User Tag List

Pagina 1 di 9 12 ... UltimaUltima
Risultati da 1 a 10 di 87

Discussione: Corpus Domini

  1. #1
    **********
    Data Registrazione
    04 Jun 2003
    Messaggi
    23,775
     Likes dati
    18
     Like avuti
    35
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Corpus Domini

    Il giovedì successivo la festa della SS. Trinità, la Chiesa, tradizionalmente, celebra la festa del SS. Corpo e Sangue di N.S. Gesù Cristo.
    In Italia, essa è celebrata la domenica seguente.

    Augustinus

    ****
    Dal sito SANTI E BEATI:

    Corpus Domini

    (celebrazione mobile) - Solennità

    Martirologio Romano: Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo: con il suo sacro nutrimento egli offre rimedio di immortalità e pegno di risurrezione.

    La festività del Corpus Domini ha una origine più recente di quanto sembri. La solennità cattolica del Corpus Domini (Corpo del Signore) chiude il ciclo delle feste del dopo Pasqua e vuole celebrare il mistero dell'Eucaristia ed è stata istituita grazie ad una suora che nel 1246 per prima volle celebrare il mistero dell'Eucaristia in una festa slegata dal clima di mestizia e lutto della Settimana Santa. Il suo vescovo approvò l'idea e la celebrazione dell'Eucaristia divenne una festa per tutto il compartimento di Liegi, dove il convento della suora si trovava.
    In realtà la festa posa le sue radici nell’ambiente fervoroso della Gallia belgica - che San Francesco chiamava amica Corporis Domini - e in particolare grazie alle rivelazioni della Beata Giuliana di Retìne. Nel 1208 la beata Giuliana, priora nel Monastero di Monte Cornelio presso Liegi, vide durante un'estasi il disco lunare risplendente di luce candida, deformato però da un lato da una linea rimasta in ombra, da Dio intese che quella visione significava la Chiesa del suo tempo che ancora mancava di una solennità in onore del SS. Sacramento. Il direttore spirituale della beata, il Canonico di Liegi Giovanni di Lausanne, ottenuto il giudizio favorevole di parecchi teologi in merito alla suddetta visione, presentò al vescovo la richiesta di introdurre nella diocesi una festa in onore del Corpus Domini.
    La richiesta fu accolta nel 1246 e venne fissata la data del giovedì dopo l'ottava della Trinità. Più tardi, nel 1262 salì al soglio pontificio, col nome di Urbano IV, l'antico arcidiacono di Liegi e confidente della beata Giuliana, Giacomo Pantaleone. Ed è a Bolsena, proprio nel Viterbese, la terra dove è stata aperta la causa suddetta che in giugno, per tradizione si tiene la festa del Corpus Domini a ricordo di un particolare miracolo eucaristico avvenuto nel 1263, che conosciamo sin dai primi anni della nostra formazione cristiana. Infatti, ci è raccontato che un prete boemo, in pellegrinaggio verso Roma, si fermò a dir messa a Bolsena ed al momento dell'Eucarestia, nello spezzare l'ostia consacrata, fu pervaso dal dubbio che essa contenesse veramente il corpo di Cristo. A fugare i suoi dubbi, dall'ostia uscirono allora alcune gocce di sangue che macchiarono il bianco corporale di lino liturgico (attualmente conservato nel Duomo di Orvieto) e alcune pietre dell'altare tuttora custodite in preziose teche presso la basilica di Santa Cristina.
    Venuto a conoscenza dell'accaduto Papa Urbano IV istituì ufficialmente la festa del Corpus Domini estendendola dalla circoscrizione di Liegi a tutta la cristianità. La data della sua celebrazione fu fissata nel giovedì seguente la prima domenica dopo la Pentecoste (60 giorni dopo Pasqua). Così, l'11 Agosto 1264 il Papa promulgò la Bolla "Transiturus" che istituiva per tutta la cristianità la Festa del Corpus Domini dalla città che fino allora era stata infestata dai Patarini neganti il Sacramerito dell'Eucaristia. Già qualche settimana prima di promulgare questo importante atto - il 19 Giugno - lo stesso Pontefice aveva preso parte, assieme a numerosissimi Cardinali e prelati venuti da ogni luogo e ad una moltitudine di fedeli, ad una solenne processione con la quale il sacro lino macchiato del sangue di Cristo era stato recato per le vie della città. Da allora, ogni anno in Orvieto, la domenica successiva alla festività del Corpus Domini, il Corporale del Miracolo di Bolsena, racchiuso in un prezioso reliquiario, viene portato processionalmente per le strade cittadine seguendo il percorso che tocca tutti i quartieri e tutti i luoghi più significativi della città.
    In seguito la popolarità della festa crebbe grazie al Concilio di Trento, si diffusero le processioni eucaristiche e il culto del Santissimo Sacramento al di fuori della Messa. Se nella Solennità del Giovedì Santo la Chiesa guarda all'Istituzione dell'Eucaristia, scrutando il mistero di Cristo che ci amò sino alla fine donando se stesso in cibo e sigillando il nuovo Patto nel suo Sangue, nel giorno del Corpus Domini l'attenzione si sposta sull'intima relazione esistente fra Eucaristia e Chiesa, fra il Corpo del Signore e il suo Corpo Mistico. Le processioni e le adorazioni prolungate celebrate in questa solennità, manifestano pubblicamente la fede del popolo cristiano in questo Sacramento. In esso la Chiesa trova la sorgente del suo esistere e della sua comunione con Cristo, Presente nell'Eucaristia in Corpo Sangue anima e Divinità.

    Fonte: www.resurrezione.net







    Francesco Trevisani, Il miracolo di Bolsena, 1704, Basilica di S. Cristina, Bolsena

  2. #2
    **********
    Data Registrazione
    04 Jun 2003
    Messaggi
    23,775
     Likes dati
    18
     Like avuti
    35
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Dal Trattato sui nomi di Cristo di Luigi di Leòn. Los Nombres de Cristo, Obras completas castellanas, B.A.C., 1° edizione, Madrid, 649‑659.

    Gesù è il nostro sposo. L'unione tra questo sposo e la nostra anima è cosi profonda che il legame amoroso e l'unione dei corpi tra marito e moglie in confronto è uno smorto riflesso.

    In quest'unione di un uomo e una donna non è comunicato lo spirito, mentre nell'unione dell'anima con lo sposo divino, lo Spirito di Cristo è dato e trasmesso ai giusti, secondo la parola di san Paolo: Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito (Cor 6,17)!

    Nell'unione coniugale i due corpi diventano uno, pur senza perdere le loro rispettive qualità; invece la persona del Verbo si è unita cosi profondamente alla nostra natura che san Giovanni osa dire: Il Verbo si fece carne (Gv 1,14)?

    Nell'unione del matrimonio, i corpi non ricevono la vita uno dall'altro, mentre la nostra carne vive e continua a vivere grazie all'unione di Cristo.con la nostra natura.

    Cerchiamo di distinguere nella misura del possibile i vari aspetti di questa unione che lega strettamente tutto quanto l'uomo a Cristo e Cristo tutto intero all'uomo.

    In quest'unione, l'anima del giusto è una cosa sola con l'anima di Cristo e con la sua divinità. L'amore è il cemento che li unisce, poiché il giusto ha un amore sviscerato per Cristo ed è amato da lui in modo non meno cordiale e profondo.

    D'altra parte, Cristo imprime se stesso nell'anima, vi disegna la sua viva somiglianza e il suo reale ritratto, rendendola partecipe del grande bene della sua duplice natura. Quando l'anima è rivestita di Cristo, la somiglianza è tale che il giusto diventa un altro Cristo.

    Oltre all'immagine di grazia deposta nell'anima come fondamento, Cristo comunica la sua forza, la sua vita e il suo agire.

    Cristo non agisce soltanto nell'anima ma anche, e in modo stupendo, nel corpo, poiché lo unisce strettamente al suo.

