Pagina 1 di 2 12 UltimaUltima
Risultati da 1 a 10 di 20

Discussione: La Trappola del Debito

  1. #1
    SENATORE di POL
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Località
    Alessandria
    Messaggi
    23,784
     Likes dati
    2
     Like avuti
    10
    Mentioned
    1 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito La Trappola del Debito

    dal quotidiano L'ARENA

    " La trappola del debito



    Di Carlo Pelanda (24-5-2004)


    Nel recente vertice a Londra tra i ministri dell’economia di Francia, Germania e Regno Unito è stata abbozzata una tendenza che l’Italia deve valutare con preoccupazione. L’accordo di compromesso tra (a) governi europei che vogliono rendere più flessibile il Patto di stabilità, (b) la Commissione, in quanto organismo burocratico, che deve tutelarne la forma e (c) la Banca centrale europea che non si fida a cambiarla, potrebbe riguardare la ripesatura del debito sia pubblico sia implicito degli Stati per il calcolo degli europarametri. In sostanza, chi ha un debito storico inferiore al 60% del Pil e dimostra di poter contenere la spesa pubblica nel futuro affinché tale soglia non venga superata, allora avrà una sorta di permesso per sfondare il limite di deficit annuo del 3% per un certo periodo. Chi, invece, non rispetterà queste due condizioni non potrà farlo. L’Italia, senza ancora la riforma dei costi pubblici futuri e con un debito al 106% del Pil non potrà accedere all’eventuale nuova flessibilità se verrà formalizzata come sopra indicato. Vediamo la lista dei danni prevedibili per i nostri interessi.

    Primo, dovrà ridurre le tasse senza poter ricorrere al deficit temporaneo. Fatto che imporrà tagli brutali portatori di dissenso o, per limitarlo, una riduzione dei carichi fiscali meno efficace. L’opzione di infischiarsene ed andare in deficit in ogni caso per finanziare la riforma ha un rischio eccessivo: se le agenzie di rating che determinano la credibilità di un titolo di debito pubblico vedono che l’Italia aumenta i deficit senza il consenso-garanzia dell’Unione, allora alzeranno il costo del servizio del debito stesso (gli interessi) rendendo ingestibile il bilancio per tale carico aggiuntivo.

    Secondo, la maggiore rilevanza del debito pubblico negli europarametri metterà l’Italia sotto pressione per utilizzare più risorse allo scopo di ridurlo togliendole agli investimenti futuri. Se vi fosse un problema di emergenza, tipo dover dimezzare il debito in dieci anni per evitare un collasso dell’euro, allora dovremmo per forza accettare tale impoverimento. Ma poiché un’emergenza del genere non è nemmeno remotamente esistente non si capisce perché l’Italia dovrebbe usare tutti i suoi soldi per finanziare la riparazione dei buchi prodotti nel passato senza spenderne uno per costruirsi un futuro.

    La materia sembra molto tecnica e difficile, ma in realtà è molto politica e semplice: Francia e Germania hanno trovato un modo per continuare a violare il Patto senza farsi sanzionare ed è per loro irrilevante il fatto che ciò renda l’Europa un incubo invece che un sogno per l’Italia. In realtà Parigi e Berlino non hanno come priorità quella di fare un danno così grave a Roma, pur interessate ad impedirle la riduzione delle tasse per ridurne in prospettiva la concorrenzialità fiscale, ma quella di evitare un richiamo alle regole europee che stanno violando . E’, infatti, aperta una procedura di infrazione contro di loro che se si realizzasse in condanna le costringerebbe a tagli di spesa pubblica, per rientrare nei parametri, che non saprebbero come attuare. Per questo si sono inventate il principio che il debito pubblico storico minore possa bilanciare la violazione temporanea. Probabilmente la questione si potrà aggiustare attutendo i danni detti. Ma ci sono due lezioni che dobbiamo valutare seriamente. Nel sistema europeo il mancato controllo dei costi pubblici è un fattore di vulnerabilità per gli interessi nazionali molto maggiore di quanto finora valutato. L’architettura europea non è ancora ben disegnata: invece di garantire soluzioni che tengano conto del vantaggio di tutti è permeabile all’interesse di pochi anche se danneggia gli altri .

    www.carlopelanda.com
    "


