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  1. #11
    emiro omofobo meridionale
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    In Origine Postato da Jozif
    E i 2000 bambini irakeni morti sotto i B52? Che mira è?
    quella madre isrtaeliana, se non fosse andata a vivere con i suoi figli, in una colonia isralelia, costruita sulla terra dei palestinesi, e non fosse andata in giro con la scritta sulla macchia, che inneggiava alle costruzioni di nuove colonie ed alla cacciata di tutti i palestinesi, a quest'ora sarebbe ancora viva con i suoi figli

  2. #12
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    Terrorismo significa creare terrore e conseguentemente sfiducia nel potere al governo.
    Tutti questi atti rientrano in questo obiettivo.
    Per carità! Non si giustificano!

    Ma si spiegano! Ed in una logica tutta medio orientale la cosa è perfettamente normale!

    Uccidere il collaborazionista o colui che non combatte contro il nemico od i suoi figli è perfettamente logico in quel mondo.
    Ricordiamo i numerosi assassini in Algeria. Raramente hanno colpito occidentali o militari. Più spesso la popolazione.
    La stessa cosa accade in numerosi paesi dell’africa o del sud america.
    “Chi non è con me e contro di me”

    Ricordo che anche gli israeliani cominciano ad entrare in quella logica quando per colpire qualche leader di qualche gruppo politico o terroristico palestinese non esitano a sparare razzi tra la folla ed i bambini.

    Se si condannano queste azioni non si possono non condannare azioni ugualmente aberranti.

    Saluti

  3. #13
    emiro omofobo meridionale
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    In Origine Postato da Tremendo
    Iraq: nove morti, di cui 4 stranieri
    (ANSA)- RAMADI, 16 GIU - E' di 9 morti, di cui 4 stranieri, e una decina di feriti, il bilancio aggiornato dell'attentato di Ramadi, 100 chilometri ovest di Baghdad. Lo riferiscono fonti ospedaliere locali. Si ignora al momento la nazionalita' degli stranieri che erano a bordo di una vettura della coalizione, quando e' esplosa l'autobomba che ha investito il convoglio scortato dalla polizia irachena.
    2004-06-16 - 134:00

    E OGGI:


    DUE AUTOBOMBE A BAGHDAD: PIU' DI 40 MILITARI IRACHENI MORTI
    BAGHDAD - Aumenta la violenza a Baghdad e si fa sempre piu' letale. A soli 13 giorni dal passaggio di poteri agli iracheni e con il sottosegretario alla difesa americano Paul Wolfowitz in visita nel paese, due autobombe sono scoppiate oggi nella capitela irachena uccidendo piu' di 40 militari iracheni. La prima ha ucciso 35 persone e ne ha ferite quasi 130, per lo piu' civili, passanti, giovani che attendevano davanti al centro di reclutamento per arruolarsi nel nuovo esercito iracheno. ''E' opera di paesi stranieri'', ha accusato il primo ministro Ayad Allawi che si e' recato sul luogo dell'attentato, ''non impediranno agli iracheni di andare verso la pace e la stabilita'''.

    Si tratta di uno dei peggiori attentati nella capitale irachena, che mira direttamente alla credibilita' del fragile governo di transizione. Fonti americane e di intelligence concordano che prima della partenza dell'Autorita' provvisoria della Coalizione, il 30 giugno, la violenza e' destinata a crescere. Ieri notte, sette colpi di mortaio sono caduti sulla Zona verde, l'area super protetta al centro della citta' dove ha sede il quartiere generale della Coalizione, e uno nel giardino dell'Hotel Palestine, dove alloggiano giornalisti e personale a contratto per la CPA, senza fare vittime o danni.

    La seconda autoboma e' esplosa nel pomeriggio uccidendo sei soldati iracheni a nord di Baghdad. L'esplosione, che e' avvenuta di fronte agli uffici del consiglio cittadino di Yetrib, a nord di Baghdad, ha fatto anche quattro feriti. Lo ha precisato un portavoce militare americano.
    17/06/2004 18:10

    Quando ci sono delle occupazioni di eserciti stranieri, tutti coloro che combattono queste occupazioni, sparano anche contro i collaborazionisti interni.
    Quando ai tempi dell'intervento sovietico in Afganistan, i terroristi di massud uccidevano i soldati dell'esercito regolare Afgano, e con essi anche covili innocenti che si trovavano a passare nei luocìghi degli attentati, gli anticomunisti, non erano umanimamente dalla loro parte?

