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  1. #1
    Christianity Under Fire
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    Predefinito In Memoriam: Ronald W. Reagan 1911-2004

    «Coloro che si battono per i diritti umani in tanti Paesi del mondo sono i migliori alleati del nostro Paese. Essi rappresentano la speranza di liberarci dall’odio e dalla paura. Sono un fronte di libertà che gli Stati Uniti devono sostenere e non isolare». (Jimmy Carter)


    http://www.msnbc.msn.com/id/3638299/

    Ronald Reagan è deceduto Sabato presso la sua casa in California all'età di 93 anni.

    Mr Howard lo ha definito il più grande presidente del II dopoguerra.

    La sua Reaganomics indubbiamente ha rimesso gli USA in piedi dalla recessione del 1982 (la maggiore dal 1929).

    E' stato definito "the midwife of a new political movement" nella sua azione di condurre i conservatori "out of the wilderness".

    La sua leadeship alla testa di una cristianità conservatrice ha però creato forti dubbi, perniciosi interrogativi e pericolosi precedenti sia in questione di religione che di economia e politica internazionale.

    Il conservatore Ralph Reed, former executive director della "Christian Coalition", guardava alla presidenza Reagan con una certa mortificazione: “His eight years in office did little to transform a political culture that had become insensitive to religious values and uncaring about innocent human life.”

    Eppure Reagan e la Bible Belt si sono combinati e mischiati così profondamente che oggi sul pianeta iperliberismo ed ultraconservatorismo di stampo fondamentalista sembrano sinonimi e necessari l'uno all'altro.

    A volte è questione di nomi ma la sostanza è la stessa: Mr Blair si dichiara laburista ma finisce sempre per identificarsi con MR Howard, Mr Bush e Mr Berlusconi, il quale tra i tre sembra il Ronald più riuscito ed estremo.

    Dopo Reagan ed i Bush, i tentativi più diretti di sposarsi alla causa dei neoconservatori mi sembrano quelli di Mr Howard: direi molto ben riusciti in occasione dell'inaugurazione di una enorme chiesa di Hillsongs nei pressi di Sydney.

    Nel bene e nel male, le influenze tra neoconservatori e reaganismo sono così profonde ed estreme che normalmente gli iperliberisti parlano come fondamentalisti protestanti e viceversa, riducendo i semplici liberali ed evangelici "classici" a voci profetiche di minoranza, assimilate sistematicamente e senza appello alla cattolicità od al protestantesimo liberale.

    Il cattolicesimo ed il protestantesimo liberale hanno così tanto capitalizzato su tale perdita di credibilità etico-sociale del fondamentalismo evangelico da promuovere il Vaticano quale equilibrio assoluto del giudeocristianesimo agli occhi del mondo.

    I conservatori evangelici hanno reagito a tale connubio tra reaganomics e fondamentalisti evangelici dichiarandosi per l'appunto "conservatori" e non "neoconservatori fondamentalisti": in realtà tale reazione riflette una profonda distinzione in seno agli evangelici che non si ferma soltanto alla politica ed all'economia.

    Il Premier Berlusconi ha tentato un linguaggio "teologico" nel presentarsi quale "Unto del Signore" in Politica, ma finora la sua riedizione della reaganomics non si è ufficialmente spinta alla dichiarazione di legami strutturali con i neoconservatori.

    Ronald Reagan mi sembra il capostipite di un nuovo liberismo che porta i concetti ed i principi del libero mercato alle sue estreme conseguenze iperliberali, fino ad introdurre un nuovo mondo gestito dalla presunta coincidenza pratica di Cristianesimo e Plutocrazia Economica.

    In realtà perfino tra i fondamentalisti evangelici la protesta e la riflessione critica circa il connubio economico-religioso della Reaganomics non sono mai mancati, nonostante le azioni di boicottaggio ed epurazioni da parte della leadership di maggioranza.

    L'Italia e l'Europa sono un laboratorio ideale per le evoluzioni del chiarimento circa i limiti etici tra Cristianesimo e Reaganomics: infatti è anche quì che il mondo evangelico-fondamentalista può disporre di inputs e strumenti accademici e spirituali in condizione di maggiore neutralità e conoscenza, senza dover necessariamente subire il fascino ed il canto della "Sirena" di turno che promette protezione, potere ed ordine.


    Ronald Reagan è stato sì un grande presidente, ma se la sua visione del mondo ed il suo sposalizio "fondamentalista" sono stati corretti e fondati nella Verità e nella Giustizia, allora fondamentalisti e conservatori di minoranza del mio tipo hanno semplicemente speso la loro vita per niente, perdendo il loro tempo tra disagi ed esilio, mentre veraci discepoli reaganiani quali il Cavaliere, hanno non solo capito il mondo e la Verità, bensì hanno pure meritatamente acquisito il titolo per governare il mondo futuro e le sue risorse.

    Tra i meriti di Ronald è l'aver dimezzato gli arsenali nucleari ed indotto la caduta del muro di Berlino...

    L'asse Licio-Ronald sembra però condurre in Italia, a suggerire che la medesima "analisi" deve tener conto nella diagnosi italiana... e delle sue patologie in fase avanzata.

    Se il repubblicanesimo reaganiano è infatti corretto ed autentico, non soltanto il Premier è genuinamente repubblicano ed evangelico, bensì anche il Mazzinianesimo troppo prevenuto nei confronti delle tendenze macchiavelliche, materialistiche e napoleoniche che venissero ad emergere tra i repubblicani, le quali invece dovremmo accogliere con entusiasmo osannante.

  2. #2
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    Predefinito

    caro David777 e' proprio perche', come tu scrivi

    ... il repubblicanesimo reaganiano è infatti corretto ed autentico, non soltanto il Premier è genuinamente repubblicano ed evangelico ...