    Saluti liberali

  2. #2
    SENATORE di POL
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Località
    Alessandria
    Messaggi
    23,784
     Likes dati
    2
     Like avuti
    10
    Mentioned
    1 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Oro alla Patria

    dal quotidiano IL FOGLIO

    " Intrappolata dal debito l’Italia deve iniziare a valutare l’opzione “oro alla patria”



    Di Carlo Pelanda (26-5-2004)



    Nei think tank anglofoni che questa rubrica frequenta si disse nel 1998: gli italiani sono matti a non condizionare l’adesione all’euro ad una clausola che li tuteli dalla vulnerabilità dovuta all’enorme debito pubblico. Era chiara, infatti, la novità storica dell’eurozona: un sistema in cui i debiti si dovevano pagare per forza e non si poteva ridurli con l’inflazione. Pertanto una nazione ad alto debito storico ed implicito (l’impatto deficitario dei costi pubblici futuri) avrebbe trovato vantaggio in tale sistema solo se fosse diventato sia un garante delle passività sia un supporto esterno per le riforme interne. Un buon negoziatore avrebbe proposto due condizioni. Una europeizzazione parziale del debito nazionale attraverso una cartolarizzazione supersintetica. Per esempio, un “Fondo europeo” assorbe 500 miliardi di euro di debito italiano in cambio di un conferimento di un valore patrimoniale nazionale equivalente più un premio. Poi tale fondo, caricato di altre risorse da nazioni con problemi simili, avrebbe venduto in 20-30 anni i valori (immobili) anticipando nel primo decennio la cassa utile, ottenuta attraverso l’emissione di azioni ed obbligazioni convertibili retrogarantite dalla Bce, per ricomprare i titoli di debito posseduti dai risparmiatori. In tal modo il debito italiano sarebbe sceso nel 2010 al 60% circa del Pil, il residuo non sarebbe stato vulnerabile a problemi di rating, e gli azionisti del fondo starebbero facendo un buon profitto. L’altra condizione sarebbe stata quella di imporre alle nazioni uno standard fiscale: un “corridoio” per portare le tasse dirette complessive non oltre il 33% e non al di sotto del 25% per le famiglie, tra il 25 ed 15% per le imprese. Con tali condizioni l’adesione all’eurozona sarebbe stata un buon business per l’Italia perché avrebbe bilanciato la cessione di sovranità economica con un plus. Senza, l’euro avrebbe prodotto un minus. Per evitarlo, L’Italia avrebbe dovuto star fuori allo scopo di ottenere la flessibilità utile a ridurre il debito con la crescita. Non lo fece, difficile dire se per incompetenza o per impossibilità. Ma tali scenari del passato tornano attuali perché il debito combinato con un eurosistema che lo fa pesare di più (recente eurovertice di Londra) invece di aiutare a ridurlo sta diventando un crescente rischio di impoverimento nazionale. Quindi, esclusa l’uscita dall’euro, per non morire economicamente l’Italia: (a) o rinegozia con forza condizioni simili a quelle dette sopra; (b) oppure dovrà chiedere ai cittadini “oro alla patria”. Anzi, forse la seconda azione può irrobustire la prima.

    Carlo Pelanda
    "


    Saluti liberali

  3. #3
    SENATORE di POL
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Località
    Alessandria
    Messaggi
    23,784
     Likes dati
    2
     Like avuti
    10
    Mentioned
    1 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    da www.adnkronos.com

    " ''Serve politica economica chiara e condivisa''
    Fazio: ''L'Italia perde competitivita'''
    Il Governatore di Bankitalia nelle 'considerazioni finali': ''Senza correzioni nel 2004 deficit/Pil al 3,5%. Governo non esclude nuova manovra''

