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  1. #11
    Christianity Under Fire
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    Predefinito Divisione Conservatrice


    http://www.internazionale.it/cartoli..._id=125&oid=56

    Le divisioni in campo repubblicano riguardano anche i conservatori, divisi tra "sociali" e "liberisti" - ma direi anche centristi dell'equilibrio tra liberismo e stato sociale per un'economia di mercato soggetta alle regole ed ai principi della Business Ethics sotto il controllo di varie istituzioni e del Diritto Internazionale, e non solo dei privati.

    La fissazione che tutti gli evangelici fondamentalisti americani (e non) debbano essere "new-con" filoreaganiani è troppo semplicistica e probabilmente prevenuta sia politicamente che "teologicamente"... Si può essere conservatori (anche cattolici) ed allo stesso tempo essere repubblicani, essenzialmente in linea con la dottrina sociale cattolica, e nell'area centrista che spazia di qualche passo intorno, senza però sconfinare nell'autarchia... in cui rischia di trovarsi impelagato il PRI.

    Alla maggioranza conservatrice tale realtà non piace, facendone pure una questione di ortodossia dottrinale, ma non si può continuare a tacere la sofferta contarietà dei tanti che non intendono vedere il Vangelo calpestato contro la giustizia del Regno di Dio ed i suoi destinatari preferenziali: i poveri, i deboli e gli ultimi diventati tappeto dei nuovi governi mercantili...

    E se divisione (politica o teologica) deve essere... che sia!




    Stati Uniti - Conservatori e divisi

    George W. Bush può ancora essere considerato un conservatore? Non tanto, secondo The Nation: "Storicamente il conservatorismo negli Stati Uniti ha significato un intervento limitato dello stato, bilanci equilibrati, una certa prudenza fiscale e un grande scetticismo nei confronti delle avventure internazionali", osserva lo storico Clyde Pretowitz, un ex dell'amministrazione Reagan. "Per il momento", continua, "la Casa Bianca è ben lontana da tutto ciò".

    E le critiche della stampa conservatrice – come The National Interest, American Conservative o l'autorevole Wall Street Journal – all'attuale amministrazione sono virulente almeno quanto quelle della stampa liberal. In particolare per quanto riguarda la guerra in Iraq, le sovvenzioni all'agricoltura e ad altre corporazioni o il deficit di bilancio multimiliardario gestito dal governo.

    Le divisioni in seno al vasto campo repubblicano ci sono sempre state, in particolare tra social-conservatori e conservatori liberisti. Ma ora sono emerse nuove e più profonde fratture, che riguardano il concetto stesso di conservatorismo: tra realisti e neoconservatori, tra assistenzialisti e falchi del deficit, tra sostenitori dello stato minimo e una nuova forma di statalismo repubblicano.

  2. #12
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    Predefinito tratto da http://www.pri.it

    Guantanamo

    La sicurezza dello Stato non può prescindere dal rispetto dei diritti civili

    Siamo d'accordo con l'ex presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter, che ha criticato il campo di prigionia americano di Cuba: "la nostra reputazione di campioni dei diritti umani continua a ricevere terribili colpi dai rapporti sugli abusi dei detenuti a Guantanamo, in Iraq ed in Afghanistan".

    Ovviamente non pensiamo affatto che si possano accusare gli Usa di avere edificato dei gulag in miniatura - la sola accusa ci disgusta - ma il problema relativo al trattamento dei prigionieri esiste, eccome. Lo testimonia la drammatica esperienza di Abu Grahib, lo confermano le condizioni di Guantanamo. Capiamo bene come possa essere difficile trattare dei detenuti che non sono inquadrati regolarmente in un esercito nemico, sospetti di terrorismo e quant'altro, in sintonia con le convenzioni di Ginevra sui prigionieri di guerra. Ma non possiamo pensare che basti la dichiarazione di Rumsfeld, stando alla quale "i detenuti sono trattati con il massimo rispetto e la massima umanità", dopo quello che pure si è visto in questi mesi.

    E quali che siano le giustificazioni che si vogliano dare e per quanto possano essere circoscrivibili gli episodi deprecabili, non ci pare che vi sia stata finora una risposta adeguata al problema da parte delle autorità statunitensi.

    Non si può pensare di esportare la democrazia se poi lo spettacolo delle carceri offerto è quello che i mass media di tutto il mondo hanno ritratto. Ci dispiace, ma non basta la condanna di qualche caporale e l'estromissione di un direttore carcerario per mettere le cose a posto. Gli Usa hanno avuto uno scandalo di proporzioni tali da richiedere provvedimenti molto più drastici.