    Avendo assunto la nostra natura, Cristo unisce il suo corpo a quello della Chiesa. Così, tutte le membra della Chiesa che ricevono il sacramento dell'altare uniscono la propria carne a quella di Cristo e formano una cosa sola con lui, nella misura che ciò è possibile. Infatti sta scritto: I due formeranno una carne sola. Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa (Ef 5,31‑32)!

    San Paolo non nega che questa citazione della Genesi: I due formeranno una carne sola (Ef 6,31). In origine fosse stata destinata ad Adamo ed Eva, ma egli soggiunge che tale verità era soltanto immagine di un'altra verità, allora tenuta segreta. Quando la citazione è applicata ad Adamo ed Eva, Paolo la usa semplicemente, che il senso è chiaro e ovvio; al contrario, quando essa si applica a Cristo e alla Chiesa, l'Apostolo specifica: Questo mistero e grande (Ef 6,32)!

    Ecco le parole di Cristo che annunziano l'unione reale e autentica del suo corpo con il nostro: Se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita (Gv 6,53). E ancora: Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui (Gv 6,56).

    San Paolo attesta la medesima cosa quando scrive: Pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane (1 Cor 10.17).

    Se dunque Adamo ed Eva sono una cosa sola nella loro unione, quanto più Cristo, sposo fedele formerà un unico corpo e una sola carne con la Chiesa, la sua amata sposa, e con i fedeli che ricevono degnamente la sua carne nell'ostia durante la celebrazione dell'unione di Cristo con la Chiesa.

    Quando a proposito di due persone che si amano profondamente, diciamo che sono una cosa sola, l'espressione significa soltanto che ormai esse hanno un'unica volontà.

    Allo stesso modo, quando la nostra carne si spoglia delle sue qualità proprie e riveste quelle di Cristo, le due carni, quella del Signore e la nostra, sono soltanto una. La nostra carne diventa allora la carne di Cristo, una parte del suo corpo.

    Il ferro incandescente lo diciamo "infiammato", non perché lo sia nella sostanza, ma perché possiede le qualità del fuoco, come il calore, la luminosità e il colore.

    Analogamente, il nostro corpo può essere detto corpo di Cristo, perché, anche se non abbiamo la sua stessa sostanza, ne possediamo le medèsime qualità.

    San Paolo ci propone un'immagine assai pertinente quando proclama a gran voce: Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito.

    Quando l'uomo si unisce a Dio riceve appunto nell'anima la virtù della grazia. Questa è una realtà celeste che comunica all'anima le qualità di Dio, crea in essa una grande rassomiglianza con lui. Come l'Apostolo dei Gentili afferma che lo Spirito di Dio e il nostro formano una cosa sola, cosi per poter dire che la nostra carne e quella di Cristo sono una cosa sola. basta che la nostra carne possieda qualcosa di ciò che è proprio e naturale alla carne di Cristo.

    Quando mille uomini di provenienza ed estrazione diversa, di compiti differenti, di volontà e intenzioni contrarie, sono riuniti in una città, si dice che formano un medesimo corpo sociale, perché abitano in un medesimo luogo sotto identiche leggi.

    A maggior ragione, potremo affermare che due carni sono una sola quando la loro unione è cosi stretta che l'una trasmette all'altra molte delle sue proprietà e virtù, per grazia, e quest'ultima le assimila in sé stessa.

    Un guanto profumato, infilato per qualche momento nella mano, vi lascia la sua scia odorosa. Così pure la carne di Cristo, unita al nostro corpo tramite il sacramento, comunica la sua virtù alla nostra carne, colmandoci l'anima con la grazia.

    Quale corpo, unito a un altro, non gli comunicherà le sue condizioni? L'aria fresca di questa sera ci è refrigèrio, mentre il caldo afoso del meriggio ci ha soffocati.

    Tuttavia, non intendo dire che l'operazione con cui il nostro corpo è assimilato a quello di Cristo sia un'operazione naturale e necessaria. Se fosse cosi, capiterebbe sempre il medesimo effetto a coloro che ricevono il corpo di Cristo. Invece, sappiamo che non lo ottiene per nulla chi lo riceve indegnamente.

    Quando Il sole dardeggia i suoi raggi su una nuvola, questa diventa come imbevuta di sole e talmente traslucida che lei stessa sembra l'astro solare.

    Cosi quando Cristo comunica al credente non solo la sua virtù e la sua grazia, ma il suo Spirito e il suo corpo, mescola in certo modo la sua anima con quella del giusto, il suo corpo con quello di lui. Il Signore mostra se stesso attraverso gli occhi, la bocca, i sentimenti del fedele. Il volto di questi, i suoi movimenti e il modo di agire sono quelli di Cristo.

    Cristo occupa cosi bene l'anima, vi prende intimo possesso pur senza distruggerla o corromperla, che nell'ultimo giorno si scoprirà soltanto Gesù in quest'anima e, nelle anime dei giusti. Cristo, perciò, e i fedeli, pur restando distinti, saranno un solo e medesimo Cristo.


  3. #3
    **********
    Data Registrazione
    04 Jun 2003
    Messaggi
    23,775
     Likes dati
    18
     Like avuti
    35
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Dalle Omelie di san Giovanni Crisostomo sul Vangelo di Giovanni

    In Io. hom. 46, 3‑4. PG 59, 260‑262.

    Siamo le membra del corpo di Cristo.

    Per giungere in pienezza a questa realtà, il Salvatore ci unisce a lui offrendosi a noi corporalmente per mezzo del cibo eucaristico. Ci mostra cosi con quale amore ardente ci ama, perché questa unione si attua attraverso la realtà della partecipazione alla sua carne divina, e non soltanto con l'affetto. Con questa unione Cristo ci costituisce nell'unità di un corpo, di cui egli è il capo. Questa è la testimonianza e il segno del più grande amore.

    Giobbe vi alludeva quando disse che i suoi servi nutrivano per lui tanto affetto da desiderare di mangiàrselo. Per manifestare appunto la loro tenera affettuosità, essi dicevano: Chi ci darà le sue carni e ce ne possiamo saziare (Gb 31,13)?

    Cristo ha adempiuto questo desiderio per dimostrarci il suo amore e indurci ad un'amicizia totalizzante. Non si è accontentato di offrirsi agli sguardi di coloro che lo desideravano, ma si è dato da toccare, da mangiare, da masticare, da digerire: insomma, ha esaudito tutte le aspirazioni.

    Quando torniamo dalla mensa eucaristica, siamo come leoni spiranti fuoco, capaci di atterrire il demonio. Sappiamo bene, infatti, chi è il nostro capo e quale amore ci ha offerto.

    Gesù potrebbe dirci: "I genitori affidano i loro figli ad estranei, perché li allevino; io invece vi nutro con la mia carne e imbandisco la vostra mensa con me stesso. Voglio che siate tutti partecipi della mia nobiltà e riceviate il pegno delle speranze più splendide. Colui che ha consegnato se stesso per voi in questa vita, vi colmerà molto di più in quella futura. Ho voluto essere vostro fratello e ho condiviso la vostra condizione di carne e di sangue. Ora, vi ridò questa carne e questo sangue per cui sono divenuto simile a voi".

    Questo sangue sprigiona in noi Il fulgore dell'immagine regale, veste la nostra anima d'una bellezza incomparabile la nutre e la irrora per conservarla nobile e gagliarda.

    Il cibo che solitamente prendiamo non si trasforma immediatamente in sangue, giacché passa per mutamenti intermedi.

    Ma il sangue del Salvatore in un istante irriga l'anima e le infonde una grande forza. Se è ricevuto degnamente, il sangue di Cristo scaccia i demoni, chiama gli angeli, anzi fa venire in noi lo stesso Signore degli angeli. La dove appare il sangue del Signore, i demoni fuggono e accorrono gli angeli. Questo sangue effuso purifica il mondo e la Lettera agli Ebrei fa profonde considerazioni su questo sangue che purificò i penetrali del tempio e il Santo dei santi.

