«Coloro che si battono per i diritti umani in tanti Paesi del mondo sono i migliori alleati del nostro Paese. Essi rappresentano la speranza di liberarci dall’odio e dalla paura. Sono un fronte di libertà che gli Stati Uniti devono sostenere e non isolare». (Jimmy Carter)
http://www.msnbc.msn.com/id/3638299/
Ronald Reagan è deceduto Sabato presso la sua casa in California all'età di 93 anni.
Mr Howard lo ha definito il più grande presidente del II dopoguerra.
La sua Reaganomics indubbiamente ha rimesso gli USA in piedi dalla recessione del 1982 (la maggiore dal 1929).
E' stato definito "the midwife of a new political movement" nella sua azione di condurre i conservatori "out of the wilderness".
La sua leadeship alla testa di una cristianità conservatrice ha però creato forti dubbi, perniciosi interrogativi e pericolosi precedenti sia in questione di religione che di economia e politica internazionale.
Il conservatore Ralph Reed, former executive director della "Christian Coalition", guardava alla presidenza Reagan con una certa mortificazione: “His eight years in office did little to transform a political culture that had become insensitive to religious values and uncaring about innocent human life.”
Eppure Reagan e la Bible Belt si sono combinati e mischiati così profondamente che oggi sul pianeta iperliberismo ed ultraconservatorismo di stampo fondamentalista sembrano sinonimi e necessari l'uno all'altro.
A volte è questione di nomi ma la sostanza è la stessa: Mr Blair si dichiara laburista ma finisce sempre per identificarsi con MR Howard, Mr Bush e Mr Berlusconi, il quale tra i tre sembra il Ronald più riuscito ed estremo.
Dopo Reagan ed i Bush, i tentativi più diretti di sposarsi alla causa dei neoconservatori mi sembrano quelli di Mr Howard: direi molto ben riusciti in occasione dell'inaugurazione di una enorme chiesa di Hillsongs nei pressi di Sydney.
Nel bene e nel male, le influenze tra neoconservatori e reaganismo sono così profonde ed estreme che normalmente gli iperliberisti parlano come fondamentalisti protestanti e viceversa, riducendo i semplici liberali ed evangelici "classici" a voci profetiche di minoranza, assimilate sistematicamente e senza appello alla cattolicità od al protestantesimo liberale.
Il cattolicesimo ed il protestantesimo liberale hanno così tanto capitalizzato su tale perdita di credibilità etico-sociale del fondamentalismo evangelico da promuovere il Vaticano quale equilibrio assoluto del giudeocristianesimo agli occhi del mondo.
I conservatori evangelici hanno reagito a tale connubio tra reaganomics e fondamentalisti evangelici dichiarandosi per l'appunto "conservatori" e non "neoconservatori fondamentalisti": in realtà tale reazione riflette una profonda distinzione in seno agli evangelici che non si ferma soltanto alla politica ed all'economia.
Il Premier Berlusconi ha tentato un linguaggio "teologico" nel presentarsi quale "Unto del Signore" in Politica, ma finora la sua riedizione della reaganomics non si è ufficialmente spinta alla dichiarazione di legami strutturali con i neoconservatori.
Ronald Reagan mi sembra il capostipite di un nuovo liberismo che porta i concetti ed i principi del libero mercato alle sue estreme conseguenze iperliberali, fino ad introdurre un nuovo mondo gestito dalla presunta coincidenza pratica di Cristianesimo e Plutocrazia Economica.
In realtà perfino tra i fondamentalisti evangelici la protesta e la riflessione critica circa il connubio economico-religioso della Reaganomics non sono mai mancati, nonostante le azioni di boicottaggio ed epurazioni da parte della leadership di maggioranza.
L'Italia e l'Europa sono un laboratorio ideale per le evoluzioni del chiarimento circa i limiti etici tra Cristianesimo e Reaganomics: infatti è anche quì che il mondo evangelico-fondamentalista può disporre di inputs e strumenti accademici e spirituali in condizione di maggiore neutralità e conoscenza, senza dover necessariamente subire il fascino ed il canto della "Sirena" di turno che promette protezione, potere ed ordine.
Ronald Reagan è stato sì un grande presidente, ma se la sua visione del mondo ed il suo sposalizio "fondamentalista" sono stati corretti e fondati nella Verità e nella Giustizia, allora fondamentalisti e conservatori di minoranza del mio tipo hanno semplicemente speso la loro vita per niente, perdendo il loro tempo tra disagi ed esilio, mentre veraci discepoli reaganiani quali il Cavaliere, hanno non solo capito il mondo e la Verità, bensì hanno pure meritatamente acquisito il titolo per governare il mondo futuro e le sue risorse.
Tra i meriti di Ronald è l'aver dimezzato gli arsenali nucleari ed indotto la caduta del muro di Berlino...
L'asse Licio-Ronald sembra però condurre in Italia, a suggerire che la medesima "analisi" deve tener conto nella diagnosi italiana... e delle sue patologie in fase avanzata.
Se il repubblicanesimo reaganiano è infatti corretto ed autentico, non soltanto il Premier è genuinamente repubblicano ed evangelico, bensì anche il Mazzinianesimo troppo prevenuto nei confronti delle tendenze macchiavelliche, materialistiche e napoleoniche che venissero ad emergere tra i repubblicani, le quali invece dovremmo accogliere con entusiasmo osannante.