  4. #14
    Super Troll
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    SE GEORGE NON AVESSE MANDATO I MARINES IN IRAK...........NON SAREBBE MORTO NESSUNO
    su questo forum è meglio non rispondere ai fessi!
    voi nazifascisti di oggi e i vostri servi siete solo gli ayatollah E I TALEBANI dell'occidente..

  5. #15
    Tremendo
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    In Origine Postato da cciappas
    SE GEORGE NON AVESSE MANDATO I MARINES IN IRAK...........NON SAREBBE MORTO NESSUNO
    Già, prima in irak non moriva nessuno.

  6. #16
    emiro omofobo meridionale
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    In Origine Postato da Tremendo
    Già, prima in irak non moriva nessuno.
    certamente meno di adesso

  7. #17
    Super Troll
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    In Origine Postato da Tremendo
    Già, prima in irak non moriva nessuno.
    ???????
    MORIVAN0........... MA IN MAGGIORNZA DI MORTE NATURALE
    su questo forum è meglio non rispondere ai fessi!
    voi nazifascisti di oggi e i vostri servi siete solo gli ayatollah E I TALEBANI dell'occidente..

  8. #18
    Tremendo
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    In Origine Postato da Spartaco
    certamente meno di adesso
    rinfrescati la memoria:


    Quando l' <<amico>> Saddam gassava i kurdi


    La ricerca di armi chimiche e batteriologiche è stata al centro della recente crisi del Golfo. Il rifiuto di Baghdad di permettere agli esperti delle Nazioni unite di ispezionare i siti presidenziali, dove queste armi sarebbero nascoste, avrebbe giustificato la nuova campagna di bombardamenti. I tempi cambiano. Dieci anni or sono, l'uso sistematico di gas venefici contro le popolazioni kurde del nord Iraq non aveva destato altrettanta commiserazione negli Stati uniti. A sei mesi dal martirio della città di Halabda, la Casa bianca aveva persino concesso a Saddam Hussein crediti supplementari per un miliardo di dollari. vero è che, allora, quello che sarebbe diventato il <nuovo Hitler> era ancora l'alleato dell'Occidente contro la rivoluzione islamica iraniana...




    di
    KENDAL
    NEZAN*


    Il 16 MARZO 1988, nel bel mezzo di una mattina di primavera, i bombardieri iracheni invadono il cielo di Halabja, città di 60.000 abitanti all'estremo sud del Kurdistan iracheno, a pochi chilometri dalla frontiera iraniana (1).

    Il giorno precedente, la città era caduta nelle mani dei peshmergas(partigiani) dell'Unione patriottica del Kurdistan (Upk) di Jalal Talabani, sostenuti dai Guardiani della rivoluzione iraniani. Abituata alle alterne offensive e controffensive nel conflitto Iraq-Iran che devastavano la regione dal settembre 1980, la popolazione crede sulle prime che si tratti di una classica operazione di rappresaglia. Chi fa in tempo si mette al riparo in rifugi di fortuna. Gli altri sono sorpresi da bombe chimiche che, a ondate successive, Mirage e Mig iracheni gli rovesciano addosso. Un odore nauseante di mele imputridite riempie Halabda. Al calar della notte, le incursioni aeree cessano e comincia a piovere. Poiché le truppe irachene hanno distrutto la centrale elettrica, gli abitanti partono alla ricerca dei loro morti nel fango, alla luce delle torce.

    L'indomani, si trovano di fronte a uno spettacolo spaventoso: strade lastricate di cadaveri, persone sorprese dalla morte chimica nei loro gesti quotidiani: neonati ancora attaccati al seno materno, bambini tenuti in mano dal padre o dalla madre immobilizzati, come in un'istantanea, pietrificati. In poche ore, 5.000 morti, 3.200 dei quali, rimasti senza famiglia, vengono tumulati in una fossa comune.

    Le immagini di questo massacro fanno il giro del mondo grazie a corrispondenti di guerra iraniani raggiunti dalla stampa internazionale che si reca sul posto e da un certo spazio a questo avvenimento senza precedenti. Il fatto è che l'uso di armi chimiche è formalmente proibito dalla convenzione di Ginevra del 1925 -soltanto l'Italia di Mussolini ha infranto questo divieto nella guerra d'Abissinia. Ma stavolta è contro il suo stesso popolo che uno stato usa i gas chimici...