    In Egitto gli Ebrei aspersero di sangue gli architravi delle loro porte e la morte li risparmiò. Se quella prefigurazione fu così potente, quanta più efficacia avrà il sangue di Cristo che è la realtà stessa!

    Il sangue dell'antica alleanza serviva per consacrare l'altare d'oro, e il sommo sacerdote non si sarebbe mai arrischiato ad entrare nel santuario senza portarne con sé. Quel sangue serviva pure ‑per consacrare i sacerdoti e per purificare simbolicamente dai peccati.

    Se la morte stessa era sopraffatta da quel sangue, ombra soltanto della realtà futura, quanto più rimarrà atterrita davanti al sangue vero e reale!

    Il sangue di Cristo è la salvezza delle nostre anime, le rende pure, le fa belle, le trasforma in fiamma: sì, il nostro spirito acquista bagliori più accesi del fuoco, la nostra anima diventa più splendente dell'oro. Questo sangue effuso ci spalanca il cielo.

    Veramente tremendi i misteri della Chiesa, veramente tremendo l'altare!


  4. #4
    **********
    Data Registrazione
    04 Jun 2003
    Messaggi
    23,775
     Likes dati
    18
     Like avuti
    35
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Dalle «Opere» di san Tommaso d'Aquino, dottore della Chiesa

    (Opusc. 57, nella festa del Corpo del Signore, lect. 1-4)

    L'Unigenito Figlio di Dio, volendoci partecipi della sua divinità, assunse la nostra natura e si fece uomo per far di noi, da uomini, déi. Tutto quello che assunse, lo valorizzò per la nostra salvezza. Offrì infatti a Dio Padre il suo corpo come vittima sull'altare della croce per la nostra riconciliazione. Sparse il suo sangue facendolo valere come prezzo e come lavacro, perché, redenti dalla umiliante schiavitù, fossimo purificati da tutti i peccati. Perché rimanesse in noi, infine, un costante ricordo di così grande beneficio, lasciò ai suoi fedeli il suo corpo in cibo e il suo sangue come bevanda, sotto le specie del pane e del vino.
    O inapprezzabile e meraviglioso convito, che dà ai commensali salvezza e gioia senza fine! Che cosa mai vi può essere di più prezioso? Non ci vengono imbandite le carni dei vitelli e dei capri, come nella legge antica, ma ci viene dato in cibo Cristo, vero Dio. Che cosa di più sublime di questo sacramento? Nessun sacramento in realtà é più salutare di questo: per sua virtù vengono cancellati i peccati, crescono le buone disposizioni, e la mente viene arricchita di tutti i carismi spirituali. Nella Chiesa l'Eucaristia viene offerta per i vivi e per i morti, perché giovi a tutti, essendo stata istituita per la salvezza di tutti.
    Nessuno infine può esprimere la soavità di questo sacramento. Per mezzo di esso si gusta la dolcezza spirituale nella sua stessa fonte e si fa memoria di quella altissima carità, che Cristo ha dimostrato nella sua passione. Egli istituì l'Eucaristia nell'ultima cena, quando, celebrata la Pasqua con i suoi discepoli, stava per passare dal mondo al Padre. L'Eucaristia é il memoriale della passione, il compimento delle figure dell'Antica Alleanza, la più grande di tutte le meraviglie operate dal Cristo, il mirabile documento del suo amore immenso per gli uomini.


  5. #5
    **********
    Data Registrazione
    04 Jun 2003
    Messaggi
    23,775
     Likes dati
    18
     Like avuti
    35
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Tantum ergo

    Tantum ergo Sacraméntum
    venerémur cérnui:
    et antícuum documéntum
    novo cedat rítui:
    praestet fides suppleméntum
    sénsuum deféctui.

    Genitóri, Genitóque laus et jubilátio,
    salus, hónor, virtus quoque
    sit et benedíctio:
    procedénti ad utróque
    cómpar sit laudátio.

    Amen.

    V. Panem de coelo praestitisti eis.
    R. Omne delectamentum in se habentem.

    Oremus: Deus, qui nobis sub sacramento mirabili, passionis tuae memoriamreliquisti: tribue, quaesumus, ita nos corporis et sanguinis tui sacramysteria venerari, ut redemptionis tuae fructum in nobis iugiter sentiamus.Qui vivis et regnas in saecula saeculorum.

    R. Amen.

  6. #6
    **********
    Data Registrazione
    04 Jun 2003
    Messaggi
    23,775
     Likes dati
    18
     Like avuti
    35
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Pange Lingua

    Nel 1264, Papa Urbano IV chiese a S. Tommaso d'Aquino di comporre un Officio per la nuova festa del Corpus Domini da poco da lui istituita in onore del mistero di Cristo nel Sacramento dell'Eucarestia. L'Officio composto dall'Aquinate - ed in uso tutt'oggi - è una delle opere del Dottore della Chiesa più significative accanto alla sua Summa Theologica. Di questo Officio fa parte il celebre inno del Pange lingua. Una parte di questo inno, a sua volta, è divenuta autonoma: è il famoso Tantum ergo.
    Qui di seguito posto l'inno del Pange lingua originario.

    Augustinus

    *****
    PANGE LINGUA

    Pange língua gloriósi
    Córporis mystérium,
    Sanguinísque pretiósi,
    Quem in mundi prétium
    fructus ventris generósi
    Rex effúdit géntium.

    Nobis datus, nobis natus
    ex intácta Vírgine,
    et in mundo conversátus,
    sparso verbi sémine,
    sui moras incolátus
    miro cláusit órdine.

    In suprémae nocte cenae
    recúmbens cum frátribus,
    observáta lege plene
    cibis in legálibus,
    cibum turbae duodénae
    se dat suis mánibus.

    Verbum caro panem verum
    verbo carnem éfficit:
    fitque sanguis Christi merum.
    Et si sensus déficit,
    ad firmándum cor sincérum
    sola fides súfficit.

    Tantum ergo Sacraméntum
    venerémur cérnui:
    et antícuum documéntum
    novo cedat rítui:
    praestet fides suppleméntum
    sénsuum deféctui.

    Genitóri, Genitóque laus et jubilátio,
    salus, hónor, virtus quoque
    sit et benedíctio:
    procedénti ad utróque
    cómpar sit laudátio.

    Amen

    *****
    Traduzione:

    Il mistero dell'amore
    ogni lingua celebri,
    canti il corpo glorioso
    e il sangue prezioso
    per noi sparso dal Signore.

    A noi dato, per noi nato
    dalla Vergine
    e vissuto nel mondo,
    gettato il seme della Parola,
    concluse la sua dimora
    con un rito mirabile.

    Nella notte dell'ultima cena,
    a tavola con i fratelli,
    dopo aver osservato appieno la legge
    sul pasto pasquale,
    si dà con le sue mani
    in cibo ai Dodici.

    La Parola incarnata trasforma
    con una parola il pane in carne,
    il vino diventa Sangie di Cristo,
    e se i sensi non colgono questa realtà,
    la sola fede basta
    a confermare un cuore sincero.

    Così gran Sacramento dunque
    adoriamo consapevolmente,
    ceda la vecchia Legge
    al nuovo sacrificio.
    Supplisca la fede
    al difetto dei sensi.

    Al Padre e al Figlio
    lode e giubilo
    salute, potenza,
    benedizione.
    A Colui che procede da ambedue,
    pari gloria e onore sia.

    Amen.

  7. #7
    **********
    Data Registrazione
    04 Jun 2003
    Messaggi
    23,775
     Likes dati
    18
     Like avuti
    35
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Sequenza LAUDA SION

    Lauda, Sion, Salvatorem,
    Lauda ducem et pastorem
    In hymnis et canticis.
    Quantum poses, tantum aude:
    Quia major omni laude
    Nec laudare sufficis.

    Laudis thema specialis,
    Panis vivus et vitalis
    Hodie proponitur;
    Quem in sacrae mensa coenae
    Turbae fratrum duodenae
    Datum non ambigitur.