    ... che noi Repubblicani Italiani siamo sempre stati piu' vicini alle posizioni del Partito democratico Americano .... proprio perche', da mazziniani, siamo distanti da una visione machiavellica del repubblicanesimo ... quella piu' vicina alle tendenze materialistice che non intendiamo assolutamente accogliere con entusiasmo osannante ... noi siamo ancora romanticamente legati al repubblicanesimo mazziniano ed e' da li' che datiamo la nascita del Repubblicanesimo Moderno.
    ... per me, in particolare, dato a Reagan i meriti che gli competono, ricordo con molto piu' piacere la figura di Kennedy ... Il Presidente della Nuova Frontiera ... anche perche' la Nuova Frontiera mi ricorda la testata di un periodico repubblicano il cui direttore era l'amico Ceccarini.

  3. #3
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    Predefinito Il Test della Sintesi

    Condivido l'identificazione "democratica" del repubblicanesimo italiano: via maestra per la crescita e l'indipendenza del PRI! Una sintesi che andrebbe credo benissimo anche per i conservatori "fondamentalisti" moderati.
    Trovo il "razionalismo" economico della reaganomics assolutamente impeccabile dal punto di vista della deregulation iperliberale, ma riprovevole da quello "conservatore" - del quale il mazzinianesimo è sua virtuale e congeniale espressione senza con ciò diventare confessionale.

    Alla fin fine "l'asino casca" sempre quando la sintesi tra conservatori e reaganomics passa attraverso un test "fondamentalista" inerrante ed indiscutibile: "Perciò, o re, accetta il mio consiglio! Metti fine ai tuoi peccati praticando la giustizia ed alle tue iniquità mostrando compassione verso gli afflitti... e forse la tua prosperità potrà essere prolungata." (Daniele 4: 27)

    Interessante nell'equazione "fondametalista" la corrispondenza tra giustizia, compassione e conseguente prosperità, in contrasto con quella tra peccato ed iniquità.
    L'equazione della giustizia sociale non significa ostilità nei confronti dell'impresa e del libero mercato.

    Il problema di un vero repubblicanesimo - così come di ogni vero statista - è di come promuovere il progresso senza cadere nell'ingiustizia e nella crudeltà.

    Di solito le ricette "razionaliste" tagliano subito le spese sociali in favore di paradisi fiscali allo scopo di attrarre capitali in cerca di reduplicazioni facili, mentre la prima operazione utile è identificare e togliere di mezzo le rapine e le ruberie politiche che sono anche all'origine della vera inefficienza di uno stato: è interessante il fenomeno per cui i frutti delle rapine alla cassa di Stato "sociale" finiscono prima o poi - magari dopo lunghi giri e condoni di manovre non perdonate ai sudditi - nei paradisi fiscali "liberali"...

    E siccome il repubblicanesimo consiste anche in una sottile conoscenza dell'umana natura, si potrebbe provare a promuovere il volontariato delle donazioni per la creazione di una cassa "sociale". I trust, le imprese private e le multinazionali - oltre ai privati e più benestanti cittadini - potrebbero così contribuire all'alleggerimento del carico sociale sullo Stato e prevenire in tal mondo l'incremento delle tasse - per lor natura coercitive. I benefattori si ritroverebbe a sostenere una particolare causa o bisogno direttamente senza mediazioni a rischio di sperpero e corruzione. In cambio lo Stato potrebbe elargire dei riconoscimenti da scontare sulle tasse in misura dell'entità della causa sociale o di beneficienza.

    Ad esempio una multinazionale potrebbe decidere di assistere 10, 100 oppure 1000 disoccupati con contribuzioni ed assistenza sociale per l'avviamento al lavoro; oppure decidere di assistere periodicamente o permanentemente un certo numero di cittadini disabili; oppure anche provvedendo cibo ed alloggio per cittadini al di sotto della soglia di sopravvivenza.

    Otterremo così un ampio spectrum di quali siano le reali proporzioni della "Corporate Social Responsibility" di cui la Global Governance fà tanta pubblicità in favore di un mondo dove il mercato fà funzionare tutto, nonostante il palese conflitto d'interesse dei governi a regime aziendale.

    Penso che il risultato confermerebbe la necessità di uno Stato che si occupa della giustizia sociale e della vigilanza dei rapporti tra parti sociali, aziende, lavoratori e sindacati, nonostante il riscontro certo di un liberismo moderato e socialmente responsabile di molte aziende e gruppi privati: per quest'ultimi il volontariato può davvero funzionare, fino all'esenzione fiscale totale nei casi di grandi opere e cause sociali.

    Il problema che costringe all'appesantimento dello Stato Sociale è la refrattarietà di cittadini ed entità in grado di contribuire decisivamente alla giustizia sociale e che invece preferiscono la linea dura dell'arrichimento veloce a sberleffo di norme basililari di Business Ethics e manovre di ogni possibile evasione fiscale.

    L'ironia è che proprio nella sacca di genialità della reduplicazione veloce dei patrimoni và a finire certa crema di grandi statisti e professori di etica dello Stato che dà lezioni alla Magistratura così come alle massaie d'Italia.

    Nel frattempo però che gli italiani siano fatti per un governo ideale dove tutti contribuiscono spontaneamente e volontariamente dobbiamo accontentarci perlomeno che l'Italia rimanga "fatta" e che non si sfasci nella metafora della servitù dell'esilio del Nabucco ad opera di chi il repubblicanesimo democratico non lo vuole ed invece lo detesta in quanto barriera alla repubblica napoleonica ed alla vera sintesi tra Vangelo, Repubblica e Laicismo.

    In conclusione: il positivo di Ronald Reagan mi sembra sia nell'importanza di non soffocare l'individuo e la sua attività con tasse eccessive, costi di licenze sproporzionate, burocrazia e legacci inutili, mentre la sua lacuna corrisponde alla paurosa assenza della dottrina sociale della Chiesa Cattolica e del suo correlato Diritto Internazionale.

    Da quì l'indicazione di quale equilibrio sia utile ed opportuno nel combinare repubblicanesimo e fondamentalismo evangelico, senza ricadere nella solita santa alleanza conservatrice ormai trita e ritrita.