    Roma, 31 mag. - (Adnkronos) - L'Italia perde terreno sul fronte della competitivita', anche se dalla grande industria arrivano ''segnali di ripresa''. I conti pubblici non vanno bene, l'indebitamento netto cresce e, in assenza di correzioni, nel 2004 potrebbe portarsi fino al 3,5% del pil. E' un quadro carico di ombre quello tratteggiato dal governatore di Bankitalia, Antonio Fazio nelle sue 'considerazioni finali' dell'annuale assemblea dell'istituto centrale.
    '' La perdita di competitivita' - dice Fazio - nei confronti dei Paesi sviluppati e ancora piu' delle economie emergenti si conferma l'elemento di maggiore debolezza del nostro sistema economico''. Il tutto aggravato dal peso dei costi dell'energia che, in Italia, risentono piu' che altrove, delle oscillazioni del prezzo del petrolio. Un quadro che impone di ''invertire la tendenza, tornare a una crescita sostenuta' '.
    Preoccupazione anche per i conti pubblici: in assenza di correzioni l'indebitamento netto quest'anno eccedera' il 3% e potrebbe portarsi fino al 3,5% del pil. Il monito al governo e' piu' che mai netto, anche perche' ''per il venir meno dei provvedimenti a carattere temporaneo nel 2005 l'indebitamento si situerebbe intorno al 4% del pil''. Daltra parte, ricorda Fazio, lo stesso governo ''non esclude la possibilita' di provvedimenti di contenimento degli squilibri di bilancio nella seconda meta' dell'anno. Il fabbisogno di cassa ricorda e' stato di 43 miliardi nel 2003, Nei primi 5 mesi di quest'anno il fabbisogno e' stimato in 48 mld rispetto a 37 nel corrispondente periodo del 2003''.
    In questo ''attuale difficile contesto'', il Governatore richiama l'esecutivo alla necessita' di avere ''una prospettiva di politica economica chiara, sicura, basata su dati concreti e su interventi ben definiti, largamente condivisi, inseriti in una visione di lungo periodo''. Quindi, pur nominando mai la concertazione, Fazio si pone sulla stessa linea del neopresidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo: ''Un rinnovato rapporto di collaborazione tra le parti sociali - dice - puo' tornare a guardare alla sviluppo in un orizzonte di medio termine''. Crescita e sviluppo economico, d'altra parte, sono nelle corde del Paese. Ma e' necessario un quadro chiaro di riferimento, per tutti, a partire dal prossimo Dpef. ''E' nelle nostre possibilita'. E' necessario per le parti sociali, per le imprese e per le banche - ammonisce- un quadro di riferimento definito e condiviso. Il prossimo documento di programmazione economico-finanziaria deve poter dare indicazioni al riguardo''.
    Non e' meno incisivo il richiamo di Fazio sul versante delle riforme al sistema previdenziale, della sanita' e della finanza degli enti locali, che per il governatore ''hanno inciso sugli squilibri'' dei conti pubblici ''ma non a sufficienza'' e dunque ''vanno completate''. Per quanto riguarda invece le banche, palazzo Koch promuove a pieni voti l'istituto bancario italiano, parlando di risultati reddituali significativi, di consistenze patrimoniali soddisfacenti, di buona qualita' del credito (nonostante i default Cirio e Parmalat), ma invitando pero' le banche a spiegare ai risparmiatori il grado di rischiosita' dei titoli negoziati. Il governatore guarda poi ''con rispetto'' alla riforma del risparmio che sta portando avanti il Parlamento, dicendosi ''certo'' che quest'ultima sapra' consolidare la fiducia dei risparmiatori.
    Mentre per quel che riguarda il fisco, Fazio affronta il tema della riduzione delle tasse, cavallo di battaglia del premier Silvio Berlusconi. '' Un abbassamento della pressione fiscale - fa notare il governatore di Bankitalia - deve trovare fondamento in una riduzione delle spese correnti in rapporto il prodotto; si richiedono una razionalizzazione dell'attività della pubblica amministrazione e un aumento dell'efficienza dei servizi pubblici ''.
    "

    Saluti liberali

  4. #4
    SENATORE di POL
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Località
    Alessandria
    Messaggi
    23,784
     Likes dati
    2
     Like avuti
    10
    Mentioned
    1 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    dal quotidiano IL GIORNALE

    " Deficit comunista

    Di Carlo Pelanda (28-2-2004)