    Sit laus plena, sit sonora,
    Sit iucunda, sit decora
    Mentis iubilatio.
    Dies enim solemnis agitur,
    In qua mensae prima recolitur
    Huius institutio.

    In hac mensa novi Regis
    Novum Pascha novae legis
    Phase vetus terminat.
    Vetustatem novitas,
    Umbram fugat veritas,
    Noctem lux eliminat.

    Quod in coena Christus gessit,
    Faciendum hoc expressit
    In sui memoriam
    Docti sacris institutis,
    Panem, vinum in salutis
    Consecramus hostiam.

    Dogma datur Christianis,
    Quod in carnem transit panis
    Et vinum in sanguinem.
    Quod non capis, quod non vides,
    Animosa firmat fides
    Praeter rerum ordinem.

    Sub diversis speciebus,
    Signis tantum, et non rebus,
    Latent res eximiae:
    Caro cibus, sanguis potus;
    Manet tamen Christus totus
    Sub utraque specie.

    A sumente non concisus,
    Non confractus, non divisus
    Integer accipitur.
    Sumit unus, sumunt mille;
    Quantum isti, tantum ille:
    Nec sumptus consumitur.

    Sorte tamen inaequali,
    Vitae vel interitus.
    Mors est malis, vita bonis:
    Vide, paris sumptionis
    Quam sit dispar exitus.

    Fracto demum Sacramento,
    Ne vacilles, sed memento,
    Tantam esse sub fragmento,
    Quantum toto tegitur.
    Nulla rei fit scissura,
    Signi tantum fit fractura,
    Qua nec status nec statura
    Signati minuitur.

    Ecce panis Angelorum,
    Factus cibus viatorum,
    Vere panis filiorum,
    Non mittendus canibus.
    In figuris praesignatur,
    Cum Isaac immolatur;
    Agnus Paschae deputatur,
    Datur manna patribus.

    Bone Pastor, panis vere,
    Jesu, nostri miserere,
    Tu nos pasce, nos tuere,
    Tu nos bona fac videre,
    In terra viventium.
    Tu, qui cuncta scis et vales,
    Qui nos pascis hic mortales,
    Tuos ibi commensales,
    Cohaeredes et sodales,
    Fac sanctorum civium. Amen.

    ******

    Sion, loda il Salvatore,
    la tua guida, il tuo pastore
    con inni e cantici.

    Impegna tutto il tuo fervore:
    egli supera ogni lode,
    non vi è canto che sia degno.

    Pane vivo, che dà vita:
    questo è tema del tuo canto,
    oggetto della lode.

    Veramente fu donato
    agli apostoli riuniti
    in fraterna e sacra cena.

    Lode piena e risonante,
    gioia nobile e serena
    sgorghi oggi dallo spirito.

    Questa è la festa solenne
    nella quale celebriamo
    la prima sacra cena.

    E il banchetto del nuovo Re,
    nuova, Pasqua, nuova legge;
    e l'antico è giunto a termine.

    Cede al nuovo il rito antico,
    la realtà disperde l'ombra:
    luce, non più tenebra.

    Cristo lascia in sua memoria
    ciò che ha fatto nella cena:
    noi lo rinnoviamo,

    Obbedienti al suo comando,
    consacriamo il pane e il vino,
    ostia di salvezza.

    È certezza a noi cristiani:
    si trasforma il pane in carne,
    si fa sangue il vino.

    Tu non vedi, non comprendi,
    ma la fede ti conferma,
    oltre la natura.

    È un segno ciò che appare:
    nasconde nel mistero
    realtà sublimi.

    Mangi carne, bevi sangue;
    ma rimane Cristo intero
    in ciascuna specie.

    Chi ne mangia non lo spezza,
    né separa, né divide:
    intatto lo riceve.

    Siano uno, siano mille,
    ugualmente lo ricevono:
    mai è consumato.

    Vanno i buoni, vanno gli empi;
    ma diversa ne è la sorte:
    vita o morte provoca.

    Vita ai buoni, morte agli empi:
    nella stessa comunione
    ben diverso è l'esito!

    Quando spezzi il sacramento
    non temere, ma ricorda:
    Cristo è tanto in ogni parte,
    quanto nell'intero.

    È diviso solo il segno
    non si tocca la sostanza;
    nulla è diminuito
    della sua persona. ]

    Ecco il pane degli angeli,
    pane dei pellegrini,
    vero pane dei figli:
    non dev'essere gettato.

    Con i simboli è annunziato,
    in Isacco dato a morte,
    nell'agnello della Pasqua,
    nella manna data ai padri.

    Buon pastore, vero pane,
    o Gesù, pietà di noi:
    nutrici e difendici,
    portaci ai beni eterni
    nella terra dei viventi.

    Tu che tutto sai e puoi,
    che ci nutri sulla terra,
    conduci i tuoi fratelli
    alla tavola del cielo
    nella gioia dei tuoi santi.

  8. #8
    **********
    Data Registrazione
    04 Jun 2003
    Messaggi
    23,775
     Likes dati
    18
     Like avuti
    35
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    LA FESTIVITÀ DEL CORPUS DOMINI

    Origini, significato, celebrazione e tradizioni locali (1)

    di Raffaele Tamiozzo


    Premessa. - Per solennizzare l'istituzione della Santa Eucaristia la Chiesa all'origine scelse il primo giovedì dopo l'ottava di Pentecoste e chiamò detta festività «col dolcissimo nome di Corpo del Signore», come efficacemente si esprimeva nell'anno 1879 nella sua monografia sul Corpus Domini don Giacomo Scurati, sacerdote del Seminario di S. Calocero di Milano.
    Attualmente la festa si celebra di domenica ma per molti secoli, a partire dalla sua istituzione, era una festività tipica del giovedì.
    La festività deriva dalla antica messa in Coena Domini che si celebrava il giovedì santo ma che, nel tempo, aveva finito per perdere la sua originaria identità di rito religioso in ricordo dell'Ultima Cena in quanto vi erano confluiti altri momenti celebrativi, come la consacrazione dei santi olii e soprattutto la comprensibile, maggiore attenzione dei fedeli per la meditazione sulla Passione del Salvatore; insomma con il tempo si era venuto sempre più attenuando il significato connesso alla istituzione del sacramento dell'Eucarestia.

    1. - Le origini. - La necessità di istituire detta festività era anche collegata alla esigenza, particolarmente avvertita nel secolo XII, di riaffermare, in chiave apologetica, il significato di fede e il valore religioso della transustanziazione contro gli errori di Berengario di Tours il quale nel 1088, seguendo una strada tutta personale nella dottrina dell'Eucarestia, giunse a negare la presenza reale del corpo di Cristo: vino e pane per Berengario erano solo dei simboli; essi non venivano trasformati nella consacrazione ma ricevevano esclusivamente una energia sovrannaturale; quando tuttavia la sua teoria venne condannata da Roma, Berengario si sottomise; il IV Concilio Lateranense nel 1215 decretò che la consacrazione nella Santa Messa causava una reale trasformazione delle sostanze del pane e del vino e coniò per ciò la già citata espressione di «Transustanziazione».
    Nel cosiddetto Statuto sanguinoso dei «sei articoli della fede», emanato da Enrico VIII nel 1539 in Inghilterra (nella quale e come è noto - la conversione al protestantesimo ebbe inizio soltanto sotto Edoardo VI (1547-53)), la negazione della transustanziazione nella Santa Messa- come la negazione del celibato ecclesiastico, della messa dei defunti e délla validità dei voti ecclesiastici - era punita con la pena di morte.La presenza reale del Corpo di Cristo e la transustanziazione vennero definite chiaramente nel corso della XIII sessione del secondo periodo del Concilio di Trento, svoltasi negli anni 1551-1552, sessione nella quale si discusse espressamente proprio dell'Eucarestia.