    Saluti

  4. #4
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    Predefinito tratto da www.pri.it

    Reagan/La Malfa: eravamo diffidenti ma storia gli ha dato ragione

    All'inizio sua politica non piaceva ma centrò tutti gli obiettivi

    ''La sua politica non mi piaceva per niente. E pensare che invece alla fine centro' tutti i suoi obiettivi''. Cosi', in un'intervista al 'Corriere della Sera', Giorgio La Malfa ricorda l'ex presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan. ''Appariva fin troppo liberista -spiega La Malfa- noi eravamo si' liberali, ma all'inglese e la Reaganomics ci sembrava roba da ultra', lontana dalla tradizione europea. Invece bisogna riconoscere che quel sistema, quasi in parallelo con le politiche di privatizzazione portate avanti dalla Thatcher in Gran Bretagna, alla fine avvio' un cambiamento positivo''. ''Ma la mia e la nostra diffidenza era legata anche ad altri aspetti'', ricorda, quelli ''relativi ai rapporti con l' Urss'', perche' ''ci sembro' assurdo l'avvio delle cosiddette Guerre Stellari'', e ''invece, anche in questo caso Reagan ebbe ragione. Perche' la minaccia della forza porto' alla fine della guerra fredda grazie anche all'intesa con Gorbaciov''.

    Roma, 7 giugno 2004 (Adnkronos)

  5. #5
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    Predefinito Pellegrinaggio Del Cristiano Iperliberale

    Reagan/La Malfa: eravamo diffidenti ma storia gli ha dato ragione

    http://msnbcmedia.msn.com/i/msnbc/Se...gan_040605.jpg
    http://www.msnbc.msn.com/id/5145917/...week/?GT1=3584

    Allora tanto vale seguire il Premier nel suo sogno italo-americano e promuovere in Europa la Reaganomics.

    Similare missione dovremmo però adempiere nel favorire una similare ermeneutica biblica per un cristianesimo senza le zavorre delle encicliche sociali capace d'inglobare la reaganomics quale parte integrante del Vangelo (per l'appunto la causa conservatrice di Ronald Reagan).

    Finalmente abbiamo un codice per sposare religione e poltica e vincere il mondo intero.

    Se così fosse l'Italia dispone di una eccezionale ed unica opportunità per compiere tale missione sotto la leadership del più ortodosso dei discepoli della Reaganomics.

    Mr Peter Costello si recherà la prossima settimana a Sydney a far visita a Brian Huston (Church of Hillsongs): seguiamolo dunque sul WEB per vedere quale similare matrimonio s'ha da celebrare tra repubblicani/liberali e conservatori in Australia.

    Mr Peter Costello è attualmente il Ministro del Tesoro del governo federale e viene dato per successore naturale all'attuale premier liberale Mr John Howard. La politica di Howard e Costello è dichiaratamente di CDx ma io direi palesemente reaganiana: il principio del fisco proporzionato al redditto è in fase di sostituzione col principio delle tasse sui consumi e sulla persona a prescindere dalla sua ricchezza ed in base ad un'altra idea: più ricchezza produci e più sei al riparo dal fisco il quale invece và a scaricarsi ai sublivelli. Benchè i redetti al di sotto della soglia di sicurezza sociale siano stati erosi dalla nuova filosofia fiscale - in particolare a partire dal GST - ancora sopravvive la decenza di un minimo di sicurezza sociale in equilibrio col terremoto liberale in atto. Peter Costello sembra perlomeno più illuminato e flessibile dell'attuale leadership e non è escluso che sia capace di una visione liberale più classica e moderata del livello di Malcom Fraser*, il quale tuttora insiste - facendo distinzioni tra cattolici ed evangelici non sempre così nette in politica - che la miscela conservatrice della ridizione attuale della reaganomics è inaccettibile, oltre che causa di grandi ingiustizie e pericoli internazionali.


    Peter Costello

    I tentativi di collegamento al conservatorismo evangelico di marca fondamentalista sono chiari e decisi, per cui la lotta politica si è spostata sul versante teologico. Esiste una convergenza d'intenti tra politica e religione che porta entrambi a sconfinare sempre più nel reame tradizionale dell'altro: ciò è dovuto alla necessità del libero mercato di trovare giustificazioni etiche assolute nel Cristianesimo più versatile ed all'obbligo conseguente della religione (Cristianesimo in particolare) di correre in aiuto della dottrina etica. In Italia assisteremo allo scontro più aspro ed organizzato a tal proposito, ritrovando gli evangelici (di ogni marca) nell'occhio del ciclone.

    Il leader di Hillsongs ha scritto dei volumi in linea con la reaganomics conservatrice del "Prosperity Gospel", quali: "Tu hai bisogno di più soldi".

    Il fratello di Peter Costello (Tim) è il maggiore critico nei confronti di questo ennesimo matrimonio tra fondamentalismo evangelico e reaganomics iperliberale: in un suo libro egli spiega i risvolti negativi della nuovo liberismo (economic reductionism and market fundamentalism) indicando quale sia la corretta agenda evangelica sia politica che etica.


    http://www.southendpress.org/books/gvgp2.shtml

    In USA e GB il matrimonio è già in atto da decenni, ed ora manca alla lista proprio l'Italia (avviato con un'impropria e strategica imposizione del creazionismo che rischia di dannaggiarne anzichè promuoverne la causa presso gli ambienti accademici).

    Ci aspettiamo in Italia ed Australia celebrazioni conservatrici simili a quelle vissute tra Bible Belt e Mr Reagan, con la benedizione dei ben noti profeti di stato tuttora di casa presso la Casa Bianca - gli equivalenti australiani ed italiani sono pronti ed i repubblicani al governo farebbero bene ad assicurarsene i servigi!

    Tim ha ricordato la difficoltà di coinvolgere nelle nozze Mammona, mentre è proprio Gesù Cristo che ha prevenuto le tentazioni della libertà cristiana dicendo che non si può servire allo stesso tempo Dio e Mammona.