    Tentiamo di inquadrare nel modo più oggettivo possibile la questione dell’impoverimento dell’Italia. Questo c’è in termini di deindustrializzazione, ma è una tendenza storica causata, a partire dagli anni ’70, dai sovietismi inseriti dal centrosinistra nel nostro modello dal 1963 in poi. Peggiorata drammaticamente dal 1996 al 2001. Il governo Berlusconi, dati alla mano, è riuscito a mettere un freno al declino economico del Paese e a gettare le basi per invertirlo nel prossimo futuro. Viene attaccato da sinistra per la presunta pochezza dei risultati: la minima crescita del Pil attorno allo 0,5% - comunque superiore a quella di Francia e Germania nel 2003 – e per un ritardo nelle promesse fatte. Cercando di essere intellettualmente onesti il governo è certamente criticabile per aver sottovalutato l’entità del disastro ricevuto in eredità da 40 anni di centrosinistra e 5, devastanti, di Ulivo. Ma non è assolutamente criticabile per il come sta gestendo le emergenze che affiorano ogni giorno dal passato. E per capirlo bene, mi scuso della pedanteria, lasciatemi schematizzare cosa il governo si trova oggi a gestire: (a) le conseguenze della fase finale della crisi della grande industria con la complicazione della perdita di competitività di quella piccola; (b) l’ulteriore indebolimento dell’economia italiana generato da tre bestialità, che poi vedremo, fatte dall’Ulivo; (c) in una situazione di recessione globale iniziata nel 2001 e solo ora in fase di inversione; (d) nella trappola di un’eurozona stagnante che non tira il nostro mercato per gli stessi problemi di modello economico sbagliato; (e) complicati dal poco spazio di manovra per le politiche di bilancio permesso dal Patto di stabilità; (f) con l’aggravante di un euro caduto nella trappola di un valore di cambio troppo elevato che penalizza le esportazioni; (g) da cui la Bce fa fatica a farci uscire – speriamo che ci riesca giovedì prossimo calando i tassi - perché teme che la riduzione del costo del denaro, che riequilibrerebbe il cambio con il dollaro, provochi un picco di inflazione in un sistema che tende a produrne troppa per mancanza di concorrenza e per eccesso di protezionismi corporativi ed automatismi sindacali; (h) e perché ha paura che una riduzione dei tassi – che comprime i margini nominali di profitto sulle operazioni creditizie - aumenti le difficoltà di un sistema bancario europeo inefficiente e troppo esposto con imprese fragili e già indebitate fino al collo. Se volete possiamo andare fino alla “z”. Dove la “m” è il ricatto con linguaggi di guerra civile da parte del sindacalismo politico, la “x” è l’incognita del terrorismo che deprime la fiducia prospettica. Ma penso che quanto detto basti. E mostri perché i pur piccoli risultati di crescita, tra cui quella dell’occupazione, ottenuti in queste circostanze sono stati miracolosi. Come è miracoloso il fatto che siamo rimasti dentro gli europarametri. In realtà ci siamo riusciti solo perché Tremonti ha inventato delle acrobazie di finanza pubblica senza le quali noi avremmo splafonato come Francia e Germania. Ma ciò non è criticabile, anzi, perché il governo ha voluto comunicare che l’Italia, avendo un debito storico che è due volte quello degli altri, tenta di restare virtuosa in tutti i modi. Un segno che siamo un Paese serio. Un governo dell’Ulivo avrebbe sfondato allegramente o alzato le tasse. Questi risultati mostrano una consistenza da parte del governo che non è riconosciuta da molti, ma che se valutata correttamente fa ben sperare per il futuro. Ottimismo sorretto da un dato che pochi citano: si è visto che l’economia italiana reagisce in modo moltiplicativo anche a stimoli minimi. Ciò vuol dire che nonostante 40 anni di malgoverno economico la sua vitalità è rimasta intatta. Qui il punto: appena la si potrà liberare dai pesi questa volerà.

    Ma su questa previsione pesa la non conoscenza piena dell’entità del disastro lasciato in eredità dai tre grandi errori dell’Ulivo. Della devastazione fatta da due, in realtà, ne sappiamo abbastanza. La mancata riforma di efficienza proprio quando scoppiava la globalizzazione ed il conseguente inasprimento della concorrenza internazionale, da fucilazione. L’inserimento nell’euro senza predisporre correttivi alla rigidità del bilancio pubblico, da ergastolo. Ma quanta distruzione ci porterà il terzo errore o, forse, truffa che solo ora sta affiorando? L’Ulivo, dal 1996 al 2001, ha favorito l’acquisto di imprese da parte di amici senza capitale, in particolare le tante privatizzate. Parallelamente, ha occupato le pseudofondazioni bancarie e influenzato altre banche. Così queste hanno dato in modi opachi i soldi agli amici senza denari. Risultato: le imprese sono troppo indebitate, le banche troppo esposte. Con la recessione-stagnazione le prime hanno emesso sempre più obbligazioni sostenute dalle seconde con crescente rischio di insolvenza. Per cui le banche che hanno fatto un favore al capitalismo consociativo di sinistra si sono messe a chiedere aiuti anomali alla Banca d’Italia che le regola. Questa, messa di fronte all’alternativa di tutelare il risparmio o la salvezza del sistema bancario ha scelto la seconda. Quanto disordine del genere creato dall’Ulivo nel recente passato ancora affiorerà nel prossimo futuro? Quando lo capiremo potremo fare un calcolo più preciso dell’agenda di rilancio economico. Ma nel frattempo sia chiaro chi ha impoverito e truffato e chi tenta di bengovernare.