    2. - Le visioni mistiche di Santa Giuliana di Cornillon. - La prima a formulare una proposta di celebrazione specifica del Corpus Domini fu comunque una suora, Santa Giuliana di Cornillon o di Liegi (1191-1258).
    La religione cristiana deve molto alle donne, sia che si tratti di giovinette semplici sia che si tratti di suore che si sacrificano per la fede e la cui personalità, spesso contenuta in strutture fisiche apparentemente fragili e delicate, si impone poi con una forza morale sorprendente, destinata a rimanere imperitura nei secoli: valgano, per tutti, gli esempi di Santa Caterina da Siena, Santa Chiara, e Suor Teresa di Calcutta.
    Giuliana aveva dunque avuto ripetute e strane visioni: al momento della preghiera le appariva la luna, raggiante di candida luce, ma mancante sempre di un pezzetto, tagliata da una linea oscura che sembrava deformarla.
    All'inizio la suora pensa ad un'illusione, un sogno e non vi presta molta attenzione, ma successivamente la luna torna spesso a mostrarsi, soprattutto nei momenti di più intensa fede e devozione, di estasi. La suora si confida con il suo padre spirituale, con le sorelle più anziane e con altre persone di fiducia, dotte e sante, che la invitano a non dare importanza alla cosa e a dedicarsi ad altro. Giuliana si sforza di agire come le era stato consigliato, ma invano; le visioni si ripetono.
    Finalmente, due anni dopo la prima apparizione, un raggio di luce dissipa le sue ansie e Giuliana intuisce che la luna, tante volte veduta, è proprio la Chiesa Militante, per la quale Dio aveva stabilito che venisse istituita una festa da celebrarsi con somma religiosità da tutti i fedeli in onore della origine e della istituzione della Santa Eucarestia, considerato che il giorno in cui si celebrava l'Ultima Cena la Chiesa era intenta a celebrare anche altri misteri (la Passione e - come abbiamo visto - la consacrazione dei sacri olii).
    La competente commissione ecclesiastica, della quale faceva parte anche l'arcidiacono di Liegi, Jacques Pantaléon, valutò con molta attenzione le visioni e ritenne di condividerne l'interpretazione offerta dalla stessa Giuliana e di appoggiare la sua richiesta. Infatti, nel 1246 il vescovo di Liegi decretò la festività per l'intera sua diocesi e nel 1252 il nunzio apostolico délla Germania occidentale la estese a tutto il territorio di sua competenza.

    3.- Il Papa Urbano IV e il Miracolo di Bolsena. - Nel 1261 saliva al soglio pontificio, con il nome di Urbano IV, proprio Jacques Pantaléon l'arcivescovo di Liegi e due anni più tardi - nel 1263 - un sacerdote boemo, Pietro da Praga, che da tempo nutriva perplessità e scetticismo sulla transustanziazione; mentre stava celebrando la messa nella chiesa di Santa Cristina a Bolsena nuovamente assalito dal dubbio che lo perseguitava, vide dall'Ostia consacrata stillare copiosamente sangue, che bagnò il corporale, i lini liturgici e i marmi del pavimento.
    Ecco come possiamo ricordare l'evento sintetizzando l'aulico linguaggio di antichi testi ottocenteschi. Il sacerdote celebrava il divino sacrifizio nella chiesa, all'altare chiamato, per la sua struttura, delle quattro colonne e, per la divozione che il luogo recava con sé, l'altare delle quattro pedate. L'edifizio infatti, già sacro agli idoli, sorgeva a mo' di spelonca nel cavo di una montagna: un piccolo tempio formato da quattro colonne isolate, conteneva e sormontava l'altare, il quale era un masso di durissimo porfido, le cui miracolose impronte ricordavano la fede suggellata con il sangue della vergine e martire Santa Cristina; era il macigno che il padre Urbano, ufficiale dell'imperatore in Bolsena, aveva fatto legare al collo della figlia, giovinetta di 12 anni, quando l'aveva gettata nel lago vicino. Il pesante marmo, per miracolo divino svincolatosi dalla innocente fedele e nuotando sopra le acque, riportò libera al lido la martire che vi era salita e lasciovvi impressa, come in molle cera, le proprie pedate. Quello ricordato è soltanto uno degli episodi che hanno caratterizzato la vita sofferta di Santa Cristina, imprigionata giovinetta in una torre per ordine del padre pagano, che voleva contrastare in tutti i modi la sua fede cristiana e che, prima di imprigionarla, la fece percuotere e flagellare: ma tre angeli vennero inviati dal Signore a consolarla della prigionia. La tradizione parla, infatti, di innumerevoli altri tormenti cui la santa venne sottoposta dai giudici ai quali il padre la aveva consegnata: oltre alla lastra di pietra legata al collo, essa subì la graticola arroventata, la fornace surriscaldata, il morso di serpi velenose, il taglio delle mammelle; ma ella sopravvisse a tutti questi supplizi finché non venne uccisa come una innocente cerbiatta, trafitta da una freccia scoccata dal Prefetto Giuliano
    In tale luogo, dunque, la onnipotenza operatrice dei miracoli, come rese molle e galleggiante il porfido (o forse più propriamente la roccia basaltica, data la qualità del terreno tipica della zona di Bolsena), cosi ben poteva transustanziare il pane e il vino e celare sotto le loro apparenze la santa umanità di Cristo presente nel suo essere sacramentale.
    Allo spezzare dell'Ostia da parte del prete boemo sopra il calice, questa, tranne un pezzetto (quello che si immerge nel calice stesso), gli si muta fra le mani, gli appare di carne e getta vivo sangue, che spruzza e bagna il corporale sottoposto; il sacerdote resta sbalordito e immobile, poi tremante e confuso adora il grande mistero di cui è stato protagonista e testimone e, piangendo per la pochezza e debolezza della sua fede, raccoglie quanto può di quel sangue e si affretta a terminare l'ufficio liturgico.
    Contemporaneamente cerca di nascondere quanto è avvenuto piegando e ripiegando il corporale, ma senza successo: le macchie del sangue miracoloso vengono accresciute dalle pieghe moltiplicandosi con esse; anzi, nel ritornare in sagrestia, altre gocce del miracoloso sangue gli cadono su cinque diverse lastre di marmo bianco del pavimento. Le macchie di sangue presentano tutte una figura d’uomo, I'immagine del Salvatore flagellato e coronato di spine, come è stato possibile distintamente intravedere anche successivamente all'episodio; di queste cinque pietre una fu donata al parroco Porchiano nella diocesi di Amelia; le altre quattro furono collocate ab antiquo, due davanti all'altare delle quattro colonne e le altre due ai lati della lapide di marmo rosso posta dirimpetto a quell'altare poco tempo dopo il miracolo, a futura memoria per i posteri. Munite di un cristallo e serrate a chiave, rimasero nel posto indicato fino alla costruzione nel 1675 della chiesa di Orvieto contigua alla cripta di santa Cristina, dove vennero collocate tre nel muro dietro l'altare maggiore, detto perciò l'altare delle lapidi, sotto un quadro commemorativo del miracolo e la quarta dietro l'altare delle quattro colonne; questa veniva portata ogni anno nella processione del Corpus Domini munita di un particolare congegno per potervi inserire l'Ostia consacrata.
    La fama del prodigio tosto si diffuse e il sacerdote testimone, Pietro da Praga, fortemente turbato, si recò a Orvieto, dove soggiornava temporaneamente il Santo Padre Urbano IV, allontanatosi da Roma per via di accesi tumulti popolari, anche a quei tempi piuttosto frequenti.
    Urbano IV restò colpito grandemente dal racconto del sacerdote e inviò subito a Bolsena il vescovo di Orvieto, imponendogli di portagli ogni cosa relativa al miracolo. Lo stesso Papa con il suo seguito va poi incontro al Vescovo; i due si incontrano sul ponte di un torrente denominato Rivo chiaro dove il Papa Urbano IV, inginocchiatosi per terra, riceve nelle sue mani i pannilini intrisi del prodigioso sangue e con grande fervore di pietà li reca in processione fra la moltitudine dei fedeli orvietani, commossa e turbata in deposito nella cattedrale di Orvieto e con ogni cura li ripone nel sacrario. In memoria del miracolo gli abitanti di Orvieto edificarono in luogo eminente una superba basilica che sostituì l'antica cattedrale e che venne chiamata Duomo: a benedirla e a porre la prima pietra sarà nell'anno 1290 il Papa Nicolò IV. Attualmente in un gotico tabernacolo marmoreo è custodito il celebre reliquiario (opera del senese Ugolino di Vieri che lo eseguì nel 1338, autentico capolavoro dell'oreficeria italiana, in metalli preziosi e smalti con scene della vita di Cristo); il reliquiario, che viene esposto solo nelle festività della Pasqua e del Corpus Domini, racchiude il corporale macchiato di sangue stillato dall'Ostia durante la messa celebrata a Bolsena nel 1263 dal prete boemo Pietro da Praga.