    Deregulation e liberismo moderati (e.g. Pres. Carter e lo stesso Fraser) sono possibili senza spingersi agli estremi del recente iperliberismo che sembra voler sgombrare il campo da tutto ciò che non è etica di mercato e creare le condizioni per l'acquisizione di poteri individuali e globali senza precedenti nella Storia (PNAC).

    Nel mio "MD Code" in POL i riferimenti alla reaganomics ed il discorso sulle enciliche sociali sono in linea perfetta con la posizione etico-politica di Tim Costello in antagonismo e prevenzione ad una sorta di pellegrinaggio iperliberale del cristiano non ancora concluso, ma che sembra destinato ad una divisione profonda della Cristianità non più o soltanto in base alle tradizionali dottrine, bensì a causa specialmente dell'etica economica...

    La memoria di Ronald Regan ci lascia in eredità tra il positivo ed il meno comodo anche questa eredità con cui fare i conti finali... anche a casa nostra!

    Saluti


    *http://members.tripod.com/virtaus4/v...olm_fraser.htm

  6. #6
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    Predefinito Forum Memorial

    http://www.reaganmemorial.com/

    Un forum dove trasmettere pensieri e condoglianze, introdotto da una breve biografia e descrizione di indubbie qualità e pregi umani e presidenziali.
    All'epoca ne ho fatto una malattia, oggi ci vedo dei pregi.
    Il nuovo mondo introdotto dal Presidente Reagan dovrà essere meglio sondato nel suo successore e nell'attuale presidente: quì se ne svelano meglio le conseguenze, gli autori, i legami ed i progetti a cavallo tra politica e religione.
    Comunque ed allo stesso tempo il dolore di Mrs Nancy Reagan mi raggiunge misto alla sua mitezza, umiltà e dolcezza:



    il dispiacere e la compassione mi colgono come per tutti gli americani in silenzio ai funerali.







    Ronald traveled his life journey with dignity and faced courageously the cruel disease that darkened his final years. I shall always remember the years of working together with President Reagan, putting an end to confrontation between our two countries, and equally, our friendly rapport, which revealed Ronald's human qualities.

    Mikhail Gorbachev, the last leader of the U.S.S.R


    Ronald Reagan also had a timeless message for us, as individual Americans. It was and is to reach higher, stretch further, respect the granite values upon which this Nation was founded, and hold ourselves to them.

    When I worked for him in 1981, 1982 and 1983, I was a young believer, in his idealism and in him. Today, I am simply an older believer, in his idealism and in him. I watched him receive and inspire the likes of Margaret Thatcher, Indira Ghandi, and Anwar Sadat. The nations they led changed, just as America changed, in the light of his convictions. Simple as they were, they have held.

    Robert Charles, Assistant Secretary of State


    President Ronald Reagan proved that an American, raised in difficult family circumstance, in a small town, with no personal money, could not only succeed but could rise to lead the cause of freedom and declare victory over the tyranny of the former Soviet Union.


    Former Speaker of the House Newt Gingrich


    President Reagan was a great American President with vision and vigor and the true leader of the world, who helped end the Cold War and ushered in a new era. He was also a genuine friend and staunch supporter of my country. His leadership and friendship will be always remembered by the people of Taiwan.

    Chen Shui-bian, President of Taiwan


    He'd no more walk by the guy running the elevator without asking him how his family was than fall off a cliff. And it was that kind personal side that I think endeared him to the American people whether they were Republicans, Democrats, liberals or conservatives.

    George H.W. Bush, Reagan's vice president for eight years.


    Since he felt that everything happens for a reason, he never saw things darkly.

    When we were leaving the White House for the last time ... he turned to me with his heart-warming grin. 'Well, it's been a wonderful eight years,' he said. 'All in all, not bad. Not bad at all.'"

    Mrs. Nancy Reagan


  7. #7
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    Predefinito Reaganomics



    Le televisioni americane sono impegnate nel seguire e commentare la figura di Ronald Reagan ed i suoi funerali.
    Comprensibilmente si dà spazio specialmente a coloro che sono stati in vita vicini al presidente ed ai suoi più stretti collaboratori.
    I cronisti assicurano che in un secondo momento si darà spazio a coloro che sono stati rivali di Ronald in politica.
    Nel frattempo si sottolinea il rispetto e le condoglianze dei rivali come anche dei suoi seguaci, a dimostrazione della grandezza di un presidente che ha saputo risollevare il morale degli americani dopo la crisi del Vietnam e le umiliazioni subite durante la presidenza Carter.
    I commentatori ed i vari forum televisivi del momento riflettono circa il significato ed i contenuti della "Reaganomics", le cui risposte tendono a sottolineare la tendenza a ridurre il carico fiscale, le spese sociali, l'ingerenza dello Stato in economia (deregulation), il debito pubblico, etc.

    Siccome in Italia ed in Europa le ricette reaganiane tendono ad applicarsi lasciando fuori il positivo del liberismo reaganiano, mi sembra utile provare a sintetizzare brevemente cosa sia nel bene e nel male la Reaganomics, ricordando che non si può fare gli americani mantenendo il peggio dello Stato Pesante - questione morale inclusa.

    L'idea che si possa ridurre unilateralmente le tasse; conservare costi e tarffe esorbitanti con la scusa della libertà di mercato; distruggere gli statuti dei lavoratori, leggi, costituzioni e magistratura col pretesto della riforma; bloccare gli stipendi e raddoppiare il costo della vita attraverso stratagemmi, giochini ed omertà "monetaria" volti ad incrementare profitti di parte; liberarsi della sicurezza sociale e sposare burocrazia e corruzione statalista e deregulation sulla pelle dei poveri; instaurare governi economici in conflitto d'interesse con la scusa di favorire la privatizzazione ed il rilancio dell'economia; rappresenta reaganismo deteriore e strumentale.