    Crediamo che lo stesso presidente Bush ne sia consapevole, visto che ha dichiarato che sono allo studio "tutte le alternative" possibili per garantire la protezione degli Stati Uniti.

    Noi intanto vediamo due soli passi concreti da compiere per rispondere davvero ai soprusi che sono avvenuti: la rimozione del responsabile della Difesa, o altrimenti lo smantellamento dei carceri in questione. Possiamo anche capire che le condizioni eccezionali richiedano tempo per risolvere un contenzioso di questa delicatezza, ma la scelta fra queste due opzioni non può essere procrastinata all'infinito. Ne va del prestigio degli Stati Uniti prima ancora che del governo che ha l'onore e l'onere di rappresentarli.

    Roma, 9 giugno 2005

  3. #13
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    Predefinito Io invece

    non sono d'accordo con Carter e non condivido nemmeno la nota politica postata sopra da Nuvola.Viva la libertà d'opinione
    omar proietti

  4. #14
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    Predefinito Re: tratto da http://www.pri.it

    Originally posted by nuvolarossa
    Guantanamo

    La sicurezza dello Stato non può prescindere dal rispetto dei diritti civili

    Siamo d'accordo con l'ex presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter...

    Crediamo che lo stesso presidente Bush ne sia consapevole, visto che ha dichiarato che sono allo studio "tutte le alternative" possibili per garantire la protezione degli Stati Uniti.

    Noi intanto vediamo due soli passi concreti da compiere per rispondere davvero ai soprusi che sono avvenuti: la rimozione del responsabile della Difesa, o altrimenti lo smantellamento dei carceri in questione. Possiamo anche capire che le condizioni eccezionali richiedano tempo per risolvere un contenzioso di questa delicatezza, ma la scelta fra queste due opzioni non può essere procrastinata all'infinito. Ne va del prestigio degli Stati Uniti prima ancora che del governo che ha l'onore e l'onere di rappresentarli.

    Roma, 9 giugno 2005
    La recente iniziativa di Bush e Blair relativa all'azzeramento del debito dell'Africa porta nuova luce sul vero carattere del presidente americano e dello stesso premier britannico.

    Esiste veramente un contenzioso in seno ai conservatori anglo-americani ed il fronte neoliberale non è così compatto.

    Rumsfeld ed il Presidente Bush non sono la stessa pasta, come non lo sono Bush padre e figlio.

    La miscela di liberismo, responsabilità sociale ed etica giudeocristiana viene così ad essere riconfermata alla Casa Bianca.

    La questione relativa al trattamento dei prigionieri di Guantanamo - e del Corano - rientra nel contesto di tali distiguo e diversità.

    Anche la guerra in Irak rientra nella medesima discussione, in quanto è molto discutibile che il vero carattere morale e politico del presidente americano sia veramente in linea con le esclusive motivazioni e finalità neoliberiste ed imperialiste di un Rumsfeld e Co.

    Dietro la facciata imperialista di Bush Jr e Blair abbiamo molto probabilmente a che fare con leaders estremamente sensibili nei confronti dell'umanità intera, del suo benessere, della sua sicurezza e del suo destino.

    Nessuna sorpresa se il presidente americano rappresenti l'anello di congiunzione tra i neocon e l'etica cristiana e sociale di Jimmy Carter.

    Se questo è il caso, la mia posizione "socialdemocratica" coincide anche con l'eventuale liberismo sociale e moderato della vera america al potere.

    Questa per me sarebbe anche la strada per ricucire politicamente ma ancor più spiritualmente con i neocon americani, perché in fin dei conti vorremmo e perseguiremmo il medesimo fine, nonostante la mia parvenza e precedente "sovietico".

  5. #15
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    Sono d'accordo con Carter. Dobbiamo mostrare agli orientali le componenti più belle dell'occidente: libertà, democrazia e rispetto dei diritti umani. Se spendessimo qualche secondo a riflettere su questi tre valori, ci accorgeremmo che il terzo (rispetto dei diritti umani) è subordinato ai primi due (libertà e democrazia).

  6. #16
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    Originally posted by jmimmo82
    Sono d'accordo con Carter. Dobbiamo mostrare agli orientali le componenti più belle dell'occidente: libertà, democrazia e rispetto dei diritti umani. Se spendessimo qualche secondo a riflettere su questi tre valori, ci accorgeremmo che il terzo (rispetto dei diritti umani) è subordinato ai primi due (libertà e democrazia).
    Ben detto Jmimmo. Allo stesso tempo i diritti umani sono la prova del 9 della libertà e della democrazia, come la pace lo è della giustizia, e come il progresso e la sicurezza lo sono della pace.

 

 
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