===GEN. KARPINSKI: TORTURE IN IRAQ, ALTRO CHE MELE MARCE

(ANSA) - ROMA, 29 MAG - ''Fate bene, voi italiani, a non
credere alla tesi delle "poche mele marce" ripetuta da Bush e
Rumsfeld. assurdo pensare che un pugno di soldati semplici si
sia macchiato degli orrori del carcere di Abu Ghraib senza
ordini o incoraggiamenti dall'alto. Perche' mai si sarebbero
presi tanti rischi?''. Nell'intervista a REPUBBLICA, Janis
Karpinski, il generale di brigata sospeso dal comando per lo
scandalo di Abu Ghraib, punta il dito contro i vertici del
Pentagono.
''Il governo - dice - cerca un capro espiatorio. E io sembro
fatta a pennello: sono una donna, un generale scomodo, faccio
parte della riserva. D'altra parte, non sono disposta a
immolarmi, non fosse altro per evitare che altre donne facciano
la mia stessa fine. Daro' quindi battaglia, denunciando le
discriminazioni nei miei confronti e le responsabilita' a
livello piu' alto. Nel carcere di Abu Ghraib fu chiesto alla
polizia militare di affiancare e aiutare l'intelligence militare
che conduceva gli interrogatori. Polizia e intelligence
rappresentano due filoni diversi nell'organigramma del
Pentagono. Io non ero al corrente dei metodi e dei risultati
degli interrogatori, nessuno mi informo' degli abusi, che non
avrei certo permesso. Altri, pero', sapevano che cosa
accedeva...''.
''Quando ho visto le foto, il 23 gennaio, sono rimasta
disgustata - afferma la Karpinski - con lo stomaco sottosopra.
D'altra parte erano solo foto-souvenir: la mia teoria, infatti,
e' che ci fossero due tipi di foto. Le piu' importanti erano
quelle scattate dall'intelligence per ammorbidire i detenuti con
il ricatto della vergogna e convincerli a parlare. Per queste
foto chiesero l'aiuto della polizia militare. E i giovani
soldati, per immortalare fatti cosi' strani e sconvolgenti di
cui erano protagonisti, presero altre immagini al volo, con
macchine usa-e-getta. Le foto "ufficiali" sono misteriosamente
scomparse, quelle souvenir sono finite sulle prime pagine dei
giornali''.
''Quello che e' successo e' grave, terribile, un'offesa alla
cultura e alla religione dell'Iraq dove avremmo invece dovuto
mostrare il volto di una America diversa. D'altra parte nelle
foto non ho visto ne' sangue ne' ossa rotte. E forse e'
eccessivo parlare di sadismo. Alla England (la soldatessa che
teneva il detenuto al guinzaglio) che lavorava come impiegato
amministrativo, chiesero di posare per la foto perche', con una
donna, l'immagine sarebbe risultata piu' umiliante. (...) La
realta' e' che ad Abu Ghraib furono sperimentate, senza
autorizzazione, tecniche di interrogatorio brutali e offensive,
specie per i musulmani. Vuole sapere che cosa propose il
generale Miller quando arrivo' da Guantanamo a Bagdad? Di
"guantanamizzare", - si', uso' proprio questa parola - i
detenuti iracheni. L'intelligence militare prese il controllo di
un'ala intera di Abu Ghraib, poi diventata l'epicentro degli
abusi e del sovraffollamento. Nella prigione c'erano 6mila
detenuti, mentre noi della polizia militare eravamo solo in
300''.
''Che cosa insegna lo scandalo di Abu Gharib? Primo, che
siamo arrivati in Iraq preparati per la guerra ma non per il
dopo-guerra. Secondo, che non e' tollerabile l'uso di consulenti
esterni per gli interrogatori. Terzo, che la guerra e' sempre
una cosa terribile: ma queste cose non dovrebbero mai
succedere'', conclude il generale. (ANSA).

LAV

29/05/2004 10:25