I SINDACATI GRIDANO: "LE PENSIONI NON SI TOCCANO". PARLERANNO FORSE DI QUELLE DESCRITTE NELL'ARTICOLO?
Tra i beneficiari Cossutta, Del Turco, Marini, D’Antoni, Larizza, Occhetto, Napolitano
SINDACALISTI IN PENSIONE: TUTTI I PRIVILEGI
Grazie alla legge Mosca in 40 mila ricevono l’assegno senza aver versato contributi. Nel 1996 l’Ulivo ha introdotto per loro il doppio vitalizio. Un costo per l’INPS di 10 miliardi di euro
di Fausto Carioti
Paradosso tutto italiano: a guidare le migliaia di pensionati e pensionandi che oggi attraverseranno le principali città italiane per protestare contro la riforma della previdenza ci saranno i privilegiati che andranno (o sono già andati) in pensione senza che per anni fosse stata versata una sola lira di contributi in loro favore.
Pensionati molto speciali, insomma, i cui assegni gravano o graveranno su chi la pensione se l'è sudata sino all'ultimo spicciolo, tutto grazie a una legge risalente al 1974, che prende il nome da Giovanni Mosca, deputato socialista e, in precedenza, leader della CGIL.
II copione è di quelli già visti: “la leggina" fu presentata come un provvedimento destinato a sanare la situazione di qualche centinaio di persone, che nei decenni successivi al dopoguerra avevano lavorato per sindacati o partiti politici più o meno in nero, cioè senza che a loro nome fossero stati versati all'INPS i contributi dovuti.
Bastava una semplice dichiarazione del rappresentante nazionale del sindacato o del partito e si potevano riscattare, al costo dei soli contributi figurativi, interi decenni di attività, a partire dagli anni Cinquanta. Piatto ricco, mi ci ficco; proroga dopo proroga (l'ultima è scaduta nell’aprile del 1980) la legge Mosca è diventata un bastimento sul quale sono saliti quasi 40 mila lavoratori - reali o presunti - di sindacati e partiti politici. Pensioni facili, facilissime. Che hanno procurato alle casse dell'INPS un aggravio valutato in 10 miliardi di Euro.
Tra i beneficiari della legge Mosca, molti bei nomi della politica e del sindacato, gran parte dei quali ancora in attività: Armando Cossutta, Achille Occhetto, Giorgio Napolitano, Sergio D'Antoni, Pietro Larizza, Franco Marini, Ottaviano del Turco, la scomparsa Nilde Iotti.
Pensioni che si sono andate ad accumulare a sostanziosi vitalizi parlamentari o ad altri trattamenti previdenziali. Accanto a questi personaggi noti, un esercito di funzionari più o meno oscuri. Chi è ricorso alla maxi sanatoria previdenziale - perché di questo, in fin dei conti, si è trattato - sono stati soprattutto il PCI e la CGIL. Botteghe Oscure regolarizzò la situazione di circa ottomila funzionari, mentre il sindacato rosso sanò le posizioni di ben 10 mila dipendenti.
Ovviamente, come lecito attendersi in questi casi, molti ne hanno approfittato per farsi una pensione gratis senza averne diritto. Le tante inchieste avviate dalle procure di mezza Italia tra il 1995 e il 1996 portarono alla luce casi clamorosi, come quelli di funzionari che dichiaravano di aver iniziato a lavorare sin dalla tenera età di cinque anni, oppure quando il loro sindacato o il loro partito ancora non esistevano.
Non solo. Un'altra leggina, votata ai tempi dell'Ulivo, garantisce ad alcuni sindacalisti la possibilità di vedersi moltiplicare per due i contributi pensionistici e quindi, di fatto, di ottenere una pensione doppia. Lo statuto dei lavoratori prevede che ai dipendenti in aspettativa per lo svolgimento di incarichi sindacali siano versati, a carico dell'INPS, i soliti contributi figurativi, calcolati sulla base dello stipendio non più versato dall'azienda di provenienza. Un decreto legislativo del 1996, firmato dall'allora ministro del Lavoro Tiziano Treu, uomo vicino alla CISL, prevede però che i sindacalisti in aspettativa possano godere di un ulteriore versamento da parte del sindacato.
Lo steso privilegio è garantito ai sindacalisti distaccati: quelli, cioè, che continuano a percepire lo stipendio dell’azienda privata o dall’ente pubblico di provenienza pur lavorando esclusivamente per il sindacato.
I base agli ultimi dati disponibili, a godere di questo regime speciale di doppio contributo - in vista di una pensione moltiplicata per lo stesso fattore - sono 1.793 sindacalisti, dei quali ben 1.278 fanno capo alla CGIL.
Le pensioni non sono il solo caso in cui i sindacati e i loro rappresentanti si trovano a godere di regole sociale calibrate su misura. Alle organizzazioni sindacali, per citare l'esempio più clamoroso, non si applica l'obbligo di reintegro previsto dall'articolo 18 dello statuto dei lavoratori.
In altre parole, i sindacati sono liberi di licenziare i loro dipendenti senza correre il rischio di doverli riassumere se un giudice dovesse decidere che il licenziamento è avvenuto senza una giusta causa. Inutile ricordare che la CGIL e le altre sigle, in difesa di quell'articolo 18 che a loro non si applica, hanno scatenato una vera e propria guerra di religione.
(Articolo tratto dalla rete Internet)
APPENDICE
Per chi non fosse già abbastanza disgustato dal contenuto dell’articolo precedente, mi permetto di aggiungere una breve postilla inerente lo stesso argomento, ma infinitamente più grave e disgustosa. Molti, infatti, non sapranno di sicuro che fra i beneficiari di certe forme pensionistiche “allegre”, ottenute senza alcun contributo versato e solo grazie alle dichiarazioni compiacenti dei “compagni” di partito, figurano molti criminali ed assassini partigiani. In particolare fu “Il Giornale” di Milano, alcuni anni fa, ad informare che gli infami delinquenti ideatori ed autori della strage di Schio (VI), che vide 54 persone inermi (di cui 19 donne) detenute in carcere, molte delle quali già riconosciute innocenti ed in attesa della scarcerazione, massacrate a colpi di mitra dai partigiani comunisti penetrati nel carcere, mentre altri 14 rimasero feriti (7 luglio 1945). Ebbene, nonostante tale vile eccidio comunista fosse stato all’epoca stigmatizzato persino dal governatore militare alleato (I fatti di Schio costituiscono una macchia per l’Italia ed hanno avuto una larga pubblicità nei giornali statunitensi, britannici e sudafricani, dove vengono considerati senza attenuanti”) e nonostante il PCI se ne fosse dichiarato completamente estraneo, Togliatti e soci fecero fuggire alla chetichella oltre cortina gli autori della strage, fra i quali i “compagni” Piva e Bortolaso.
Trascorsi gli anni necessari a fare dimenticare questa infamia ed a farla cadere in prescrizione, i “compagni” tornarono in Patria, trovando subito dirigenti comunisti compiacenti ad accoglierli. Così compiacenti da sbrigare per loro le pratiche che gli consentirono di usufruire di una buona pensione, grazie al riscatto sulla parola degli anni di “collaborazione” con il partito comunista italiano!
Evidentemente anche gli eccidi rientravano fra le competenze dei “collaboratori” del PCI, benché illustri commentatori “storici” si affannino ancora oggi a negare ogni collegamento fra i crimini partigiani del dopoguerra e le gerarchie comuniste.
Chissà cosa ne penseranno i tanti onesti lavoratori che, dopo avere votato comunista per decenni, si trovano oggi a fare i salti mortali per sbarcare il lunario con una pensione da fame di poche centinaia di Euro!
Carlo Gariglio