitò, tramite il canale della diplomazia americana, enormi pressioni in favore degli ebrei perseguitati in Russia, in Romania, in Germania ecc. Nel 1903 per esempio, il presidente Roosevelt preparò insieme al "B’nai B’rith" una lettera di protesta da inviare allo Zar di Russia per condannare i pogrom russi. Le richieste contenute nella lettera, trasmessa dal Segretario di Stato americano, non furono accolte dallo Zar, il quale anzi, vedendo che gli ebrei capeggiavano i rivoluzionari russi, decise di sottomettere gli israeliti stranieri a un regime speciale di passaporto, per poterli meglio sorvegliare. L’America fece nuovamente pressioni diplomatiche sullo Zar, ma Nicola II rifiutò ancora una volta di ricevere le proteste ebree. Il Gran Presidente del "B’nai B’rith" di quel tempo, Krans, ha scritto che uno dei membri del "B’nai B’rith" dichiarò in quell’occasione: "Se lo Zar non vuole dare al nostro popolo la libertà che esso desidera, allora una Rivoluzione installerà una Repubblica in Russia, mediante la quale otterremo i nostri diritti". Previsione o premonizione?

    L’INFLUENZA ATTUALE DEL B’NAI B’RITH
    Negli USA le campagne presidenziali passano inevitabilmente attraverso le assemblee del "B’nai B’rith", dove i candidati, sia democratici che repubblicani, vengono a porgere i loro messaggi di sostegno ad Israele. Per esempio nel 1953 il vice presidente Richard Nixon fu il principale oratore politico al banchetto della Convenzione, ed il presidente Dwight Eisenhower inviò un caloroso messaggio d’incoraggiamento alla Loggia. Eisenhower prese poi parte al banchetto per il 40· anniversario dell’A.D.L. (Anti-Diffamation League of "B’nai B’rith"), il "braccio armato" del "B’nai B’rith". Mentre nel 1963, per i 50 anni dell’A.D.L., l’invitato d’onore fu il presidente John Kennedy. Alcuni mesi più tardi anche il nuovo presidente Lyndon Johnson fu invitato dall’Ordine. Per finire, il presidente del "B’nai B’rith", Label Katz, incontrò in udienza privata Giovanni XXIII nel gennaio 1960. Tramite Jules Isaac (membro del "B’nai B’rith") l’Ordine ha giocato un ruolo di primo piano nella preparazione del documento Nostra Ætate del Concilio Vaticano II.

    IL B’NAI B’RITH E LA MASSONERIA
    Oggi i membri del "B’nai B’rith" cercano di non parlare del loro legame con la Massoneria, ma abbiamo già visto come almeno quattro dei fondatori del "B’nai B’rith" erano massoni, che si riunivano in Templi massonici. Il Ratier esamina a questo scopo ciò che autori o riviste massoniche o filomassoniche scrivono del " B’nai B’rith": Daniel Ligou, il "Dictionnaire de la franc-maçonnerie" (1932),l’"Almanach maçonnique de l’Europe", Jean-Pierre Bayard, la rivista "Globe" secondo cui il "B’nai B’rith" è "il ramo ebraico della Massoneria", Daniel Beresniak, la "Guide de la vie juive en France", che parla, a proposito del "B’nai B’rith" di "Massoneria colorata di Giudaismo", e infine "Tribune Juive" secondo cui essi ("B’nai B’rith") progettano di creare un tipo di "obbedienza massonica riservata ai soli ebrei". Da qualche decennio tuttavia, i dirigenti del "B’nai B’rith " stanno cercando di non far trasparire la specificita massonica del loro Ordine.

    LA REGOLA DEL SEGRETO
    Ufficialmente il "B’nai B’rith" avrebbe dovuto abbandonare la regola del segreto nel 1920, ma ancora nel 1936 Paul Goldman, presidente della prima Loggia di Londra, parlava, in un articolo che ne tratteggiava la storia, del segreto o silenzio sulle attivita della Loggia. Il Ratier spiega inoltre come vi siano nel "B’nai B’rith" delle "riunioni aperte" cui possono assistere anche i profani, e le "vere riunioni", chiuse o segrete, riservate ai soli fratelli.