    In realtà la Reaganomics non cade direttamente ed immediatamente in simili contraddizioni con la democrazia americana, benchè le condizioni per sviluppi ulteriori e deteriori siano potenziali (dipende in quali mani và a finire il potere ed il codice reaganiano).

    La politica di alleggerimento fiscale di Ronald Reagan tendeva ad esonerare totalmente i poveri in compenso di tutto ciò che non era stato dato o che veniva loro tolto: non si prendeva e non si dava, a cominciare dal distributore della benzina, il quale non si mangiava da solo i risparmi di chi poteva viaggiare già al prezzo della pancia semivuota...

    Ronald era capace di flessibilità quando capiva che la soglia di radicale sopravvivenza dei deboli era stata già superata: come quando decise di salvare Social Sicurity aumentando leggermente le tasse, esclamando: "Yes, make my day..." - e quando le famose conseguenze economiche positive arrivarono indicò che l'essere troppo stretti petto non è segno di saggezza, in quanto se non si dividono le bistecche quando ci sono per tutti, bisognerà farlo comunque con la pasta e fagioli per tutti - ecco qunque la saggia riscoperta della Confindustria.

    In Italia si è continuato a pretendere "la botte piena e la moglie ubriaca" fino a rendere l'esistenza un incubo a chi si ritrova ad essere tassato per ciò che non possiede a costi sempre più inaccessibili ed a danno di consumi generali che non era necessario sacrificare - se non fosse stato per la fretta d'arricchimento...

    Ma passiamo ad alcune prime riflessioni circa la Reaganomics.



    Il Concetto

    L'idea base è che tagliando le tasse, lo Stato Federale aumenta in realtà le sue entrate in quanto l'incremento conseguenziale dell'attività industriale accrescerebbe le entrate federali.

    Il taglio fiscale diverrebbe "self liquidating and self paying" perché - secondo Reagan - le perdite temporanee verrebbero recuperate in futuro con altre entrate dalle casse federali, nell'assunto che l'economia si ritroverebbe ad essere stimolata ai picchi maggiori per l'intervento di risorse e capitali da molte direzioni riflettenti la medesima indole...

    L'idea di Reagan prevedeva l'aumento delle spese della difesa quale parte del procedimento e del conseguente aumento delle entrate.

    La cosa non sembrava logica, ma la mia impressione (è solo la mia opinione) è che Ronald giocasse di psicologia nei confronti del settore privato, in quanto l'enorme incremento di ricchezza previsto e determinato dall'afflusso e dalla mobilitazione di capitali internazionali ed interni avrebbe accresciuto la necessità della difesa nei confronti dei rivali e dei nemici dell'America, inducendo così multinazionali e privati ad occuparsi essi stessi della salute e della solidità di uno Stato concepito quale centro di dislocazione degli interessi delle corporazioni e delle multinazionali. La difesa diventava così punto di raccordo ed accordo per il consenso alla garanzia delle entrate federali.

    Come faceva però Ronald ad essere così certo della sua idea che agli occhi degli esperti sembrava impossibile?
    Quì entrano in ballo i poteri forti "interessati" all'idea di Reagan:
    una certa entità faceva da centro motore e d'incontro: non solo clubs e chiese, ma ben altra accademia di cui molte personalità influenti (predicatori e profeti di stato inclusi) si ritrovavano a far parte.

    Il resto non è solo teoretica, ma i pezzi vanno combinati nel mosaico ai nostri giorni sempre più chiaro e che anche in Italia prese la sua forma: l'accordo prevedeva una cessione graduale dello Stato e della Nazione ai grandi trusts e multinazionali, i quali in cambio si sarebbero presi cura dello Stato come se si trattasse di un'impresa di coordinazione economico-finanziaria.

    Il settore degli armamenti e dell'energie erano punto focale del procedimento, e ciò spiega l'entusiasmo di certuni per il settore.

    L'accordo era pure interatlantico e direi internazionale entro i limiti e le condizioni dei confini del mercato e dell'influenza multinazionale: cosa che spiega pure rapporti e penetrazioni in paesi teoricamente in conflitto col diritto internazionale.

    I frutti della mediazione per la privatizzazione sistematica e globale si presentavano talmente scontati e giganteschi da poter far dormire Ronald e tutti i suoi associati di governi, club, chiese ed accademie segrete ed ufficiali a sette volte 70 cuscini.

    L'assunto dunque che si trattava di una "painless way to stimulate the economy, increase defense and other spending without revenue costs to the Federal Government" era dunque facile e scontato tra le piume di tanti cuscini in patria ed all'estero: chiunque avesse osato intralciare con le armi od il terrorismo tale teorema avrebbe pagato dosi più severe nella partecipazione coatta alla "catena di sant'antonio".

    Naturalmente tutto questo cominciò a diventare più intellegibile col tempo ed i successori della Reaganomics in patria ed all'estero . L'Italia capì - anzì mediò - e si allineò dislocandosi nella vasta rete di accordi...

    Tasse minime ed indolori rappresentavano l'Utopia Economica più ideale e ciò divenne codice e piattaforme per la rielezione di Ronald alla presidenza.

    L'idea veniva esposta con convinzione e tranquilla retorica presidenziale ad ogni occasione diventanto la pietra angolare della politica interna:

    "CUT TAXES; IT WONT COST ANYTHING!"

    In realtà qualcuno doveva pagare, e le varie inflazioni e riduzioni di valore monetario seguito in Europa e dovunque impararono a capirlo molto presto.

    La tecnica consiste nel creare le condizioni per la mobilitazione ed il trasferimento di ricchezza ed investimenti da un paese all'altro creando tensioni, rivalità ed opposizioni nel mondo e tra gli stessi partner occidentali, ritrovatisi schedati in affrettate graduatorie di affinità con la "Reaganomics": restare o diventare ricchi diventava così una questione di scelta - una specie di gara a far parte di una "Grande Catena di Sant'Antonio" che trasformava i non partecipanti e permalosi (eticisti, socialisti, vaticanisti, protestanti idealisti, liberali moderati e timidi filantropici repubblicani, oltre a tutte le nazioni ed ai governi infiltrati in tali categorie) in partecipanti involontari per coercizione naturale.