    A dire il vero, l'Iraq ha fatto uso di armi chimiche contro i kurdi fin dal 15 aprile 1987, due settimane dopo la nomina di un cugino di Saddam Hussein, Hassan Ali Al Majid, alla testa dell'ufficio per gli affari del nord, cioè del Kurdistan. Il decreto n.160 del 29 marzo 1987 del Consiglio di direzione della rivoluzione (Ccr) gli dava i pieni poteri per l'avvio della soluzione finale del problema kurdo, mai risolto nonostante la politica di arabizzazione intensiva, gli spostamenti forzati di popolazioni, le esecuzioni dei capi, e persino a dispetto di una guerra che si protraeva, a intervalli, dal 1961.

    Investito del potere di vita e di morte, il proconsole iracheno decide di evacuare e di distruggere tutti i villaggi, di raggruppare gli abitanti in campi allestiti lungo i grandi assi stradali e di eliminare fisicamente le popolazioni ritenute ostili. Nell'ambito di questa strategia, l'uso di armi chimiche è caldeggiato per <<ripulire>> le sacche di partigiani e i villaggi di montagna, difficilmente raggiungibili.

    Condotte a partire dal 15 aprile contro una trentina di villaggi nella provincie di Suleymanieh e di Erbil, i primi esperimenti chimici di Hassan Al Majid fanno centinaia di morti e si dimostrano terribilmente efficaci. Il 17 aprile, dopo un attacco con armi chimiche che fa 400 morti nella valle di Balisan, 286 sopravvissuti, feriti, tentano di raggiungere Erbil per farsi medicare. Vengono fermati dall'esercito e abbattuti.

    Deciso a convincere i suoi colleghi, e soprattutto il presidente Saddam Hussein, dell'efficacia del suo metodo, il capo dell'ufficio per gli affari del nord fa filmare i massacri, le deportazioni nonché l'effetto dei gas chimici sulla popolazione. Formati dagli specialisti della Stasi della Rdt, i servizi iracheni hanno un gusto pronunciato per gli archivi, anche quando documentano le loro azioni più spaventose. Durante l'insurrezione kurda del marzo 1991, parte di questi archivi cadrà nelle mani della resistenza che li passerà all'organizzazione umanitaria Human Rights Watch negli Stati uniti. La custodia e la consultazione di queste 18 tonnellate di documenti politici e di polizia, che presto saranno consultabili su Internet, sono assicurate dall'università del Colorado. Grazie a loro si potrà scrivere la storia della campagna di genocidio operata dal regime di Saddam Hussein contro i kurdi.

    Si viene così a sapere che il 26 maggio 1987 Hassan Al Majid riunisce i responsabili del partito Baas ai quali dichiara: <<Appena avremo concluso le deportazioni, cominceremo ad attaccarli [i peshmergas] da tutte le parti. [...] Li accerchieremo con armi chimiche. Useremo queste armi non per un solo giorno, continueremo ad attaccarli per quindici giorni. [...] Ho detto ai compagni-esperti che mi servono gruppi di guerriglieri in Europa per uccidere il maggior numero possibile [di membri kurdi dell'opposizione]. Lo farò con l'aiuto di Dio. Li vincerò e li perseguirò fino in Iran, dove chiederò ai mujaheddin [del popolo iraniano] (2) di attaccarli (3)>>.

    Il 3 giugno 1987, il proconsole firma la direttiva personale n. 28/3650 che dichiara <<zona proibita>> un territorio di oltre 1000 villaggi kurdi in cui dovrà essere cancellata ogni vita umana e animale. Secondo queste disposizioni, <<ogni movimento di cibo, di persone o di macchine verso villaggi proibiti per ragioni di sicurezza è totalmente vietato [...] Quanto alla mietitura, deve essere conclusa prima del 15 luglio, dopo di che l'agricoltura non sarà più autorizzata in questa regione [...] Le forze armate devono uccidere ogni essere umano o animale presente in queste zone>>.

    Con questi ordini, le forze irachene si lanciano in un attacco che raggiunge il suo apice con le operazioni <<Anfal>> (dal titolo di un versetto del Corano che autorizza il saccheggio dei beni degli infedeli) tra febbraio e settembre 1988. L'ultima operazione è lanciata il 25 agosto, pochi giorni dopo il cessate-il-fuoco fra Iraq e Iran che pone fine a otto anni di guerra. Sedici divisioni e un battaglione di armi chimiche, in totale 200.000 uomini appoggiati dall'aviazione, conducono una <<campagna di pulizia finale>> nella provincia kurda del Bahdinan lungo la frontiera turca. Operazione provoca l'esodo verso la turchia di quasi 100.000 civili.

