dal quotidiano di via Solferino
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Corriere della Sera del 14/06/2004
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Una doppia delusione
Paolo Franchi
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Perde, eccome, Forza Italia. Parte così così, comunque al di sotto delle speranze, il Triciclo. E invece vanno bene, in certi casi benissimo, i «partitini». Quelli di centrodestra, prima tra tutti la vittoriosa Udc, nonostante gli appelli (ultimo quello, improvvido, dal seggio elettorale) di Silvio Berlusconi a non votarli. Quelli collocati nel territorio (vasto) che c'è tra la Lista Prodi e Rifondazione comunista, e che vari esponenti del listone avevano esortato a non premiare. La Lista Bonino. E pure il nuovo Psi di Bobo Craxi e Gianni De Michelis, che non vuole stare né di qua né di là, e nel voto vede un colpo al bipolarismo. O almeno al bipolarismo che ha per campioni Silvio Berlusconi e Romano Prodi. Esagerano, certo, i neosocialisti. Anche perché, per il Parlamento di Strasburgo, si vota con il più rigoroso dei sistemi proporzionali, ovviamente assai vantaggioso per i più piccini, specie quando hanno delle bandiere da innalzare e delle identità da difendere. Ma, almeno a giudicare dalle prime proiezioni, qualche problema anche per il nostro bipolarismo c'è. E sarebbe sbagliato sottovalutarlo.
Nella coalizione di governo, per cominciare. La sconfitta di Forza Italia è visibile a occhio nudo. Ammesso e non concesso che il 25 per cento indicato dal presidente del Consiglio costituisse davvero un successo, questo risultato Forza Italia non lo ha nemmeno sfiorato. Non solo. Forza Italia si proponeva prima di tutto di rafforzare le proprie posizioni nel centrodestra, ridimensionando il più possibile quelle dei partner, anche per rimarcare con forza, nei due anni che mancano alla fine della legislatura, la piena primazia del premier e del suo partito. Ma nel centrodestra, dove pure Alleanza Nazionale ottiene un risultato appena discreto e la Lega (senza Umberto Bossi) saluta come un successo il mantenimento delle proprie forze, è solo il partito di Berlusconi a perdere vistosamente colpi.
È vero, in Italia il voto europeo non si è rivolto contro le maggioranze di governo con la forza di altri Paesi, e non produrrà terremoti. Ma le urne non ci consegnano solo una redistribuzione del voto. Da oggi Berlusconi conta un po' meno, Fini e Casini un po' di più, ma soprattutto il centrodestra si presenta, molto più che in passato, come una coalizione di partiti. Una repubblica, magari federale, non più una monarchia assoluta.
Sul versante opposto, la novità era il Triciclo. Discutevano, i suoi leader, sul che fare dopo la vittoria: una confederazione, un partito unico dei riformisti?
L'esperimento non è compromesso, la questione è aperta. Ma, se i risultati fossero, alla fine, quelli indicati dalle prime proiezioni, prima di queste discussioni ce ne potrebbe essere un'altra, non facile, sui perché della mancata affermazione. Qualcuno, sottovoce, si chiede già se il risultato non cominci a chiamare in causa la leadership di Romano Prodi, o almeno il modo in cui la ha esercitata sin qui. È un'esagerazione, si capisce. Ma in ogni caso da domani Prodi avrà parecchio da fare, e non solo nel Triciclo. Di fronte al 31 o poco più per cento del listone, c'è un 13 o giù di lì di consensi guadagnati da forze radicali che questo indubbio successo vorranno farlo pesare, e con le quali un'intesa bisognerà trovarla. Non sarà un'impresa facile. "
Saluti liberali