    Infatti chi non partecipava si vedeva spostare sotto il naso i denari, i cervelli, le risorse e le informazioni vitali all'estero secondo le sfumature reaganomiche della compatibilità ed opportunità della suddetta catena di sant'antonio.

    Qualcuno fiuto che il giochino si poteva incrementare per gareggiare alla conquista di nazioni, popoli e governi entro gli schemi aziendali della privatizzazione, puntando ad un nuovo ordine plutocratico a passo spinto.

    Il fiuto andò fuori pista originaria e l'idea della detassazione si traformò in detassazione unilaterale e ricatto di prezzi e tariffe sia di Stato che di lobby.

    La cosa cominciò a degenerare in America ma specialmente dove la tradizone democratica dell'antitrust non era profonda e predisposta da meccanismi civile ma anche da inclinazioni spirituali ed antropologiche.


    La Teoria

    Economisti di fama presero posizioni contro Reagan nella certezza che la sua tesi avrebbe creato il più grande deficit della storia americana, e che detassazione (specialmente inclusa quella dei poveri, i quali come si sà sono i tanti dell'ossatura fiscale, e dei prodotti tipici del monopolio statale) ed incremento delle spese della difesa avrebbero rappresentato un paradosso matematico.

    Ronald tranquillamente conosceva i "suoi polli" e sapeva benissimo che dove arriva la ricchezza diventano necessari sia i guardiani che i mastini, i quali dovranno essere tenuti in buona salute per fare bene il loro lavoro, per cui: he argued against the professional economists that a tax cut would more increase Federal revenues not just to pay for both the tax cut and increased defense spending, but even to make and impose America as the supreme world power - e dove ci sono le bistecche nè lo Stato nè prima o poi tutti suoi cittadini non muoiono di fame...

    Il problema di nuovo era: da dove arrivano le "bistecche" e chi rimane a bocca asciutta? Gli anni seguenti e gli avvenimenti recenti indicano la risposta.

    Quando si chiese a Martin Anderson se Reagan o lui stesso avessero preparato alcun memo circa la "Reaganomics" la risposta del primo fù: "Chiedetelo a Reagan!" E Ronald rispose: "I don't need any memos. I know it!

    La Reaganomics, dunque era la posizione personale del presidente e tutta farina del suo sacco - non di alcun dei suoi economisti professionali.

    Mr Artur Laffer non aveva nulla a che spartire con la Reaganomics benchè gli economisti vogliano dargli la paternità o la responsabilità.

    http://www.public-policy.org/~ncpa/events/laffer.html

    Il fatto che i pochi libri scritti su Ronald Reagan non trattino adeguatamente la "Reaganomics" è un sintomo della difficoltà di analisi della questione, la quale in realtà si può sintetizzare così: un apparente cowboy profondo conoscitore della natura umana, ha pensato bene di far pagare agli stessi uomini il costo del loro riordino col potere degli uni sugli altri!

    Da dove Ronald ha preso questa conoscenza?

    La risposta non può risolvere del tutto il mistero, limitandosi a dire che la stessa fonte implica la difesa dei poveri e di un ordine etico e civile da promuoversi proprio da parte di coloro che si sbrigherebbero prima e con eccezionali risultati facendone a meno.

    La medesima fonte spiega come và a finire e Ronald sapeva anche questo, facendo per l'America una scelta che il suo conservatorismo spesso attribuisce all'Europa, con la quale l'America dovrà venire al compromesso, in quanto limite invalicabile ed organizzato contro l'abuso e l'eccesso sistematico di liberismo - ma cos'è l'eccesso di liberismo e perché Reagan non trovava razionale fare questa distinzione, tuttora insignificante per le leggi di mercato?

    Una cosa è certa e Ronald lo sapeva: il potere mondiale non sarà quel palio e quell'alloro che i suoi entusiasti seguaci plutocratici pensano... e quando ciò potrà sembrare infondato sarà solo perché le apparenze accecheranno il narcisismo imperiale di fronte alle gravi distruzioni che faranno sempre più spesso capolino tra le illusioni di pace e sicurezza perseguite per vie traverse.

    Il codice conservatore di Ronald poteva prendere un'altra strada se i suoi seguaci avessero adottato la moderazione quale principio del nuovo liberismo economico.

    Il mio MD Code in POL indica una via alternativa ed in sintonia col Diritto Internazionale per risolvere l'equazione reaganiana entro schemi etici e moderati, in linea con la stessa tradizione conservatrice, con la quale ritengo che la Reaganomics sia entrato frontalmente in conflitto.

    Da tale contraddizione e pragmatismo sbrigativo derivano le conseguenze ed i pericoli dell'evoluzione di quell'ordine alla vigilia della globalità ad opera di forze e protagonisti la cui conoscenza della natura umana e della sua destinazione "escatologica" non è quella del conservatore Ronald Reagan, apparente cowboy, antropologo e gran generale senza aver sparato un colpo: di fatto e non viceversa!

  8. #8
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    Predefinito Sun Sets As Reagan Laid




    Prima che nascessero i monti e la terra e il mondo fossero generati, da sempre e per sempre tu sei, Dio.
    Tu fai ritornare l'uomo in polvere e dici: «Ritornate, figli dell'uomo».
    Ai tuoi occhi, mille anni sono come il giorno di ieri che è passato, come un turno di veglia nella notte...
    Perché siamo distrutti dalla tua ira, siamo atterriti dal tuo furore.
    Davanti a te poni le nostre colpe, i nostri peccati occulti alla luce del tuo volto.
    Tutti i nostri giorni svaniscono per la tua ira, finiamo i nostri anni come un soffio.
    Gli anni della nostra vita sono settanta, ottanta per i più robusti, ma quasi tutti sono fatica, dolore; passano presto e noi ci dileguiamo.
    Chi conosce l'impeto della tua ira, tuo sdegno, con il timore a te dovuto?
    Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore...
    Rendici la gioia per i giorni di afflizione, per gli anni in cui abbiamo visto la sventura.
    Si manifesti ai tuoi servi la tua opera e la tua gloria ai loro figli.
    Sia su di noi la bontà del Signore, nostro Dio: rafforza per noi l'opera delle nostre mani, l'opera delle nostre mani rafforza.