    4. - La Bolla «Transiturus» e San Tommaso d'Aquino. - Ma prima che si edificasse il Duomo di Orvieto e si pensasse così a questa magnifica custodia architettonica, il Pontefice Urbano IV aveva già eretto un monumento molto più solenne, di vastità pari al magistero della chiesa, emanando la Bolla Transiturus (Urbano IV, Bolla Transiturus de hoc mundo, 11 agosto 1264), con la quale per l'appunto istituì la festa del Corpus Domini; prima di imporre la festa il Papa volle che fosse preparata una speciale officiatura ad essa destinata: divino uffizio e Santa Messa; I'incarico di comporla lo affidò a San Tommaso d'Aquino, che all'epoca, proprio per volere papale, era lettore di filosofia in Orvieto.
    Dopo aver assolto il suo compito (fra l'altro, nel divino uffizio l'autore della Summa Teologica introdusse una seri di inni, ivi compreso il Pange lingua che comincia con il celebre verso «Tantum ergo sacramentum»), la tradizione vuole che San Tommaso si sia recato nella chiesa del suo convento a pregare davanti alla cappella del Santo Crocifisso, affinché il Signore si degnasse di fargli conoscere se, prima di presentarlo al Sommo Pontefice, ritenesse di suo gradimento quanto il Santo aveva scritto; il Crocifisso con la profonda semplicità che solo Dio sa usare (pensiamo per un momento ai memorabili colloqui tra Don Camillo e il Crocifisso) si limitò a dirgli: «Hai scritto bene di me. O Tommaso, e qual mercede desideri?»; e il Santo gli rispose: «Non altro fuorché Voi stesso, o Signore».
    È inutile dire che il lavoro di San Tommaso piacque grandemente al Papa, il quale nell'arco dei giorni compresi fra l'11 agosto e l'8 settembre del 1264 scrisse ed emanò la Bolla predetta, con la quale estese la solennità del Corpus Domini a tutta la Chiesa latina.

    5. - Il sacrificio di Cristo nella Divina Commedia. - Nella primavera dell'anno seguente, e precisamente nel mese di maggio, nasceva Dante, il quale nel settimo canto del Paradiso così efficacemente e poeticamente sintetizza l'essenza del sacrificio del Cristo:

    «....onde l'umana specie inferma giacque
    giù per secoli molti in grande errore,
    fin ch'al Verbo di Dio discender piacque
    u'la natura, che dal suo fattore
    s’era allungata, unì a sé in persona
    con l'atto sol del suo eterno amore.
    ....
    Questa natura al fattore unita,
    qual fu creata, fu sincera e buona;
    ma per se stessa fu ella sbandita
    di paradiso, però che si torse
    da via di verità e da sua vita.
    La pena dunque che la croce porse
    s'a la natura assunta si misura
    nulla già mai sì giustamente morse;
    e così nulla fu di tanta ingiura,
    guardando alla persona che sofferse,
    in che era contratta tal natura....»
    (vv. 28-45)

    Dopo il peccato originale la specie umana rimase privata dei doni soprannaturali e vulnerata in naturalibus, cioè corrotta nelle stesse facoltà inerenti alla natura umana, fini al momento in cui piacque alla Seconda Persona della Trinità di scendere sulla terra per redimere l'uomo e sulla terra incarnandosi per la sola virtù dello Spirito Santo, congiunse a sé in unità di persona la natura umana che per il peccato si era allontanata (allungata) dal suo Creatore; la natura umana, che nella persona di Gesù si unì a Dio, fu sincera e buona, senza macchia di peccato, pura perfetta, quale fu creata da Dio nel primo uomo; ma, in quanto natura umana e per sua colpa (per se stessa) fu scacciata dal Paradiso per aver deviato dalla strada della verità e da Dio che era la sua vita. Cristo anche in quanto uomo, era innocente e mondo della colpa di Adamo; ma la natura umana da lui assunta, come tale, era pur quella che aveva suscitato lo sdegno di Dio e doveva essere punita per riscattarsi; se pertanto la pena della croce viene valutata, misurata, con riferimento alla natura umana assunta dal Verbo nella persona di Gesù, nessuna pena fu mai più giusta e proporzionata alla gravità della colpa; ma nessuna d'altra parte fu mai più ingiusta (di tanta ingiura ) se si considera la persona di Cristo che la patì, nella quale persona la natura umana si era intimamente congiunta, unita (contratta) a quella divina.

    6. - La celebrazione della festa del Corpus Domini. - La festa del Corpus Domini, che attualmente si celebra di domenica, è rimasta una delle più popolari, così come popolari sono le solenni processioni che l'hanno da sempre caratterizzata in tutte le città di fede cristiana: a Roma è il Papa che vi partecipa e la presiede, in antico si svolgeva nella piazza di San Pietro e attualmente essa percorre via Merulana da San Giovanni in Laterano a Santa Maria Maggiore.
    L'usanza più caratteristica del rito religioso, che risale al secolo XIV, è quella di portare I'Eucarestia in forma visibile nell'ostensorio sotto il baldacchino o su portantine adornate e sorrette da sacerdoti. In passato durante la processione si svolgevano vari riti, come la quadruplice benedizione del Santissimo Sacramento, preceduta dalla lettura dei quattro Vangeli.
    In Spagna il rito è ancor oggi particolarmente sentito e in alcune regioni sopravvivono usanze particolari, come la Danza de los palos nel Nord della Spagna o i quadri simbolici, specialmente sul tema della Passione,che ispirarono molte rappresentazioni sacre, elaborate anche da scrittori famosi come Calderòn de la Barca; in Catalogna alla processione partecipa no i cosiddetti Giganti, altissime statue sotto cui si nascondono i portatori; con loro sfilano draghi fiammeggianti, diavoli e serpenti. A Siviglia, nell'Andalusia, la messa è accompagnata da danze e canti di bambini nella cattedrale della Giralda.

