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cominciamo con questo antipasto, che domenica arriva il primo, il secondo e il dolce.
Blair verso l'addio?/ Il voto locale punisce i laburisti per la guerra in Iraq. Balzo dei lib-dem (30%)
Affari Italiani
Un tracollo, una disfatta, una sconfitta senza precedenti. Il giorno dopo il super-thursday elettorale nel Regno Unito, il premier Tony Blair si lecca le ferite per un risultato addirittura inferiore alle più cupe previsioni. In attesa dell'annuncio dei dati finali delle Europee (domenica sera dopo la chiusura negli altri Paesi dell'Unione), dalle Amministrative emerge un risultato che potrebbe segnare profondamente il futuro della politica britannica.
I laburisti sono diventati il terzo partito del Regno Unito, con il 26%. Superati non solo dai conservatori (38%), ma anche dai liberaldemocratici, che hanno praticamente raddoppiato i loro voti, conquistando il 30%. In 80 consigli, gli uomini del premier hanno perso 209 seggi, i Tories ne hanno guadagnati 103 e i lib-dem 81.
I risultati di questa consultazione di medio termine rischiano di scatenare un vero e proprio terremoto. Dal voto locale non c'è stata l'attesa avanzata del partito anti-europeista UK Independence Party (che si batte per l'uscita del Regno Unito dall'Ue), che però potrebbe aver conquistato addirittura il 15%, secondo gli ultimi sondaggi, alle Europee. Un balzo che penalizerebbe soprattutto i conservatori.
Ma la vera rivoluzione elettorale è quella che ha colpito il premier Tony Blair. Quello di ieri è stato il primo test dopo la guerra in Iraq e, soprattutto, il difficile periodo post-bellico. Gli elettori britannici hanno punito la scelta del leader laburista di restare al fianco di George W. Bush. Non ci sono dubbi, è questo il motivo principale del tracollo della sinistra d'Oltremanica. Sul risultato hanno poi pesato i drammatici eventi dell'ultimo anno: dalla morte dello scienziato David Kelly alle torture inflitte ai prigionieri iracheni dai soldati americani (vicenda che ha sfiorato anche le forze di Sua Maestà).
E il successo senza precedenti dei liberaldemocratici del pacato Charles Kennedy dimostra come la politica estera abbia giocato un ruolo decisivo in questo voto. I lib-dem, infatti, sono sempre stati contrari alla guerra in Iraq. O meglio, fin dall'inizio, si sono opposti all'intervento unilaterale di Stati Uniti e Gran Bretagna, chiedendo che ci fosse un mandato delle Nazioni Unite. Alla lunga, questa linea non pacifista ma molto prudente, ha spinto diversi elettori laburisti, soprattutto quelli più di sinistra, ad abbandonare Blair per i liberaldemocratici.
Sul tracollo dei Labour hanno poi pesato anche le vicende interne. E, in particolare, una serie di scioperi che hanno interessato negli ultimi mesi la sanità e i trasporti. Senza contare il crescente scetticismo nei confronti dell'euro, che potrebbe spingere Blair a lasciare la guida del partito prima delle prossime elezioni politiche, previste nel 2006. Il successore dovrebbe essere il potente Cancelliere dello Scacchiere, l'amico-rivale Gordon Brown, che sulla moneta unica ha una posizione molto più prudente di quella dell'attuale numero uno di Downing Street.