    Tra gli illustri, Mikail lo vedo pesce fuor d'acqua nel club del nuovo ordine mondiale ed a fianco di chi persegue ideali del tutto diversi ed aristocratici nel senso plutocratico dell'assunto del diritto alla supremazia: nonostante l'età, donna affascinante e di gran gusto ma non sento ancora i battiti del cuore.
    Bella la predica di George Bush, ma non credo che Ronald credesse nella sostanziale bontà della natura umana: se così fosse stato non avrebbe scoperto la ricetta conservatrice per presentare il conto della spesa di Stato alla vecchia natura umana al servizio dell'utilitarismo.
    In qualunque chiesa della Bible Belt quel passaggio del sermone di George sarebbe stato bocciato.

  9. #9
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    Predefinito Ho assistito lungamente

    tramite le tv americane, ai funerali di Ronald Reagan.
    Anche in questa triste circostanza ,è emersa agli occhi di chi è in grado di vederla,la grandezza di una nazione.
    omar proietti

  10. #10
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    Predefinito Liberismo Posteuropee 2004 (I Parte)

    Originally posted by Lincoln -

    Ho assistito lungamente tramite le tv americane, ai funerali di Ronald Reagan.
    Anche in questa triste circostanza è emersa, agli occhi di chi è in grado di vederla, la grandezza di una nazione.


    Whatever else history may say about me when I’m gone, I hope it will record that I appealed to your best hopes, not your worst fears; to your confidence rather than your doubts. My dream is that you will travel the road ahead with liberty’s lamp guiding your steps and opportunity’s arm steadying your way.


    Grandezza indubitabile, ma vediamo di capire da dove ne arriva la sostanza e quale ne sia il suo destino.
    Come nel II dopoguerra, il rapporto strategico degli USA nei confronti dell'Europa si ripropone secondo gli stessi timori e le medesime strategie.
    L'Europa sembra andare verso il CS in seguito ai recenti eventi internazionali ed allo svelamento della vera sorpresa che leaders quali Aznar, Blair e Berlusconi promettevano come ben altra ed in linea col miracolo della grande prosperità e democrazia della Reaganomics.

    Nonostante la prevedibile crisi del Berlusconismo, non credo che il Cavaliere sia politicamente finito. Egli ritornerà più forte di prima coi suoi alleati per insieme spingere l'Europa verso una sintesi "atlantica", il cui compresso salverà l'economia di mercato a scapito di una parte sostanziale della democrazia e del diritto internazionale. Siamo alla vigilia di una grande contraddizione: la forza elettorale non potrà sostenere alla lunga la forza economica della controparte, così come la forza del Diritto e della dottrina etico-sociale cristiana altro non potranno presto fare se non spingere il potere economico di marca iperliberale a gettare la maschera ed a dichiarare il suo carattere antidemocratico, antigiuridico ed anticristiano.

    Il liberismo economico si ritrova così nelle medesime situazioni del 1947, quando urgentemente si doveva riformulare una strategia per non lasciarsi sfuggire di mano l'Europa (ed il mondo): cosa che riuscì grazie ad un liberismo che si proponeva democratico e moderato.

    Il liberismo supererà anche questo scoglio, ma il costo da pagare questa volta sembra (credo) sia destinato a sacrificare l'essenza della democrazia e di quegli stessi valori conservatori di cui la Reaganomics voleva essere teoricamente espressione e che invece hanno finito per esseri biasimati e confusi in un groviglio di vecchie diatribe teologiche - l'appellativo di "new-con" ad esempio calza perfettamente per iperliberali di varie chiese e confessioni, ma ha finito per esporre soltanto la Bible Belt coprendo tutti gli altri quali angioletti.

    Con la crisi di FI il cerchio Aznar-Blair-Berlusconi si chiude e l'America dovrà ripensarsi come nel 1947: la contesa di menti e cuori non è ancora stabilmente sul versante liberale, e forse dunque questa volta la democrazia dovrà subire delle amputazioni per ricollocare in Europa i suoi perdenti cavalli di battaglia.

    In teoria la soluzione sarebbe la rinuncia ai governatori coloniali per accordarsi con la civiltà sociale europea di stile social-democratico, ma questo rallenterebbe fortemente la corsa per il dominio plutocratico del mondo tanto alacremente perseguito da poteri, fondazioni, accademie ed enti tanto noti quanto segreti, il cui obiettivo stà divenendo sempre più palese agli occhi degli europei, nonostante la feroce propaganda in atto contro una polarizzazione politica in Europa che si pone (sia a Dx che a Sx)equidistante dai modelli della "Berluscanomics" - presunta destra sotto spoglie adottive, la cui vera sostanza si ricollega al fenomeno plutocratico iperliberale oggetto delle fondazioni e dei poteri occulti in questione.


    Reaganomics e Thatcherismo sono stati per un ventennio come l’uovo di pasqua, il cui segreto (e la sorpresa) non viene fuori se non a Pasqua. Solo di recente, e dopo l’esperienza neoliberale europea, sia europei che americani hanno cominciato a capire le conseguenze della creazione ex-nihilo delle risorse economiche e fiscali del neoliberismo reaganiano e thatcheriano.
    Mr Blair ha provato a trasferire “l’uovo di Pasqua” in seno al partito labourista, mentre Mr Aznar e Mr Berlusconi si sono avventurati allo scoperto ma tenendo la sorpresa ancora n serbo, temporeggiando con le promesse del miracolo economico alla Reagan, il quale naturalmente non ha potuto compiersi perché le condizioni e le variabili erano diverse da quelle americane originali.
    A partire dalla prima Guerra nel Golfo si era cominciato a sospettare quale fosse la sorpresa-conseguenza del neoliberismo, ma ancora si pensava che forse tutto sommato la spiegazione si fermava alle cause dell’invasione irakena del Kuwait.

    Intanto europei e russi continuavano a radicarsi in Irak nonostante embarghi e proteste, suggerendo che la Mesopotamia e l’intero equilibrio mediorientale potesse prendere una coloritura troppo social/democratico-liberale all’europea, con pesanti sfumature (ed intese) russe e cinesi.
    In poche parole, il neoliberismo rischiava di ritrovarsi nella situazione del II dopoguerra, quando l’Europa si riattrezzava – dopo la mazzata/reazione nazifascista – per trovare una soluzione alternativa e civile ad un liberismo inadatto a risolvere i problemi dell’Europa in sintonia con la propria civiltà sociale.

    Nel 1947, e nonostante l’esito della II Guerra, un gruppo-campione del nuovo mondo liberale si ritrovò a Mont Perin-Montreux in Svizzera, per accordarsi circa la gravità del momento – effetto dell’avanzata delle sinistre: “... i valori fondamentali della civiltà sono in pericolo... [perché la libertà era minacciata dal] declino delle idee favorevoli alla proprietà privata ed al libero mercato concorrenziale; infatti senza la diffusione del potere e dell’iniziativa che queste istituzioni consentono, è difficile immaginare una società in cui la libertà possa essere effettivamente preservata.”
    La verità è che intellettuali del tipo di Gramsci e pronunciamenti vaticani (e non) etico-sociali avevano predisposto una grave batosta alla propaganda neoliberale, la quale credeva che dopo la guerra l’America sarebbe entrata incondizionatamente nella testa degli europei, unitamente all’intero apparato economico-culturale.
    Per rispondere alla sfida delle sinistre sul fronte dell’egemonia culturale (le mani seguiranno la testa ed il cuore), il neoliberismo calibrò meglio il tiro per non farsi sfuggire di mano l’Europa e prevenire un ulteriore conflitto. Friedrich Von Hayek ed i suoi studenti (quali Milton Friedman) iniziarono presso l’Università di Chicago un lungo processo neoliberale che portò alla creazione di una fitta rete internazionale di fondazioni, istituti, accademie, pubblicazioni, centri di ricerche, nonché una leadership ed un quadro ideologico abilmente e strategicamente intessuto nella rete economico-imprenditoriale e di quei poteri tradizionalmente interessati all’industria pesante ed al settore energetico, e dunque all’espansionismo di quella dinamica bellica che non si era fermata al dopoguerra con la scoperta della propria potenzialità nello scontro con Hitler: la sorpresa era che si poteva ambire al dominio del mondo attraverso l’americanizzazione dell’Europa e l’esportazione del liberismo.
    Il Reaganismo ci giunge attraverso tale riorganizzazione del pragmatismo liberale americano incarnato nelle sue istituzioni, di cui la "Heritage Foundation" (1973) è la più nota, perché legata alla figura di Ronald Reagan. Essa dispone di un budget annuo di circa $25 milioni e produce centinaia di documenti.
    La "Hoover Institution on War, Revolution and Peace" è nata presso l’Università di Stanford nel 1919 ad opera del futuro presidente USA Herbert Hoover. Essa ha prodotto rapporti sulle rivoluzioni russa e cinese, e annuari sugli affari comunisti. Il suo budget è di circa $17 milioni, il cui uso è anche per finanziare i lavori di Edward Teller (cfr. Dottor Stranamore) ed altri celebri economisti liberali come George Stigler e Milton Friedman.
    The "American Enterprise Institute" del 1943 è strettamente collegata col Congresso, i media ed i burocrati federali, ed opera attraverso un centinaio di operatori dediti alla ricerca, alla creazione di libri, rapporti. Sarebbe interessante capire perché il suo budget e la sua influenza sono in calo, ma il primo pensiero và all'impressione che essa abbia svolto un ruolo storico essenziale e che si sia gradualmente trasferita con le sue funzioni in seno ad altre fondazioni ed istituti nella misura dell’indipendenza crescente e dell’autonomia dei poteri economici privati capaci di dettare ordini e regole alla burocrazia federale e non viceversa. In tale zona virtuale ci vedrei la crescente collocazione di presidenti imposti ed agli ordini di quei settori privati che spaziano dal settore energetico a quello degli armamenti, naturalmente accompagnati da ogni altro settore multinazionale. Il fenomeno spiegherebbe molte cose circa l’origine politica di quei presidenti che hanno progressivamente avuto un ruolo decisivo e vitale a partire dalla Guerra nel Vietnam e poi dai fatti dell’Irangate. Farei anche un’ipotesi che naturalmente non può che essere discutibile: la Heritage Foundation nasce proprio a detrimento dell’American Enterprise Institute e per il graduale esaurimento della sua funzione.

    Nella lista delle maggiori fondazioni è il "Cato Institute", ed il "Manhattan Institute for Policy Research", fondato da William Casey – futuro direttore della Cia – la cui attività si rivolge contro i programmi governativi di ridistribuzione dei redditi ed alla propaganda delle regole di mercato come soluzione a tutti i problemi politici e sociali. Di nuovo discutibile la mia ipotesi, ma mi sembra che ci sia particolarmente in questo caso un rapporto elettivo con IMF, WTO e WB nella promozione di una Corporate Global Governance in linea con un ordine mondiale liberista.
    L’equivalente in Inghilterra sono il "Centre for Policy Studies", the "Institute of Economic Affairs", e specialmente the "Adam Smith Institute", il quale secondo Brandon Martin "ha fatto più di qualsiasi altro gruppo di pressione … per promuovere nel mondo intero la dottrina della privatizzazione": non mi sembra vi sia migliore backbone per spiegare l’avvento ed il potere del Thatcherismo ed i legami preferenziali con i suoi equivalenti americani.

    Saluti ed alla prossima in attesa dei risultati elettorali.

 

 
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