    7. - Le tradizioni celebrative del Corpus Domini in Italia. - Ma delle varie usanze che caratterizzano la festività del Corpus Domini ci piace ricordar ne alcune prettamente italiane. La processione del Corpos Domini che si svolge a Orvieto risale all'anno 1337 e si è arricchita nel corso dei secoli sino a diventare una spettacolosa sfilata di oltre trecento personaggi che rappresentano il potere civile, la forza militare e l'autorità religiosa del libero Comune; i quartieri costituiti dai vari rioni, in cui era allora divisa la città, offrono alla processione variopinti figuranti con tamburini, trombettieri, portatori di ceri, sbandieratori vessilli e vessilliferi. Quella di Orvieto è senz'altro una delle più ricche é sfarzose grazie alla sua grandiosità, ai costumi che vengono sfoggiati, veri e propri pezzi da museo, e alla musica delle bande che la accompagna. A1 centro della processione campeggia la protagonista, la sacra reliquia del corporale insanguinato.
    A Brindisi al centro della processione viene posto un cavallo bianco parato, cioè ricoperto di splendide coperte, in ricordo di un episodio che risale al XIII secolo quando San Luigi, re di Francia, tornando dalla crociata su una nave che portava l'Eucarestia, venne sorpreso dalla tempesta; scampato alla furia degli elementi, il re riuscì ad approdare nei pressi della spiaggia di Torre cavallo, in un luogo che dista circa tre chilometri da Brindisi. Preoccupato per l'Eucarestia, mandò a chiamare il vescovo che arrivò in sella ad un cavallo bianco. Istituita dopo qualche anno la festa del Corpus Domini, i brindisini decisero di celebrarla ricordando l'evento con la processione del cavallo bianco, che percorre l'itinerario tradizionale recando il Santo Tabernacolo sulla groppa; per l'occasione si drappeggiano i balconi e la folla lancia sul corteo una pioggia di fiori.
    Una delle più originali feste del Corpus Domini è quella di Campobasso. La processione che ivi si svolge risale al XIII secolo, quando cominciarono a sfilare quadri viventi che trasportati a braccia su barelle di legno dagli stessi fedeli, rappresentavano scene della vita di Cristo o dei santi più venerati nella città. Attualmente sfilano in processione le cosiddette Macchine dei Misteri, straordinarie per eleganza e leggerezza, nate in epoca più tarda, nel XVIII secolo, ad opera dell'ingegno dello scultore Paolo di Zinno di Campobasso che, su commissione delle confraternite locali, aveva avuto l'incarico di eliminare un inconveniente che spesso si verificava durante la processione: infatti la eccessiva instabilità delle barelle finiva per provocare incidenti incresciosi. Di Zinno realizzò una armatura verticale, destinata a reggere dei bambini su sapienti diramazioni, mentre alla base si sarebbero collocati gli adulti; questa armatura, costruita in una lega particolarmente leggera di metallo fuso, era camuffata abilmente con un cero o con pesanti armature, a volte con un altare o addirittura con un vulcano; i Misteri progettati all'origine erano ventiquattro, ma sei non ressero alla prova e sei andarono perduti durante il terremoto del 1805. I dodici rimasti sfilano tutt'oggi e rappresentano: Sant'Isidoro, patrono dei contadini (il santo è rappresentato sotto una enorme face sorretta da un angelo e contornata da altri due); San Crispino, patrono dei calzolai (assorto a contemplare tre angeli che gli mostrano una spada, una palma e una corona); San Gennaro (sulle nuvole, attorniato da tre angeli mentre ai suoi piedi sono rappresentati il Vesuvio e il fiume Sebeto, impersonato da un vecchio dalla lunga barba che tiene una pala nella destra e un vaso rovesciato); Abramo (al quale un angelo librato in cielo trattiene la spada che sta per vibrare su Isacco); Maria Maddalena (sorretta da angeli davanti all'altare dove officia San Massimo); Antonio Abate (che dall'alto di una nuvola resiste alla tentazione di una fanciulla, mentre un demonio fischia e la lusinga o cerca di farla ridere); 1'Immacolata Concezione (che si libra nel cielo con un volo di cinque angeli a farle da corona); San Leonardo (patrono della diocesi e dei carcerati, che dall'alto di una nube viene in soccorso di due prigionieri); San Rocco (che, sovrastato da un angelo, guarisce un appestato); l'Arcangelo Michele (che caccia i diavoli con la spada sguainata e li precipita nell'Inferno, rappresentato dalla bocca spalancata di un drago); la Vergine Assunta(che,accompagnata da due angeli, vola in alto); infine San Nicola di Bari (che restituisce ad una famiglia il figlioletto rapito dai corsari: le incursioni dal mare sono state sempre un grosso problema per la bellissima terra di Puglia); ai dodici misteri si è aggiunto in epoca recente un tredicesimo,dedicato alla Sacra Famiglia, che chiude la processione, la quale parte alle dieci di mattina, è aperta da due faci o torce ed è ammirata per le vie e le piazze da migliaia di persone che convengono da ogni parte d'Italia; i Misteri di Campobasso sono opere d'arte viventi e le faci di Campobasso hanno come sapete tutti - onorato di recente il Papa, sfilando a piazza San Pietro.

    8. - Le «infiorate». - Ed ecco, in rapida sintesi, alcune delle feste del Corpus Domini caratterizzate dalle cosiddette infiorate.
    L'lnfiorata di Genzano: una via del paese viene interamente coperta da grandi quadri formati da petali di fiori e di polvere colorata, ottenuta anch'essa triturando fiori per delineare meglio i contorni e le riquadrature.Anche a Cetona (in provincia d Siena) c'è la festa della Fiorita.
    A Spello, la splendidissima Colonia Julia, come è scritto sulla porta Romana di entrata alla città che si trova nella provincia di Perugia, ogni riunione sceglie segretamente il tema da rappresentare nel tappeto di poi.I1 tappeto di fiori di Spello costituisce indubbiamente il più impegnativo esempio di infiorata: infatti, rispetto ad altre analoghe iniziative, che hanno modalità esecutive relativamente più agevoli, la manifestazione di Spello si caratterizza anzitutto perché viene realizzata in una via in forte pendenza.
    Chi conosce Spello sa bene come sia suggestiva, ma ardua, la salita verso la città antica, di autentico sapore francescano e purtroppo martoriata dal terremoto; inoltre i disegni relativi ai temi da rappresentare, rigorosamente tenuti segreti fino all'inizio della loro esecuzione, vengono realizzati diretta mente sul suolo stradale, tratteggiati con il gesso e non prefabbricati, per così dire, su cartoni poi distesi sulla strada; il diretto contatto del disegno e dei fiori con il suolo crea evidenti, maggiori difficoltà esecutive: l'opera quindi inizia verso l'imbrunire del giorno che precede la festività e vi partecipa sostanzialmente tutta la città, soprattutto la parte giovane; il lavoro, che consiste nel collocare i petali dei fiori, colti in precedenza nelle campagne vicine,su disegni tracciati direttamente sul selciato, indovinando i colori, le sfumature e le nuances più appropriate (molto utilizzate sono soprattutto le sfumature delle rose e dei fiordalisi, questi ultimi per l'intensità tutta particolare delle tonalità di azzurro) va avanti così per tutta la notte, fra la curiosità e l'ammirazione di connazionali e stranieri, che numerosi si affollano per ammirare l'opera degli esecutori. In un recente passato anche alcuni giapponesi tentarono di imitare l'abilità esecutiva dei cittadini di Spello, ma i risultati furono del tutto deludenti Alla fine deI lavoro in genere è già giorno ed è prossima la processione, dopo l'esame dei riquadri, compiuto da una apposita e qualificata giuria che dovrà scegliere il più bel disegno fiorito e premiare il rione al quale lo stesso disegno si riferisce, sarà il vescovo che porta l’Ostensorio con il suo seguito di prelati, l'unico a poter mettere piede sul tappeto fiorito, così sostanzialmente distruggendolo in proGressione e confondendo i petali dei fiori con l'alone di religiosità che emana dai paramenti e soprattutto dall'Eucarestia che l'alto prelato reca con sé, il popolo, commosso dalla suggestione e dal profondo significato di una cerimonia che si ripete unica nei secoli, seguirà un altro itinerario. Qualche settimana fa i giovani di Spello hanno riprodotto con grande successo l'infiorata della festa del Corpus Domini di Spello a Betlemme, fortunatamente prima dell'inizio della attuale,dolorosa fase di guerra: guerreggiata che speriamo tutti abbia presto fine.Raramente si riflette sul significato religioso delle infiorate: esse simboleggiano proprio la trasformazione del sangue di Cristo nella salvezza del l'umanità di cui la primavera è l'emblema; il Cristo Crocifisso rigenera gli uomini e la rosa è il simbolo più rappresentativo, insieme a tutti gli altri fiori che sbocciano in primavera, della fioritura spirituale del cosmo e degli uomini, di ciascun uomo fecondato dal sacrificio e dalla divina benedizione: nel che si risolve il significato, vero e profondo, della transustanziazione: la trasformazione del pane e del vino nel corpo e sangue di Cristo che, a differenza del cibo materiale, presto assorbito e confuso nel corpo che lo riceve, produce l'effetto inverso e consente così all'uomo che lo assume attraverso la Grazia - di avvicinarsi e confondersi nella luce divina; la manna del deserto fu cibo temporale, I'Eucarestia è pane perenne.