    Nel luglio 1988, l'esercito spiana al suolo con la dinamite la città di Halabja considerata dai kurdi un importante luogo di cultura. La città aveva anche raggiunto una ceta notorietà nel mondo anglosassone grazie al fascino che la sua sovrana, Adela Khanum, protettrice delle arti, esercitava sugli inglesi all'inizio del secolo. A questa Medici in terra islamica, Londra, diventata potenza mandataria dopo la grande guerra, aveva assegnato il titolo di Khan Bahadur -principessa dei Bravi. Noti fin dai tempi di Senofonte per la loro abilità nell'uso delle armi tradizionali e nell'arte della guerra, questi Bravi hanno finito per soccombere sotto i colpi di un invisibile nemico, il gas.

    Le distruzioni delle città e dei villaggi kurdi proseguono nel 1989. In giugno, Qala Diza, 120.000 abitanti alla frontiera iraniana, è evacuata, fatta saltare con la dinamite e rasa al suolo. È l'ultima grande operazione di questa campagna. Il 23 aprile 1989, con il decreto 271, il Consiglio di direzione della rivoluzione revoca i poteri speciali conferiti a Hassan Al Majid e, in dicembre, il presidente Saddam Hussein, ritenendo risolta la questione kurda, abolisce il comitato per gli affari del nord del Ccr, che aveva istituito dieci anni prima.

    Al termine di questo folle genocidio, il 90% dei villaggi kurdi e una ventina di borghi e di città scompaiono dalle carte geografiche (4). Circa 15 milioni di mine, disseminate nelle campagne, rendono impraticabile agricoltura e allevamento. Un milione e mezzo di contadini kurdi sono internati in campi. La guerra di Baghdad contro i kurdi, iniziata nel 1974, si conclude con oltre 400.000 morti, di cui quasi la metà scomparsi, ossia circa il 10% della popolazione kurda dell'Iraq.

    La sorte degli scomparsi è evocata, nel maggio 1991, da una delegazione kurda durante i negoziati di pace -rimasti senza esito- con Baghdad. Interrogato sulla sorte delle 182.000 persone di cui non si avevano notizie, Hassan Al Majid si spazientisce: <<Sono le vostre solite esagerazioni. Il numero complessivo di persone uccise durante l'Anfal non ha probabilmente superato la cifra di 100.000!>>. Quanto ai mezzi messi in atto, egli non ne fa mistero nel verbale di una riunione tenutasi nel gennaio 1989 (5): <<Sarei forse incaricato di mantenere in forma tutta questa gente, di prendermi cura di loro? No, li seppellirò con i buldozzer. Mi chiedono i nomi di tutti i prigionieri per pubblicarli. Dove dovrei sistemare questa enorme quantità di persone? Ho cominciato a dividerle nei governatorati. Ho dovuto mandare i bulldozer qua e là>>.

    A quel tempo il regime non teme reazioni internazionali. nel verbale della riunione del 26 maggio 1987, il proconsole Al Majid proclamava: <<Li ucciderò tutti con armi chimiche! Chi dirà qualcosa? La comunità internazionale? Che vada al diavolo!>> (6) Con questo linguaggio brutale, il macellaio del Kurdistan, promosso in seguito governatore del Kuwait quindi ministro della difesa, ostenta un giustificato cinismo.

    Ritenuto all'epoca un baluardo contro il regime islamista di Tehran, l'Iraq ha l'appoggio dei paesi dell'Est e dell'Ovest nonché dell'insieme del mondo arabo, tranne la Siria. Tutti gli stati occidentali gli forniscono armi e denari. Menzione speciale per la Francia: oltre la vendita di Mirage e di elicotteri, Parigi si spinge fino a prestargli aerei Super-Etandard in piena guerra contro l'Iran. La Germania consegna a Baghdad gran parte della tecnologia delle armi chimiche e, in una insolita cooperazione militare Est-Ovest, gli ingegneri tedeschi perfezionano gli Scud iracheni di origine sovietica, aumentandone la portata perché possano colpire le città iraniane più lontane, come Terhan.

    Nonostante l'immensa emozione manifestata dall'opinione pubblica in seguito all'uso di gas su Halabja, la Francia, potenza depositaria della convenzione di Ginevra del 1925, si accontenta di un comunicato sibillino di condanna per <<l'uso di armi chimiche in qualunque luogo>. L'Onu invia sul posto un esperto militare spagnolo, il colonnello Dominguez, la cui relazione, resa pubblica il 26 aprile 1988, si limita a rilevare che <<armi chimiche sono ancora state utilizzate sia in Iran che in Iraq>> e che <<aumenta il numero di vittime civili>> (7). Quello stesso giorno, il segretario generale dell'Onu dichiarava che le nazionalità sono difficilmente individuabili, tanto per le armi che per coloro che le utilizzano.

    È evidente che le potenze alleate dell'Iraq non desiderano una condanna di Baghdad. Nell'agosto 1988, la sottocommissione dei diritti dell'uomo delle Nazioni unite ritiene, con undici voti contro otto, che non c'è motivo di condannare l'Iraq per violazione dei diritti umani. Soltanto i paesi scandinavi, con l'Australia e il Canada e organismi come il Parlamento europeo e l'Internazionale socialista salvano l'onore con una chiara condanna del regime iracheno.

    Un cambiamento si intravede solo dopo la fine del conflitto Iraq-Iran e con l'afflusso in Turchia, nel settembre 1988, di profughi che fuggono davanti a una nuova offensiva con armi chimiche. Il presidente francese François Mitterand, in un comunicato del 7 settembre, esprime la propria <<preoccupazione davanti alle notizie riguardanti i mezzi di repressione usati contro le popolazioni kurde in Iraq, e in particolare per l'uso di armi chimiche>>. Senza voler entrare in problemi che competono alla sovranità irachena, aggiunge Mitterand, <<i legami di amicizia che legano l'Iraq e la Francia le consentono a maggior ragione di far conoscere il proprio sentimento>>. Il presidente George Bush blocca una risoluzione adottata, su iniziativa del senatore Clairborne D. Pell, dalle due Camere e che prevede sanzioni contro l'Iraq. La Casa bianca si spinge fino a concedere a Baghdad un nuovo credito di un miliardo di dollari.

    Solo dopo l'occupazione, nell'agosto 1990, del ricco emirato del Kuwait, il presidente Saddam Hussein diventa la bestia nera degli Stati uniti e viene designato come <<il nuovo Hitler>> dal presidente Bush. L'utile spauracchio sopravviverà alla guerra del Golfo: non solo le truppe americane non tenteranno nulla per rovesciare il dittatore, ma lasceranno, nella primavera 1991, che la guardia presidenziale reprima nel sangue la rivolta popolare, quella stessa alla quale il presidente degli Stati uniti aveva chiamato il popolo iracheno.


    --------------------------------------------------------------------------------
    * Presidente dell'Istituto kurdo di Parigi
    (1) Si legga Cristiane More, <<Les Kurdes à la recherche d'une nouvelle stratégie>>, le Monde diplomatique, ottobre 1988.
    (2) Organizzazione dell'opposizione iraniana basata in Iraq e aiutata dal governo di Baghdad.
    (3) La trascrizione della cassetta di questa riunione è pubblicata in Genocide in Iraq. The Anfal Campaign against the Kurds, Human Rights Watch, New York, 1993.
    (4) Secondo una ricerca del ministero per la ricostruzione e lo sviluppo del governo kurdo, nei tre governatorati di Erbil, di Dubok e di Suleymanieh, 4.049 villaggi sono stati distrutti e 673 salvati. Questa ricerca non comprende la provincia di Kirkuk in cui varie centinaia di villaggi sono stati anch'essi distrutti.
    (5) Genocide in Iraq, op. cit.
    (6) Ibidem, cit.
    (7) Le Monde, 28 aprile 1988.

    (Traduzione di M.G.G.)


    --------------------------------------------------------------------------------

    Questo articolo è stato copiato e dattiloscritto da Apu, errori nell'originale inclusi, il 22 dicembre 2002 (2 mesi prima della prevista nuova guerra del petrolio di febbraio 2003) da Le Monde Diplomatique, n.3, anno V - marzo 1998.

  9. #19
    Super Troll
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    STORIE VECCHIE E GRADITE AGLI JANKEES ,PLTRE CHJE COMMISSIONATE DA LORO ........ ALLORA
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  10. #20
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    quote:
    -------------------------------------------------------------------------------
    In Origine Postato da Tremendo
    Cmq se hai notato, il post era per le morti fatte da "Partigiani" iraken hai danni di civili irakeni.
    -------------------------------------------------------------------------------

    La storia del mondo è piena di "collaborazionisti" morti ammazzati dai propri connazionali.
    E' la guerra.

    L'avete VOLUTA la guerra? Adesso "pedalate".

 

 
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