    IL CARDINALE DEL B’NAI B’RITH
    Il 16 novembre 1991, il card. Albert Decourtray, Arcivescovo di Lione e Primate di Francia, riceveva il Premio internazionale dell’azione umanitaria del distretto XIX (Europa) del "B’nai B’rith". Nel discorso pronunciato per la consegna della medaglia ricordo a Decourtray, Marc Aron, presidente del "B’nai B’rith" francese, fece un’allusione molto interessante circa l’evoluzione delle relazioni tra gli ebrei e il Vaticano: "Poi venne Jules Isaac, un "B’nai B’rith"; il suo incontro con Giovanni XXIII è la punta dell’iceberg; il Vaticano II, Nostra Ætate, le direttive conciliari per lo sradicamento di ogni concetto antigiudeo nella catechesi e nella liturgia".

    IL CARDINALE BEA
    L’attitudine filoebrea del cardinale Bea gli valse l’accusa di essere un agente segreto B’nai B’rith". Qualcuno, come ha riassunto Leon de Poncins, ha accusato Bea di essere d’origine ebrea, si sarebbe chiamato, Beja, o Behar, e avrebbe agito nel Concilio come agente segreto del "B’nai B’rith", Ma non ci sono prove serie di ciò fino ad ora.

    FREUD E IL B’NAI B’RITH
    L’autore scrive che S. Freud era membro della Loggia del "B’nai B’rith" di Vienna e che il "B’nai B’rith" ha influito molto sullo sviluppo della psicanalisi, fondata sulla Kabala.

    IL B’NAI B’RITH E IL COMUNISMO
    La domanda dell’autore è questa: vi fu opposizione o sostegno, da parte del "B’nai B’rith", alla Rivoluzione comunista del 1917? Globalmente, leggendo la stampa del "B’nai B’rith", si può dire che vi fu sostegno, senza che vi fosse alcuna paura per lo sviluppo della comunità israelitica russa, tranne le inquietudini per un’eventuale assimilazione degli ebrei nello Stato comunista e le difficoltà per la pratica religiosa. Ma oltre questi due punti, non si trova, nella stampa del "B’nai B’rith" dell’epoca, nessuna condanna del regime dittatoriale comunista per la sua ideologia. Per quanto riguarda "l’eliminazione degli ebrei ortodossi, essa fu condotta dalla sezione ebrea del partito comunista la ‘Evsekzija’, Si assistette perciò al triste spettacolo di ebrei, che spogliavano i loro propri fratelli".

    IL B’NAI B’RITH E IL SIONISMO
    Il "B’nai B’rith" può essere definito un movimento pre-sionista. Fin dall’origine e per sua natura, il "B’nai B’rith" è un Ordine d’ispirazione sionista, anche se nel 1843 questo termine non esisteva ancora. Paul Goldman, presidente della Prima Loggia d’Inghilterra, scrisse nel 1936 un piccolo opuscolo sulla storia ditale Loggia. In esso sono contenute notizie molto importanti sull’influenza delle logge londinesi del "B’nai B’rith" nello sviluppo del Sionismo.
    "Nella Palestina - scrive il Goldman - "B’nai B’rith" ha esercitato un ruolo unico, prima che il Sionismo ne facesse la base dello Stato ebraico". Nel 1865, ventitré anni prima dell’Organizzazione sionista mondiale di Herzl, il "B’nai B’rith " organizzò una grande campagna d’aiuto alle vittime ebree di un’epidemia di colera in Palestina. Dopo di che l’Ordine non ha più smesso di sostenere finanziariamente le iniziative private in Israele (nel 1948, inviò più di quattro milioni di dollari in Israele). Tuttavia a causa di una minoranza antisionista tra gli ebrei, il "B’nai B’rith"; che ha sempre cercato di evitare ogni querelle e divisione tra israeliti, non ha preso ufficialmente posizione (fino al settembre 1947) in favore delle tesi sioniste, pur difendendole e partecipando attivamente a tutte le conferenze sioniste.

    IL B’NAI B’RITH FA RICONOSCERE ISRAELE
    È stato il "B’nai B’rith" che ha provocato il riconoscimento (de facto) dello Stato d’Israele da parte del presidente americano Harry Truman, che era ostile ad un riconoscimento rapido d’Israele, e che a causa del suo "ritardismo" veniva accusato dai dirigenti sionisti di essere un traditore. Nessuno dei leaders sionisti era ricevuto, in quei frangenti, alla Casa Bianca. Tutti, tranne Frank Goldman, presidente del "B’nai B’rith", che non riuscì però a convincere il Presidente. Allora Goldman telefonò all’avvocato Granoff, consigliere di Jacobson, amico personale del presidente Truman. Jacobson, un "B’nai B’rith", pur non essendo sionista, scrisse tuttavia un telegramma al suo amico Truman, chiedendogli di ricevere Weizmann (presidente del Congresso Sionista mondiale). Il telegramma restò senza risposta. allora Jacobson chiese un appuntamento personale alla Casa Bianca. Truman lo avviso che sarebbe stato felice di rivederlo, a condizione che non gli avesse parlato della Palestina. Jacobson promise e partì. Arrivato alla Casa Bianca, come scrive Truman stesso nelle sue "Memorie": «Delle grandi lagrime gli colavano dagli occhi; allora gli dissi: "Eddie, sei un disgraziato, mi avevi promesso di non parlare di ciò che sta succedendo in Medio Oriente". Jacobson mi rispose: "Signor Presidente, non ho detto neanche una parola, ma ogni volta che penso agli ebrei senza patria mi metto a piangere". Allora gli dissi: "Eddie, basta". E discutemmo d’altro, ma ogni tanto una grossa lacrima colava dai suoi occhi. Poi se ne andò». Ebbene poco tempo dopo, Truman ricevette Weizmann in segreto e cambiò radicalmente opinione, decidendo di riconoscere subito lo Stato d’Israele. Così il 15 maggio 1948 Truman chiese al rappresentante degli Stati Uniti di riconoscere de facto il nuovo Stato. E quando il Presidente firmò i documenti di riconoscimento ufficiale d’Israele, il 13 gennaio 1949, i soli osservatori non appartenenti al governo degli Stati Uniti erano tre dirigenti del "B’nai B’rith": Eddie Jacobson, Maurice Bisyger e Frank Goldman.

    IL COMPITO PIU' ARDUO: IMPEDIRE L’ASSIMILAZIONE
    Sappiamo gia che il "B’nai B’rith" ha per scopo di unire gli israeliti, per far progredire l’umanità. L’Ordine cerca pertanto di sviluppare il carattere morale e intellettuale dei propri correligionari; tuttavia, studiando meglio il problema, si può scorgere un certo "razzismo" ebreo in tali programmi. L’Ordine dei "Figli dell’Alleanza" presuppone una fedeltà totale al Giudaismo, in quanto esso serve a rafforzare la coscienza ebraica. Uno dei compiti più alti dell’Ordine è di preservare il popolo ebreo da ogni pericolo di assimilazione da parte di altre nazioni e da una conseguente perdita d’identità.
    La "Lega Anti-Diffamazione" (A.D.L.) scrive che essa "crede nell’integrazione, cioè nell’accettazione degli ebrei, come eguali. Ma che è opposta all’assimilazione: ossia alla perdita dell’identità ebrea. Uno dei principi dell’Ordine è che "non vi è posto nel "B’nai B’rith" per un Fratello che tiene i suoi figli lontani dalla Comunità Israelitica".

    IL RIMPIANTO DEL GHETTO E I PERICOLI DELL’EMANCIPAZIONE
    Nelle pubblicazioni del "B’nai B’rith" di questi ultimi anni, traspariva ancora una certa nostalgia del ghetto, come garanzia della propria identità, e perciò certi membri arrivano financo a stimare che "il nemico mortale degli ebrei non è l’antisemitismo ma è l’assimilazione".
    Il "B’nai B’rith" lotta anche contro i matrimoni misti, nei quali uno dei coniugi è un "goy", anche se il matrimonio viene celebrato nella Sinagoga.

    L’"ANTI-DIFAMATION-LEAGUE": O IL BRACCIO ARMATO DEL B’NAI B’RITH
    L’A.D.L. fu fondata dal "B’nai B’rith" nell’ottobre del 1913 per lottare contro la diffamazione e la discriminazione che si sarebbero potute esercitare contro la comunita ebraica americana. Molti presidenti degli USA hanno tessuto l’elogio dell’A.D.L., ad esempio Truman, Eisenhower, J. Kennedy, Johnson, Reagan.
    L’associazione scheda regolarmente ogni anno tutti coloro che hanno espresso delle opinioni non filo-israeliane. In Italia, quest’estate, il giornalista Maurizio Blondet è riuscito, clamorosamente, a rendere pubblico l’elenco dell’A.D.L. 1993, in cui si trovavano, tra gli altri, i nomi degli onorevoli Pivetti e Miglio, dei cardinali Ruini e Pappalardo. L’on. Pivetti ha presentato un’interrogazione parlamentare chiedendo al Ministro degli Interni un’inchiesta sul caso, senza ricevere alcuna risposta.

    L’A.D.L. E LO SPIONAGGIO PRIVATO NEGLI USA
    Il 10 dicembre 1992 e l’8 aprile 1993, i locali dell’A.D.L. del "B’nai B’rith" di S. Francisco e di Los Angeles, furono perquisiti simultaneamente da agenti dell’F.B.I. e molti dei documenti sequestrati provano che l’A.D.L., tramite la sua sezione di ricerca documentaria ("Fact Finding Division"), diretta fin dal 1962 da Irwin Svall, è stata, né più né meno, una vasta rete di spionaggio, non solo contro militanti politici vagamente antisemiti, ma anche contro diverse confessioni religiose, clubs, associazioni locali che non hanno nulla di antisemita. La polizia americana scoprì allora che la maggior parte degli uomini o associazioni spiate dall’A.D.L., non avevano mai avuto alcun legame diretto o indiretto con la comunita ebraica, e non avevano neppure preso una posizione netta pro o contro Israele.
    In Italia per esempio, il card. Ruini è stato schedato come antisemita per aver scritto che Gesù era stato crocifisso dagli ebrei. Il card. Pappalardo per aver usato l’espressione scritturale "Sinagoga di Satana".
    Una tale rete di spionaggio è stata messa in piedi grazie alle amicizie che l’A.D.L. conta tra i poliziotti, gli sceriffi e persino tra gli agenti dell’FBI. Il potere della comunità ebrea e tanto grande che i locali dell’A.D.L. di Los Angeles dovettero essere perquisiti dalla polizia di San Francisco, perché la polizia locale si era rifiutata di cooperare direttamente all’inchiesta. Il procuratore generale di San Francisco, Arlo Smith, disse che si trattava "della più vasta rete di spionaggio che opera su scala nazionale". Due cronisti del quotidiano "San Francisco Chronicle", Phillip Matier e Andrew Ross, hanno scritto che il dossier dell’A.D.L. di San Francisco, sequestrato dalla polizia di Los Angeles, è "soltanto la punta dell’iceberg di un raggio nazionale di spionaggio e di indiscrezioni programmate dai servizi di sicurezza". I due giornalisti affermano anche che "poliziotti di almeno altre sei grandi città, sono egualmente implicati nella vendita di schede confidenziali di polizia". Altra tattica impiegata dall’A.D.L. è quella d’infiltrare gruppi o partiti americani. Alcuni studenti ebrei dell’Università di San Francisco, come riporta il settimanale "San Francisco Weekly", hanno ammesso di spiare, per conto dell’A.D.L., altri studenti o professori, annotando sistematicamente le osservazioni fatte su Israele o sugli ebrei. Se ne deduce che l’A.D.L. scheda ogni persona che esprime sentimenti od opinioni critiche su Israele. Sembra che l’origine dei legami A.D.L.- polizia risalga ai preliminari della dichiarazione di guerra americana del 1941. Quando gli USA dichiararono la guerra, le schede dell’A.D.L. divennero una miniera d’oro per l’F.B.I., che poté cosi controllare gli agenti nemici.
    Questa pratica non è cessata: l’A.D.L. ha fornito all’F.B.I. liste di persone o organizzazioni ritenute "razziste"; anzi l’A.D.L. ha organizzato dei seminari di formazione ai quali venivano invitati poliziotti americani per poter identificare e schedare gli "antisemiti" o presunti tali. Nel 1989 fu il capo stesso dell’F.B.I., William Sessions, a partecipare all’assemblea annua dell’A.D.L., mettendo a disposizione della stessa la sua esperienza professionale. Per ottenere i favori dei poteri repressivi e facilitare la sua penetrazione nell’apparato poliziesco, l’A.D.L. sponsorizza ogni anno, numerosi seminari consacrati specialmente ai cosiddetti "estremisti bianchi", ai quali partecipano numerosi ufficiali di polizia, dall’ F.B.I. fino agli sceriffi, ivi compresi i procuratori generali di tredici Stati.
    Le «pubblicazioni "tecniche" dell’A.D.L., che costituiscono spesso una vera opera di schedatura di persone critiche nei confronti del Sionismo, sono d’altronde destinate a essere utilizzate dalla polizia, come precisa lo stesso catalogo pubblicitario dell’A.D.L.». Per conto dell’A.D.L. vengono organizzate anche operazioni di provocazione, orchestrate nel seno di gruppi di estrema destra, in modo da screditarli e al tempo stesso pilotare l’opinione pubblica sull’esistenza di un grave pericolo razzista ed antisemita, in realta inesistente.

    UN LIBRO DI DENUNCIA
    Nell’estate del 1992 appariva in Francia un libro, intitolato "Les droites nationales et radicales en France", edito da "Presses universitaires de Lyon" (P.U.L.), scritto da due giovani autori René Monzat e Jean-Yves Camus (nati entrambi nel 1958). Sul retro della copertina si può leggere la scritta: «Opera pubblicata col concorso del "B’nai B’rith" di Francia». Ora il presidente del "B’nai B’rith" francese e il dottor Marc Aron, un influente personalità lionese, che ne ha firmato la prefazione dal titolo: "Il cerchio vizioso dell’estrema destra". L’opera è costituita in larga parte dalla trascrizione di schede della polizia (da pag. 61 a pag. 100) ed è un’opera di autentica denuncia di partiti, personalità, bollettini, associazioni, ecc.

    di don Curzio Nitoglia.
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

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    Originally posted by Il Patriota
    http://digilander.libero.it/thatsthe...di%20testo.pdf

    qualcuno sa dirmi cosa è il Center for Public Policy Italia????

    QUESTO:

    http://www.informazionecorretta.com/...late=home_page

    http://www.informazionecorretta.com/...age=varie.html

    Center for Public Policy Italia – Via Eupili, 8 20123 Milano e-mail: cpp_italia@libero.it Tel: 347-3487846 16

    Il Presidente per l’Italia - Paolo Foà





    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

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    ......Steinhaus, Israel, Fait...tutti cognomi padani....
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

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    Talking Gianfranco Ti Ricordi?

    IL FASCISMO DEL DUEMILA
    «Con la formula "Fascismo del Duemila" intendo dire che nei confronti del fascismo non vi può essere solo nostalgia o rimpianto, legittimi in chi l'ha vissuto, ma patetici per chi è nato dopo... Per questo ho scritto di segreteria "post-fascista", in termini anagrafici... Il fascismo è stato una grande intuizione politica, non completamente attuata, che contiene risposte convincenti ai problemi del nostro tempo... Il fascismo aveva intuito che l'uomo è al centro del divenire e non può essere assoggettato a logiche materialistiche. Il fascismo aveva anche capito che Stato e Nazione non possono esere separati e che i problemi del mondo del lavoro non si risolvono con il capitalismo né con il comunismo, sono ricette valide anche per l'Italia di oggi. Questo è il fascismo dell'anno Duemila»
    Secolo d'Italia, 18-12-1987
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    LA SPINTA PROPULSIVA DEL FASCISMO
    «La consapevolezza che alcuni storici e giornalisti nutrono circa la necessità di seppellire l'antifascismo in quanto non valore o disvalore e in quanto semplice accidente della storia nazionale, va salutata con soddisfazione, ma non può assolutamente significare che anche il fascismo debba essere archiviato. Porre sullo stesso piano il concetto e la sua negazione porta a errori gravi, specie per noi. Il fascismo ha ancora una validità, una spinta propulsiva, una proiezione futura. Il fascismo ha un avvenire perché è una concezione di vita, un progetto di Stato, un modello sociale. Se lo riduciamo a iturgia o a esteriorità lo confiniamo nel retrobottega delle idee, ma se lo concepiamo e lo interpretiamo per quello che realmente è, lo poniamo in vetrina, costringendo le altre ideologie a rifare ancora i conti con esso... La crisi delle ideologie non tocca il fascismo, che anzi dimostra, in questi anni di pensiero debole, la grande forza delle sue intuizioni»
    Secolo d'Italia, 24-1-1988
    --------------------------------------------------------------------------------
    RADICI FECONDE
    «Non ritengo che sia un paradosso per il Msi, così legato alle sue radici, avere un Segretario nato nel Dopoguerra. VuoI dire che quelle radici sono feconde, e che ci sono nuove generazioni che credono nella concezione della vita e nella visione del mondo che fu del fascismo».
    Secolo d'Italia, 11-3-1988
    --------------------------------------------------------------------------------
    IN DIFESA DEI COMBATTENTI
    «Quando penso ai pensionati e agli anziani non posso fare a meno di ricordare le altre categorie di cittadini emarginati dal sistema, come i combattenti (e in specie quelli della Repubblica sociale italiana, i mutilati e gli invalidi civili). E in difesa di tutte queste categorie senza voce, i missini si impegneranno a fondo nelle sedi parlamentari e nelle piazze».
    Secolo d'Italia, 1-4-1988
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    LA BANDIERA DELLA GUARDIA DEL DUCE
    «Sono veramente dispiaciuto di non poter partecipare (...) al VI Congresso dell'Unione Nazionale Combattenti della Repubblica Sociale Italiana. Ci tenevo molto, non soltanto perché la mia presenza avrebbe simbolicamente costituito la miglior dimostrazione della continuità ideale del Msi, nonostante il cambio generazionale, con i valori che furono all'origine dalla Repubblica Sociale Italiana, ma anche perché volevo assolvere personalmente all'impegno assunto con il sacerdote che mi ha donato la bandiera di combattimento della "Guardia del Duce" di stanza a Gargnano (...). Assolvo comunque ugualmente l'impegno di donare all'Unc Rsi la gloriosa bandiera, cimelio di grande valore storico, ma di ancor più grande significato morale. Nessuno più dei camerati dell'Unc Rsi potrebbe gradirIo e onorarlo, perché nessuno ne sarebbe più degno (...). Concetti quali Onore e Fedeltà sono inimmaginabili nella attuale politica, amorale e molte volte addirittura immorale: erano invece il fondamento stesso della scelta dei tanti volontari della Repubblica sociale italiana (...). Cameratescamente, Gianfranco Fini».
    Secolo d'Italia, 30-10-1988
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    FASCISTA DEL DOPOGUERRA
    «Sono un post-fascista, come hanno scritto - ma sarebbe meglio dire: un fascista nato nel Dopoguerra».
    Europeo, 30-12-1988
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    SALUTO FASCISTA
    «Ho fatto spesso il saluto fascista perché era un modo per ribadire la propria identità».
    Europeo, 30-12-1988
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    ATTO DI FEDE
    «Credo ancora nel fascismo, sì, ci credo. Soprattutto oggi, che anche il Pci si è arreso e trova idonea questa società, la scommessa del fascismo è ancora più valida».
    Secolo d'Italia, 19-8-1989
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    ATTUALIZZARE IL FASCISMO
    «Non ritengo che il Movimento sociale italiano debba cambiare né il simbolo né tantomeno la sua storia, perché non ha nulla di cui doversi vergognare in questi quaranta anni... Il Msi deve semmai attualizzare il fascismo, non deve proporlo in termini nostalgici e da rigattiere della ideologia, poiché farebbe un pessimo servizio al fascismo e farebbe io credo anche un pessimo servizio a se stesso».
    Secolo d'Italia, 25-11-1989
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    NIENTE ABIURE
    «Nessuno può chiederei abiure della nostra matrice fascista... Non si capisce appieno il Ventesimo secolo e quel che accadde all'Est, se non si comprende la natura del fascismo».
    Il Giornale, 5-1-1990
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    IRRINUNCIABILE CONTINUITÀ
    «Il Msi ha grandi potenzialità che ci derivano dalla irrinunciabile continuità col fascismo... Da questa irrinunciabile continuità deriva l'orgoglio nazionale da contrapporre alle Leghe, la vocazione sociale del Movimento, l'istanza partecipativa, il nostro messaggio alternativo ai modelli economici imperanti, l'ostilità al sistema dei partiti».
    Secolo d'Italia, 29-1-1991
    --------------------------------------------------------------------------------
    TUTTI FASCISTI
    «L'ideologia del fascismo è attuale e viva, anche se non è più un modello realizzato. La definizione ideologica non uò essere oggi ciò che nel partito ci unisce e che ci divide, perché nelle nostre radici, nel fascismo, ci riconosciamo tutti».
    Secolo d'Italia, 7-7-1991
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    FEDELE ALLE RADICI
    «lo conduco la politica più adatta ai miei tempi, ma resto fedele alle radici del Msi. E ci tengo a preservare il periodo di Mussolini».
    Il Messaggero, 3-3-1992
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    IL DOLCE SAPORE DELLA RIVINCITA
    «Ai combattenti della Decima, espressione più alta del valore dei nostri soldati, va il cameratesco saluto di tutto il Msi. A chi, come voi, difese l'onore e la dignità della Patria nel momento più tragico e doloroso della nostra storia nazionale, deve oggi rendere omaggio ogni italiano: ognuno di voi, e con voi tutti i combattenti delle Forze Armate della Rsi, rappresenta la prova che chi è vinto dalle armi ma non dalla storia è destinato, con il passare del tempo, a gustare il dolce sapore della rivincita. I vostri ideali, raccolti idealmente dalle giovani generazioni, hanno già trionfato, ed i nemici di ieri, vincitori militari solo per la preponderanza delle forze in campo, sono i grandi sconfitti della fine secolo. Dopo quasi mezzo secolo il fascismo è idealmente vivo, dopo soli tre anni dalla caduta del muro di Berlino il comunismo è definitivamente morto. Nessuno lo rimpiange, in milioni lo maledicono. E chi, come voi, ha sempre combattuto per un'Italia migliore, non può che aver avuto un moto di spontaneo orgoglio, l'orgoglio di chi sa di essere nel giusto, il 25 aprile 1992 cioé il giorno in cui, per una imperscrutabile volontà del destino, il capo delo Stato ha sepolto la Repubblica nata dalla resistenza. Molto c'è ancora da fare, comunque, specie per cancellare le leggi barbare della discriminazione e dell'odio istituzionalizzato. Soltanto dopo si potrà davvero parlare di pacificazione nazionale. Come sempre, il Msi sarà al vostro fianco».
    Secolo d'Italia, 7-5-1992
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    PIAZZA MUSSOLINI
    "L'identità ideologica del Msi si manifesta anche nei rituali come il saluto romano. Ma il Msi fa politica e non si ferma ovviamente ai rituali. Mussolini sarà consegnato alla storia soltanto quando gli antifascisti avranno accettato di confrontarsi serenamente e senza pregiudizi con il suo pensiero e le sue opere. In quel momento non penso però che Mussolini sarà appeso ad una parete come un quadro. A lui, come a Cavour, Mazzini e Garibaldi, saranno intitolate piazze e monumenti».
    Il Giornale, 19-10-1992
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    COSE MIMETICHE
    «Alleanza nazionale non è una "cosa", ma un'area. Le "cose" nascono per mascherare partiti impresentabili, e il Msi non ha certo bisogno di mimetizzarsi».
    Secolo d'Italia, 1-6-1993
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    DIFFICOLTÀ DI COMPRENDONIO
    «Alcuni interlocutori del progetto di Alleanza nazionale faticano a comprendere che il problema non è quello della identità missina, ma quello di far venire meno ogni pregiudiziale ideologica. Insomma, a cinquant'anni dalla fine della guerra nessuno può pretendere che il Msi faccia in qualche modo l'abiura di quello che è stato. Non dobbiamo sconfessare un bel niente. L'identità missina è storica, è stata legittimata dai voti che abbiamo avuto e abbiamo tuttora».
    Secolo d'Italia, 10-6-1993
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    NON UN PARTITO
    «Serve costruire la politica della "Alleanza nazionale", una strategia e non un partito, per chiamare a raccolta tutti coloro che non hanno voluto un'Italia comunista e non vogliono un'Italia di sinistra... Alleanza nazionale si deve contrapporre alla politica delle sinistre rivolgendosi alla parte sana della nazione, a coloro che vogliono uno Stato efficiente, giusto e onesto, senza mettere in discussione identità, simbolo e nome del Msi».
    Secolo d'Italia, 24-7-1993
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    ULTIME PAROLE FAMOSE
    «Alleanza nazionale per noi deve essere una confederazione dove ogni soggetto entra con la propria storia e le proprie tradizioni. Che senso avrebbe fare un nuovo partito con un nuovo simbolo?».
    Il Tempo, 8-12-1993
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    [Data pubblicazione: 27/11/2003]
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

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    Talking Non rinnegare, non restaurare»

    Fini, il leader che giurò di essere fascista


    Leo Siegel
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    «No, caro Almirante, il testimone non è caduto. È in buone mani, in mani giovani, in mani forti, in mani che non cederanno. Lo porteremo avanti anche con te, anche per te. Perché tu, Almirante, perché tu, Romualdi, non ci lasciate. Restate con noi, alla nostra testa, in piedi, come sempre siete vissuti. Grazie per quello che ci avete insegnato»: così si concludeva l'orazione funebre, pronunciata da Gianfranco Fini in quel martedì 24 maggio 1988 in piazza Navona, davanti a due bare e a un popolo missino in lacrime.
    Era il commiato terreno, parole di Fini, da Giorgio e Pino «alfieri dell'Italia che non cede, che non rinnega, che non tradisce, che non si arrende». Era l'impegno solenne per la continuità: «Noi vivremo per voi e con voi. Ve lo giuriamo con il cuore gonfio di dolore e con l'animo colmo di fierezza per essere stati con voi nelle sconfitte e nelle vittorie, in questi anni meravigliosi e terribili nei quali ci avete insegnato che le prove più terribili debbono e possono essere vinte». In realtà, non delle esequie di due leader politici, si trattava, ma del funerale di un intero partito, e furono sufficienti pochi mesi per rendersene conto e trarne le debite conseguenze. Perché Fini non aveva pronunciato un giuramento, ma uno spergiuro culminato negli ultimi inqualificabili eventi.
    «Non rinnegare, non restaurare», era stato l'impegno almirantiano, una formula che conciliava passato, presente e futuro, nostalgia e pragmatismo. Oggi Fini, folgorato sulla strada di Gerusalemme, scopre che il fascismo fu "il male assoluto", e che la Repubblica di Salò fu "tra le pagine più vergognose dell'umanità". Non entriamo nel merito di tali affermazioni, limitandoci a rilevare che il suo padre naturale militò nella Rsi, e che il suo padre politico fu Capo di Gabinetto del Ministro Mezzasoma.
    Tanto basterebbe per ritirarsi in un convento a meditare sulle nefandezze dei suoi progenitori, a chiedere pietà per le loro anime e invocare il perdono di Dio per le connivenze politiche e morali personali. Dopo di che, Fini dovrebbe far seguire alle dimissioni dalla decenza e dal pudore, rassegnate da tempo, quelle da deputato e presidente di An.
    Perché tra i suoi elettori c'è pure gente che non ha rinnegato, poca nella congrega di vertice, ma tanta nella base. Voti evidentemente inquinanti, da respingere così come qualche antifascista coerente, in passato, dichiarò sgraditi i voti determinati del Msi escluso dall'Arco Costituzionale.
    Poi, se ne è capace, fondi un nuovo partito, a sua immagine e somiglianza, e si presenti vergine al giudizio degli elettori proclamando le proprie mire e ambizioni, quelle confessabili e anche quelle inconfessabili. Più che a una consultazione politica, nella fattispecie, si andrebbe ad un referendum tra valori e disvalori umani, e se questo Paese è ancora capace di esprimere sentimenti e risentimenti, avrebbe buone possibilità di cambiare mestiere.
    Facendo finalmente quel che probabilmente avrebbe fatto se Giorgio Almirante e Donna Assunta non avessero compiuto l'errore della loro vita servendogli su un piatto d'argento, oggi oggetto di sputi, la segreteria missina: il vigile urbano, vista la statura, o l'impiegato al catasto nella natia Bologna, secondo intelletto.
    Infine, un riferimento personale. Chi scrive, nel 1956 sull'onda emotiva dei carri armati sovietici invasori dell'Ungheria e massacratori di operai, fece una scelta di libertà sulla sponda opposta. Al primo atto, fiduciario della Giovane Italia all'Istituto Gonzaga di Milano, altri ne seguirono: la Segreteria Provinciale del Fronte della Gioventù, il Consiglio Comunale, il Comitato Centrale, in quota rautiana. Un percorso democratico e civile, come testimoniato dal Certificato di Buona Condotta che il sindaco Tognoli mi rilasciò quando, conclusa tale esperienza, divenni allenatore di calcio professionista, benedetto da Italo Allodi, al corso di Coverciano.
    Premesso che, da libertario un po' ribelle quale sono, nel Ventennio proprio non mi ci sarei visto con il naso all'insù sotto il balcone di Palazzo Venezia, vissi gli anni giovanili in mezzo a tanta gente perbene, che aveva pagato e continuava a pagare, anche con la vita, la militanza e la coerenza verso un ideale. Che costoro, sempre più anziani, fossero gli epigoni reincarnatori del "male assoluto" e rappresentassero la "vergogna dell'umanità", proprio non me n'ero accorto. E non ci credo neppure oggi che, caduto il muro di Berlino, per la libertà mi sto battendo altrove, sotto altri simboli e nel nome di altri valori.
    «Un popolo senza radici non ha futuro, così come un albero senza radici muore»: anche questo, declamò enfaticamente Fini davanti alle bare di Almirante e Romualdi.
    Parole belle, parole vuote, parole tradite. Un'inconscia profezia sul fallimentare futuro di Fini ed ex-camerati (spero non si offendano, ho puntualizzato "ex"), ed un buon auspicio per chi invece oggi si batte a tutela di altre radici. Al passo con i tempi, con gli eventi, secondo diversa sensibilità e cultura, ovviamente, ma l'importanza è battersi. Anche contro Fini l'apolide.
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

 

 
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