    9. - Sintesi del pensiero di San Tommaso suil'Eucarestia. - L'Eucarestia, nel pensiero di San Tommaso, che è poi il pensiero stesso della Chiesa, oltre che pane perenne è sacrificio (commemora infatti il sacrificio della passione e morte di Gesù); è comunione o sinassi (perché realizza l'unione dei fedeli con Cristo e fra di loro); è viatico (dal latino via, perché accompagna il cristiano nel suo viaggio su questa terra verso il Cielo); infine è Buona Grazia, nel suo più pregnante significato etimologico, perché contiene Gesù che è pieno di Grazia e che la istituì nell'Ultima Cena, come memoriale di sestesso: e tale infatti essa è rimasta fino ad oggi ed è destinata a rimanere anche nei secoli a venire, la principale testimonianza del Salvatore del Mondo, Albero della vita in contrapposizione all'albero della perdizione, che dall'Eden causò la cacciata del primo uomo. Riferimento e accostamento quest'ultimo che, se riveste forse oggi un sapore vagamente ambientalista ed ecologico (come del resto la stessa, ricordata tradizione delle infiorate), rappresenta comunque - e prima di tutto - per il cristiano il dogma più significativo della sua fede religiosa.

    -------------------------------------------------------------------------

    (1) Relazione svolta dall'autore il 26 ottobre 2000, in occasione della esposizione, in coincidenza con la ricorrenza giubilare, nella Biblioteca Casanatense di Roma, della preziosa stampa ottocentesca, incisa da Salvatore Busuttil (1798 - 1854), composta da 35 acqueforti acquarellate e ritoccate a mano, per una lunghezza di ben 14 metri, raffigurante la Solenne processione vaticana del Corpus Domini diretta da uno de' Cerimonieri di Sua Santità Gregorio XVI, importante acquisizione statale perfezionata nel 1999 presso la libreria Antiquaria Panini di Modena, destinata alle collezioni della predetta Biblioteca.

    ---------------------------------------------------------------------------

    BIBLIOGRAFIA

    1. - Alighieri D., La Divina Commedia - Paradiso, a cura di Natalino Sapegno, ed. La Nuova Italia, Firenze, 1985.

    2. - AA .VV., I Sacramentali e le Benedizioni, Anàmnesis, ed. Marietti, Genova, 1989.

    3. - AA .VV , Enciclopedia Apologetica della Religione Cattolica, ed. Paoline, Alba, 1955.

    4. - Bargellini P., Mille Santi del Giorno, ed. Valecchi, Firenze, 1980.

    5. - Cattabiani A., Lunario: dodici mesi di miti, feste, leggende e tradizioni popolari d'ltalia, ed. Mondadori, Milano 1994.

    6. - Fagiolo M., La Festa a Roma dal Rinascimento al 1870, ed. Allemandi & C., Torino, 1997.

    7. - Franzen A., Breve Storia della Chiesa, ed. Queriniana, Brescia, 1982.

    8. - Gratsch Edward J., Manuale introduttivo alla Summa Teologica di Tomnaso d'Aquino, ed. Piemme, Casale Monferrato, 1988.

    9. - Lucentini M., La Grande Guida di Roma, ed. Newton & Compton, Roma, 1999.

    10. - Sgarbossa M. e Giovannini L., Il Santo del Giorno, ed. Paoline, Milano, 1986.

    11. - Scurati G., Il Corpus Domini, Monografia, tip. Pontificia ed Arcivescovile dell'Immacolata Concezione, Modena, 1879.

    12. - Suarez F., Il Sacrificio dell'Altare, ed. Ares, Milano, 1990.

    Raffaello Sanzio, La Messa di Bolsena alla presenza di Papa Giulio II, 1512, Stanza di Eliodoro, Palazzi Pontifici, Vaticano

    Raffaello Sanzio, Disputa sul SS. Sacramento, 1510-11, Stanza della Segnatura, Palazzi Pontifici, Vaticano

  9. #9
    **********
    Data Registrazione
    04 Jun 2003
    Messaggi
    23,775
     Likes dati
    18
     Like avuti
    35
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Anima Christi

    ANIMA Christi, sanctifica me.

    Corpus Christi, salva me.

    Sanguis Christi, inebria me.

    Aqua lateris Christi, lava me.

    Passio Christi, conforta me.

    O bone Iesu, exaudi me.

    Intra tua vulnera absconde me.

    Ne permittas me separari a te.

    Ab hoste maligno defende me.

    In hora mortis meae voca me.

    Et iube me venire ad te,

    Ut cum Sanctis tuis laudem te

    in saecula saeculorum.

    Amen.

    ***

    L'autore di questa preghiera tradizionale del Messale romano è sconosciuto. È stata attribuita spesso a S. Ignazio di Loyola (1491-1556), dato che era effettivamente la sua favorita e compare all'inizio dei suoi Esercizi spirituali. Tuttavia, non potrebbe esserne l'autore, dal momento che una copia della preghiera compare in un documento datato al 1334, circa cioè un secolo prima Ignazio nascesse. Altri l'hanno attribuita al Beato Bernadino di Feltre (1439-1494). Ma anche tale atribuzione non è attendibile, giacché essa esisteva almeno un secolo prima del suo tempo.
    La preghiera inoltre è conosciuta come la "preghiera di S. Patrizio" ed alcuni eruditi ritengono che la composizione della preghiera risalga al VII secolo d.C., in Irlanda. Ciò sembra, però, improbabile, poiché nessun documento autorizza a ritenere che essa esistesse già a quel tempo. Ad ogni modo, al di là della sua origine, alla recita di questa preghiera è annessa un'indulgenza parziale.

  10. #10
    **********
    Data Registrazione
    04 Jun 2003
    Messaggi
    23,775
     Likes dati
    18
     Like avuti
    35
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Adoro te devote

    Adoro te devote, latens Deitas,
    Quae sub his figuris vere latitas:
    Tibi se cor meum totum subiicit,
    Quia te contemplans totum deficit.

    Visus, tactus, gustus in te fallitur,
    Sed auditu solo tuto creditur.
    Credo quidquid dixit Dei Filius;
    Nil hoc verbo Veritatis verius.

    In cruce latebat sola Deitas,
    At hic latet simul et humanitas;
    Ambo tamen credens atque confitens,
    Peto quod petivit latro paenitens.

    Plagas, sicut Thoma, non intueor;
    Deum tamen meum te confiteor.
    Fac me tibi semper magis credere,
    In te spem habere, te diligere.

    O memoriale mortis Domini!
    Panis vivus, vitam praestans homini!
    Praesta meae menti de te vivere
    Et te illi semper dulce sapere.

    Pie pellicane, Iesu Domine,
    Me immundum munda tuo sanguine.
    Cuius una stilla salvum facere
    Totum mundum quit ab omni scelere

    Iesu, quem velatum nunc aspicio,
    Oro fiat illud quod tam sitio;
    Ut te revelata cernens facie,
    Visu sim beatus tuae gloriae.
    Amen.

 

 
Pagina 1 di 9 12 ... UltimaUltima

Discussioni Simili

  1. Solennità del Corpus Domini
    Di Colombo da Priverno nel forum Tradizione Cattolica
    Risposte: 6
    Ultimo Messaggio: 15-06-20, 02:39
  2. Lo scandalo del Corpus Domini
    Di UgoDePayens nel forum Cattolici
    Risposte: 24
    Ultimo Messaggio: 13-07-11, 15:20
  3. Corpus Domini
    Di Colombo da Priverno nel forum Cattolici
    Risposte: 4
    Ultimo Messaggio: 24-05-08, 20:32
  4. Omelia Benedetto XVI al Corpus Domini
    Di Gilbert (POL) nel forum Cattolici
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 27-05-05, 09:03
  5. Corpus Domini e Ratzinger
    Di Gilbert (POL) nel forum Cattolici
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 26-05-05, 18:42

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito