Bossi e Berlusconi, due leader malati al capolinea?
di Salamandra
Il palcoscenico politico italiano si arricchisce di due nuove figure teatrali: i malati immaginari. Uno è il leader leghista, Bossi, costretto a letto da cure drastiche per contrastare un ictus maligno, che lo tiene lontano dalla politica attiva da quasi due mesi. L’altro è il Pinocchio nazionale, il Cavalier Berlusconi, finto sano che ostenta protervia e sicumera, nonostante i fischi del 2 giugno e i sondaggi in calo.
Bossi si è rifatto vivo (?) con una registrazione d’oltretomba, come un “santino” mal stampato dai suoi corifei, per cercare di rinvigorire le truppe sbandate leghiste, alla vigilia delle elezioni europee. Un uso raccapricciante, propagandistico, di un uomo molto malato e non in grado di esercitare le sue funzioni pubbliche, quelle di ministro. In un altro paese democratico, il governo lo avrebbe già sostituito, a malincuore, certo, ma avrebbe preso atto delle sue incapacità materiali a svolgere il suo compito istituzionale. In Italia, terra di “taroccamenti” e di “volemoce bene”, si tiene ancora in sella un esponente politico, pur di non ammettere quello che tutti, avversari politici e sostenitori, hanno chiaro davanti agli occhi: Bossi non sarà più lui, il rozzo nelle forme ma fine politico, che crea dal nulla un movimento indipendentista, che ha messo in scacco la politica nazionale per oltre un decennio.
Dall’altra parte, si assiste al declino fisico e politico dell’uomo che incarna il più grande conflitto di interessi esistente nel mondo democratico. Uno dei dieci uomini più ricchi e potenti al mondo, che sta sprofondando una democrazia giovane ma piena di linfa, come l’Italia, in un regime illiberale, sia in tema di comunicazione sia in materia economica, sia per le istituzioni.
Di Bossi non è dato sapere ( ed è un vulnus unico nei paesi più industrializzati del pianeta) come sta veramente il suo stato di salute, i tempi del recupero ( e a quale livello), dove si stia curando e quali terapie segue.
Negli Stati Uniti, troppe volte chiamati ad esempio proprio dalla destra neo-conservatrice al potere, Bossi sarebbe stato già “sollevato” dai suoi incarichi pubblici con tanto di ringraziamenti. Da noi, invece, lo si strumentalizza a fini elettorali. Parlare di lui, come di un malato cronico ( chi nella propria famiglia non ne ha uno?), sembra quasi compiere un atto di lesa maestà. Ma la democrazia, quella che si basa anche sulla fondamentale libertà di informazione, è forse spietata, ma ha compiti ineludibili. La verità sui suoi rappresentanti è alla base della convivenza civile. E le elezioni non possono essere scambiate per un mercato delle vacche o dei cavalli, dove qualche venditore senza scrupoli cerca di affibbiare ad acquirenti poco esperti “campioni taroccati”.
Su Berlusconi e il suo stato di salute psico-fisica si è detto molto in maniera indiscreta e sotterranea, ma poco in modo trasparente. Certo, il suo stato di salute, aggredito da un tumore al sistema urinario, curato con chemioterapia di contenimento dal medico e sindaco di Catania, l’azzurro professor Scapagnini, è stabile. Ma quanto sappiamo delle reazioni collaterali della cura? Qualcosa maliziosamente l’ha fatta immaginare l’ex-presidente della Repubblica Cossiga, anche lui “toccato” dal male oscuro, ma che dignitosamente e orgogliosamente ha sempre parlato in pubblico del suo stato di salute, degli effetti collaterali della terapia che a volte gli crea non pochi disturbi, tanto da eclissarsi dal proscenio pubblico di tanto in tanto.
A volte, anche Berlusconi si “eclissa” dallo show mediatico, alternando poi apparizioni esorbitanti, con esternazioni fiume, sempre meno efficaci però, che denotano un fumus iracondo nei confronti di “traditori e poteri occulti”.
Al di là del lifting di facciata, che poco ha ringiovanito l’aspetto, Berlusconi appare ora gonfio, ora più “in tiro”, ma sempre con abbondante sudorazione, come durante la parta del 2 giugno, unico delle autorità sul palco a detergersi continuamente, nonostante il cielo plumbeo e i continui colpi di vento di tramontana.
Cosa accade alla salute di Sua Emittenza? Nessuno può o, meglio, deve saperlo, come avvenne durante il periodo nefasto della Bicamerale, quando si eclissò e nel ristretto mondo dei vertici politici tutti sapevano che si stava curando e di cosa soffrisse!
Come nessuno deve sapere cosa si stia facendo nel suo rifugio-bunker di Villa Certosa in Sardegna, unico caso di dimora privata trasformata in domicilio di stato e, per questa ragione, tutelata da segreti d’altri tempi, quando il “popolo bue” nulla doveva sapere delle sorti private dei suoi governanti.
Se Bush si fa male in una biciclettata dentro al suo ranch privato, tutti i media vengono avvertiti e, a loro volta, informano il mondo intero delle escoriazioni e dello stato di salute dell’uomo più potente del mondo. Ma se Berlusconi fa il lifting facciale, oppure si sottopone ad una terapia di contenimento, o malauguratamente soffre di qualcosa, nessuno all’esterno del suo ristretto entourage deve sapere alcunché.
Nel mondo della globalizzazione delle informazioni, della trasparenza senza limiti via internet sulle sorti dei leader mondiali, l’anomalia italiana sullo stato di salute dei suoi governanti è foriera di gravi presagi. Quantomeno, stride con il diritto dell’opinione pubblica di sapere tutto ciò che è lecito, e in maniera diretta, sulla sua classe dirigente, specie in tempo di campagna elettorale, quando i rumors messi in giro anche ad arte potrebbero alterare il corretto evolversi dello scontro politico.
Forse che conoscere come stanno veramente i nostri uomini politici potrebbe modificare il voto o i sondaggi?
Eppure, nel caso di personalità del mondo economico, si lasciano trapelare notizie relative al loro stato di salute, proprio per non alterare l’andamento dei titoli azionari. Il mercato, si sa, ha sempre bisogno di notizie vere, perché con i rumors si danneggiano le aziende. Il caso recente di Umberto Agnelli, dovrebbe a questo proposito far meditare. Per evitare speculazioni del mercato sui titoli FIAt, fu fatto conoscere tramite giornali del settore che il presidente della FIAT stava male e si stava curando. Tutti gli analisti avevano percepito la gravità del suo stato di salute, ma avevano reagito positivamente alla trasparenza informativa.
La verità, anche quando è dolorosa e difficile da comunicare, è sempre la migliore medicina per la democrazia!