    www.carlopelanda.com
    "

    Saluti liberali

  5. #5
    SENATORE di POL
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Località
    Alessandria
    Messaggi
    23,784
     Likes dati
    2
     Like avuti
    10
    Mentioned
    1 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    dal quotidiano L'Unità

    " 31.05.2004
    Anche Fazio boccia il governo
    di Bruno Ugolini



    La Banca d'Italia sull' onda della Confindustria. Le "considerazioni" del Governatore Antonio Fazio in sintonia con quelle di Luca di Montezemolo. Qualche esponente del centro-destra ora dirà che i cosiddetti "poteri forti" stanno schiacciando l'occhiolino all'Ulivo. Qualcun altro insinuerà che stanno salendo sul carro del probabile vincitore delle prossime e future elezioni. Quel che conta però è che il Banchiere oggi e l'Industriale ieri non si sono prodotti in comizi come quelli che hanno ispirato la recente assemblea di Forza Italia ad Assago. Antonio Fazio, in particolare, ha portato un'enorme quantità di cifre. E queste documentano inesorabilmente il fallimento delle politiche governative in materia economica "in un contesto di netta ripresa dell'ecoonomia mondiale". Siamo nettamente al di sotto della media europea, siamo rimasti "ai margini", calano gli investimenti e la produzione di beni tecnologcamente avanzati, è rimasta elevata la quota di lavoro irregolare, il livello del debito pubblico rimane molto alto (tanto che il governo dovrà varare una seconda manovra di bilancio correttiva).
    Occorre, insomma, invertire la tendenza, "ritornare ad una crescita sostenuta". Sono bocciati anche gli slogan elettorali cari a Berlusconi: "Un'abbassamento della pressione fiscale" deve essere semmai compensato da una riduzione delle spese.
    E soprattutto bisogna investire. E per far questo non bisogna dare addosso ai sindacati. Bisogna, invece, ritrovare "un rinnovato rapporto di collaborazione tra le parti sociali". Certo, non sono tutte rose e fiori. Fazio mantiene le sue idee "sociali", così parla di moderazione salariale (con l'aria che tira nel mondo del lavoro). Tra l'altro accenna alla difficoltà di trovare manodopera al Nord per certi lavori e non si chiede se questo non dipenda anche dai bassi salari offerti. Inoltre sembra apprezzare le riforme del mercato del lavoro (purchè non si traducano in precarietà, aggiunge). E i suoi esegeti fanno sapere che lui apprezza soprattutto quanto era stato fatto con il cosiddetto Pacchetto Treu. Insomma il centro destra è circondato. Dovrebbe trarne le conseguenze. Arrendersi e gettare la spugna.

    www.brunougolini.com
    "


    Saluti liberali

  6. #6
    SENATORE di POL
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Località
    Alessandria
    Messaggi
    23,784
     Likes dati
    2
     Like avuti
    10
    Mentioned
    1 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    da www.giornale.it

    " Fazio: una relazione contro il governo e vicina ai poteri forti

    La politica del governo di riduzione della pressione fiscale non va bene in quanto potrebbe ampliare il disavanzo pubblico. Occorre invece attuare azioni che permettano il rilancio degli investimenti. E’ il cardine della relazione di Antonio fazio all’assemblea della Banca d’Italia. Il governatore coglie l’occasione della letture delle tradizioni “considerazioni finali” per togliersi qualche sassolino dalle scarpe e attaccare il governo.
    " L'andamento dei saldi dei conti pubblici e il volume del debito ostacolano la possibilità di politiche di bilancio volte a sostenere la domanda interna attraverso un ampliamento del disavanzo. L'effetto positivo connesso con il maggior reddito disponibile del settore privato verrebbe superato da quello negativo derivante dall'ulteriore aumento del debito", dice il governatore per il quale, inoltre, "il ritorno a livelli normali dei tassi inciderà sul disavanzo".
    Quanto ai progetti annunciati dal governo di ridurre dal prossimo anno le aliquote fiscali per 12,5 miliardi, Fazio osserva che "un abbassamento della pressione fiscale deve trovare fondamento in una riduzione delle spese correnti in rapporto al prodotto".
    Secondo il governatore, invece, "occorre tornare a crescere partendo dalla domanda di investimenti. L'apporto della spesa per infrastrutture è stato inferiore alle aspettative. Avendo posto le necessarie premesse normative è importante procedere nelle realizzazioni, per sostenere la domanda, per dare prospettive certe di rimozione delle diseconomie esterne dovute alla insufficiente dotazione di capitale pubblico. Tra gli investimenti devono acquistare rilievo quelli nella ricerca".
    Il governatore parla anche dei conti pubblici. Per dire che le cose vanno male con un deficit che corre più del necessario, un pil che ristagna e che potrebbe dunque rendere inevitabile una manovra correttiva nella seconda metà dell'anno. Secondo Fazio "in assenza di correzioni nel 2004 il rapporto fra deficit e pil eccederà il 3%" e "potrebbe portarsi fino al 3,5% del prodotto". Non solo. "Per il venir meno dei provvedimenti a carattere temporaneo - continua Fazio - nel 2005 l' indebitamento si situerebbe intorno al 4% del prodotto". Per questo motivo, aggiunge il Governatore, "il governo non esclude la possibilità di provvedimenti di contenimento degli squilibri di bilancio nella seconda metà dell'anno".
    Antonio Fazio mostra invece di gradire l'apertura del neo presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo alla concertazione dopo un periodo di contrapposizione tra le parti sociali e il governo.
    "Un rinnovato rapporto di collaborazione tra le parti sociali può tornare a guardare allo sviluppo in un orizzonte di medio termine", dice."Occorre una prospettiva di politica economica chiara, sicura, basata su dati concreti e su interventi ben definiti, largamente condivisi, inseriti in una visione di lungo periodo".

    31 Mag 2004
    "

    Saluti liberali

  7. #7
    SENATORE di POL
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Località
    Alessandria
    Messaggi
    23,784
     Likes dati
    2
     Like avuti
    10
    Mentioned
    1 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    da www.corriere.it

    " OLTRE IL DECLINO

    di DARIO DI VICO


    L'opposizione non ha resistito alla tentazione di tirare per la giacca il Governatore. E ha finito per utilizzare le Considerazioni finali pur di aggiungere un argomento ai comizi dell’ultima fase di campagna elettorale. Ma ieri Antonio Fazio ha parlato soprattutto da economista. E come tale va interpretato. Rispettando le analisi e caso mai criticandone alcune contraddizioni, evitando però di continuare a considerarlo un convitato di pietra del sistema politico. Nella veste di economista, dunque, il Governatore ha puntigliosamente ripercorso le deficienze del sistema Italia, i ritardi, le occasioni perdute. Le ha contrapposte alla vivacità dell’economia americana per descrivere la quale ha impiegato una dozzina di pagine della relazione. Al governo, è vero, Fazio non ha fatto sconti. Saltando a piè pari le cautele di Bruxelles sull’ early warning il Governatore ha detto che il re è nudo: per evitare di sfondare il muro del 3% - previsto dagli storici parametri di Maastricht che regolano il rapporto deficit-Pil - è necessaria entro l'anno una manovra correttiva di finanza pubblica. Subito dopo ha aggiunto che un calo della pressione fiscale può avere fondamento solo se si riduce la spesa corrente, altrimenti è una avventura il cui esito è già segnato. Quanto alle infrastrutture, ha voluto sottolineare con caparbietà come i lavori effettuati nel 2003 siano in larga misura completamenti o prosecuzioni di opere iniziate negli anni precedenti.
    Anche solo da queste osservazioni è facile constatare come la pars destruens sia stata puntuale, efficace dal punto di vista comunicativo, per larghi tratti condivisibile ma non del tutto priva di cautele. Laddove, per esempio, Fazio ha evitato di citare la parola «declino» e ha lasciato intravedere qualche timida speranza per la crescita del Pil nell'anno in corso che dovrebbe salire all'1%. Se non una vera ripresa, almeno una dignitosa ripresina.
    E' la pars costruens che ha un po' deluso le aspettative. E non per difetto di volontà. Il Governatore, infatti, si è addirittura spinto a gettare il cuore oltre l'ostacolo e ad auspicare «un nuovo modello di sviluppo» incardinato sul ruolo propulsivo del sistema bancario. Fazio, dunque, ammira il capitalismo yankee , la capacità di rigenerarsi, di produrre nuove iniziative ma per l'Italia non vede altro che un modello banco-centrico. E' vero che la relazione chiede un nuovo rapporto tra istituti di credito e impresa, incamera il successo della nuova presidenza confindustriale e le novità annunciate di recente da qualche big del sistema bancario, però non se la sente di andare oltre. Il capitalismo italiano degli anni a venire, anche nelle analisi del Governatore, è destinato a finire in banca. Per necessità.
    Ma per andare oltre il declino si tratta di una ricetta sufficiente? Senza voler far ricorso alla retorica degli animal spirits è evidente che, per competere, il sistema Italia ha bisogno di un salto dimensionale da parte della media impresa e per realizzarlo occorrono risorse dirigenziali, competenze e tecnologie. Persino una governance aziendale più moderna come dimostra il caso Fiat.
    "

    Saluti liberali

  8. #8
    Conservatore
    Data Registrazione
    30 Apr 2004
    Località
    Sponda bresciana benacense
    Messaggi
    20,196
     Likes dati
    67
     Like avuti
    186
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    ... chissà i sinistri come faranno a dare la colpa al Cavaliere anche per l'abnorme debito pubblico...
    Qui si prospettano scenari non proprio confortanti. Andrà a finire che l'unico obbiettivo centrato dai Governi delle sinistre (l'Ingresso nell'Euro) finirà per essere anche una scure sugli Italiani.

  9. #9
    decerebrato consapevole
    Data Registrazione
    08 Mar 2002
    Località
    Roma (vicino a)
    Messaggi
    2,707
     Likes dati
    0
     Like avuti
    2
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    In origine postato da UgoDePayens
    ... chissà i sinistri come faranno a dare la colpa al Cavaliere anche per l'abnorme debito pubblico...
    Qui si prospettano scenari non proprio confortanti. Andrà a finire che l'unico obbiettivo centrato dai Governi delle sinistre (l'Ingresso nell'Euro) finirà per essere anche una scure sugli Italiani.
    Quant'era il deficit nel 2001?
    E quanto adesso??

    E poi facciamo i conti.
    Dovevate tagliare le spese inutili?
    Macche'.

    Insomma, un governo di incapaci
    "Preoccuparsi e' inutile. Infatti se esiste una soluzione al problema non ha senso preoccuparsi. E se la soluzione non esiste allora perche' preoccuparsi?" - Ignoto.

  10. #10
    brescianofobo
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Località
    Bergamo, Italy
    Messaggi
    138,931
     Likes dati
    3,226
     Like avuti
    13,036
    Mentioned
    2604 Post(s)
    Tagged
    7 Thread(s)

    Predefinito

    In origine postato da UgoDePayens
    ... chissà i sinistri come faranno a dare la colpa al Cavaliere anche per l'abnorme debito pubblico...
    Qui si prospettano scenari non proprio confortanti. Andrà a finire che l'unico obbiettivo centrato dai Governi delle sinistre (l'Ingresso nell'Euro) finirà per essere anche una scure sugli Italiani.
    Veramente io ero rimasto che erano i pollisti ad addossare il debito pubblico all'Ulivo.

    Comunue i patti erano per il pareggio di bilancio nel 2003.

    Scommessa persa, come tutte le altre.

 

 
Pagina 1 di 2 12 UltimaUltima

Discussioni Simili

  1. Dietro gli aiuti sul debito si nasconde una trappola
    Di ulver81 nel forum Economia e Finanza
    Risposte: 7
    Ultimo Messaggio: 08-01-11, 03:07
  2. Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 11-05-10, 15:07
  3. La Trappola.
    Di Kobra nel forum Politica Nazionale
    Risposte: 23
    Ultimo Messaggio: 14-03-07, 04:19
  4. Risposte: 40
    Ultimo Messaggio: 14-05-06, 20:51
  5. Una Trappola
    Di Ulrich Realist nel forum Centrosinistra Italiano
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 11-08-05, 10:03

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito